La richiesta è di definire un periodo di riposo per tutti gli internazionali
La prossima settimana a Londra continueranno le discussioni sul nuovo calendario del Rugby mondiale, e Conrad Smith, ex All Black e attuale delegato dell’International Rugby Players per il benessere dei giocatori e l’alto livello, sarà il portavoce delle preoccupazioni dei protagonisti in campo per la loro salute.
In particolare, il punto di discussione fondamentale riguarderà il calendario dei giocatori internazionali, che si sentono schiacciati tra gli impegni con i club e quelli con le nazionali, a discapito della loro salute e delle prestazioni.
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La provocazione di Conrad Smith che si chiede se conta di più la salute dei giocatori o il marketing
“Se il benessere dei giocatori è la priorità, qualsiasi sia la decisione finale bisogna tenerne conto,” ha dichiarato Conrad Smith, “se così non fosse, non potremo dire che il benessere dei giocatori è la priorità, lo è il marketing. I giocatori sono al limite della sopportazione.”
“La regola numero 9 menziona il riposo, la cura e il recupero, ma non specifica quando. Non fa altro che dire ai giocatori quando devono trasferirsi dal club alla nazionale. Pensiamo invece che dovrebbe definire anche i periodi di riposo dei giocatori, cosa che al momento non fa.”
“Tutto è lasciato alle singole federazioni, alcune se ne occupano perché possono con i loro giocatori, ma ci sono giocatori che nel periodo di recupero dagli impegni col club giocano con la nazionale.”
“Il problema è urgente perché ci sono giocatori che non possono recuperare con un calendario di 12 mesi di impegni da affrontare, che in uno sport di contatto è una follia.”
“Richiediamo un periodo di riposo minimo per tutti i giocatori. Non dovrebbe essere nemmeno un oggetto di discussione, ma al momento non è così perché nessuna regola lo definisce.”
“Ad oggi per esempio il Sudafrica, una nazione di primo livello, ha i giocatori impegnati in URC cioè una competizione europea per club, e la nazionale che gioca nel Rugby Championship, una competizione australe. Così non va.”
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