Sei Nazioni 2021: Italia, tra necessità di crescere ed esigenza di vincere

Gli azzurri iniziano il loro torneo quest’oggi, con la Francia: uno sguardo a momento, aspettative e gruppo

Italia Sei Nazioni 2021

Italia, Sei Nazioni 2021 ph. Sebastiano Pessina

Il 2020 è stato il primo, oltremodo particolare anno di Franco Smith alla guida della Selezione azzurra. Dodici mesi – qui riassunti in numeri -, che hanno dato un primo chiaro spaccato della nuova Italia, a caccia di un DNA ben identificabile, basato su tre punti definiti: imprevedibilità, etica del lavoro ed impatto fisico.

Un percorso lungo, e faticoso che l’ex Cheetahs ha intrapreso con un parco di giocatori molto diverso – tra scelte forzate dagli infortuni, ed altre invece dettate solamente dalla sua volontà – rispetto a quello visto all’opera nel Mondiale 2019. Un “nuovo gruppo” chiamato ad affrontare, a partire da oggi pomeriggio contro la Francia (qui il calendario completo degli azzurri), un Sei Nazioni che si preannuncia complesso, al cospetto di un meglio del continente che continua a correre a ritmi elevatissimi.

Sei Nazioni 2021: l’Italia, i convocati

Il capo allenatore sudafricano ha proseguito, coerentemente con quanto dichiarato nel corso del suo periodo di insediamento, con un gruppo piuttosto giovane nel complesso (età media sotto i 25 anni, i più “anziani” sono capitan Luca Bigi, Guglielmo Palazzani e Marco Fuser – presente nel gruppo allargato -, classe ’91), rinfrescato e rinvigorito in diversi ruoli con ragazzi nati a ridosso del (o già nel) nuovo millennio – soprattutto in mediana, dove Paolo Garbisi, classe ’00 e Stephen Varney classe ’01, attesissimi nel torneo, si sono guadagnati il primo posto nelle attuali gerarchie -, ma al tempo stesso inesperto per quanto concerne il proscenio internazionale.

Senza Matteo Minozzi, una delle stelle che ha rinunciato alla partecipazione perché “stanco fisicamente e mentalmente, un po’ troppo per vivere altri due mesi in una bolla”, prima volta in lista Sei Nazioni per Ignacio Brex, centro classe ’92, sul cui possibile utilizzo azzurro è arrivato l’ok di World Rugby nelle scorse settimane, Marco Manfredi, talentuoso tallonatore delle Zebre classe ’97, già nel giro lo scorso gennaio, ma fermato da problemi al ginocchio, Daniele Rimpelli, pilone sinistro classe ’97 delle Zebre, lentamente ma inesorabilmente salito di colpi negli ultimi 12 mesi, e Riccardo Favretto, seconda linea classe ’01 del Benetton, che – benché ancora con pochissima esperienza a certi livelli – nelle apparizioni con la maglia dei leoni ha mostrato lampi di talento, nel suo ruolo ed anche all’occorrenza da numero 8. Sarà la prima volta al Sei Nazioni anche per Monty Ioane – che ha debuttato nell’ultima gara dell’ANC -, forte ala australiana del Benetton, equiparata dopo 3 anni a Treviso.

Leggi anche: la preview sul Galles

Sei Nazioni 2021: l’Italia, il momento

“Vogliamo toglierci la scimmia della prima vittoria dalle spalle”, ha dichiarato Franco Smith, parlando dei suoi azzurri che, se da un lato hanno diritto e per certi versi pure necessità di sbagliare, di imparare dai loro errori sul proscenio internazionale, per crescere ed arrivare a competere per i singoli successi di “tappa” ogni weekend, dall’altro avrebbero un grande bisogno di levarsi di dosso il pensiero delle sconfitte consecutive nel torneo, dove la vittoria manca dal 2015 in Scozia.

Evadere questa doppia esigenza con equilibrio e successo, rappresenterebbe il non plus ultra per Smith – che ha dimostrato di avere in ogni caso le idee piuttosto chiare su come gestire la situazione – ed il suo gruppo, conscio, ad ogni modo, di dover affrontare due mesi di battaglie non semplici.

Sei Nazioni 2021: l’Italia, le aspettative

A distanza di soli pochi mesi dell’Autumn Nations Cup, con un gruppo, nei singoli, ancor più inesperto – benché con un gruzzoletto di partite internazionali sul groppone in più per diversi ragazzi nati nel nuovo millennio, protagonisti attesi del torneo -, la nostra linea relativamente alle aspettative azzurre nel torneo è traslata solo temporalmente, e non concettualmente, rispetto a due mesi fa: non è ancora il tempo adatto per raccogliere i frutti dell’intrigante percorso di crescita impostato da Franco Smith.

Quattro delle cinque partite in programma, a partire da quella di domani contro la Francia, se si ragiona in meri termini di risultato, rappresentano ostacoli verosimilmente troppo elevati per poter pensare di valicare l’asticella al primo tentativo, ma è legittimo, nonché doveroso attendersi miglioramenti su tutti i fronti del gioco, che portino la selezione nazionale a giocarsela concretamente per tutti gli 80′ – con la speranza quantomeno di provare a tornare al successo dopo sei anni -, magari contro un Galles recentemente in difficoltà – sceso sino al nono posto mondiale – in casa.

Leggi anche: la preview sulla Scozia

Sei Nazioni 2021: l’Italia, l’ultima edizione del torneo

Il primo torneo azzurro con Franco Smith alla guida si è chiuso con cinque sconfitte. L’esordio – di fatto a pochissime settimane, ed allenamenti, dall’insediamento del tecnico sudafricano, al Principality Stadium di Cardiff fu di complessa gestione, con i dragoni che misero a posto la pratica nei primi 20′, ed archiviarono il largo 42-0 finale, con il pilota automatico.

Le cose andarono meglio allo Stade de France, una settimana dopo, contro la Francia, con l’Italia che, seppur sconfitta 35-22, mostrò capacità di reazione dopo un inizio duro, riuscendo a mettere in atto con efficacia, per la prima volta, anche alcuni principi del gioco di Smith, soprattutto in attacco.

Prima della pausa forzata, poi, arrivò l’amaro 0-17 casalingo con la Scozia, al termine di una partita frustrante. Infine, ad ottobre, la competizione si concluse con le impervie sfide ad Irlanda (50-17 in trasferta, segnato dall’esordio con meta di Paolo Garbisi) ed Inghilterra (5-34 in casa, con gli inglesi che vinsero il titolo).

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