Test Match 2016, tutto il meglio di Ovalia pronto a scendere in campo

Uno sguardo d’insieme allo stato di forma delle nazionali Tier One e alle prospettive per le prossime settimane

australia inghilterra test match

ph. Jason Reed/Action Images

Dopo gli antipasti targati Galles-Australia, Sudafrica-Barbarians, Giappone-Argentina e (soprattutto) Irlanda-All Blacks, anche il resto dell’élite rugbistica scende in campo per inaugurare i test match autunnali. Da Roma a Dublino, passando per Cardiff, Londra, Edimburgo e Tolosa, le capitali della palla ovale europea accendono i riflettori su una finestra internazionale che si annuncia ricca di spunti e di partite chiave per la ridefinizione delle gerarchie mondiali. Ecco come si presentano ai nastri di partenza le protagoniste delle prossime settimane.

 

All Blacks: nelle parole di Crockett e Faumuina di martedì, e in quelle di Ian Foster ieri, c’era tutta la voglia di rivalsa dei campioni del mondo dopo la battuta d’arresto patita a Chicago. E la voglia di continuare a crescere, come sottolineato dall’assistente di Steve Hansen, perché “abbiamo bisogno di novità nel modo in cui interpretiamo il gioco senza esasperare i cambiamenti entrando nel panico”. Il ko contro l’Irlanda, dunque, sembra aver chiuso un capitolo per la squadra più forte al mondo; le prime pagine del nuovo verranno scritte all’Olimpico e, secondo Foster, dovranno essere all’insegna di una minore prevedibilità palla in mano, a suo dire una delle cause della sconfitta al Soldier Field. In questo senso, un avversario come l’Italia sembrerebbe essere l’ideale per rimettersi in carreggiata in vista della rivincita in programma contro l’Irlanda a Dublino, sabato 19.
Curiosità: alla precedente sconfitta rimediata, contro l’Australia nel Rugby Championship 2015, gli All Blacks risposero con uno schiacciante 41-13 proprio contro gli stessi Wallabies. Gli Azzurri sono avvisati.

 

Inghilterra: la squadra allenata da Eddie Jones è probabilmente la più attesa dell’End of the Year Tour 2016. Dopo le nove vittorie consecutive incassate tra Sei Nazioni e Test Match, il XV della Rosa dovrà dimostrare di essere in grado di riconfermarsi anche senza alcuni punti fermi della formazione tipo studiata dal ct australiano nel corso dei scorsi mesi. Spiccano le assenze della seconda linea Itoje-Kruis, di un Haskell indemoniato nell’ultimo anno e delle ali Watson e Nowell, titolari per tutto lo scorso torneo continentale. La coperta tuttavia è sufficientemente lunga: i vari Launchbury, Lawes, Attwood e Wood (possibile ritorno di Robshaw ad openside flanker?) garantiscono qualità e sostanza in giro per il campo e nelle fasi statiche, l’ideale per proseguire sulla stessa falsariga delle partite precedenti in cui Farrell&Co. hanno avviato un percorso di crescita che punta dritto ad un solo obiettivo, ovvero la Coppa del Mondo 2019. Nel frattempo c’è un Sudafrica da battere, cosa che agli inglesi non riesce da ben dieci anni e dodici Test Match: che sia arrivato il momento giusto, considerando anche la crisi degli Springboks?

 

Australia: i Wallabies sembrano aver cambiato marcia dopo la batosta di giugno contro l’Inghilterra ed un’abulica prima parte di Rugby Championship, in cui gli aussie avevano perso quell’imprevedibilità e quell’armonia che avevano contraddistinto il percorso verso la Coppa del Mondo 2015. La vittoria contro il Galles è stato un vero e proprio trionfo per gli uomini di Michael Cheika, capaci di tagliare come burro la difesa dei Dragoni con quelle splendide combinazioni tra i trequarti che eravamo abituati a vedere negli ultimi anni. In particolare, la scelta di schierare Reece Hodge, un cavallo di razza di 191 cm per 94 kg, come primo centro  ha pagato i dividendi sperati e chissà che l’esperimento non possa essere riproposto anche contro la Scozia ad Edimburgo, dove i Wallabies dovranno confermare quanto fatto vedere al Principality di Cardiff. Proprio la linea arretrata, con la solita enorme quantità di talento, potrebbe fare la differenza nel corso di un durissimo mese (sfide anche contro Francia, Irlanda e Inghilterra), mentre nel pack cresce la coppia in seconda linea formata da Arnold e Coleman.

 

Sudafrica: quella guidata da un Allister Coetzee è senza dubbio la squadra più in crisi del lotto, sia per quanto riguarda i risultati (quattro sconfitte nelle ultime nove partite) che per il gioco non espresso nei primi mesi della sua gestione dagli Springboks. Le note vicende politiche stanno influendo senz’altro il rendimento della squadra, che inoltre ha dovuto pagare lo scotto dell’addio di senatori come Victor Matfield, Fourie du Preez, Bakkies Botha, Schalk Burger e Jean de Villiers (senza contare la mancata convocazione di un pilastro come Duane Vermeulen). La superlativa stagione dei Lions nel Super Rugby si è praticamente ritorta contro l’ex ct degli Stormers, incapace di trovare il giusto equilibrio tra i capisaldi del classico e più monotematico gioco sudafricano e quello più variegato della franchigia finalista nel campionato dell’Emisfero Sud; in particolare, l’elettrica mediana de Klerk-Jantjies si è rivelata un equivoco non da poco, tant’è che solo l’ingresso di Morné Steyn (poco spettacolo, ma tanta sostanza e sapiente uso del piede tatticamente) all’apertura ha risollevato parzialmente le sorti della squadra. A questo va aggiunto anche un ricambio generazionale farraginoso, vuoi per la poca inclinazione di Coetzee nel lanciare i giovani più interessanti (il caso di Janse van Rensburg è lampante, senza dimenticare il tallonatore Marx e du Toit), vuoi per la poca profondità che sta dimostrando il movimento. La prima sfida contro l’Inghilterra dirà molto del momento dei Boks e, soprattutto, se l’Italia avrà concrete chance di tentare un clamoroso colpo in quel di Firenze la settimana successiva.

 

Irlanda: sembra difficile capire quando si placherà l’entusiasmo scaturito dalla vittoria contro gli All Blacks, che ha ricordato al mondo le qualità e la profondità di un movimento più che mai in salute. Intanto, prima dell’attesa rivincita contro la Nuova Zelanda in programma tra dieci giorni, a Dublino arriva un avversario comodo come il Canada, utile per ricaricare le batterie in vista della resa dei conti prevista per sabato 19 e per recuperare qualche pedina importante. La vittoria contro i neozelandesi potrebbe aver sbloccato definitivamente un gruppo capace di vincere due Sei Nazioni di fila nel 2014 e nel 2015, ma anche di impantanarsi alla Coppa del Mondo nei quarti di finale al cospetto dell’Argentina.

 

Galles: la scoppola rimediata dall’Australia ha lasciato il segno tra i Dragoni e, soprattutto, tra la stampa locale, che non ha risparmiato forti critiche alle scelte del coach ad interim Rob Howley e all’intera squadra. Sabato scorso Biggar e compagni hanno cominciato a giocare sul serio soltanto al sessantesimo, quando la partita era abbondantemente compromessa e il tabellino recitava un 3-25 probabilmente anche troppo tenero con i padroni di casa. Le assenze di Faletau, Warburton e Alun-Wyn Jones hanno pesato come macigni nel gameplan e in termini di leadership, in particolare durante un primo tempo in cui i Wallabies hanno gestito a proprio piacimento i ritmi della partita, scardinando un’irriconoscibile difesa gallese. E sabato, al Principality, arriva l’Argentina: i Pumas troverebbero terreno fertile per imporre la propria fisicità in un sistema come quello attuale dei Dragoni e per anestetizzare un attacco sterile come quello messo in mostra contro l’Australia. Urgono rapidi cambiamenti, per non allungare ulteriormente una striscia di cinque sconfitte consecutive.

 

Francia: la stagione che partirà da Tolosa con il match contro Samoa ha l’aria di essere quella decisiva per il progetto di Guy Novés. I transalpini arrivano alla finestra internazionale di novembre con le solite tante incognite relative alla profondità della rosa e alla sua effettiva qualità in diversi reparti, ma se l’ex coach dello Stade Toulousain dovesse riuscire a trovare la quadratura del cerchio con il materiale a disposizione, i Bleus potrebbero dare filo da torcere anche ad Australia e All Blacks nel corso del mese. Dopo un Sei Nazioni di transizione ed un tour estivo influenzato dalla contemporaneità con i playoff di Top 14 (ma in cui è arrivata comunque una vittoria per 0-27 in Argentina), dunque, le prossime tre partite potrebbero rappresentare una reale cartina al tornasole del lavoro svolto fin qui da Noves. In terza linea potrà risultare fondamentale il rientro di Louis Picamoles.

 

Argentina: il Rugby Championship archiviato con una vittoria contro il Sudafrica ha mostrato tutti i pregi e i difetti dei Pumas, squadra tanto esaltante in alcuni frangenti del match quanto deconcentrata e poco sveglia nelle letture del gioco in altri. La costante crescita dei sudamericani non sembra essersi interrotta ma ha quantomeno subito un rallentamento, mentre il movimento continua a produrre giovani interessanti che Hourcade sta pian piano inserendo in un contesto competitivo com’era il Rugby Championship e come saranno gli imminenti Test Match. Il primo impegno sarà al Principality contro il Galles e, visto il momento dei Dragoni, non è impensabile pensare ad un match quantomeno alla pari tra le due squadre. Occhi puntati in particolare su Facundo Isa, protagonista di un 2016 superlativo che lo ha reso di fatto uno dei migliori numeri otto a livello mondiale.

 

Scozia: Australia, Argentina e Georgia segneranno il cammino della squadra di Vern Cotter nelle prossime settimane. Tre sfide dalla difficoltà decrescente, ognuna a suo modo interessante per capire il livello raggiunto dagli Highlanders (contro Wallabies e Pumas) e per confrontare una Home Nation con gli ambiziosi georgiani. Il ct neozelandese dovrà fare a meno di Nel in prima linea e di Denton in terza, ma la profondità in entrambi i reparti permetterà all’allenatore di dormire sonni piuttosto tranquilli. La pericolosità della linea dei trequarti e del triangolo allargato, invece, è ben nota: se innescati con regolarità, i vari Bennett, Taylor, Dunbar, Seymour, Maitland, Visser e – dulcis in fundo – Stuart Hogg hanno le qualità per creare seri pericoli a qualunque difesa. Quella contro l’Australia, inoltre, sarà la prima sfida diretta dopo il discusso quarto di finale della Coppa del Mondo.

 

di Daniele Pansardi

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