All Blacks, giorno 2: parola a Ian Foster

Lunga conferenza stampa dell’assistant coach. Tra Irlanda, Italia, Barrett e prevedibilità

all blacks

ph. Anthony Phelps/Action Images

Gli All Blacks continueranno imperterriti per la loro strada sabato prossimo contro l’Italia allo Stadio Olimpico. In realtà ciò che l’assistente allenatore dei trequarti Ian Foster intende dire è che nonostante sconfitta e infortuni i tutti neri non cambieranno il game plan, in una sfida che vedrà una parte dei titolari riposare contro gli Azzurri: “No, non abbiamo intenzione di modificare i nostri piani. Alla fine di una stagione con 12 Test Match, dobbiamo assicurarci di preservare i giocatori. Abbiamo delle componenti fresche in mezzo al gruppo e nonostante la sconfitta non vogliamo cambiare nulla e quindi utilizzeremo tutte le risorse della squadra allargata per affrontare il tour. E’ iniziato male, ma alla fine vogliamo essere sicuri di scendere in campo contro l’Italia con una squadra fresca e pronta a giocare”.

 

All’Olimpico vedremo quindi in campo giocatori meno utilizzati e che necessitano di esperienza internazionale: “Affrontiamo l’End of Year Tour con grande consistenza. Se portiamo dei giocatori nuovi, dobbiamo trovare il modo di farli giocare il più possibile: questo è l’unico metodo per svezzarli e in certo senso possono portare molta energia al gruppo. Allo stesso tempo, altri giocatori hanno avuto delle stagioni lunghe e quindi hanno bisogno di fermarsi”. Alcuni nomi? “Gente come Rieko Ioane che ha giocato centro con Auckland nella Mitre10Cup e ala con i Blues sicuramente entra nei piani. Noi lo preferiamo all’ala ma con due centri infortunati (Crotty e Moala, ndr), con l’arrivo di Seta Tamanivalu, Rieko diventa la nostra quarta opzione nel ruolo. Jordi Barrett invece rimane il nostro apprendista, la sua posizione all’interno della squadra non e’ cambiata”.

 

“Alla fine di tutto, si può parlare ed interpretare una sconfitta come la si vuole, ma il focus principale è per ogni giocatore di eseguire il proprio lavoro ed interpretare il proprio ruolo alla perfezione con i migliori quindici. Questo è ciò che ci aspettiamo dal leadership group: i giovani vedono e seguono il buon esempio dei giocatori più anziani. Così non è stato lo scorso sabato ma così deve essere questo weekend, altrimenti sarà un’altra dura giornata da affrontare”.

 

Uno dei maggiori problemi è stata la prevedibilità della manovra All Blacks: “Credo sia molto giusto ciò che Sir Brian Lochore (All Blacks dal 1964 al 1971, ndr) ha detto, ovvero che stiamo diventando prevedibili. Gli Irlandesi ci hanno trovato prevedibili e non siamo riusciti a fare il nostro gioco e quando avevamo la palla eravamo..beh prevedibili. Gli avversari ci hanno studiato quindi ora è il momento di essere un po’ più svegli”.

 

Una situazione difficile ma non esattamente nuova per i tutti neri: “E’ capitato anche di vincere giocando male e noi dello staff tecnico dobbiamo riconoscere che abbiamo bisogno di novità nel modo in cui interpretiamo il gioco senza esasperare i cambiamenti entrando nel panico, ma semplicemente aggiustando particolari. Non si deve mai essere arroganti e pensare che tutto vada bene. Per esempio della scorsa settimana sappiamo che non abbiamo praticamente toccato palla, e ci sono vari motivi per questo. Non solo, perché l’Irlanda si è imposta fisicamente”.
Passando a parlare dell’Italia, sulle dichiarazioni dell’assistente allenatore Giampiero De Carli sul fatto che non tutti gli All Blacks sono da prima scelta, Foster ha smorzato la polemica: “Questa è l’opinione che hanno loro. Sta a noi provare il contrario, non c’è bisogno di parlarne alla stampa. Dobbiamo solo andare in campo e fare il nostro lavoro. Nella partita contro l’Argentina gli Azzurri hanno pressato molto gli avversari e ci aspettiamo esattamente lo stesso trattamento soprattutto con la mischia e la rimessa laterale”.

“Non conosco Conor O’Shea, però avrò modo di conoscerlo giovedì sera quando siamo stati invitati dal loro staff tecnico ad una cena informale per scambiare quattro chiacchiere. Ha comunque un’ottima reputazione su come si affronta una partita. Abbiamo visto già delle cose nelle partite di giugno contro Canada, Stati Uniti e Argentina: vogliono utilizzare i punti di forza storici del rugby italiano come la mischia aggiungendo dei tasselli che potrebbero sorprenderci e a dir il vero non è una cattiva cosa per noi. Dobbiamo entrare in campo con gli occhi aperti e prendere le giuste decisioni.
Non ci sono dei giocatori in particolare che abbiamo sotto tiro, ma se guardiamo alla storia italiana tutti i giocatori dal numero uno all’otto possono impensierirci. Ero a Parigi a vedere la squadra per il Sei Nazioni ed hanno giocato molto bene. Ma poi hai gente come Campagnaro (che è infortunato, ndr) che ha un talento incredibile”.

 

Due parole Su Beauden Barrett: “Beaudy ha sempre lavorato duro, è un giocatore veloce ed intelligente ed è stato immenso negli ultimi 12 mesi. Gli obiettivi che gli abbiamo prefissato in visione All Blacks li ha eseguiti perfettamente come prendere decisioni in situazioni di enorme pressione, migliorare gli angoli di gioco nel modo in cui si posiziona come primo ricevitore. Sono piccole cose come queste su cui ha lavorato molto, non solo con noi, ma soprattutto con gli Hurricanes che lo hanno seguito molto. Credo che finalmente quest’anno riesca ad avere una visione totale di gioco che gli permette di esprimersi come tutti stanno vedendo, ma deve comunque continuare a crescere. La nomination nel Player of Year Aawards è meritata: è stato un grande anno per lui”.

 

Intano, al gruppo si sono aggiunti Broedie Retallick e Sam Whitelock. Il primo esce da una concussion e superando gli ultimi test questa settimana potrebbe essere scelto nei 23 contro l’Italia mentre per il secondo la strada è un po’ più lunga e potrebbe rientrare con l’Irlanda a Dublino.
Della sconfitta di Chicago dove gli All Blacks hanno sofferto proprio nelle rimesse laterali hanno detto: “Abbiamo visto la partita a casa domenica mattina. Da semplici spettatori senza analizzarla troppo. E’ sempre una sofferenza non poter entrare in campo, e poi vedere i tuoi compagni perdere. Però adesso stanno bene, la squadra si è ripresa e siamo già concentrati verso l’Italia”.

 

Di Melita Martorana

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