Perchè il Giappone sta diventando un grosso problema per il rugby australiano

Nelle ultime convocazioni di Jamie Joseph sono spuntati tre ragazzi australiani pronti per debuttare a livello internazionale con i Brave Blossoms

James Moore, australiano di nascita ha giocato il Mondiale 2019 con il Giappone - Ph. S. Pessina

James Moore, australiano di nascita ha giocato il Mondiale 2019 con il Giappone – Ph. S. Pessina

Non sarà una rivoluzione copernicana nel mondo del rugby, ma è comunque l’ennesimo segnale importante quello lanciato dal Giappone. Jamie Joseph, head coach dei Brave Blossoms, la scorsa settimana ha diramato una lista di 50 atleti per un raduno di allenamenti, e tra di loro c’erano anche tre australiani “uncapped”: il centro Dylan Riley e le terze linee Jack Cornelsen e Ben Gunter, che sono diventati eleggibili per la Nazionale asiatica.

Cosa rappresenta questo fatto all’apparenza povero di significato? Che il Giappone fa sempre più gola ai rugbysti australiani, richiamati dai milioni di Yen che le ricche franchigie locali mettono a disposizione e più facilmente decisi a lasciare un Australia che sicuramente non naviga nell’oro dal punto di vista finanziario nel rugby union. La Top League non è più dunque solo l’approdo di giocatori magari stagionati (Cooper, Genia o Foley) ma anche una possibile vetrina per giovani che non trovando spazio in patria scelgono presto di andare via.

Leggi anche: Approfondimento di OnRugby, quanti giocatori equiparati o oriundi giocano a livello internazionale nelle squadre più forti?

Proprio Joseph ha ammesso, parlando dei tre elencati poco fa, che “Ci sono incentivi economici molto importanti per i giocatori senza cap internazionali che scelgono di andare a giocare in Giappone”. È ormai una fuga crescente quella di giocatori australiani verso il Giappone, come sottolineato anche dal coach dei Wallabies Dave Rennie, e se magari per ora non si tratta di veri crack a livello internazionale, se questa tendenza continuasse potrebbe provocare importanti danni al tessuto ovale australiano. Sempre Joseph: “Ho parlato con Riley, Cornelsen e Gunter, vogliono giocare a livello internazionale. Ci sono dei criteri interni importanti per noi dello staff tecnico prima di schierare un giocatore in un test match, li teniamo sotto osservazione”.

La mente dei lettori più attenti corre magari a James Moore, l’unico australiano presente nella rosa del Giappone alla scorsa Coppa del Mondo. Proprio Joseph ha detto come “Moore sia arrivato qui con pochi risultati alle spalle, ma ha mostrato grandi qualità. Nel corso di due anni siamo riusciti a trasformarlo in un giocatore di livello internazionale e ha fatto molto bene al Mondiale”. Solo il primo di tanti?

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