Sei Nazioni 2020: Francia, un nuovo inizio

Sono giovani, nuovi e hanno talento da vendere: la nazionale francese è la scheggia impazzita di questo Torneo

ph. Sebastiano Pessina

Si avverte una perturbazione nella Forza nella galassia lontana lontana al di là delle Alpi. E’ l’arrivo alla ribalta internazionale di un drappello di giovani, giovanissimi giocatori dal talento cristallino, che nei prossimi quattro anni cercheranno di mettere a soqquadro i rapporti di forza consolidati nel corso dell’ultimo ciclo mondiale ad Ovalia. Una nuova speranza per una nazionale, quella francese, che aveva perso un po’ il bandolo della matassa.

Il progetto tecnico fatto partire dalla Francia con il 2020 è forse il più dirompente in termini di discontinuità rispetto al recente passato di tutto il panorama delle nazionali di prima fascia. Difficile, per questo motivo, tracciare un segno preciso del livello a cui troveremo la squadra transalpina nel Sei Nazioni 2020.

Quel che è certo è che lo staff messo agli ordini di Fabien Galthié è di prima categoria, il materiale umano non manca, quello che ancora non c’è è tutto il lavoro che sta in mezzo fra far diventare la settima squadra del ranking mondiale una delle prime tre potenze del rugby internazionale, come da obiettivo fissato da federazione e gruppo tecnico, con l’orizzonte temporale fissato sull’anno 2023 e sulla Rugby World Cup casalinga.

Intanto, però, c’è un Sei Nazioni dove la Francia deve dare degli immediati segnali di crescita, e soprattutto di fiducia nel progetto che Galthié e i suoi hanno pensato per quell’esercito di esordienti alle loro dipendenze.

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Come esce dal mondiale

La Francia esce dal mondiale mettendo la parola fine a una parabola un po’ storta e ad uno dei peggiori periodi della sua storia recente, in termini di risultati. A partire dal prematuro licenziamento di Guy Novés le cose sono passate ad andare di male in peggio. La breve era Brunel è stata caotica, con un intero movimento senza una vera direzione, senza un progetto a breve o medio termine. Semplicemente un perpetuarsi di mediocrità, sfociati in appena sette vittorie in venti partite e due quarti posti al Sei Nazioni.

Intanto, però, il grande lavoro fatto a livello giovanile ha pagato i suoi frutti: una nuova generazione di potenziali stelle ha conquistato due mondiali giovanili consecutivi, nel 2018 e nel 2019. Nel frattempo la federazione si è ben giocata le proprie carte a livello internazionale e si è aggiudicata la Rugby World Cup 2023. Improvvisamente, lavorando lontano dai riflettori, la nazionale francese ha un obiettivo di lungo periodo molto forte, verso il quale dirigere i propri sforzi a tutti i livelli. Un vero e proprio nuovo inizio.

Giocatore in forma

Virimi Vakatawa è stato poche volte così bene nella sua carriera. Già alla rassegna iridata giapponese era arrivato in grande spolvero, mettendo in mostra una condizione atletica e fisica superiore: si è asciugato, è diventato più tonico e tutto il suo gioco, che da sempre combina impatto ed elusione, ne ha risentito in positivo. E pensare che in Giappone nemmeno avrebbe dovuto andarci, lasciato a casa da Jacques Brunel nella prima lista dei convocati e inserito, da riservista, a causa dell’infortunio patito da Geoffrey Doumayrou. I suoi esordi nel rugby a XV, dopo l’inizio di carriera nel Sevens, lo avevano visto brillare episodicamente nel ruolo di ala, ma è stato proprio Laurent Labit, allora al Racing 92 e oggi alla guida dell’attacco della nazionale francese, a spostarlo secondo centro, dove ha raggiunto un ulteriore livello.

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“Il suo carburante è la fiducia, e in questo momento il serbatoio è bello pieno” ha detto il suo partner in mezzo al campo per i ciel-et-blanc Henry Chavancy. Merito anche di una stagione spaziale, nonostante l’impiego finora calmierato dopo il ritorno dal mondiale. In 10 presenze con il Racing 92 ha segnato 7 mete. Memorabili le sue recenti prestazioni contro Saracens e, soprattutto, Munster. Se il suo stato di forma rimane questo, sarà un incubo per tutte le difesa del Torneo.


Potenziale stella

In terza linea hanno il posto quasi assicurato il capitano Charles Ollivon e il numero 8 di La Rochelle Greg Alldritt. Rimane un solo posto in gioco per quattro giocatori: Alexandre Roumat (che ha rimpiazzato l’infortunato Cretin), François Cros, Alexandre Fischer e Sekou Macalou. Il terza linea dello Stade Français non parte necessariamente favorito per essere il titolare, ma ha certamente il potenziale per far sua quella maglia.

Classe 1995, cresciuto nel sobborgo parigino di Sarcelles, ha finora ottenuto un solo cap in nazionale. Diverse vicissitudini hanno ostacolato la sua ascesa: in primis, non ha mai confermato con continuità il suo grandissimo potenziale se non in tempi recenti; poi, quando finalmente sembravano aprirsi per lui le porte della nazionale, si andò a cacciare nel brutto affare di Edimburgo al Sei Nazioni 2018, venendo di lì in avanti completamente ignorato da Jacques Brunel. Oggi, a suon di prestazioni, Macalou torna in nazionale e le aspettative sono alte, perché le qualità del giocatore sono potenzialmente senza limiti: è un placcatore instancabile, un eccelso saltatore in rimessa laterale, possiede un’esplosività atletica senza pari, ottimi cambi di direzione grazie a una grande reattività sui piedi e una velocità eccezionale per il suo ruolo, tanto che di quando in quando, allo Stade Français, ha giocato anche come centro e come ala. Ah, mettiamoci pure che il soggetto rasenta il gigantesco (195×110, circa). Il 2020 può essere il suo anno.

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Pronostico

Capire a che punto è la Francia è impresa ardua. Da una parte il tempo a disposizione di Fabien Galthié è stato poco: ha lavorato con un gruppo allargato di 42 giocatori a partire dall’8 di gennaio, con tante novità e uno staff tecnico completamente nuovo. D’altronde, però, è anche vero che l’head coach era già presente fra i quadri della Francia alla Rugby World Cup in Giappone, e il suo successivo contingentamento dei giocatori per le prime partire del Sei Nazioni traccia una linea di maggiore continuità rispetto al recentissimo passato: la formazione titolare contro l’Inghilterra non dovrebbe essere diversissima da quella che sfidò il Galles nel quarto di finale mondiale.

Sicuramente i transalpini sono in crescita. Dopo un Sei Nazioni 2019 con due striminzite vittorie su Scozia e Italia, battuta non senza difficoltà all’Olimpico, il mondiale in Giappone ha ridato parzialmente fiducia alla squadra. L’ammontare di talento, la ventata di entusiasmo portata delle novità e il momento di ottima forma di diversi interpreti chiave (oltre a Vakatawa anche Dupont, Ntamack, Jalibert, Thomas) dovrebbe elevare la Francia ancora al di sopra di Scozia e Italia.

Il calendario del Sei Nazioni 2020

Con tre partite in casa i francesi potrebbero puntare decisi al terzo posto, ma la scansione degli incontri potrebbe metterli in difficoltà. Se riuscissero a fare punti, compreso anche un bonus difensivo, nel primo incontro con l’Inghilterra, la strada per il terzo posto potrebbe già farsi meno ardua. Decisive poi le sfide di Murrayfield e dello Stade de France, all’ultima giornata, contro l’Irlanda.

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