Crescita ovale: perché giocare contro i più forti è necessario

Chi afferma che l’Italia dovrebbe affrontare solo squadre del suo livello sbaglia alla grande. Ecco perché…

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

E’ più facile vincere contro Samoa o il Sudafrica? La risposta è abbastanza ovvia. Tra una squadra forte e una nettamente meno forte è più facile riuscire a battere quest’ultima. Ma quando oltre al risultato finale contano il gioco espresso e l’altezza della testa quando si esce dal campo, allora le cose cambiano drasticamente. E’ più facile esprimere buon gioco e uscire a testa alta contro Samoa o contro il Sudafrica? Al contrario di prima, la risposta non è per nulla scontata. E chi sostiene che l’Italia debba giocare contro squadre appena sopra o sotto la sua posizione nel ranking, sbaglia proprio questa risposta.

 

Chiunque abbiamo mai giocato o allenato sa perfettamente quanto sia facile giocare male una partita pienamente alla portata e viceversa comportarsi egregiamente contro un avversario nettamente superiore. La questione è sia tecnico-tattica che mentale. Una squadra che fa confusione, che non mette chiaramente in mostra il proprio game plane sia offensivo che difensivo non per merito ma per lacuna, inevitabilmente tende a trascinare nella propria confusione il quindici avversario. E per quanto l’espressione “non adattiamoci al loro livello” possa essere gridata dalla panchina, la partita si mantiene su ritmi e binari di basso livello. Dal punto di vista dell’approccio mentale poi è più facile prepararsi sapendo che si va ad affrontare un avversario di livello superiore. Ad Ascoli abbiamo vinto non giocando alla grande, a Padova abbiamo perso checché se ne dica a testa alta. Quale delle due partite ha dato segnali più incoraggianti? Senza dubbio la seconda. Poi certo, il top sarebbe mettere contro l’avversario più debole la stessa intensità e concentrazione dimostrati contro il più forte, ma questa cosa è parecchio difficile, a meno che tu non abbia la maglia tuttanera. E difatti i fuoriclasse sono coloro che eseguono perfettamente le cose più semplici, come il musicista migliore suona al massimo delle sue capacità la scala più basilare. Bravi tutti a giocare bene contro il Sudafrica, verrebbe un po’ paradossalmente da dire…

 

Ne sanno qualcosa anche Galles e Inghilterra. I Dragoni hanno giocato un pessimo match contro le Fiji, salvo poi restare in partita fino a dieci dal termine con gli All Blacks e battere il Sudafrica due settimane più tardi. All’Inghilterra non è andata diversamente: brutta vittoria contro Samoa e infine vittoria certamente più convincente contro l’Australia.
Ma cosa ne sarebbe dell’Italia se veramente smettessimo di giocare contro le migliori del mondo? Proviamo a pensare alle ripercussioni nefaste che si avrebbero anche solo sul piano del gioco, senza scomodare l’attrazione per media e sponsor e non ultimo lo spettacolo per i tifosi, sempre che non si voglia sostenere che Italia-Georgia è la stessa cosa di Italia-Sudafrica. Ma solo una persona prevenuta nei confronti dell’Italrugby potrebbe affermarlo. E ponendo la domanda ad un gradino più basso, quanto è cresciuta Rovigo negli ottanta minuti giocati a testa più che alta contro Cardiff? Probabilmente più che nei quasi 500 giocati fino ad oggi in Eccellenza. La crescita, singolare-per reparto-collettiva, passa necessariamente dal confronto/scontro con i più forti.
Infine, per alzare il livello dell’Eccellenza si potrebbe iniziare da un piccolo ma significativo passo: perché a turno, per almeno un giorno al mese ciascuno i quattro club veneti non fanno mezza giornata di allenamento a Monigo, e lo stesso le Zebre con Viadana e Calvisano?

 

Di Roberto Avesani

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