Sei Nazioni 2021: Scozia, è il momento del definitivo salto di qualità

La squadra di Gregor Townsend vuole insidiare le prime del torneo puntando a un ideale podio

Sei Nazioni 2021 Scozia

Sei Nazioni 2021: Scozia, sarà Stuart Hogg a vestire i panni del capitano – foto ©Sebastiano Pessina

La Scozia, tecnicamente ancora detentrice del 5 Nations, non ha avuto, da quando il Torneo è stato allargato, mai occasione di essere una vera contendente per il Titolo finale. Negli ultimi anni, però, il lavoro fatto da Vern Cotter prima e continuato da Townsend poi hanno portato i Dark Blues (dopo la deludente esperienza del 2015) ad una costante crescita.

Non è arrivato il Titolo, non è arrivata nemmeno la Triple Crown, ma essere riusciti a riprendersi la Calcutta Cup nel 2018 ed averla difesa, a Twickenham, nel 2019 sono segnali decisamente confortanti, cosi come essere riusciti a battere il Galles in trasferta (ad ottobre) dopo 18 anni. L’esordio a Twickenham contro l’Inghilterra detentrice di Trofeo e Calcutta Cup è stimolante, come ha confermato anche Townsend nei giorni scorsi, ma per la Scozia – mai come quest’anno – il Sei Nazioni si vivrà una gara alla volta.

Sei Nazioni 2021: la Scozia, i convocati

Townsend e il suo staff hanno chiamato otto volti nuovi rispetto al gruppo che ha giocato la Autumn Nations Cup in novembre/dicembre 2020. Quattro di questi sono uncapped e tre di questi si trovano tra gli avanti. Nei trequarti spicca però il nome di Redpath, figlio d’arte nato in Francia e formatosi “south of the border” che ha vestito la maglia dell’Inghilterra U20 nel mondiale di categoria nel 2018. Redpath è stato anche convocato da Eddie Jones nel gruppo per i test match estivi di quell’anno ma non prendendosi nessun cap è rimasto quindi eleggibile per la Scozia.

Ci sono tante assenze importanti, come quella di Ben Toolis in seconda linea (dove torna però Richie Gray) e quella, ormai diventata consueta, di Rory Hutchinson nei trequarti. Townsend ha anche deciso di lasciare a casa George Horne e ha preferito van der Walt a Duncan Weir, mentre fa piacere rivedere Huw Jones tra i convocati – e sarà interessante capire se Toony lo considera ancora un 13 o, dopo l’esperimento riuscito ai Warriors, lo considera un ulteriore cambio per Hogg come estremo.

Finn Russell avrà la maglia numero 10 sulle spalle e molto probabilmente agirà in coppia con Ali Price, interessante vedere le scelte dello staff tecnico in termini di panchina per la sfida contro la Rosa.

Sei Nazioni 2021: la Scozia, il momento

Due vittorie consecutive in trasferta tra ottobre e novembre (Llanelli nel Sei Nazioni e Firenze all’esordio nella Autumn Nations Cup) seguite da due sconfitte patite contro Francia (in casa) e Irlanda (a Dublino). Il borsino sembra in parità, ma il peso specifico dei risultati è differente e, in qualche modo, fissa gli standard per il Torneo. Ovvero, ci si aspetta che la Scozia batta Galles ed Italia in casa, se la giochi alla pari con l’Irlanda (sempre in casa) e, nelle due gare in trasferta contro le nazionali strafavorite per il successo finale, metta in campo prestazioni convincenti.

Come detto, però, mai come quest’anno la massima per la Scozia dev’essere “una gara alla volta”. Una vittoria a Twickenham non lancerebbe i Dark Blues tra i favoriti per il successo finale, cosi come una sconfitta all’HQ non condannerebbe la Scozia ad un Sei Nazioni da sparring partner.

Sei Nazioni 2021: la Scozia, le aspettative

La mancanza di continuità e i troppi sbalzi “d’umore” del gruppo sono stati il problema più grande per la Scozia negli ultimi anni, quindi ovviamente vincere in trasferta contro l’Auld Enemy aiuterebbe tantissimo ma ci si aspetta che il gruppo di Townsend sia pronto per rialzarsi anche dopo un’eventuale sconfitta.

Obiettivo della Scozia dev’essere almeno il terzo posto. Vincere le tre gare dev’essere l’obiettivo principale, ma pensare una gara alla volta fa ovviamente della Calcutta Cup il primo vero traguardo del Torneo.

Sei Nazioni 2021: la Scozia, l’ultima edizione del torneo

La sconfitta all’esordio in Irlanda, seguita dalla bruttissima prestazione contro l’Inghilterra, avevano messo il 2020 della Scozia già tra gli anni fallimentari dopo solo due gare.

La vittoria contro l’Italia a Roma non aveva scaldato i cuori, perché era arrivata contro un avversario di fronte ad un nuovo “anno zero” e in fase di ricostruzione – e, nonostante il netto dominio in campo, la Scozia non era nemmeno riuscita a prendersi il bonus offensivo all’Olimpico. Hogg quel giorno fu il migliore in campo e in qualche modo riuscí a farsi perdonare due grossolani errori commessi nelle due gare precedenti, quando forse aveva sentito particolarmente la pressione da capitano.

Il netto successo ottenuto contro la lanciatissima Francia, invece, arrivato nell’ultima gara prima dello stop dettato dalla pandemia, anche se arrivato coi Bleus in quattordici per tutto il secondo tempo, aveva dato segnali incoraggianti di rinascita, segnali che si sono poi visti a Llanelli contro il Galles in ottobre.

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