Crescita ovale: perché giocare contro i più forti è necessario

Chi afferma che l’Italia dovrebbe affrontare solo squadre del suo livello sbaglia alla grande. Ecco perché…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Alberto da Giussano 3 Dicembre 2014, 08:17

    Ottimo, tema. Ottima presentazione.
    Soprattutto per quanto riguarda gli sport di squadra è fondamentale il confronto con i piu forti che, di solito, sono:
    più forti nei fondamentali individuali
    più forti nell’organizzazione del gioco
    più forti nella forza mentale di gestione del gioco e/o risultato
    Siccome lo sport è perlo più esempio applicato di regole ideate e pensate, il vederle da “vicino” sulla propria pelle è fondamentale per la propria crescita.
    Lo stesso analogo discorso lo si ha , in forma più ridotta come impatto complessivo, quando in squadra si ha un fuoriclasse. Il suo esempio aiuta gli altri a crescere.
    Cosa , che per tornare al post seccessivo, dovrebbe fare Buscema. Visto che ha in squadra uno forte, che stia lì e impari. Sentirsi arrivati perche si è giocato al campionato mondiale junior è un gravissimo errore.

    • fantasyste 3 Dicembre 2014, 09:43

      OT: scusate ma chi è jprwilliams di rugby.it,mi sembra scrivesse anche qui?

      Ha offeso ripetutamente la prima linea del Calvisano(da Violi,a Scarsini,a Panico)nonché accusato Gavazzi di comprare le partite..vorrei dirgli solo che non sei un uomo ma uno str*nzo.

      Detto questo,ci vediamo a Calvisano ,sperando ti faccia vedere!

      • Thunderstruck 3 Dicembre 2014, 16:06

        Se non copi/incolli qui le sue testuali parole, non ci credo.
        Anzi. Non ci credo nemmeno se le copi/incolli…

      • jpr williams 3 Dicembre 2014, 16:14

        Qualcuno mi ha avvertito che sono stato gentilmente citato. Solo per questo ri-intervengo qui, prima di tornarmene da dove sono venuto.
        Senza alcuna acrimonia ti inviterei a rileggere con calma i miei post a cui ti riferisci. Potresti notare che quelle sui furti di Gavazzi sono in realtà battute volte a prendere in giro proprio i complottisti (che qui abbondano e sono fra i motivi per cui ho abbandonato questo blog) e che, con l’abolizione del termine “Gavazzi” non saprebbero più di che parlare. Su Scarsini ho detto che non appare all’altezza (inteso rispetto a Lovotti), su Panico che è fortissimo in campo aperto, ma meno affidabile in mischia chiusa, su Billy Violi che sembra involuto rispetto al promettentissimo pilone dello scorso anno (ho citato la sua strepitosa prestazione al Battaglini). Francamente se questi ti sembrano insulti non oso pensare a come definiresti il termine scatologico che usi per definirmi. Sono convinto che hai equivocato le mie parole o, forse, mi sono espresso male io.
        Se vuoi proseguire in tutta serenità la discussione ti invito a seguirmi su rugby.it: li ci sono i messaggi privati e sarei lieto di chiarirti cosa intendevo dire. Ma ti pare che io, che tifo Calvisano e lo seguo da anni, possa insultare i miei giocatori e parlare seriamente di Gavazzi come di un criminale? Rileggi con calma, sono certo che hai frainteso. Detto senza acrimonia nè risentimento: credo che se rileggerai sarai tu stesso a ritirare l’inutile insulto. Se vuoi che ci vediamo a Calvisano spero sia per berci una birra e vederci insieme la partita: non riesco ad immaginare altri motivi per incontrare qualcuno allo stadio.
        Passo e chiudo.

        • Thunderstruck 3 Dicembre 2014, 17:13

          Carissimo. A qualcuno qui manchi (due o tre, eh! Non montarti la testa… E forse ne ho messi un paio di troppo. Quello di essere in costante sottonumero è il Ns karma… 😉 )
          “Di là” (anche “di là”…) ci sarei pure io, se solo chi di dovere avesse avuto la decenza di considerare le mie pluririchieste. Pace e amen).
          Ne approfitto x due noticine riguardanti una splendida mora ed un’ancor più goduriosa “bionda”: la prima, x scusarmi fin d’ora se la mia adorabile amica Mami ti ha importunato oltremodo alla Guizza 😀 e la seconda x dirti che ho troppo rispetto x una birra perchè tu la condivida (e quindi la sprechi ignominiosamente) con chi, palesemente, è atto a sputtanare (v.s.)
          Ad maiora 😉
          OT chiuso.

        • San Isidro 4 Dicembre 2014, 03:42

          @jpr, torna su questo sito!!!!!

    • sentenza 3 Dicembre 2014, 18:59

      Rispondo al post iniziale di AdG (e a quelli che la pensano uguale), scusate ma non ci siamo assolutamente con l’assunto che giocando contro i più bravi si migliora automaticamente. Lo dimostrano i risultati del rugby italiano degli ultimi 15 anni (o anche di sempre). E non solo quello italiano. Poi dovete spiegarmi come fanno i più forti a restare più forti se giocano sempre contro i più deboli. Visto che l’articolo afferma che è molto facile giocare male contro un avversario più debole e bene contro uno più forte. Domanda: quindi è il più debole che gioca meglio o il più forte che gioca peggio? Nel secondo caso forse sarebbero i più forti a non voler giocare coi più deboli. Questo non significa che non si debba mai giocare contro anche quelli molto più forti. Ma da li a pensare che questo milgliori il livello del più debole ce ne passa assai.

      • Alberto da Giussano 4 Dicembre 2014, 14:06

        Il tema, è un assunto pedagocico-sperimentale ormai assodato. Dimentica per un attimo il rugby.
        Se tu giocassi a calcio preferiresti allenarti con Messi o con Giggi Menga del Roncade?
        Per quale motivo i record dell’atletica e del nuoto vengono battuti alle olimpiadi e non nei meeting?
        Perchè lo sport è la sommatoria di volontà-tecnica-adrenalina che nel confronto con i migliori produce i suoi massimi effetti.
        Affrontare gli all black produce per un rugbista Italiano una scarica adrenalitica difficilmente ottenibile in altre situazioni.
        Affrontando i migliori, quelli che tu ritieni essere i migiori, generi una situazione ambientale in cui le tue conoscenze tecniche trovano il terreno di cultura ottimale per svilupparsi.

        • sentenza 4 Dicembre 2014, 15:52

          Allenarsi è già una cosa diversa. Ma forse non bisogna tanto allenarsi “con” ma “come” i più forti. Ripeto, questi come hanno fatto a diventare più forti? Come lo restano, se giocano sempre contro i più deboli? Assodato sperimentalmente da chi dove quando? Di assodato sperimentalmente c’è proprio il contrario: che non si diventa più forti giocando coi più forti, lo dimostra il rugby italiano in tutte le sue forme. Anzi semmai sempre guardando al rugby italico si dovrebbe dedurre il contrario: che i più forti, gli stranieri presunti tali ingaggiati in italia che imbrocchiscono di colpo, peggiorano giocando coi più deboli (noi). Evidentemente è proprio vero il detto “chi va con lo zoppo..”, e non esiste il detto contrario “lo zoppo che va col sano cammina dritto”. E se fosse una cosa che riguarda solo l’italia (ma non credo) forse bisognerebbe adeguare il famoso detto da “italiani no buoni per rugby” al semplice “Italia no buona per rugby”. Per verificare se è proprio un problema “ambientale” basterebbe fare la controprova e far crescere i bambini italiani all’estero, Francia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, e vedere cosa cambia.

  2. Stefo 3 Dicembre 2014, 09:10

    Pur condividendo la linea generale del pezzo trovo l’articolo un po’ troppo categorico nella posizione. L’ Italia tra 6N e TM gioca 11 partite all’anno, avere magari un paio di partite (una a giugno ed una a novembre) contro avversari meno impegnativi consentirebbe ad un CT di avere un po’ piu’ di spazio per provare magari qualche giovane per prima cosa, e potrebbe essere comunque una boccata di ossgeno in termini di risultati…un paio di TM all’anno contro avversari piu’ abbordabili non credo sarebbero per nulla una rovina o una zavorra per la Nazionale.
    Non sono neanche molto convinto che allenandosi 1 volta al mese con le celtiche si innalzerebbe di molto il livello dell’Eccellenza, un allenamento una volta ogni tanto cambia poco, il livello e’ differente perche’ prima di tutto si gioca a ritmi ed intensita’ superiori, per fare quello serve un allenamento costante ad un certo livello che un allenamento al mese non sarebbe…nel caso sarebbero molto piu’ utili Accademie nelle celtiche, quindi ragazzi che si allenano a quel livello con continuita’, e interscambio celtiche-Eccellenza piu’ fluido, in maniera da mandare settimanalmente un certo numero di atleti allenai e preparati per la CL in Eccellenza.

    • berton gianni 3 Dicembre 2014, 09:24

      Ecco,
      Finito di scrivere negli altri topic, leggo l’assunto di Stefo e lo ringrazio perché stavo per esprimere gli stessi concetti.
      Stefo, grazie per la fatica risparmiata.
      Anche perché tu lo esterni con molta più chiarezza/bravura.
      Cavolo, se tu avessi le tette…altro che mandarti OP : sarei già a Leinster !

      • giomarch 3 Dicembre 2014, 09:58

        In linea di principio sono daccordo, specie sulle mammelle irish..
        Nel tour pacifico tuttavia abbiamo perso con l’abbordabile isolana e con il giappone..
        Quoto in pieno invece il discorso accademie/celtiche, non avremo 20enni che si credono carter perche’ gli manca il confronto costante con l’alto livello e mal sopportano la concorrenza interna, cosa che nelle accademie attuali probabilmente manca…
        Non so voi ma a me gli asterischi nelle formazioni creano acidita’..

      • try 3 Dicembre 2014, 10:01

        attento che per avere le tette non serve molto, è il resto che è più complicato.
        Non credo che se Stefo avesse le tette e sotto il resto ti andrebbe bene comunque.
        ….oppure si…
        Anzi, mi sa che devo stare attento io a quello che scrivo, che al giorno d’oggi è un attimo che ti d’anno dell’omofobo…

        • berton gianni 3 Dicembre 2014, 10:04

          Ciao Try.
          Tranquillo, non sono un…ragazzo moderno !!
          Sono ancora all’antica 🙂
          Come cantava Zucchero : non cammino dall’altra parte della strada ! 🙂

  3. Francesco.Strano 3 Dicembre 2014, 09:38

    Si migliora se le partite si vincono….Non solo giocando e perdendoci sempre!!!!!

    • Alberto da Giussano 3 Dicembre 2014, 09:43

      Quando si vince si acquisisce autostima ma non è detto che ci sia miglioramento tecnico. Comunque anche l’autostima è un importante elemento di miglioramento della personalità.

  4. Thunderstruck 3 Dicembre 2014, 09:53

    Personalmente, portando non solo l’esempio dell’Italia ma anche quello di Galles, Inghilterra e Rovigo (e ce ne sarebbero tanti altri) non credo che la “crescita” derivi automaticamente d’amblè dal fatto che si giochi contro un top team, ma dagli stimoli adrenalinici che essa porta con se, soprattutto a chi non ha nulla da perdere.
    Ovvio che il rischio di esser tecnicamente/fisicamente travolti esiste ma spesso la figuraccia la rischia più la squadra da cui ci si aspetta un monologo che dalla potenziale vittima sacrificale.
    L’Italia è la squadra in questo senso umorale per antonomasia. Normale che trovi più stimoli giocando contro i fenomeni sudafricani che contro samoani, figiani o giapponesi in cui dovrebbe dimostrare di “fare la partita” ed invece cede, soprattutto di testa. Decuplicano forze, aggressività, lucidità nelle fasi collettive e singole, applicazione, disciplina… Il parossistico desiderio di dimostrare e dimostrarsi di essere all’altezza può portare a prestazioni (e quindi risultati) oltre standard normali e quindi a non essere dei parametri attendibili.
    Detto ciò, per crescere è sempre bene testarsi con veri livelli di valori. Una sconfitta onorevolissima non è mai una vittoria, ma servono entrambe per fiducia e autostima. Esser forti di testa dà l’autoconsapevolezza di stare su alti livelli e se ci si abitua a stare su alti livelli, le scoppole diventano un’eccezione e non più una normalità.

    • fabrio13H 3 Dicembre 2014, 16:26

      Concettualmente quoto ma mi è risulta curioso il fatto che molti appassionati di una nazione dove il rugby union è giocato in una parte del territorio e molto spesso a pois, con ampie zone dove di rugby union se ne sa quanto in Finlandia, per non parlare degli altri codici, e dove le squadre del secondo e terzo livello dei campionati domestici prendono giocatori formatisi in altri paesi per ricoprire i ruoli principali in compagini che potrebbero forse competere con quelle più forti del rugby moldavo e ucraino, ebbene in cotal Paese ci si permetta di parlare di “far la partita” contro nazionali di Paesi del Pacifico dove il rugby è vita quotidiana e non solo nel codice union. Certo, la forza del movimento e quella della nazionale assoluta possono essere due cose diverse (soprattutto quando fa comodo) ma parliamo allora di nazionali e di tattica. L’ultima volta che abbiamo battuto Fiji, un anno fa, quelli hanno fatto la partita molto intelligentemente, quando qui si continua parlare della loro forza fisica, e abbiamo vinto grazie alla loro indisciplina che gli è costata 5 gialli a uno, se ben ricordo e a qualche sprazzo individuale e fisico (l’esatto contrario dei luoghi comuni) dei nostri che alla fine hanno resistito alla disperata in mischia, tirando fuori quello che peraltro è da sempre l’unica situazione di gioco in cui il nostro rugby ha saputo finora essere, con una certa continuità, ad altissimo livello: quella della mischia e in particolare delle prime linee, il ruolo dove più conta la forza fisica. Curioso per il popolo dei grandi inventori ! Vogliamo andare a vedere il resoconto storico dei nostri incontri con Samoa e Fiji ? Ma tanto qualcuno dirà che…che….e che…

      • Thunderstruck 3 Dicembre 2014, 17:30

        Concettualmente ti quoto anch’io ma forse si è equivocato quel mio frammento di frase. La mia miglior spiegazione la estrapolerei comunque da ciò che dici poi nella seconda parte del commento, ricordando correttamente l’unica peculiarità di massima della Nazionale azzurra. E dato che di sola mischia non si vince, quando ci si trova davanti 15 esseri umani (seppur “Pacifici”) e non 15 extraterrestri tocca anche mostrare, palla in mano, che cosa si sa fare. Magari anche, a tratti, imponendosi manovrando. Da lì, quel “far la partita”.

  5. gian 3 Dicembre 2014, 11:23

    su molti concetti sono d’accordo, su altri meno, lasciando perdere gli A(lieni)Bs, è vero che una squadra inferiore tende a portarti in confusione più che una del tuo livello o superiore, ma questo vale anche per le altre, invece chi gioca contro di noi, se non siamo in forma, ce ne rifila 40; la squadra forte è tale se vince di 100, se ne ha la forza, quando può, fine dei discorsi; a noi fa sicuramente bene giocare con le prime 10/15 del ranking, forse ci potremmo concentrare più su quelle dalla posizione dalla 10 in giù e lasciare perdere le altre, escluso 6N, o non più di una a serie, ma fino a quando non sapremo vincere senza far prigionieri le partite che possiamo vincere, inutile fare questi discorsi

  6. Dagoberto 3 Dicembre 2014, 11:41

    Tema complicatissomo, da non sottovalutare affatto, ne cercare di sintetizzare.
    Intanto, nella competizione individuale ogni essere umano può reagire diversamente. C’è l’atleta che per dare il massimo ha bisogno di essere messo sempre sotto pressione, anche maltrattato per alimentare il suo istintivo senso di rivalsa verso le ingiustizie, stimolandolo sempre con sfide impossibili, e c’è l’atleta che ha bisogno di maggiore rassicurazione, necessita di consolidare le propre forze e solo se convinto di essere aprezzato dal suo entourage sa dare il massimo. In un gioco di squadra questi aspetti si mischiano inevitabilmente fornendo un cocktail di difficile comprensione e gestione. Un famoso e vincente allenatore di tennis, tecnico anche della nazionale universitaria USA, racconta in un suo manuale come per alcuni suo giovani atleti promettenti, ma mentalmente ancora un po’ troppo fragili, programmasse un percorso di sfide scegliendo appositamente atleti meno forti di loro presentandoli, però, come giocatori di pari livello. In questo modo i successi colti dagli atleti allenati permetteva loro la maturazione di maggiore sicurezza sui loro colpi migliori e pieno convincimento delle loro possibilità di performance, permettendo loro di giocare sucessivamente con più consapevolezza anche con giocatori più forti. Chiaro è che non esistono metodi infallibili ed il lavoro di un tecnico che allena un atleta è tutt’altro che semplice, figuriamoci quando da allenare ci sia un gruppo di 15 persone diverse. Il sentimento dopo una sconfitta con una grande squadra come il Sud Africa può, apparentemente, essere meglio digerito se si sia giocata una partita alla pari per almeno 70′, ma potrebbe anche consolidare un senso d’impotenza, l’idea che comunque ci si sforzi, alla fine, all’80°, basti una loro meta per perdere l’icontro. L’altra faccia della medaglia è una vittoria con Samoa, forse più scontata (anche se nel ranking l’Italia e sopra di loro) e, quindi, meno entusiasmante, ma al tempo stesso utile a consolidare il sentiment vincente, l’idea che si sia capaci di vincere. Personalmente, credo che nella parola magica con la quale si fece conoscere l’attuale CT Brunel ci sia molta verità: équilibre.

    • fabrio13H 3 Dicembre 2014, 16:05

      … il termine “scontata”, seppur in paragone ad altri avversari, per una vittoria rugbystica con Samoa, mi pare molto azzardato. Per dirne solo una, e non la principale, non sono i loro dirigenti che vengono in Italia a cercare italiani da far giocare nei loro campionati e nelle loro nazionali ma è l’esatto contrario e non sono gli italiani che vengono cercati dai club neozelandesi e australiani ma i samoani.

      • Dagoberto 3 Dicembre 2014, 17:48

        intendevo solo dire che delle 3 sfide sulla carta appariva come la più abbordabile, ho anche precisato che è davanti all’Italia nel ranking. Tra l’altro il rugby isolano non l’ho citato tra quello che fa scuola solo per la più modesta articolazione del loro sistema formativo, ma non intendevo certo non riconoscere il loro giusto valore internazionale, ci mancherebbe.

  7. jazztrain 3 Dicembre 2014, 12:23

    E’ sempre meglio giocare contro i più forti se si vuole migliorare, questo vale in tutti gli sport, compresi gli scacchi.

    • Dagoberto 3 Dicembre 2014, 12:29

      oppure si impara a perdere mantenedo un bel sorriso, tanto si è giocato con il più forte 😉

  8. Katmandu 3 Dicembre 2014, 12:39

    Diciamo che si migliora se si gioca con quelli un gradino superiore, non se si prendono giocatori inadeguati e li si mandano contro gli AB, per questo il livello celtic league é necessario per avere un raccordo tra nazionale e eccellenza, purtroppo manca un raccordo più forte tra la CL e il campionato, come fanno ad esempio le altre celtiche o le inglesi mandando i giovini non convocati nel domestic

  9. parega 3 Dicembre 2014, 13:11

    invece di partire dall’alto a dire che si migliora se si gioca con la nazionale contro questo o quello
    direi che la cosa piu’ importante che serve per migliorare seno’ non si arriva a niente e’ migliorare la qualita’ DEGL’ALLENATORI DEI SETTORI GIOVANILI
    ma perche’ non se ne parla mai ? lo dico anche alla redazione..perche’ non andate in giro a vedere la tristezza di molti staff tecnici nei settori giovanili di tante societa’ ? ci si renderebbe contro che la maggior parte di societa’ fa’ affidamento a persone che hanno tempo piu’ che pensare alla qualita’ perche’ con i soldi a disposizione che hanno non possono fare altrimenti, e , c’e’ solo che da ringraziare quelle persone che si prodigrano pur non essendo allenatori e molte volte non conoscendo neanche il rugby
    tutto qua’
    non se ne parla mai…solo la nazionale le celtiche…fate articoli sullo stado dei settori giovanili ….E CHE LA FIR SI SVEGLI DAL SONNO DEL BEATO che sta’ facendo

    • WinstonSmith 3 Dicembre 2014, 18:34

      d’accordo, più che d’accordo, d’accordissimo.
      o ci si mette davvero in testa che per migliorare bisogna partire dalla base, ossia dalle società e dai ragazzi U10 U12 U14 U16, o il nostro movimento riuscirà mai a migliorare

      • parega 3 Dicembre 2014, 23:42

        sarebbe bello se la redazione di onrugby facesse un tour fra le squadre di serie A o anche di B per vedere il livello dei settori giovanili
        ne sentiremmo delle belle ne sono sicuro

  10. soa 3 Dicembre 2014, 13:14

    Più che la partita con Cardiff, a Rovigo ha giovato quella con i London Irish dove i giocatori hanno capito il livello di difficoltà e l’intensità che serve a quei livelli. Da quell’esperienza, abituatisi un po’ al differente e ben più alto livello, sono riusciti ad esprimere una buona prestazione contro Cardiff.

  11. Danthegun 3 Dicembre 2014, 14:18

    L’argomento è interessante e mi è capitato di ragionarci sopra parecchie volte.
    La mia personale visione è che tutte le partite sono importanti.
    Giocare con i migliori ti permettere di confrontarti con un livello superiore a cui tendere, ti permette di dare il meglio di te per non sfigurare.
    Giocare con le squadre più deboli ti permettere di vincere, ritrovare il morale, prendere confidenza, sperimentare, osare…
    Ci sono poi le partite da giocare con le squadre al proprio livello che dovrebbero essere quelle da preparare al meglio e che possono fare la differenza.
    Detto questo credo che sia necessario organizzare i test match proprio contemplando questi criteri.
    Obbligatoria è una partita con una delle 3 big (Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa); servirebbe una partita con una squadra inferiore a noi (Giappone, Usa, Canada, la vincitrice del 6 nazioni B). Aggiungerei poi di default una partita con Argentina e con una isolana. Passerei sicuramente i test match da 3 a 4 come stanno facendo molte squadre anche per fare più turnover nelle formazioni.
    Inoltre potrebbe essere interessante organizzare più partite con squadre ad inviti (Lions, Barbarians, ecc.), con clubs o con selezioni all’interno della stessa nazionale (probables vs possible) o all’interno dello stesso campionato (tipo all star game NBA).

  12. fabrio13H 3 Dicembre 2014, 15:57

    Giocare contro i più forti è necessario ma lo è altrettanto giocare contro chi è più debole in misura non spropositata (diciamo fino al 20-25 del ranking). Se giocare con i primi ti fa imparare a livello tecnico e ti abitua ad alti ritmi, giocare con i secondi ti abitua a cercare le soluzioni vincenti quando e come serve. Se giochi solo con chi ti dà grandi bastonate, guadagni in ciò che si è detto ma perdi i meccanismi indispensabili per vincere.

  13. fabrio13H 3 Dicembre 2014, 15:59

    ..o diciamo così: “Se giochi solo con chi ti dà grandi bastonate, guadagni in ciò che si è detto ma perdi una serie di meccanismi molto utili e spesso indispensabili per vincere.”

  14. carlo s 3 Dicembre 2014, 18:15

    Il rugby ha le sue peculiarità.
    Lo sappiamo.
    La nazionale di rugby da quando è entrata a far parte del 6n ha giocato quasi esclusivamente con nazionali molto più forti e strutturate, ciò ha portato dopo le prime imbarcare storiche a sviluppare un gioco difensivo. La stessa cosa potremo dire anche per l’esperienza nel pro12.
    Ora vi troviamo una nazionale e dei club che non sono in grado di sviluppare il gioco offensivo.
    Probabilmente la ragione sta proprio qui. Si va in campo per difendere e non per attaccare. Ecco perché ci troviamo una squadra che non sa vincere e che non ha sviluppato un gioco offensivo. Giocare con squadre del ns. ranking vi consentirebbe di provare a cambiare il ns modo di giocare.

  15. Snake Charmer 4 Dicembre 2014, 09:04

    Mi hanno detto che l’invito di adesione e il relativo programma è stato mandato a tutte le società di Emilia, Lombardia, Piemonte e Liguria, non a quelle del Veneto. Confermate?

  16. Gigi da Dolo – Ve 4 Dicembre 2014, 09:31

    Ho sempre detto che giocare contro le prime 3 del ranking è inutile.
    Mi spiego meglio.
    Non conviene giocare solo sempre con le prime della classe, è bene confrontarsi anche con loro, ma negli ultimi anni ci si è confrontati quasi sempre solo con loro.
    Questo per me è sbagliato

  17. giobart 4 Dicembre 2014, 13:38

    C’è sempre da imparare dai più forti, ed è anche più stimolante giocare con chi, probabilmente, si crede più forte di te, andiamo avanti così e prima o poi qualcosa di grande avviene!

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