Guida al Rugby Championship 2023

Versione ridotta del torneo australe. Nuova Zelanda e Sudafrica le favorite, Australia e Argentina le possibili sorprese

Rugby Championship, ufficiale la nuova data per Australia-Nuova Zelanda. PH AFP

Rugby Championship 2023: la preview – ph. AFP

Sabato 8 luglio prenderà il via il Rugby Championship, che come ogni anno mette di fronte Nuova Zelanda, Sudafrica, Australia e Argentina per assegnare la palma della squadra più forte dell’emisfero australe.

L’edizione 2023 sarà ridotta a causa della Rugby World Cup, che inizierà a settembre. Pertanto, tre soli turni di partite, con gare di sola andata fra le partecipanti, una caratteristica che influenzerà indubbiamente l’esito del torneo.

Squadra per squadra, ecco come si presentano le protagoniste al via di una competizione enigmatica.

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Argentina

Come ci arriva – Una coppia di sconfitte poco lusinghiere con Galles e Scozia avevano fatto dimenticare troppo in fretta gli ottimi risultati del 2022 dell’Argentina, capace di battere l’Australia, gli All Blacks e l’Inghilterra. Il nuovo anno, però, porta più dubbi che certezze. Specie perché Michael Cheika ha scelto una rosa molto ampia per preparare la Rugby World Cup, con un numero di giocatori superiore a tutti quelli impiegati nella stagione precedente. Probabilmente, ha intenzione di usare il Rugby Championship come ultimo laboratorio per definire i suoi 33 per il mondiale.

Calendario e aspettative – Durissimo il calendario: la squadra più debole ha due gare in trasferta, e l’unica in casa è con gli All Blacks. Per questo primo turno, peraltro, Cheika ha selezionato 31 giocatori dalla rosa allargata, puntando soprattutto a sperimentare.
Le attese per la competizione non sono particolarmente rosee e un quarto posto non sorprenderebbe nessuno, ma i Pumas possono cogliere in fallo qualsiasi squadra nella singola giornata. Sarà interessante scoprire, inoltre, qualche volto nuovo rispetto ai soliti noti.

Da tenere d’occhio – Attenzione a Luciano Gonzalez, stella del Sevens argentino che vola negli ultimi anni. A 26 anni è stato chiamato a far parte della nazionale di rugby a XV, una risorsa inattesa in un gruppo di trequarti qualitativo ma poco profondo.
Occhio anche a Pedro Rubiolo, seconda/terza linea del 2002 pescato dai Newcastle Falcons. Un prospetto davvero interessante e precoce, pronto ad un ulteriore salto di qualità dopo le sue prime 8 presenze tra campionato e coppa in 4 mesi in Inghilterra.
E chissà se infine verrà data la possibilità a Tomi Albornoz di iniziare dal primo minuto una gara con la maglia numero 10 dei Pumas. Il giocatore del Benetton in stagione ha avuto veri e propri momenti di onnipotenza, ma in nazionale non si è mai visto concedere molta fiducia. Per il mondiale dovrebbero essere lui, Carreras e Sanchez. Cheika deve dargli un’opportunità, metterlo alla prova per sapere se poterci contare in caso di bisogno.

Australia

Come ci arriva – I Wallabies sono un’incognita totale. La loro è la prima uscita dall’esonero di Dave Rennie a dicembre, con Eddie Jones adesso in panchina. C’è tutto da costruire, il tempo è pochissimo e le squadre di Jones non sempre funzionano immediatamente. La curiosità è più per le scelte tecniche, di uomini e stile di gioco, che per i risultati che i green and gold riusciranno ad ottenere.

Calendario e aspettative – Si comincia da una trasferta davvero ostica in Sudafrica, dove però i Wallabies potrebbero tendere un’imboscata agli avversari poco collaudati, se dovesse uscire dagli spogliatoi con una carica speciale. La partita con l’Argentina del secondo turno, a Sydney, metterà già un po’ di pressione per il raggiungimento di un risultato positivo. Le aspettative non vanno probabilmente oltre il terzo posto, ma l’importante sarà vedere qualcosa in via di costruzione.

Leggi anche: Australia, Eddie Jones: “I Wallabies non devono cercare di imitare gli All Blacks”

Da tenere d’occhio – A un anno di distanza torneremo a vedere in azione Quade Cooper, che nel Rugby Championship 2021 incantò per la sua serafica capacità di piegare le difese avversarie al suo volere. Nel 2022 si ruppe il tendine d’Achille durante il match contro l’Argentina. Ora torna, a 35 anni, da un infortunio del genere per provare a prendersi la maglia numero 10 dei Wallabies alla RWC, in un contesto tecnico come quello settato da Eddie Jones.
Ci sono poi le opportunità da concedere agli 8 uncapped presenti in rosa: ce ne sarà qualcuno che riuscirà a conquistarsi un posto al mondiale?

Nuova Zelanda

Come ci arriva – Lo scorso novembre ha riportato stabilità e fiducia nell’ambiente degli All Blacks. La finestra internazionale è finita senza sconfitte e, a parte il rocambolesco 25-25 ottenuto contro l’Inghilterra a Twickenham, le vittorie con Galles e Scozia hanno sufficientemente convinto. La Nuova Zelanda ripartirà da lì, ma soprattutto da un Super Rugby Pacific dove non solo le franchigie hanno dimostrato una netta superiorità, ma dove tanti protagonisti hanno dimostrato di avere un grande stato di forma.

Calendario e aspettative – Un buon calendario consente agli All Blacks di arrivare da favoriti a questo Rugby Championship. Certo, il Rugby Championship 2022 aveva portato in dote un’inattesa sconfitta contro l’Argentina, ma l’ostacolo rappresentato dai Pumas a Mendoza dovrebbe non essere insormontabile per i neozelandesi. Gli uomini di Ian Foster avranno poi il vantaggio di giocare in casa contro gli Springboks, mentre Melbourne è la migliore delle location disponibili per giocare contro i Wallabies, data l’ampia comunità di espatriati e il record non immacolato degli australiani nella capitale del Victoria.

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Da tenere d’occhio – Il triello per la maglia numero 10 è forse il tema più avvincente del team neozelandese. Richie Mo’unga, Beauden Barrett e Damian McKenzie in ballottaggio per la stessa posizione. Il regista dei Crusaders ha dimostrato ancora una volta di essere il più completo interprete del ruolo al momento, ma l’esperienza di Barrett è cruciale per la squadra e McKenzie è in uno stato di grazia impossibile da ignorare. Questi ultimi hanno peraltro la capacità di adattarsi ad estremo.
Il secondo punto, conseguente, riguarda il quasi certo spostamento di Jordie Barrett a primo centro, una soluzione limitatamente sperimentata, ma che Foster potrebbe decidere di esplorare fino in fondo in chiave mondiale.
Infine, attenzione allo stato di forma di un altro dei grandi protagonisti della stagione dei Chiefs, finalisti del Super Rugby Pacific: Shaun Stevenson.

Sudafrica

Come ci arriva – Da quando gli Springboks sono tornati in campo, dopo la pandemia, nell’ottica di difendere la Rugby World Cup, tutto il loro percorso di avvicinamento all’edizione 2023 è sembrato sperimentale, orientato soprattutto a capire come poter allargare la rosa, averla il più profonda possibile. Questo ha portato a un’inconsistenza di fondo, una mancata continuità di prestazioni e risultati pur in un contesto in cui è chiaro come il Sudafrica sia una delle tre/quattro squadre più forti del mondo. Prima o poi, il giro di vite dovrà arrivare. Jacques Nienaber sarà chiamato a fare delle scelte definitive, forse proprio nel corso del Rugby Championship.

Leggi anche: La formazione del Sudafrica che affronta l’Australia nella prima giornata del Rugby Championship

Calendario e aspettative – Il Sudafrica si giocherà il Rugby Championship contro la Nuova Zelanda, in Nuova Zelanda. È quella la partita cruciale, segnata con il circoletto rosso. Infatti, lo staff ha già selezionato un contingente (Steven Kitshoff, Malcolm Marx, Eben Etzebeth, Lood de Jager, Franco Mostert, Jean-Luc du Preez, Kwagga Smith, Faf de Klerk, Cheslin Kolbe, Makazole Mapimpi, Damian de Allende, Jesse Kriel) da inviare in Oceania per ambientarsi e arrivare freschi alla gara decisiva, fiduciosi che la gara interna contro l’Australia possa essere controllata anche da una squadra che se non è una selezione B è quantomeno molto rimaneggiata.

Da tenere d’occhio – Come se la caverà Manie Libbok da numero 10 degli Springboks? Con Pollard infortunato e in dubbio per la RWC, l’apertura degli Stormers ha l’occasione della carriera per affermarsi al timone della nazionale e giocarsi le sue carte per partecipare al prossimo mondiale.
Jean-Luc du Preez ha solo 27 anni ed è pronto a ritornare in nazionale da protagonista dopo una grande stagione a Sale. Non gioca dal 2018 con gli Springboks, adesso è nel gruppo dei pesi massimi inviati in Nuova Zelanda per il test con gli All Blacks.
Anche il compagno di reparto Jean Kleyn è giunto a una rinascita. Project player per l’Irlanda, debutterà sabato con la maglia degli Springboks dopo aver passato 3 anni lontano dai radar della nazionale in maglia verde. E lo fa al termine della miglior stagione della sua carriera, dopo aver vinto da protagonista lo URC con il Munster.

Lorenzo Calamai

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