Il capitano degli Azzurri spiega come lui e i compagni di terza linea si spingano l’un l’altro per trasformare la rivalità in una pressione positiva
Sono tutti d’accordo. Tifosi, media, addetti ai lavori: tutti sanno che il reparto di terza linea è quello più profondo e qualitativo della nazionale italiana.
Lo sa anche Michele Lamaro, capitano e numero 7 degli Azzurri, che ha raccontato come in gruppo si cerchi di capitalizzare la pressione ricevuta dalla tanta competizione per una maglia, trasformandola in uno strumento di crescita.
“Trasformiamo la pressione in competizione – ha spiegato Lamaro, ospite della seconda puntata di OnRugby Podcast – Il fatto di avere in squadra Manuel [Zuliani], Alessandro [Izekor], Lorenzo [Cannone], Sebastian [Negri], Ross [Vintcent], e a casa ci sono Toa [Halafihi], Petti [Giovanni Pettinelli], Iacopo Bianchi: sono tanti nomi di livello molto alto.”
“È qualcosa che ci spinge a dover fare sempre il massimo. È una benzina che non è comparabile a nient’altro. Se ci fossero date infinite possibilità di sbagliare, probabilmente saremmo meno esigenti con noi stessi, invece così tanta competizione è una pressione, ma una pressione positiva.”
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Il flanker romano del Benetton e della nazionale ha giocato tutti gli 80 minuti all’Olimpico, chiudendo come numero 8 al centro di una terza linea completata da Manuel Zuliani e Alessandro Izekor, suoi compagni di club e di nazionale esattamente come Lorenzo Cannone e Seb Negri, che hanno loro lasciato spazio in campo.
“È inutile cercare di affossare un compagno per elevare sé stessi – ha proseguito il capitano – A questo ci tengo particolarmente: se io sono la prima scelta devo riuscire a trascinare verso l’alto chi nelle gerarchie è sotto di me per fare in modo che il suo miglioramento si rifletta su di me.”
“Se io vedo che Zuzu [Manuel Zuliani] è uno migliori jackler che ci sono al mondo in questo momento, e secondo me lo è, io devo avere una reazione, altrimenti rimango indietro. E il fatto che lui sia il miglior rubapalloni della squadra e uno dei migliori d’Europa spinge me a voler diventare come lui in quell’aspetto, spinge lui a darmi dei consigli a riguardo.”
“Per contro io che ho magari delle capacità con le mani un po’ più elevate spingo lui a trovare dei modi per gestire al meglio quel tipo di palloni. Ognuno si spinge a vicenda e trasforma la pressione in una competizione positiva per tutti.”
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