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Non gli stessi soldi della Francia ma comunque molti di più di quelli offerti in patria, relativa vicinanza alla Nuova Zelanda (da Tokyo son 10-11h di volo, ma sempre meno della giornata piena che ti serve per arrivare a Londra o Parigi, considerando che comunque c’è anche ben altro fuso orario) e campionato molto meno probante che SR o in Europa. Diciamo che ci guadagnano tutti, giocatori e Giappone (che ha un campionato pieno di campioni e fa fare una buona “palestra” ai propri).
Da vedere quanto durerà questa pioggia di yen sulle teste degli stranieri. A tutt’oggi la nazionale giapponese che ha stupito il mondo soprattutto nell’ultima edizione dei mondiali, è composta per una buona metà da equiparati; l’impressione è che i tanti stranieri di ottimo livello (ma comunque in grandissima parte pensionandi) si siano adattati loro al livello del rugby giapponese e non il contrario, proprio per evitare eccessive pressioni e ulteriori guai fisici che avrebbero avuto invece in Europa o continuando nel SR. In tal modo, il campionato giapponese è sì divertente ma non esattamente la miglior palestra per i giovani locali che tra qualche anno faranno l’esordio nel rugby internazionale. Pragmatici come sono, i giapponesi non tarderanno ad accorgersi se il gioco vale o no la candela.
Diciamolo chiaramente, in giappone non placcano…