Rugby e salute: in Premiership le concussions crescono del 59%

La RFU pubblica un report sulla stagione 2013/2014: le commozioni cerebrali sono l’infortunio più comune

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Stefo 12 Febbraio 2015, 09:22

    Sarebbe interessante capire se questo aumento che statisticamente e’ enorme possa venir giustificato da una piu’ attenta e precisa metodologia di rilevazione della concussion e quindi che piu’ casi sono stati verificati ripsetto al passato per questo…e se quindi c’e’ ancora margine di crescita per casi non verificati.
    L’attenzione comunque ormai cresce in continuazione e questo non puo’ che essere positivo, ma stona vedere in questo contesto di crescita dell’attenzione casi come quello di North.

    • Alberto da Giussano 12 Febbraio 2015, 09:32

      Sicuramente una maggior cura nei rilievi statistici, accompagnata da una maggior velocità nell’esecuzione delle fasi di gioco.
      Caschetto obbligatorio??

    • albe 12 Febbraio 2015, 15:07

      Diciamo che vedendo un caso come quello di North viene da pensare che la crescita dell’attenzione sia solo formale e non di sostanza, ovvero penso ad una bella checklist da far fare, aumento il numero dei casi in cui la checklist é applicabile e hop nella forma ho alzato di molto la soglia dell’attenzione.
      Poi pero quando succede il caso North non lo sanziono, infatti hanno riempito sulla fede la checklist e non cosi non ho l’obbligo di punire….
      Gia visto nella finanza, purtroppo.

  2. Matteo Pagni 12 Febbraio 2015, 09:43

    Ciao Alberto,
    per passione mi sono interessato delle problematiche legate agli infortuni gravi nel rugby per alcuni anni (seguendo le attività dell’Associazione Amici di Cosimo) ed è evidenziato da tutti gli studi che il caschetto non ha alcuna ricaduta positiva sulla diminuzione delle commozioni cerebrali, anzi. Alcune nazioni nelle quali l’uso del caschetto è culturalmente molto radicato (Giappone su tutte) stanno cercando di IMPEDIRNE l’utilizzo perché sembra possa creare una sorta di sovrastima della propria incolumità, spingendo l’atleta ad adottare anche comportamenti non “sicuri”.
    L’unica protezione che ha effettivamente portato a miglioramenti nel campo delle concussion è il paradenti, che grazie alla componente di “stabilizzazione globale” di tutto il complesso collo-cranio svolge un’ottima funzione protettiva.
    Per questo in Nuova Zelanda (che è la nazione leader nel campo della sicurezza nel rugby) il paradenti è obbligatorio in tutti i campionati (“up to and including the AllBlacks”).
    Per il resto…che succede in Italia?

    • Alberto da Giussano 12 Febbraio 2015, 09:50

      Ok, niente caschetto. Avanti con il paradenti! Almeno.

      • Stefo 12 Febbraio 2015, 11:24

        Qua il paradenti e’ gia’ obbligatorio nel minirugby

  3. Matteo Pagni 12 Febbraio 2015, 12:05

    E’ vero Stefo. Perché non renderlo anche qui obbligatorio a tutti i livelli? I dati relativi al calo degli infortuni ed al risparmio economico conseguente dopo l’introduzione dell’obbligatorietà in NZ sono IMPRESSIONANTI, si parla (economicamente) di circa 70000 euro annui risparmiati tra cure mediche, presidi ortopedici, ecc.
    Pensa a quanto si potrebbe fare con quei soldi…

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