La squadra di Joe Schmidt ha bisogno di tornare ai livelli del 2018 per aspirare a risultati davvero importanti
L’Irlanda vola in Giappone con l’etichetta (come l’ha definita Joe Schmidt) di numero uno del ranking mondiale, prima volta nella storia della nazionale. Più che per le sole prestazioni di quest’anno, per l’Irlanda è una sorta di vittoria per il grande lavoro svolto in tutto il quadriennio, con il Grande Slam del 2018 e le vittorie contro All Blacks, Sudafrica e Australia, che non è stato intaccato più di tanto nel ranking dalle recenti sconfitte.
Prima del 2019, i Verdi sembravano talmente inscalfibili da essere considerati i veri favoriti per la Rugby World Cup alla fine dello scorso anno, ma l’ultimo Sei Nazioni li ha violentemente catapultati sul pianeta Terra con le due pesanti sconfitte contro Inghilterra e Galles e un paio di prestazioni poco convincenti.
In quest’estate i dubbi sulle reali potenzialità irlandesi hanno raggiunto il suo picco più alto con i 57 punti subiti e il dominio subito dall’Inghilterra, poi riscattato – e forse già dimenticato – con le vittorie sul Galles. Niente di trascendentale, ma due segnali di vita importanti che hanno fatto tornare un certo ottimismo attorno all’Irlanda e al suo percorso di avvicinamento al Mondiale.
La squadra molle e fuori giri vista a Twickenham, insomma, sembra essere solo un ricordo ora. I Verdi – come molte altre squadre, possiamo immaginare – sembrano inoltre aver nascosto parte del proprio arsenale: nei Test Match contro il Galles per esempio non si è visto nessuno di quegli schemi preconfezionati tipici della gestione Schmidt, ma in generale nessuna tattica offensiva particolare. Si è notato un maggior ricorso all’offload, perlomeno rispetto al recente passato, ma sembrava essere uno sviluppo naturale del gioco irlandese.
Per il resto, nelle intenzioni l’Irlanda è sempre la solita squadra che punta a costruire il massimo vantaggio possibile nel breakdown, con un lavoro sempre molto intenso nelle collisioni e subito dopo il placcaggio, e nel creare tante piccole situazioni di vantaggio in giro per il campo. Ci sarà ancora del lavoro da fare in rimessa laterale, fin troppo scricchiolante, mentre per il resto l’Irlanda dovrà essenzialmente pensare ad arrivare al massimo della forma e a presentarsi al Mondiale in grado di reggere il livello di combattività delle avversarie nel pacchetto di mischia.
L’Irlanda resta però una squadra che in diversi ruoli è inferiore per talento e qualità tecniche alle altre squadre di primo livello. Per competere fino in fondo in Giappone, i Verdi non hanno altra scelta che esprimersi al meglio delle loro possibilità, dimostrando di poter essere una squadra più forte della somma delle singole parti.
Ambizioni e obiettivi
La domanda attorno a cui ruotano le ambizioni dell’Irlanda, insomma, è molto semplice: i Verdi riusciranno a tornare la macchina quasi perfetta – per strategie, brillantezza ed esecuzioni – del 2018? La risposta non è altrettanto scontata, perché senza dubbio una stagione fa l’Irlanda ha raggiunto il picco delle proprie prestazioni, che sembravano davvero difficili da migliorare.
Anche se non sono migliorabili, però, in teoria sono almeno replicabili. Ed è a questo punto che dovrà puntare lo staff tecnico guidato da Joe Schmidt, per cercare di superare lo scoglio invalicabile dei quarti di finale. Non c’è altra scelta, del resto: ai quarti di finale, con tutta probabilità, gli irlandesi affronteranno All Blacks o Springboks e non potranno permettersi di essere solo una squadra quasi perfetta, altrimenti per altri quattro anni sull’isola di smeraldo il ritornello sarà nuovamente lo stesso dell’ultimo ciclo mondiale.
Se al momento si dovesse identificare un obiettivo per l’Irlanda, dunque, l’unico sarebbe quello di arrivare nelle migliori condizioni possibili al momento del quarto di finale. Se poi dovesse riuscire a confezionare la grande impresa, nulla potrebbe essere precluso agli uomini di Joe Schmidt.
Il calendario
Domenica 22 settembre per l’Irlanda c’è subito la partita più insidiosa e stimolante del Girone A, ovvero la sfida contro la Scozia. I Verdi sono senz’altro i favoriti e presumibilmente metteranno un’ipoteca sul primo posto nel gruppo, in attesa degli impegni successivi.
Il sabato successivo i Verdi sfideranno i padroni di casa a Shizuoka, mentre giovedì 3 – dopo quattro giorni pieni di riposo – ci sarà il match più abbordabile del lotto contro la cenerentola Russia, dove i titolari presumibilmente avranno un po’ di respiro.
Con la qualificazione ormai in archivio, non sarebbe sorprendente vedere tante prime scelte a riposo anche domenica 12 ottobre, giorno in cui l’Irlanda chiuderà il girone contro Samoa. La carovana irlandese non dovrà spostarsi per troppi chilometri su e giù per il Giappone, visto che viaggerà per poco meno di 1100 km.
Giocatori da seguire
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James Ryan si sta imponendo ormai da un anno come una delle migliori seconde linee del mondo. Ruvido, brutale e dominante con grande continuità, il 23enne sarà uno dei leader irlandesi sul campo, di quelli che guidano la propria squadra by example, senza troppi fronzoli. C’è curiosità inoltre per chi lo affiancherà nella formazione titolare: Henderson forse è in vantaggio, ma Beirne avrebbe delle ottime credenziali per vestire la maglia numero 4.
Un altro simbolo del pack irlandese sarà Tadhg Furlong, forse il miglior pilone destro del pianeta per solidità in mischia chiusa e completezza tecnica in giro per il campo, mentre in terza linea l’esperienza e la malizia di Peter O’Mahony sui punti d’incontro e in rimessa laterale potranno tirare fuori l’Irlanda dalle sabbie mobili nei momenti più complicati.
Conor Murray e Jonathan Sexton, come di consueto, attireranno tante attenzioni in quanto registi e custodi del playbook irlandese, con le loro capacità di alternare ritmi e intensità del gioco a seconda delle esigenze. La coppia di centri potrebbe essere formata da Bundee Aki e Robbie Henshaw, giocatori di grande vigore fisico e difensivamente molto brillanti che aumentano la batteria di ball carrier per la squadra.
In una squadra molto organizzata e, al suo meglio, capace di scandire il tempo come un orologio, la componente di imprevedibilità e divertimento è affidata a Jacob Stockdale, straordinario finalizzatore e ala con un eccezionale fiuto della meta.
Scenari migliori e peggiori
Nello scenario migliore, come detto, l’Irlanda torna a essere la squadra distruttiva e ricca di risorse del 2018. Ciò significa che il girone viene vinto con semplicità e che, nei quarti di finale, il Sudafrica cade al termine di una battaglia campale, in cui Sexton segna due drop e Ryan ribalta un paio di volte Etzebeth negli uno contro uno.
In semifinale, contro una tra Australia e Galles, una doppietta di Stockdale lancia i Verdi verso la finale di Yokohama, dove troveranno l’Inghilterra proprio due giorni dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
Cosa potrebbe accadere, invece, se l’Irlanda non dovesse convincere già dalla fase a gironi? Come nel 2015, inoltre, una serie di infortuni falcidia la rosa di Joe Schmidt, che si presenta alla sfida contro il Sudafrica con talmente tanti problemi in rimessa laterale che Rory Best è stato costretto a sedersi in panchina per far posto a Cronin.
Non basta però per evitare di essere dominati dal Sudafrica, che presenta un conto salato all’Irlanda e le rifila una quarantina di punti proprio come l’Argentina di quattro anni fa.
La storia dell’Irlanda alla Rugby World Cup
1987: quarti di finale
1991: quarti di finale
1995: quarti di finale
1999: eliminata allo spareggio dopo i gironi per accedere ai quarti di finale
2003: quarti di finale
2007: eliminata nei gironi
2011: quarti di finale
2015: quarti di finale
Le schede delle squadre della RWC 2019
– Canada
– Uruguay
– Russia
– Tonga
– Samoa
– Georgia
– Namibia
– USA
– Sudafrica
– Nuova Zelanda
– Australia
– Inghilterra
– Fiji
– Galles
– Francia
– Scozia
– Argentina
Daniele Pansardi
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