La riforma per gli allenatori e il confronto con l’estero: intervista a Pasquale Presutti

Con il coach dei Medicei e consigliere federale abbiamo parlato del nuovo percorso di formazione per i tecnici

pasquale presutti

ph. Bess Melendez

Nello scorso dicembre, la Federazione Italiana Rugby ha ufficializzato il nuovo percorso dedicato alla formazione degli allenatori italiani. Un tema importante a cui in passato, probabilmente, non è mai stato conferito lo status che meritava nel processo di riforme adottate a livello federale, in primis nel momento in cui è stato lanciato il progetto delle Accademie. Solo il tempo ci offrirà delle risposte adeguate sull’impatto di queste nuove modifiche approvate di recente. Intanto, per capirne di più, On Rugby ha interpellato Pasquale Presutti, coach dei Medicei e al tempo stesso consigliere federale in quota tecnici.

“Il momento di evoluzione generale, in cui anche il nostro sport cambia il suo approccio, ci ha permesso di apportare delle migliorie alla preparazione dei tecnici della Federazione – ha esordito Presutti – È un progetto di formazione che prevede delle modifiche sostanziali, segnando un passaggio comunque coerente con quanto è stato sviluppato sino ad oggi”.

“I livelli erano quattro anche prima, con il quarto sempre ad invito. Ora i corsi sono scissi l’uno dall’altro. Prima bisognava avere il primo e il secondo per accedere al terzo, ora ogni corso è indirizzato a delle categorie di atleti e ragazzi ben precisi, suddivise in base all’età dell’atleta a cui ci si intende rivolgersi. Per allenare gli adulti non serve passare per i livelli precedenti”.

L’organizzazione della struttura, lo ricordiamo, è divisa infatti nel seguente modo:

– primo livello: tecnici specifici per i bambini (6-12 anni)
– secondo livello: allenatori di atleti in età adolescenziale (13-18 anni)
– terzo livello: allenatori di squadre seniores Maschili e Femminili dalla Serie C sino all’Eccellenza
– quarto livello: gestione delle Squadre Nazionali FIR o delle Franchigie di Pro14

Quest’ultimo, specifica Presutti, “è più un corso di livello manageriale, dal punto di vista tecnico il terzo livello offre un accesso alle competenze principali. Con queste modifiche ci si aspetta un a maggiore specializzazione ad ogni livello”.

Il monte ore per i corsi di secondo e terzo livello presenta una differenza notevole rispetto al quarto (40 ore contro 118). Non è un dislivello troppo pronunciato? “Le 40 ore comportano anche cose diverse. Per il secondo e il terzo livello ci sono anche dei corsi con il CONI. In precedenza i corsi erano di una settimana a Tirrenia, con un lavoro di due ore la mattina in aula e poi il pomeriggio sul campo per un totale di cinque-sei ore al giorno. Oggi, una volta acquisito il livello, si avrà la possibilità di accedere con maggiore frequenza ad una serie di aggiornamenti costanti, in grado di mantenere il tecnico al passo con la costante evoluzione del nostro sport. Il corso del quarto livello invece dura quasi un anno”.  

Il confronto con l’estero

Qualche tempo fa, Umberto Casellato e Filippo Frati avevano rilasciato due interviste a On Rugby in cui entrambi hanno dichiarato di aver acquisito gran parte delle loro conoscenze all’estero, tra Nuova Zelanda, Francia e Sudafrica. Per Presutti “sono tutte cose condivisibili. Se uno ha avuto l’opportunità di andare a collaborare fuori ben venga”. L’allenatore dei Medicei però non sembra seguire la stessa corrente esterofila dei colleghi: “Io non sarei sempre del ragionamento «gli altri sono bravi, noi capiamo poco»”.

“Questa riforma è stata fatta da persone competenti che si intendono di rugby di base come Pacini, Ascione e Di Giandomenico, con la consulenza di altri tecnici come Aboud, che vanta trascorsi di primissimo piano in questo’ambito. Poi per quanto riguarda la formazione individuale, al giorno d’oggi basta accedere a internet e si trova tutto quello che si vuole”.

Soprattutto Frati allora ha insistito sul concetto che la FIR dovrebbe incentivare gli allenatori ad andare all’estero. Incide anche la disponibilità degli allenatori, all’inizio lo si fa perché piace – esordisce Presutti – Dalle altre parti fare il tecnico è una professione, da noi sicuramente non lo è, almeno per il 90% dei casi. Personalmente sono convinto che il lavoro di Pacini e Aboud porterà delle innovazioni e mi auguro che anche da parte nostra, come tecnici, ci sia la volontà di essere sempre aggiornati”. Poi una riflessione: “Lasciami dire un’altra cosa: se uno è abituato a mangiare a casa e ogni tanto va fuori, e gli danno qualcosa di diverso, dice che è buonissimo. Poi se uno ha le opportunità… Ma è ovvio che, come Federazione, sia necessario focalizzare la formazione su ciò che è possibile gestire in modo corretto e, soprattutto, con quanto è coerente con il progetto tecnico federale nella propria globalità”.

“Io, allenando e lavorando, non ho mai avuto la fortuna di andare all’estero un mese fuori. Non è tanto semplice. Lavoriamo, ci confrontiamo, e chi ha delle conoscenze diverse perché no. Ci sono molti modi per approfondire e migliorarsi”.

Anche in questo nuovo corso, inoltre, le consulenze dall’estero non mancheranno. “Ci sono state e sicuramente ci saranno. In passato c’è stato anche un incontro aperto ai tecnici dell’Eccellenza, con l’allenatore delle Accademie irlandesi. Sono sempre venuti a fare dei corsi d’aggiornamento, sarà così in futuro. La FIR ha sempre invitato dei tecnici relativi ai lanci di gioco da fasi statiche, o prettamente su touche, mischia ordinata eccetera. Insomma, siamo pienamente consapevoli del valore degli scambi internazionali. Dovevamo migliorare qualcosa sui corsi d’aggiornamento, ma sicuramente con questa riforma ci saranno dei perfezionamenti”.

L’attenzione si sposta poi sul lavoro delle franchigie con Bradley e Crowley e sui loro impatti in realtà come Zebre e Benetton Treviso (“Evidentemente sono metodi diversi. Dipende anche dalla programmazione, sicuramente dei miglioramenti ci sono”), per poi tornare all’argomento principale. “Qualcosa sta cambiando. Dobbiamo essere più oculati nella crescita degli atleti, e formarli in modo che siano fisicamente e mentalmente preparati per accedere alle franchigie e alle nazionali. Serve più attenzione. E vedo che da questi corsi ci si aspettano grossi passi in avanti sulla preparazione del giocatore”.

 

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