È iniziato il processo che vede l’ex pilone testimone chiave e al centro delle accuse finiscono i fisici dei rugbisti moderni. È la strada giusta?
Il processo che vede coinvolto il grande accusatore del rugby francese Bénézech è iniziato, e c’è da scommettere che le pesantissime accuse lanciate contro l’utilizzo di sostanze dopanti da parte di giocatori francesi solleveranno nei prossimi giorni una discreta dose di polvere. I nomi tirati in ballo dall’ex pilone e presi ad esempio di trasformazioni fisiche e talvolta somatiche nel corso della carriera sono importanti e di primissimo livello (Thierry Dusautoir, Nicolas Mas, Frédéric Michalak, Benjamin Kayser, William Servat e Wesley Fofana). Resta da capire, e questo sarà compito della giustizia penale e sportiva, se si sia trattato o meno di violazioni in materia di doping.
Partendo dal presupposto che dovunque ci sia uno sport qualcuno disposto ad imbrogliare pur di far meglio lo si trovi quasi sempre, dal livello più basso fino a quello più alto, resta il fatto che una seria e capillare lotta al doping andrebbe si condotta, ma non attraverso dichiarazioni che, se non supportate da basi e prove concrete, rischiano di alimentare solamente il sensazionalismo dei titoli e non il reale debellare del fenomeno. E tutto questo al di là delle dichiarazioni di Bénézech, che se non documentate rischiano però di ricadere nel primo insieme.
Entrando invece nella sostanza, l’ultimo j’accuse di Bénézech è stato diretto alle “alterazioni” fisiche dei giocatori sopra citati. Non ci vuole tanta fantasia a immaginare a cosa egli si riferisca, e basta pensare a certi giovanissimi atleti delle nazionali (non per forza sudafricani, anche se gli esempi Springboks non mancano di certo) per capire quanto l’aspetto della fisicità e della massa muscolare abbia assunto un ruolo di primo piano, se non addirittura fondamentale, nella formazione dei campioni del domani. A qualunque livello aumentano le sedute in palestra, le abilità fisiche e motorie dei primi cinque del pack hanno raggiunto livelli impensabili fino a poco tempo fa, e di conseguenza è verosimilmente aumentato il consumo di prodotti che aiutano ad acquisire massa, a bruciare grassi e a recuperare più velocemente. Il confine tra tutto questo mondo di integratori e simili, e quello del doping vero e proprio, è talvolta molto sottile, ma è bene capire quali siano i limiti esatti. Partendo dal presupposto che è lecito non tutto ciò che fa bene ma tutto ciò che non è espressamente vietato, è difficile capire quando l’utilizzo di una sostanza rientri nel consumo di integratori e quando in quello di sostanze dopanti. Se mai ai ragazzi che abusano di queste sostanze bisognerebbe spiegare lo stress a cui esse sottopongono reni e fegato, e gli effetti deleteri che si possono causare nel lungo periodo.
Ciò detto, ben vengano inasprimenti dei controlli e tutto quanto possa aiutare a rendere il rugby uno sport più pulito. Ma finché la coscienza sportiva collettiva continuerà a ritenersi appagata per due o tre casi eclatanti di ciclisti sospesi, non si farà tanta strada in avanti nelle altre discipline.
UPDATE: E’ già arrivata la risposta di Clermont all’accusa di Bénézech dei venti chili presi dalla seconda linea Jedrasiak. In una nota rilasciata dal club gialloblù si legge: “Jedrasiak nel periodo citato ha preso quattro chili, calcolati dal programma di allenamento in preparazione alla stagione ed eseguendo esercizi mirati”. Si legge inoltre che i cambiamenti fisiologici sono dovuti al normale processo di crescita del giovane giocatore.
Di Roberto Avesani
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