Il sistema Leinster: viaggio fra gli ingranaggi di una macchina (quasi) perfetta – Seconda parte

Seconda parte della nostra inchiesta per conoscere la realtà Leinster e il suo processo di formazione

Il sistema Leinster: viaggio fra gli ingranaggi di una macchina (quasi) perfetta - Seconda parte

Il sistema Leinster: viaggio fra gli ingranaggi di una macchina (quasi) perfetta – Seconda parte (ph. Massimiliano Carnabuci)

Dopo aver parlato dei club (leggi qui la prima parte della nostro approfondimento), è ora di salire al piano superiore, analizzando la struttura delle scuole private, vera élite del sistema irlandese. La stragrande maggioranza – circa il 75/80% dei giocatori professionisti di Leinster – arriva infatti dalle scuole che partecipano alla Leinster senior School Cup, che si svolge più o meno nello stesso periodo del 6 Nazioni. Gran parte delle 16 scuole che partecipano a questo Torneo sono private. Ad esempio, il Blackrock college, considerato oggi una delle migliori “rugby schools” a livello mondiale.

Come funziona il sistema: l’accesso alle scuole

L’ingresso in queste scuole non avviene con una selezione rugbistica. Questi istituti, infatti, oltre a creare i futuri giocatori di Leinster e della nazionale, formano anche la futura classe dirigente irlandese. Sono scuole secondarie private molto costose: più o meno tutte hanno una retta annuale fra i 7000 e i 9000 €. Questo se si dorme a casa propria, ma si può salire fino a 25.000 se si vive 24/7 all’interno del campus scolastico.

In queste scuole semplicemente ci entra chi se lo può permettere, non c’è nessun tipo di borsa di studio dedicata a giovani talenti. Un esempio su tutti Brian O’Driscoll, che durante la scuola primaria aveva praticato solo sport gaelici e iniziò a giocare a rugby al Blackrock College.

Questo porta ad alcune considerazioni. C’è dunque un gruppo di scuole, senza una vera selezione specifica, che produce una squadra di club che lotta per la Champions Cup tutti gli anni e l’ossatura di una nazionale che da una decina d’anni è ai vertici mondiali. C’è solo una sorta di selezione familiare, nel senso che i rugbysti forti o comunque “interessati” al gioco vanno nelle rugby schools, quelli più portati per gli sport gaelici vanno in altre scuole dedicate, eccetera.

Questo sistema è dunque la prova di quanto lontano si possa andare applicando un sistema di allenamento avanzato e professionale. Philip Lawlor, Head of Rugby Development del Leinster Rugby, spiega: “Le scuole private del Sistema di Leinster sono 18, in tutto sono frequentate da 10.750 ragazzi. Gli studenti del primo anno sono circa 1.700 ogni anno”. Siamo dunque lontani dai numeri delle federazioni francese e inglese. Inoltre i ragazzi nelle proprie scuole praticano diversi sport, sviluppando a 360 gradi il proprio fisico e le proprie abilità. È il multisport dunque una delle chiavi di lettura delle eccellenti performance dei giocatori di Leinster.

C’è una seconda considerazione importante da fare. Dal momento che non tutti possono permettersi le rette delle scuole private, un ragazzo irlandese che non ha genitori benestanti alle spalle ha molte meno possibilità di diventare un giocatore professionista. Un’altra conseguenza di questo sistema è che il rugby nella Provincia di Leinster è lo sport della classe medio alta, come accade in Inghilterra. Non è diffuso capillarmente in tutta la città come lo sono gli sport gaelici e il calcio. A Munster funziona in un altro modo, per motivi che pochi irlandesi sanno là il rugby è per tutti. Non dimentichiamo che Limerick City ha 102mila abitanti e uno stadio da 25.600 posti.

Gli staff e il lavoro

Un elemento chiave di questo percorso è certamente lo staff, che in queste scuole è formato da professionisti spesso di livello mondiale. Tutte le squadre hanno un capo allenatore, un allenatore degli avanti – che spesso fa anche un po’ di difesa e un po’ di breakdown – uno dei trequarti, due preparatori per squadra, mental coach e fisioterapista. I coach e fisioterapisti quasi sempre a tempo pieno e dipendenti della scuola, gli allenatori spesso sono professori a scuola durante il giorno e club nel pomeriggio. Ragusi per esempio da settembre è co-head coach al Presentation College a Bray, nel sud della contea di Dublino.

Tutte le scuole hanno tre squadre: squadra junior per i primi tre anni, squadra senior (in cui sono presenti anche i migliori talenti del primo triennio, che vengono mandati in anticipo al “piano superiore”), infine c’è il development team, la squadra di chi fa il rugby come sport secondario, oppure per caratteristiche tecniche non entra nei parametri dell’una o dell’altra. Ogni scuola per iscriversi alla Leinster League è obbligata ad avere una “terza squadra”. Le scuole fanno quattro allenamenti sul campo alla settimana – lunedì, martedì e venerdì e sabato, ai quali vanno aggiunte le sessioni di atletica e palestra (circa tre a settimana) oltre a una/due sessioni di video review. Le partite si svolgono il mercoledì e la domenica.

Spiega Tadgh Peavoy, docente universitario ed ex giocatore di Belvedere, oltre che giornalista di rugby: “Questo sistema non permette soltanto ai ragazzi di allenarsi in team di eccellenza e con sistemi avanzati. Alla loro età, dai 16 ai 18 anni, fare delle video analisi collettive significa essere criticati davanti a tutta la squadra ma anche incentivati a migliorare, imparare dai propri errori. Tutto questo mentalmente è fondamentale, perché significa fare una vita da giocatori professionisti già a 16 anni. Se poi hanno il talento per entrare nell’accademia di Leinster, e poi meglio ancora nella prima squadra, hanno già una solida formazione mentale. Nella testa insomma sono già dei professionisti”. Ecco spiegato, per esempio, perché Sam Pendergast ha giocato titolare con la maglia numero 10 in Sud Africa in URC un anno dopo aver finito le scuole superiori.

L’aspetto economico

A questo punto dell’articolo probabilmente più di un lettore si sarà chiesto: “Ok, bello, ma quanto costa tutto questo? E chi paga? Il sistema delle scuole superiori costa pochissimo alla IRFU. Spiega ancora Philip Lawlor: “Sia l’IRFU che il Leinster Rugby danno a ciascuna delle scuole un contributo e biglietti internazionali ogni stagione. Però questa sovvenzione rispetto al costo complessivo del programma scolastico è piccola”.

Le scuole finanziano il programma di rugby per la stragrande maggioranza con la retta degli studenti (7.000 euro per 1.000 studenti significano 7 milioni ogni anno, per scuole che spesso sono lì da secoli e probabilmente non hanno mutui o grandi affitti da pagare) e i loro altri abituali introiti. Le scuole dunque sono in larga parte autofinanziate. Qualche numero: Blackrock ha un budget per il rugby di 850mila euro l’anno, come una squadra serie A Elite italiana, con la differenza che non deve pagare i giocatori, ma solo lo staff. Il resto va in esperienze, strutture, trasferte eccetera. Molte altre scuole hanno budget intorno al mezzo milione o lo superano, come St Michael’s.

Perché? Semplice, la Leinster senior School Cup è il più antico torneo scolastico del mondo (o almeno, così giurano in Irlanda) e vincerlo dà un grandissimo prestigio. C’è una grande tradizione, per esempio il giorno della finale (che di solito riempie quasi l’RDS Stadium) si vedono persone di 50/60 anni indossare maglie che chiaramente sono state indossate da loro quando frequentavano la scuola. Una tradizione alla quale, iniziata l’era professionistica, Leinster e l’Irlanda hanno “soltanto” applicato un metodo di lavoro professionale. Il resto lo fanno la competizione fra le scuole e la voglia di vincere la coppa.

Le scuole più famose sono: Blackrock, Belvedere, Gonzaga, St. Michael’s, St Andrew’s, Castlenock, Clongowes Wood, Newbridge, Monkstown, St Mary’s, Presentation College (quello del nostro Ragusi), Kilkenny, Terenure, Wesley. In pratica la IRFU ha 18 centri di formazione di eccellenza autofinanziati per un bacino di 2,8 milioni di persone. Il 75/80% dei giocatori irlandesi escono da qui. In questo momento sono due i giocatori di Leinster e Irlanda che giocano con continuità e provengono dai club, non dalle scuole: Tadgh Furlong e Ciaran Frawley. Altri giocatori noti per avere aver fatto carriera non dal “percorso Scuole” sono Sean O’Brien e il gigante Shane Horgan.

Riflessioni finali

Grazie alle scuole anche il coaching development (sviluppo e formazione degli allenatori) è incredibilmente performante. Se pensiamo che ci sono una trentina di scuole e 10 allenatori per scuola circa stiamo parlando di 300 allenatori di livello, che possiedono almeno il terzo livello IRFU e che si formano continuamente su campi competitivi e che frequentano corsi organizzati da Leinster Rugby tramite la IRFU.
Spesso le scuole permettono ai coach di seguire corsi di formazione in ambiente professionali, anche di diversi sport e all’estero, e tutto ciò impatta in maniera importante sul livello generale di consapevolezza e conoscenza di rugby nel Leinster, ma nel Munster e Ulster è uguale. Questo è “l’Irish-way”.

Per chiudere, proviamo a portare il sistema Leinster in Italia. Immaginiamo che a Milano l’Istituto Basta, il Molinari, il Virgilio, il Leonardo Da Vinci, il Parini, il Verri, Il Carlo Porta di Monza, la Galileo Galilei di San Donato Milanese, l’istituto Grassi di Saronno, eccetera, siano scuole private, abbiano campi da rugby e strutture di primo livello. Immaginiamo facciano un campionato esclusivo tra di loro, con semifinali e finale con 10/15mila spettatori, magari alla Arena Civica. Contemporaneamente l’Asr Milano, il Cus Milano, l’Amatori Union eccetera continuano a fare quello che hanno sempre fatto nelle proprie strutture con i giocatori che hanno, giocando il campionato tra club, prima regionale poi provinciale/nazionale, i nostri campionati insomma. Il Virgilio e il Leonardo Da Vinci sarebbero molto più forti e darebbero 80 punti all’Asr Milano e Cus. Già che ci siamo, immaginiamo strutture simili anche a Roma e in Veneto. Un bell’esercizio di fantasia. Al momento per noi italiani l’Irlanda e Leinster in particolare possono essere un modello per alcune cose, non un modello importabile in toto. Stiamo combattendo con la cavalleria un avversario che usa mitragliatrici e artiglieria pesante. E quando arriviamo a giocare punto a punto con queste squadre è già una mezza vittoria.

A cura di Damiano Vezzosi

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