Vecchio e nuovo ct, lo strano (ed evitabile) ballo della primavera 2016

A portare gli azzurri nelle Americhe sarà il nuovo tecnico, ha detto Gavazzi solo un mese fa. Ora i piani sembrano cambiare

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Quando una calcia più volte un pallone rotondo mantendo la stessa forza e la stessa direzione avrà sostanzialmente sempre lo stesso risultato anche quando la sfera toccherà terra e prenderà a rimbalzare. Se invece a essere presa a calci è una palla ovale allora cambia tutto, che fintanto che rimane in aria i tiri saranno molto simili, ma una volta toccato il terreno si avranno risultati tra loro molto diversi. A volte le dichiarazioni del presidente federale Alfredo Gavazzi assomigliano molto più ai calci dati a una palla ovale che non a una rotonda, con premesse simili e conclusioni assai diverse tra loro.

 

Prendiamo ad esempio il “caso” dell’allenatore che andrà a guidare la nazionale nel tour estivo di giugno: lo scorso 19 ottobre, appena un mese fa, in un incontro con la stampa (presente anche chi scrive) il massimo rappresentante FIR diceva che il nuovo ct sarebbe stato annunciato un giorno dopo la fine del Sei Nazioni e che avrebbe guidato il gruppo azzurro nel tour del continente americano. Quindi cambio della guardia a metà marzo. La scorsa settimana incontrando i giornalisti veneti ha invece detto che “Brunel rimane fino a giugno”. Parole che significano che al 99% sarà il francese ad attraversare l’Atlantico. Rimane da capire che cosa possa essere successo nel giro di un mese: chi doveva venire non verrà più? Oppure non riesce a liberarsi per tempo? O ancora: è Brunel che ha puntato i piedi, forte del suo contratto?
Il nome che circola da tempo – si sa – è quello di Conor O’Shea – director of rugby degli Harlequins. Il club inglese ha smentito, rispondendo a una specifica richiesta di OnRugby che “there is no story in this”, però va anche detto che il contratto del tecnico irlandese scade a giugno e da Londra non sono giunte ancora notizie di un rinnovo, e per le tempistiche d’Oltremanica siamo già in discreto ritardo vista l’importanza e la delicatezza del ruolo.

 

Ma a prescindere dal “chi” sarà il ct il fatto che a guidare gli azzurri in quella finestra internazionale sia Brunel o meno non è una questione peregrina: lo stesso Gavazzi ha più volte sottolineato che al ct francese nei prossimi mesi verrà chiesto di “vincere più partite possibile” e non di sperimentare o testare nuovi giovani, quello è compito che incomberà sul nuovo selezionatore, e iniziare giugno oppure a novembre qualcosa cambia. Per una questione di tempi e pure di avversari, nel complesso meno complicati, con Argentina, USA e Canada in estate e All Blacks, Sudafrica e probabilmente Tonga il prossimo autunno.
Certo il contratto a Brunel non lo ha fatto l’attuale presidente federale (e Gavazzi non ha mai perso occasione per ricordarlo), ma a noi pare evidente che sulla fine dell’accordo sia in corso una sorta di braccio di ferro: il tecnico già la scorsa primavera aveva tenuto a precisare che il suo contratto scadeva nel giugno 2016 proprio quando il numero uno FIR aveva iniziato a dire che il mandato del francese si sarebbe concluso con il prossimo Sei Nazioni. Solo tre mesi dirà qualcuno, ed è vero, ma avere Brunel in panchina nel tour americano ritarderà l’avvio della nuova gestione e nei fatti di un nuovo ciclo che proprio di tempo avrà molto bisogno.

 

Tanti tifosi e pure alcuni giornalisti hanno sottolineato che forse non era il caso di fare un accordo così lungo al ct anche nel dopo-Mondiale. Vorremmo però ricordare che probabilmente sono gli stessi tifosi e giornalisti che nel 2011 si lamentavano del fatto che l’Italia si era presentata alla RWC in Nuova Zelanda con un ct in scadenza di contratto. Decidiamoci. Oppure la prossima volta mettiamo qualche clausola in più che consenta anche solo a una delle parti di liberarsi con qualche tempo di anticipo. Basta non ritrovarsi più in questa situazione.

 

Il Grillotalpa

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