Un libro che racconta come nessun altro cosa vuol dire essere un All Black, come diventarlo e come rimanere tali
“Legends in Black”, il significato di vincere secondo gli All Blacks
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Il rugby è uno sport , un gioco, diverso dagli altri.
In quella colonia britannica, lontana dall’Europa, dalla vecchia Europa, gli A.B. hanno saputo interpretarlo in modo originale. Prima come mero strumento per riconoscersi come comunità nazionale fino a superare gli inventori nella pratica dello stesso, poi, con il professionismo, andando ancora oltre, professionalizzando, senza snaturare, ogni aspetto del gioco stesso: tecnico, agonistico, organizzativo.
Non avendo citato i vecchi pensionati tra coloro che possono affrontare la lettura, non è un libro che potrò leggere,me ne dispiaccio ma ne intuisco lo spirito.
compralo, leggilo e non dire niente a nessuno! 😉
Sicuramente i “vecchi passionati” con una passione pluridecennale per il rugby rientrano nella categoria 😉
Volevo scrivere “pensionati” ma il correttore ha fatto il resto.
Mental SKILLS coach….
Noi siamo così evoluti che possiamo permetterci di NON averlo??
solito pressapochismo e zero programmazione all’italiana……
provate un attimo a pensare dove stà la differenza tra noi e loro….nei soldi investiti, nei programmi di educazione, nel materiale tecnico???…cazzate.
sta tutto nella testa di chi indossa quella maglia con la falce argentata…per loro è il principio di ‘stare al mondo’, essere i rappresentanti di una cultura, dei propri antenati….gli all blacks riuscirebbero ad essere tali anche in un campo di patate, alzando pecore per farsi i muscoli e mangiando minestra ogni sera.
si può dire lo stesso dei nostri??…non credo proprio…
eppure entrambi hanno un paio di gambe, un paio di braccia e nessuno dei due è un superuomo…i nostri sanno l’importanza dello sport che praticano ma non vi è coscienza a livello del popolo, della nazione….e senza un pensiero comune, condiviso, non si va da nessuna parte…con buon pace del continuo ‘know how’ straniero che importiamo sulla panchina per pettinarci le nostre chiome.
quoto… però non parlarmi che non ce differenza nel materiale tecnico…. di quello umano non giudico
da noi pane e salmone. e sarto e gli altri sospesi.
poi caghinato e menga che si menano.
robe da matti.
eh si frank…l’italia è questa…manca solo il bianchino e una ragazza procace che vende amore…e il quadro è completo.
Io sono vecchio, ma. Ok abbastanza per non comprarlo
ciao vcn, volevo chiederti giochi con gli old?
Solo un dato che potrebbe essere di buon auspicio per noi. Fino agli anni 80 i NZ erano i primi produttori al mondo di ACTINIDIA. Li abbiamo copiati e ora l’Italia è il primo produttore mondiale di Actinidia. Copiare il rugby è più complicato e difficile, ma niente al mondo è umanamente impossibile da copiare.
non credo, tra i primi, ma non i primi..
credo fossero allora come oggi i cinesi..actinidia deliciosa..
inoltre il termine “kiwi” è riferito all’ uccello non al frutto, ma non c’ è necessità di precisare..
“solito commento fuori tema”..e sti qaatsiii??? 🙂
Ho scritto di actinidia e non di kiwi.
Anno 2011
Produzione
(tonnellate)
Italia 431 558
Nuova Zelanda 364 598
Cile 237 104
Grecia 140 400
Francia 73 395
Stati Uniti 38 102
Iran 31 576
Turchia 29 231
Giappone 27 185
Portogallo 23 473
Totale mondiale 1 438 923
ma anche in questioni di vegetali la copiatura è stata parziale…il kiwi a polpa rossa l’hai mai visto dalle nostre parti??