All Blacks, facciamo un viaggio nel pianeta che cerca la Perfezione Totale

Come si fa a diventare come i tuttineri? E’ la domanda che in molti si pongono in mezza Ovalia. Qui proviamo a rispondere

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Mr Ian 6 Novembre 2015, 08:34

    Non potevo considerare chiuso il capitolo mondiale senza l articolo di Melita sulla vittoria degli All Blacks, hai finito di festeggiare???
    Interessanti le singole analisi, ma una cosa mi sembra fondamentale, l unità di intenti generale nel perseguire un obiettivo, senza personalismi o gente che rema contro di nascosto. Da qui dobbiamo imparare per ripartire

    • Melita Martorana 6 Novembre 2015, 19:49

      Ciao Mr.Ian no. Non abbiamo ancora finito. Anzi. Indosserò la maglia per mesi a venire. Troppa soddisfazione!

  2. Emy 6 Novembre 2015, 08:44

    Aggiungerei, avendo avuto occasione di vedere da vicino ed intervistare i Baby Blacks e i loro tecnici al mondialino, che la stessa identica impronta c’è già a livello di nazionali giovanili, che lavorano, gestiscono, pianificano e pretendono esattamente come gli All Blacks ed in funzione di questi, con una nazionale maggiore che è davvero il vertice di un sistema a piramide organizzato e gestito in modo organico, costruttivo e coerente, alla costante ricerca delle migliori attitudini, competenze, prestazioni e risultati, sia di chi va in campo che di chi ci lavora attorno.
    Gran pezzo Melita! Bacione!

    • lear 6 Novembre 2015, 09:24

      Altro che le italiche chiacchiere e false promesse: ci vogliono fatti e molta umiltà.

  3. Maxwell 6 Novembre 2015, 09:07

    Ma il “problema” degli altri qual’è ?
    Se per il 90% del tempo le 3 sotto sono ai primi 3 posti del ranking cosa manca alle altre 2 per raggiungerli?
    Concorrenza con gli altri sport in Australia? Troppi “bianchi” in SAf?
    E se in Fra e Eng c’è lotta coi clubs cosa manca in Galles?

    • Alberto da Giussano 6 Novembre 2015, 09:32

      Sciorinare cosa funziona del rugby in NZ, non è complicato. Ci sono condizioni che a tutti i livelli sono semplicemente irripetibili.
      IL rugby in NZ non è solo uno sport ma una religione, in quali altri paese lo è?
      In quali altri paesi gode del carattere di elemento fondante dell’unità nazionale?
      Forse a Tonga, Samoa e Isole Fiji, ma lì i numeri non consentono strutture organizative tali da portarli sul tetto del mondo.

      • Maxwell 6 Novembre 2015, 10:04

        Ma basterà al SAF aprire a milioni di neri?
        Cosa deve fare Eng oltre ad avere il sestuplo dei praticanti ?
        E in Galles non è una religione?

        • Alberto da Giussano 6 Novembre 2015, 10:28

          Il sestuplo dei praticanti significa poco,se in quel sestuplo non ci sono i migliori atleti, mentre in NZ, provano comunque tutti a giocare a Rugby e poi fanno altri sport.
          Nel Galles, il rugby, è sì una religione ma non sono monoteisti, c’è anche quella altrettanto diffusa della pallatonda.
          In SAF l’apertura ai Neri, darà i suoi risultati fra vent’anni.
          E’ come chiedersi come mai in Nepal ci siano così tanti e agguerriti buddisti e voler fare la stessa cosa in Italia.
          Io non capisco quale sia la sifficoltà di leggere i numeri e la qualità di questi numeri.
          Se nel Veneto, tutti ma dico tutti i ragazzini di 12 anni avessero provato a giocare a Rugby e i migliori, i più dotati per ogni ruolo, fossero inquadrati in una squadra con allenatori che li seguissero, tempo 10 anni e gli all Black al Battaglin avrebbero i loro problemi.

          • Fabio75 6 Novembre 2015, 18:37

            In realta’ è dal 1995 che c’e’ stata l’apertura ai neri..
            Il problema è piu’ che altro fisico
            Se i neri sudafricani fossero fisicamente simili agli atleti delle Isole (Figi , Tonga , Samoa ecc)
            ce ne sarebbero gia’ tanti nelle squadre sudafricane
            ma non è cosi
            Il Rugby è uno sport per gente da 90 kg in su..
            le seconde linee devon esser di due metri
            I Neri sudafricani son piu’ piccoli
            Basta vedere il pugilato
            tanti campioni neri sudafricani nelle categorie sotto i 70 kg.. quasi nessuno dai superwelter in su
            L’esatto contrario tra i bianchi
            con addirittura due campioni del mondo dei massimi
            In piu’ il rugby si gioca essenzialmente nelle scuole afrikaner
            E’ in quelle scuole ci son quasi solo bianchi e coloured
            Il sistema delle quote fara’ solo danni

  4. lupin 3 6 Novembre 2015, 10:41

    aggiungerei il perfetto blend tra programmazione anglosassone e cultura maori
    non dimentichiamoci poi che il mito degli ABs risale alla tournee degli originals nel 1905 .
    Come recita il crest dello s.toulosian “tendre vers l ‘execellence” e soprattutto rimanerci stabilmente .

    • Fabio75 6 Novembre 2015, 18:40

      Mito sicuramente
      Pero’ fino al 1956.. il sudafrica non perse mai un Tour.. (e il bilancio prima del 1992 era 22 vinte boks e 15 per i Blacks..)
      Gli All Blacks han saputo crescere di piu’
      Son stati piu’ professionisti , piu’ innovativi
      Il loro game plan è migliore

  5. mamo 6 Novembre 2015, 10:42

    Mi permetto una considerazione che va oltre il testo dell’articolo (come al solito ben scritto) e che dimostra quale sia la vera grandezza di questi signori.
    Come sottolinea la Martorana, gli AB dal 2011 hanno stravinto tutto grazie a tanti fattori. Una qualsiasi altra realtà che si trovasse nella loro condizione di dominio assoluto, si sforzerebbe di cristallizzare il rugby così com’è perché con le regole di questo rugby non hanno avversari.
    Ebbene no. Questi qui se ne fottono e guardano ancora più avanti:
    “Cosa facciamo, invece, con le regole del rugby? – si chiede Henry sul giornale britannico -. La mamma è preoccupata per il piccolo Johnny perché il gioco sta diventando troppo fisico. E potrebbe aver ragione. Le regole sono troppo complicate, non sorprende che sia difficile per gli arbitri. Riavvolgiamo il nastro: semplifichiamo le regole, limitiamo l’impatto fisico abbassando l’area del placcaggio, lasciando che si utilizzino le mani per riciclare nei punti d’incontro”.
    “Controllare che i piloni siano dritti in mischia, le teste sopra i fianchi. E la rolling maul dalla rimessa non è che dia troppo vantaggio a chi attacca? Contraddice il modo in cui il gioco viene arbitrato al di fuori delle touche, con i giocatori davanti al portatore di palla a proteggerlo? E dovremmo sostituire l’arbitro se è stanco o ha ricevuto un colpo?”
    Queste parole, queste idee, non sono di un allenatore sconfitto ma le ha pronunciate Graham Henry solo poco tempo fa.
    Ma non è stato solo lui, grande vecchio, a chiedersi come cambiare le regole del gioco per rendere il nostro sport più attraente; un mesetto fa OnRugby ha riportato anche le parole di Hansen.
    “Sono molto preoccupato per come si presenta il rugby al giorno d’oggi, vengono segnate poche mete, e ciò sta allontanando i tifosi”, esordiva Hansen. Una possibile soluzione sarebbe quella di “[…] trovare più spazio intorno alle ruck e ai break down, perché tutti difendono partendo da una posizione di fuorigioco”. L’esasperazione della difesa, nel rugby dei grandi impatti fisici e delle ali dal quintale di stazza, sembra un fatto ormai assodato e necessario, ma “[…] probabilmente ci siamo spinti troppo oltre. Dobbiamo avere persone che difendano da posizione on-side. Tutti noi [arbitri, giudici di linea, allenatori e giocatori, ndr] abbiamo una responsabilità nei confronti del gioco. Altrimenti, non ci saranno più corse nel rugby”. Il campanello d’allarme, passa anche per il break down: “Ci sono tanti giocatori non in piedi, tutti mettono le mani in ruck e non vengono puniti”.

    Beh, scusatemi, ma questa è la dimostrazione di come questi uomini se ne fottano del loro orticello ma ragionino per il bene di tutti.

    Enormi.

    • Alberto da Giussano 6 Novembre 2015, 11:00

      Quanto dici è perfetto, massima competenza tecnico organizzativa. Ma se fosse solo questo cosa impedisce a Inghilterra, Francia e SAF, per parlare solo delle nazioni che hanno ingenti capitali a disposizione, di copiare?
      Non credi che sia qualcos’altro?
      Forse la qualità degli atleti che vanno in campo?

      • mamo 6 Novembre 2015, 11:06

        Certo AdG, ma quello che mi impressiona del loro movimento, oltre alla enorme qualità dei loro atleti, è proprio la lungimiranza e la voglia di migliorare questo sport e ciò a prescindere dai loro interessi.

        • Alberto da Giussano 6 Novembre 2015, 11:18

          Certo, proprio perchè ne sono i Sacerdoti e le Vestali allo stesso tempo.

  6. mezeena10 6 Novembre 2015, 10:51

    e gia, ne abbiam sentite di cozze e di crude contro gli ABs, compresa quella che abbian vinto in finale per un passaggio in avanti non visto da Owens e Barnes in combutta!
    assolutamente ridicoli!!!
    what now bitches??? 🙂

  7. FILIPPO1975 6 Novembre 2015, 11:23

    ma per favore!!!!

  8. FILIPPO1975 6 Novembre 2015, 11:25

    pardon, doveva essere risposta a mezeena10

    • mezeena10 6 Novembre 2015, 12:08

      guarda che l’ ha scritto ripetutamente un tizio qui su onrugby!!!

      • FILIPPO1975 6 Novembre 2015, 15:11

        forse mi sono spiegato male….il mio per favore voleva sottolineare l’assurdità delle affermazioni di quel qualcuno che dice che hanno vinto la finale con presunti aiuti….sono pienamente d’accordo con te

  9. luis 6 Novembre 2015, 11:48

    Vero che la loro è una sommatoria di abilità e competenze in tutti i settori, ma a me quello che colpisce di più è la solidità mentale e il controllo che hanno in ogni momento della partita.
    Bel pezzo Melita, complimenti!

  10. Machete 6 Novembre 2015, 14:59

    gli Ab erano sono e saranno sempre il punto di riferimento per questo sport……
    il vero segreto di questi 8 anni di dominio incontrastato è aver formato un gruppo composto da un leader indiscusso come McCaw ma “aiutato” da altri 6-7 capitani di lungo corso che hanno permesso alla squadra di non perdere mai la bussola…
    col ritiro di questi la vera sfida sarà trovare chi possa sostituirli non tanto tecnicamente ma mentalmente

  11. Giorgio Scrivere 6 Novembre 2015, 16:27

    Seguo gli All Blacks dall’era di Jonah Lomu. Questa squadra era, è, sarà la più forte per molti anni.
    Ho visto a Wembley la partita con gli Argentini, a Cardiff quella contro la Francia.
    Devastanti.
    La panchina era altrettanto forte.
    I replacements dei 6 senatori che lasceranno hanno già circa + di 30 caps a testa.
    Ho visto una squadra quasi senza ruoli ben definiti, delle skills negli offloads ineguagliabili, un ritmo impossibile da eguagliare, una padronanza del piano di battaglia mai scalfito.
    Non sono mai stati coinvolti nella “fog of war” neppure nei momenti più duri, anche quando erano sotto nel punteggo.
    Il giorno dopo sabato 31 ottobre 2015 è cominciata la rincorsa e la preparazione per Giappone 2019.
    Sarà bello rivederli giocare in Italia il 12 novembre 2016.

  12. the judge 6 Novembre 2015, 19:22

    Bel pezzo e bella discussione. Sono l’Esempio del rugby perfetto? Certo. Gli altri possono copiare? Solo fino ad un certo punto. AdG l’ha detto bene, solo loro hanno la cultura Maori e tutti i ragazzini provano a giocare a rugby. Sarebbe ora che copiassimo la serietà dell’organizzazione e la capacità di programmazione… ma siamo italiani…
    Figurati, sono uno di quelli che non ha capito un c…, ho scritto che la mischia era vecchia e mi entra in finale Mealamu; mi sono azzardato a dire che non hanno bisogno di aiutini arbitrali e giù legnate. Sì, sono proprio un italiano vero (con l’aggravante di essere “rovigoto”).
    Ma il bello dello sport è provare a superarsi per ambire a battere i maestri.
    Tra l’altro non abbiamo neanche gli immigrati giusti, vedo nei nostri prati partite di cricket fatte dai pakistani…

    • San Isidro 7 Novembre 2015, 03:56

      hai preso l’esempio sbagliato…
      qualche giorno fa World Rugby ha fatto le sue premiazioni post-RWC:
      “Award for Character in association with Land Rover – Pakistan Rugby Union”…

  13. millo 6 Novembre 2015, 20:24

    E che ti hanno fatto di male i poveri pachistani? E se proprio volessimo, abbiamo anche gli immigrati giusti, i romeni…
    Ma non sono gli immigrati, è la testa che bisogna avere: allenare prima questa, sun da piccoli, e poi vedrai che il resto viene.

    • the judge 6 Novembre 2015, 21:55

      Infatti li guardo con ammirazione. I campetti di periferia sono abbandonati dai nostri ragazzi. Quindi oltre alla testa ci vuole la voglia.

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