Come è cambiata la rosa dell’Italia femminile da Cardiff ’18 a Cardiff ’20

Tanti punti in comune, ma anche diversi cambiamenti, dentro un lungo e significativo percorso di crescita

Italia femminile

Beatrice Veronese, Andrea Di Giandomenico e capitan Elisa Giordano al Principality Stadium (ph. Sebastiano Pessina)

Nella serie di Relive delle grandi sfide storiche delle selezioni nazionali italiane, proposte in queste settimane di quarantena dalla FIR, ieri è stato il turno della vittoria dell’Italia femminile al Principality Stadium di Cardiff, nel quarto turno del Sei Nazioni 2018.

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Una sfida che, come raccontato anche dall’head coach Andrea Di Giandomenico nello studio precedente la messa in onda dell’incontro, ha rappresentato l’ideale “punto di partenza” del superbo biennio ’18/’20, che ha visto le Azzurre archiviare, da quel giorno nella capitale gallese, 8 vittorie (e 2 pareggi) su 13 uscite totali, e raggiungere un sontuoso secondo posto nel Sei Nazioni 2019.

Due anni, già entrati nella storia dell’ovale italiano, i quali hanno visto il loro punto verosimilmente più alto – poco prima dello stop imposto dal Coronavirus – nuovamente a Cardiff, il 2 febbraio 2020 -, stavolta all’Arms Park.

Reduci da un novembre zoppicante, caratterizzato soprattutto dal deludente pareggio di L’Aquila contro il Giappone, le azzurre si sono presentate nella capitale gallese – per aprire il loro Sei Nazioni – con diversi infortuni di peso ad elementi fondamentali nella rosa dell’anno prima (capitan Manuela Furlan, Veronica Madia ed Aura Muzzo su tutte) e con la pressione delle favorite, di quelle che avrebbero dovuto consolidare un nuovo status nel torneo.

Nonostante tutte le insidie del caso, al cospetto di un Galles rinnovato – a caccia di un nuovo assetto in vista del Mondiale neozelandese – ed una partita segnata da tensione e foga, con conseguente poca accuratezza, non propria di questa formazione, ed errori gestionali in zona rossa, l’Italia si è dimostrata superiore alle padrone di casa, a livello mentale, ancor prima che tecnico-tattico, imponendosi 19-15 e salendo al quinto posto del World Rugby Ranking, la miglior posizione di sempre per una nazionale italiana, non scalfita nemmeno dalla sconfitta in Francia la settimana successiva. Storia. “Come spesso ci accade, in quella partita (dell’Arms Park, ndr) c’è stato un momento, nei primi 10′ della ripresa, in cui abbiamo deciso che l’avremmo vinta noi. E la cosa non è più stata in discussione”, ci ha raccontato Beatrice Rigoni, elemento fondamentale in entrambe le vittorie in terra gallese, sul successo del 2 febbraio scorso.

Ma con che formazione l’ha ottenuto, tale traguardo, il team di Di Giandomenico (capo allenatore, ovviamente, in entrambi gli incontri? Quante differenze tra l’uscita del ’18 e quella del ’20?

Un capitano diverso, cinque titolari differenti e ben dieci ragazze nuove – nei 23 – tra la gara del Principality e quella dell’Arms Park.

Uno sguardo alle differenze tra la formazione in Galles del ’18 e quella del ’20, ed a quanto accaduto nel mentre

Capitano (’18: Sara Barattin, ’20: Elisa Giordano)
A fine Sei Nazioni 2018, Sara Barattin, pur rimanendo parte attiva e fondamentale del team, cede la fascia alla compagna di mille battaglie – tra club e nazionale – Manuela Furlan. L’estremo del Villorba, però, complice un’operazione alla spalla, è costretta a dare forfait per tutta la stagione ’19/’20, con gli onori e gli oneri del capitanato che spettano ad Ilaria Arrighetti (nel Test Match novembrino contro il Giappone)

Triangolo allargato (18′: 15 Furlan, 14 Stefan, 11 Magatti.’20: 15 Ostuni Minuzzi, 14 Magatti, 11 Stefan)
Maria Magatti e Sofia Stefan (vista anche da numero 9, sia dall’inizio che a gara in corso, in queste stagioni) hanno mantenuto la titolarità alle ali, cambiando però lato di pertinenza. Vittoria Ostuni Minuzzi, invece, appena raggiunta la maggior età, si è presa la maglia da titolare a numero 15 (ruolo in cui hanno giocato in questi mesi anche Sara Barattin e Camilla Sarasso) al posto dell’infortunata Furlan. Assente in avvio di 2020, Aura Muzzo – in ripresa da un problema al ginocchio – era stata la titolare a numero 14 nel corso dell’annata magica ’18/’19. Posto che si era riconquistata anche al rientro, contro la Scozia, lo scorso 23 febbraio. Partita, però, mai disputata causa Coronavirus.

Centri (18′: 12 Rigoni, 13 Sillari. ’20: 12 Capomaggi, 13 Sillari)
Michela Sillari, monumentale in entrambe le vittorie di Cardiff, ha rappresentato la prima, e verrebbe da dire unica scelta nel ruolo di secondo centro. Al suo fianco, quest’anno, Beatrice Capomaggi, trequarti classe ’97 della Capitolina, tra le più brillanti in campionato, che dopo l’esperienza positiva con la nazionale beach la scorsa estate, ha mostrato – nonostante qualche comprensibile esitazione all’esordio da titolare – una certa confidenza anche con il rugby internazionale. Una maglia, la numero 12, che è stata (e verosimilmente tornerà ad essere) a lungo sulle spalle di Beatrice Rigoni, e ha avuto una più che degna indossatrice anche in Jessica Busato, forte trequarti del Villorba che si è presa una pausa dall’azzurro.

Mediana (18′: 9 Barattin, 10 Madia. ’20: 9 Barattin, 10 Rigoni)
La cerniera Sara Barattin-Veronica Madia, di alto profilo anche per gli standard globali, si è rivelata una delle chiavi del percorso trionfale nello scorso Sei Nazioni. Con la fuoriclasse del Colorno ai box per tutta la stagione a causa di un duplice infortunio alle caviglie, Beatrice Rigoni si è spostata all’apertura, mettendo la propria classe a disposizione del team italiano anche allo spot di numero 10, dove gioca frequentemente con il Valsugana. All’apertura, soprattutto nelle due finestre di test autunnali, sono state testate anche le due giovani, classe ’99, Micol Cavina, ligure in forza al Villorba campione d’Italia, e Laura Paganini, del CUS Milano.

Terza linea (’18: 8 Giordano, 7 Locatelli, 6 Franco. ’20: 8 Giordano, 7 Franco, 6 Arrighetti)
Elisa Giordano e Giada Franco (eletta women of the match in entrambe le partite contro il Galles) sono state due costanti, e che costanti, negli ultimi due anni, affiancate, quasi sempre, da Ilaria Arrighetti, titolare anche all’Arms Park. Isabaella Locatelli, invece, complici reiterati problemi fisici di varia natura, ha dovuto rinunciare ad entrambe le ultime due campagne azzurre nel Sei Nazioni. In terza linea, negli ultimi due anni, hanno dato il loro contributo, soprattutto dalla panchina, anche Francesca Sberna, l’eclettica Lucia Cammarano e la giovanissima Francesca Sgorbini. L’impatto delle ultime due a Limoges, nella gara contro la Francia, l’ultima disputata dalle azzurre, peraltro, è stata una delle cose più appariscenti del ridottissimo torneo 2020.

Seconda linea (’18: 4 Ruzza, 5 Duca. ’20: 4 Fedrighi, 5 Duca)
La maglia numero 5 è rimasta sulle spalle di Giordana Duca, al cui fianco hanno giocato spesso, alternandosi, Valentina Ruzza e Valeria Fedrighi, entrambe impegnate in Francia, rispettivamente con Stade Francais e Tolosa. Da segnalare, in questi anni, anche l’importanza, da impact player, di Sara Tounesi, in grado più volte (compresa la sfida dell’Arms Park) di portare un apporto devastante – in termini di energia ed impatto fisico – dalla panchina.

Prima linea (’18: 1 Giacomoli, 2 Bettoni, 3 Gai. ’20: 1 Turani, 2 Bettoni, 3 Gai)
Grande continuità davanti, dove Melissa Bettoni (a tallonatrice) e Lucia Gai (a pilone destro), quando a disposizione, sono sempre state le titolari nel biennio. Nella stagione in corso, dopo il ritiro dall’attività agonistica di Gaia Giacomoli (padrona del ruolo di pilone sinistro dalla fine del Mondiale 2017 in poi), la maglia numero 1 è sempre andata sulle spalle di Silvia Turani (a novembre prima azzurra a vestire la maglia delle Barbarians Women), che ha iniziato a giocare stabilmente in quel ruolo anche con il club, divenendo la prima opzione spendibile per coach Di Giandomenico.


A disposizione:
’18 (16 Turani, 17 Ricci, 18 Merlo, 19 Pillotti, 20 Arrighetti, 21 Veronese, 22 Busato, 23 Muzzo)
’20 (16 Cerato, 17 Skofca, 18 Merlo, 19 Tounesi, 20 Cammarano, 21 Sgorbini, 22 Paganini, 23 Mancini)

Rispetto alla panchina del ’18, Silvia Turani, Ilaria Arrighetti sono state promosse a titolari nel ’20, mentre Michela Merlo (pilone/seconda linea tesserata con il Rugby Mantova, che nel frattempo è passata dal Colorno al Calvisano) è stata confermata in distinta gara, sempre pronta ad entrare a gara in corso. Assente – nel ’20 – Aura Muzzo, per infortunio, mentre Jessica Busato, come detto, si è presa una pausa. Tra le 23 del Principality c’erano anche Beatrice Veronese, pound for pound, una delle migliori – se non la migliore – flanker degli ultimi due campionati italiani ed Eleonora Ricci, pilone destro ed elemento di punta della Capitolina, entrambe uscite dai radar azzurri. Così come l’avanti Elisa Pillotti, che quest’anno ha giocato con la maglia del team di Parabiago, alla prima esperienza nella massima serie nazionale.

In quella del ’20, invece, hanno trovato spazio elementi giovani, in rampa di lancio, come Erika Skofca, pilone classe ’98 delle Valsugirls, Francesca Sgorbini, terza linea del Rugby Colorno classe ’01. Le ritrovate Tounesi e Cammarano (che nel ’18 stava recuperando dall’infortunio patito al Mondiale irlandese ’17) e l’apertura Laura Paganini, di cui abbiamo parlato in precedenza riguardo alla mediana. Presenti anche Giulia Cerato, tallonatrice classe ’92 del Valsu, da anni tra le migliori interpreti del ruolo in serie A, e Benedetta Mancini, utility back della Capitolina.

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