Nazionali e club: la difficoltà tutta italiana di andare a referto

Poche mete e pochi punti sono una costante del rugby azzurro. Sperando in un’inversione…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. pippobrutto 23 Luglio 2016, 08:54

    Possiamo citare anche bacchin, come giocatore con queste caratteristiche? A me proprio non cala che sia tornato in eccellenza

    • speartacKle 23 Luglio 2016, 10:56

      se Bacchin ha le caratteristiche di un Campagnaro, di un Sarto allora mi sa che guadiamo sport diversi, vabbè che un altro anno in Pro12 poteva farselo ma da qui a farlo diventare un giocatore formidabile ce ne vuole.

      Ormai si sta costruendo un mito su di lui sui blog…

      • pippobrutto 23 Luglio 2016, 11:12

        No vabbè, non intendevo un fenomeno, ma un giocatore in Italia relativamente raro per caratteristiche, su cui si dovrebbe lavorare.

        • speartacKle 23 Luglio 2016, 11:33

          si ok ma a me non pare abbia caratteristiche da giocatore che crea spazi per i compagni o da finalizzatore. é uno consistente in difesa che va spesso e volentieri a sbattere col pallone in mano, poca elusività, forse un po’ qualcosina in distribuzione perchè in Eccellenza sapeva farlo, ma in Pro12 di distribuzione e di capacità di poterla fare ne ha dimostrata pochissima a qui livelli e velocità di gioco.

          Poteva sicuramente essere testato ancora a treviso.

  2. marcoV 23 Luglio 2016, 09:04

    Rilancio quella che è la mia impressione: e se invece la (prima) differenza fosse quella che le nostre squadre hanno grande difficoltà a marcare anche in situazioni favorevoli, di due contro uno, di vantaggi, di spazi allargati nelle difese?

    Quante volte abbiamo visto occasioni ghiotte gettate al vento? Per me, è prima di tutto un problema di skills di base: cominciassimo a passare come dio comanda, a migliorare le linee di corsa, a sfruttare le superiorità numeriche, ad esser più presenti e lucidi nei sostegni… sarebbe già grasso che cola

    • sentenza 23 Luglio 2016, 15:50

      Detto in una frase: cominciassimo a essere buoni per rugby.
      La domanda però resta, in questi 15 e più anni di “professionismo” cosa hanno fatto? Perchè un dilettante ha sempre la scusa del poco tempo da dedicare.

  3. Stefo 23 Luglio 2016, 09:13

    A me sembra che la frase di Catt indichi qualcosa di diverso da quello invece indicato nelle righe subito precedenti da parte di Paolo o chi ha scritto l’articolo.
    Mi pare che Catt parli più di skill come il saper giocare in base a cio’ che si trova davanti, il saper decidere ed agire velocemente leggendo il gioco troando linee di corsa che infilino la divesa, passaggi che aprano le difese siano essi offload o saltare uno-due uomini col passaggio, che sia tramite stepping o altro, ma cose ,olto più inerenti la parte tecnica del giocatore che altro.

    • Camoto 23 Luglio 2016, 10:37

      Ho pensato la stessa cosa. Spaces no faces mi sembra esattamente il contrario di sbattere addosso alla difesa per vincere la collisione.
      In tal senso nelle Zebre sarebbe bello sapere la differenza media punti fatti con e senza Canna in campo, uno dei pochi in grado di prendere velocemente la scelta giusta in base allo schieramento, ricordo lo Zero sul tabellino per tre partite consecutive prima del suo ritorno.
      Poi ovviamente anche vincere la collisione conta, ma il problema non è più solo nei trequarti. Negli anni appena trascorsi il reparto degli avanti ha fatto notevoli passi indietro e soprattutto le terze non vincono la collisione. Favaro a Galsgow è riuscito a diventare fondamentale anche in attacco.
      Condiamo poi il tutto con dei MM che non danno ritmo. Il più performante dell’anno per me è stato Lucchese, che, anche senza guizzi, ha dato una buona continuità alla manovra.

  4. speartacKle 23 Luglio 2016, 11:10

    “Una tipologia di giocatore che manca tantissimo nel rugby italiano di alto livello è proprio quella dell’atleta in grado di dominare l’uno contro uno, di vincere la collisione andando oltre e permettendo al sostegno di attaccare lo spazio con l’offload.”
    Come dice Stefo più su la frase di Catt non ha attinenza in termini tecnici con il discorso fatto prima, Catt parla di allenare le capacità di lettura del gioco e di risoluzione del momento tecnico, l’articolista parla di capacità fisiche e skills come l’elusione nell’1vs1. Che poi messe assieme le due cose possano portare ad un aumento della capacità di segnare punti è ovvio,ma sinceramente leggendo l’articolo, ha poca coerenza e linearità. Se il discorso è: dato che di giocatori così ne abbiamo pochissimi, allora bisogna insistere dove possiamo migliorare, ovvero nell’allenare la comprensione del momento e della rapidità di scelta, ciò che dice Catt. Però leggendo non si capisce molto se c’è questo passaggio.

    In ogni caso se vi fate un minimo corso della FIR, questo è il messaggio che viene sempre passato, la didattica della federazione si basa su Villepreux, che appunto parla sempre di comprensione del gioco ecc.

  5. acdxer 23 Luglio 2016, 11:28

    Nel rugby il collettivo è molto più importante che negli altri sport di squadra, tante volte le nostre rappresentative nel passato non hanno concretizzato opportunità di segnatura perchè gli spunti personali non sono stati “letti” in tempo dai compagni. Formare atleti allo stesso tempo potenti, veloci ed elusivi …capaci di fare sempre la cosa giusta a seconda della situazione è l’obiettivo che si prefigge Catt. Penso che vedremo buoni progressi nel prossimo futuro perchè potendo disporre di tutti gli effettivi motivati ed in salute l’Italia non è male.

    • Hullalla 23 Luglio 2016, 13:22

      Nel rugby il collettivo e’ molto importante, ma se poi hai un Savea che ti rompe il placcaggio sull’uno contro uno e va in meta, non fa per niente schifo.

  6. gsp 23 Luglio 2016, 12:15

    in questi ultimi anni di mutazione del rugby italiano nel gioco sono mancate molte cose.

    per me in primis, in nazionale e nelle celtiche, e’ mancata una strategia per risalire il campo, e le fasi statiche a singhiozzo a cui ancora il territorio. insomma, c’e’ stato poco gioco al piede e fatto anche male. abilita’ di competere sulle palle alte. e difese colabrodo, come sistema, forse ancora piu’ che come singoli, e quindi ti trovi quasi sempre a ripartire dai tuoi 22, e giocatori che fanno break di 50m, con difese competenti e ben schierate ce ne sono pochissime.

    insomma c’e’ anche una parte di fattore tecnico e formativo nel diventare Sarto e campagnaro, ma non si puo’ creare dal nulla e ci vuole tempo, dura da insegnare a giocatori maturi. Piu’ semplice allenare squadre ed allenare con delle strategie di uscita chiare, buon gioco al piede, che compete sulle palle alte, degli schemi chiari e semplici in attacco, e fasi statiche affidabili.

    insomma quello che fa un buon tema di allenatori.

  7. Bigpaci 23 Luglio 2016, 12:28

    marchiamo pochi punti a partita? basta concederne meno di quelli segnati per vincere! La difesa delle squadre italiane è stata molto spesso insufficiente a livello di letture, rapidità e impatto, anche questo andrebbe preso in considerazione e forse è un aspetto che può essere più facilmente allenato nell’alto livello.
    La capacità di leggere il gioco in attacco, fare le scelte giuste e soprattutto eseguirle bene penso che sia un bagaglio che si costruisce a livello giovanile, arrivati in prima squadra lo si può affinare ma fino a un certo punto a mio avviso.

  8. And 23 Luglio 2016, 12:55

    riallacciandomi ad alcune considerazioni precedenti, i problemi della Nazionale di Brunel sono stati:

    1 lo scarso gioco territoriale al piede. Se l’unico carrier che hai è Barbieri e manco gioca e l’altro, Venditti, sta all’ala, come lo risali il campo?
    2 i nostri faticano a segnare con un 2 vs 1 (mi pare una situazione di Furno contro l’Irl ai Mondiali), figuriamoci a difesa schierata.
    3 il sostegno. Parisse un break te lo fa sempre, ma si è spesso trovato isolato

    Ricordo che da quando è andato in pensione Brendan Williams il gioco del Treviso dei 3/4 ne ha risentito parecchio, manca un giocatore di quel tipo.

    • Hullalla 23 Luglio 2016, 13:34

      Un giocatore come Brendan Williams sarebbe troppo piccolo e magro per essere selezionato nell’Accademia, poi una volta passato in prima squadra (ammesso che ci passi in qualche modo) tutti lo criticherebbero comunque per gli errori, per i rischi, perche’ in difesa non e’ abbastanza abravo, perche’ sulle palle alte non ci arriva, perche’ il piede, eccetera… Si fosse chiamato Guglielmo Brendani non gli avrebbero mai dato tutto quello spazio a Treviso e lo avrebbero tenuto in panchina o in Eccellenza, come Fadalti e compagnia: tipi di giocatori che in Italia ci sarebbero, ma fanno una fatica becca a trovare spazio.
      Ricordo bene anche Campese, a Padova considerato “croce e delizia”, perche’ ogni tanto ti tirava fuori la giocata stupenda, ma ne sbagliava malamente tante altre… cosa che ad uno straniero si perdonava e si perdona, mentre ad un italiano no. Chissa’ perche’
      Chiedere a Lupo Vittadello quante partite ha passato in panchina o magari veniva schierato per cercare il jolly quando il punteggio era praticamente compromesso e serviva che ci si prendesse rischi.
      Pochi rischi, pochi punti.

      • fracassosandona 23 Luglio 2016, 23:17

        Sottoscrivo.
        E Seniloli è stato defenestrato per una follia che al dingo sarebbe stata perdonata. 🙂

      • Hullalla 24 Luglio 2016, 10:33

        Se vuoi giocatori che attaccano e segnano molto, devi anche aspettarti anche cose di questo tipo:
        https://youtu.be/qOCN4dkyvp4
        Saremmo capaci di accettare questo tipo di situazioni continuando a dare spazio allo stesso giocatore che ha sbagliato?
        Capita anche ai migliori.

      • ermy 24 Luglio 2016, 11:56

        Ah, ah! Forte il Lupo, quante battaglie da avversari e da compagni! 🙂

  9. Katmandu 23 Luglio 2016, 13:31

    Beh partiamo dal fatto che noi non abbiamo impact player, mentre mediamente le altre squadre ne han almeno 4/5, di solito un pilone una seconda una terza e almeno un centro, a memoria ricordo Bob e VAN Konsonant, e son due in due Squadre!
    Poi sommato il fatto che difficilmente i nostri ricicli (quando vengono) riescono a mettere l’uomo nello spazio
    Aggiungiamoci che difficilmente entriamo nei 22 avversari e quando ci entriamo rallenttiamo il gioco senza cercare di forzare il fallo
    Per chiudere non abbiamo giocatori in grado di prendere le decisioni giuste, quasi mai, non sanno gestire le rare superiorità numeriche
    Detto questo proviamo a vedere le partite di eccellenza, ritmi bassissimi, errori non forzati e raramente bel gioco

  10. balin 23 Luglio 2016, 20:54

    io ripartirei dall’ultima a Monigo, forse erano in gita ma i futuri campioni del pro12 si sono beccati 5 o 6 mete, beh almeno quando c’è l’occasione occorre sfruttarla, così si impara e ci si abitua

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