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Perchè il Giappone sta diventando un grosso problema per il rugby australiano
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Uh, fossero solo loro 3 (tra l’altro Cornelsen è pure figlio di un ex-Wallabie), tra tongani (Fifita, Naeata), un sudafricano (Gates) e tre kiwi con esperienza in SuperRugby (Millar, Abbott, Moli).
Diciamo che spesso critichiamo noi che equipariamo a destra e a manca, ma poi nemmeno tanto guardando cosa fanno altri (non che sia una giustificazione, fosse per me stringerei un bel po’, ma hanno anche posticipato l’entrata in vigore dei “5 anni” se non ricordo male).
Se ho capito bene il limite dei 3 anni resterà valido fino a fine 2021, ma credo che la condizione perché avvenga il passaggio ai 5 anni è che i test di novembre possano essere giocati normalmente.
In ogni caso non credo che cambierà molto per il Giappone. Certo, avranno meno giocatori dal Super Rugby, ma i tongani da loro arrivano in età liceale, a 21-22 anni hanno largamente fatto i loro 5 anni.
Pensa che io a voler dare una bella stangata alle equiparazioni metterei un limite massimo di equiparati per residenza nei 23 (un po’ come si fa nel basket con i passaportati). Certo, poi magari c’è la “corsa al passaporto”, ma altra storia su cui WR potrebbe fare poco
Non so come funziona negli altri sport, ma io nel rugby metterei semplicemente fine alle equiparazioni. Capisco che il passaporto non può essere l’unico elemento da prendere in considerazione (sarebbe un problema per le Home Unions), ma un sistema è valido finché non produce degli eccessi, altrimenti bisogna cambiare.
Eh ma finchè gli eccessi sono a favore di chi ha in mano le redini, cambierà pochissimo, per non dire nulla. Infatti chi si era inpuntato era un argentino, una delle 3 nazionali (con Georgia e Sudafrica – le isolane con casi di giocatori nati in NZ ma di discendenza isolana non sarei sicuro al 100%) che ha solo giocatori nati e cresciuti nel paese.
Ennesima dimostrazione che naturalizzare non è un male in sè, come tanti sostengono in Italia, ma dipende da come lo fai. Il Giappone ci sta costruendo la sua fortuna, e pure nazionali storiche come la Scozia ormai naturalizzano come se non ci fosse un domani.
Lo sostengo io, è un male eccome. Il fattore del “dipende da come lo fai”, purtroppo, non ha proprio senso, visto che se ci guadagno lo faccio e lo faccio sfrenatamente, finchè i limiti lo impongono, senza pensare agli effetti a medio e lungo termine sul mio sistema. Finchè ci sono i soldi per attirare, chi se ne frega. Nessuno si preoccupa di “come farlo”, lo fanno e tanti saluti; quindi se la propria coscienza non mette freni, deve farlo una regola.
Di giapponese in quella nazionale c’è rimasto solo il cuoco
E gli yen!
Articolo quinto, chi ga i schèi ga vinto
Spiace dirlo ma, a tutte le latitudini, sono semplicemente mercenari, con accezione positiva del termine. Giocare con il Giappone come equiparato è l’equivalente di un tecnico straniero che lavora per la Toshiba. Appena hai finito il lavoro, torni a casa tua. Docet Hayward e CJ Stander, il quale una volta dicevano avesse persino comprato una fattoria in Irlanda, e invece ha già raggiunto la famiglia in SA.
Il Giappone ha aperto la nuova frontiera delle naturalizzazioni in linea con le nuove regole, se vuoi lo straniero da naturalizzare lo devi prendere ragazzino, sperando do riuscire a tenerlo coperto più tempo possibile.
Cogliere x una volta la palla al balzo? dare un senso al nome del nostro campionato top10? 10 come il numero minimo di giocatori italiani nei 23.. scomettiamo che si alzerebbe il livello del nostro campionato e allo stesso tempo la quantità e qualità di possibili equiparati x nazionale/franchigie..
Ci sono gia’ dei limiti importanti al numero degli stranieri in campo + panchina.
Non sono più gli anni a cavallo del 2000.
Meglio avere un campionato di livello con tanti stranieri.. che un campionato di basso livello e giocatori italiani superpagati rispetto le loro qualità.. X livello non intendo quello che è successo da fine anni 80 fino ai primi anni 2000.. ma giocatori tipo Steyn/Brex possiamo sicuramente intercettarli in quantità maggiore se si da il via libera di operare ai nostri clubs..
Meglio per cosa? Cioè, potrei anche essere d’accordo, ma vorei capire per te è meglio per cosa?
Ho sempre pensato che bisognerebbe porre un limite alle naturalizzazioni, poiché altrimenti il concetto stesso di nazione perde un po’ di senso…perché, poniamo caso, se la nazionale italiana fosse composta tutta da australiani, si potrebbe davvero parlare di “rugby italiano”? Il Giappone è un caso davvero limite, secondo me, metà squadra di persone che non solo non sono giapponesi, ma non hanno nemmeno origini nipponiche. Non è un discorso razzista…uno come Maro Itoje, ad esempio, nato in Inghilterra da famiglia nigeriana, ha pieno diritto di rappresentare il paese come rugbista: è nato, cresciuto, vissuto e, soprattutto, si è evoluto sportivamente in quel paese. Queste sono quelle che ritengo siano le caratteristiche per diventare un giocatore internazionale di una data nazione. Ad ogni modo, parlo proprio dei cosidetti “naturalizzati” e non degli oriundi, poiché uno che ha un nonno italiano e decide di giocare per l’Italia può avere un senso (anche se culturalmente, sportivamente e lingusticamente magari ci azzeccherebbe poco)…non dico di non considerare gli stranieri, ma nemmeno stravolgere una squadra nazionale come ha fatto il Giappone.
Sono anni che predico contro le equiparazioni. Non hanno proprio senso, tolgono il valore di “squadra nazionale” e delineano una super franchigia che non rappresenta una nazione.
Nel calcio si è sfiorata una tragedia sportiva; prima di passare anche noi da tifosi appassionati a clienti, riflettiamo invece di chiedere subito se il novellino dal cognome esotico è equiparabile.