Una giornata particolare, tra notizie attese e dichiarazioni inaspettate che aprono scenari nuovi sul nostro movimento
Convocazioni per il Sei Nazioni e futuro (?) celtico, una lunga giornata di rugby italiano
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Ora mettiamo che invece di 3 milioni ce ne chiedano 1. Il vero discrimine nuovo sono i soldi da buttare nelle Zebre e sulla questione Zebre-Aironi Gavazzi non può tirarsi indietro perché è stato parte pesante di quel percorso che ha portato a far morire una realtà privata per far nascere la franchigia federale. Si doveva fare di tutto per salvaguardare non solo il progetto ma per tenersi stretti quei pochi investitori privati che già c’erano.
Poi: a me pare veramente pazzesco che una federazione che porta a casa sponsor come Adidas, Glen Grant, Cariparma, Peugeot non riesca ad associare il brand nazionale con quello delle Zebre per fare un discorso, anche commerciale comune. Certo se poi offri una realtà non metropolitana, dove ci sono 300 spettatori e risultati sportivi che ora iniziano appena ad arrivare l’appeal non è propriamente esaltante,
Finalmente si comincia a capire che gli Aironi sono stati abbattuti per volontà politica ed è stato un errore enorme.
M. per quanto riguarda gli sponsors ti ricordo che prima della nazionale Adidas e Glen Grant avevano sottoscritto contratti di sponsorizzazione con gli Aironi, che nei mille difetti che avevano però c’è da riconoscere che sotto l’aspetto marketing erano partiti col piede giusto.
Fermo restando che anche Melegari & C. errori nella gestione della vicenda ne hanno fatti, però Dondi-Saccà-Gavazzi e ci metto pure Checchinato ed alcuni senatori degli Aironi hanno giocato una partita sporca e oggi piango.
Magari inizi a convincerti che gli aironi sono finiti per volontá politica. In realtá se gli aironi avesse portato I soldi che si erano impegnati a portare come da bando, o anche un mln in meno, invece che la meta’, più richiesta di debiti, la squadra sarebbe rimasta giustamente a viadana ancora per un pò.
Ci sarebbe stato anche un altro modo per tenerla a viadana. I tifosi andavano da melegari, gli dicevano di fare lo sponsor, che più non poteva permettersi, mettere l’ego da parte, tenere la squadra a viadana che investimenti, passione ed amore della cittá andavano salvati e li meritavano.
Però effettivamente meglio non pensarci, e credere che è tutta questione politica.
gsp in parte hai ragione ed infatti io ho scritto che Melegari & C. hanno fatto degli errori di gestione della vicenda.
Ma tutto era risolvibile in modo diverso se si avesse avuto la volontà di farlo, ma questa volontà è stata osteggiata da una parte della FIR (Saccà in primis), da alcuni personaggi (Cecchinato per esempio), ma purtroppo anche da alcuni giocatori che si erano visti ridimensionare i contratti faraonici ad un valore equo e di mercato reale (Bortolami, Ongaro, Perugi, ecc…), giocatori, se pur ancora validi, che con la nuova realtà hanno allungato contratti faronici e carriera.
Tutto il resto sono parole
inutile piangere sul latte versato!
H2O passata non macina +
alla fine sulla vicenda Fir Aironi tutti si sono arroccati sulle loro posizioni senza il coraggio di fare un passo indietro e venirsi incontro per il bene di una squadra che piano piano si stava radicando nel territorio….
ma ormai è tardi e possiamo solo guardare avanti…..
Anche volendo guardare a realtà metropolitane più appetibili per investitori privati, sponsor e gli stessi avversari celtici, c’è da tener presente le difficoltà oggettive: a Milano la “questione-Vigorelli” è più che mai in alto mare, a Roma il Flaminio è ormai in disarmo. Recentemente c’era stata la proposta esplorativa di giocare una partita delle Zebre a Genova, vedremo.
Ma quello delle realtà metropolitane è l’ennesimo bluff, dato che senza una presenza territoriale sentita del territorio stesso come base di partenza l’effetto sarebbe lo stesso di Parma: stadio vuoto.
A Treviso e prima con gli Aironi a Viadana comunque una presenza minima 3/4.000 persone c’era, perchè erano integrati nel tessuto sociale.
Il discorso della realtà metropolitana può valere se fai una super squadra che fa grandi risultati e con un’organizzazione perfetta tipo calcio, ma mi chiedo chi mette i soldi?
Non so Maz. Io vivo a Milano e credo che una realtà di alto livello quei numeri li potrebbe fare. Certo deve vincere un po’, altrimenti tutto crolla
Paolo stai dicendo la stessa cosa.
“Realtà di alto livello” che non sono nè le Zebre nè la Benetton attuali con 6/7 milioni di budget.
Per fare una squadra di alto livello ci vuole almeno il tripo dell’attualle budget, strutture professionistiche adeguate (centro sportivo, stadio, marketing, ecc…) e molto probabilmente per i primi 5 anni nessun vincolo dalla FIR sugli stranieri.
Se si fa questo allora MILANO più di ROMA andrebbe benissimo e sarebbe la scelta perfetta.
Diversamente bisogna puntare più in basso con umiltà
Paolo, si può pensare tutto e il contrario di tutto. I fatti e la storia dicono che a Milano il grande rugby c’è stato, e pure una bella spinta mediatica che al tempo lo trasmettevano nei palinsesti del suo padrone, e c’era pure una tradizione importante, quella degli Amatori. Io ci andavo, da Parma e a volte sentivo dalla tribuna Giovanelli che parlava negli spogliatoi, dalla folla che c’era sugli spalti. A Padova, Treviso, L’Aquila, anche a Calvisano e Viadana di gente ce n’era incomparabilmente di più. Poi possiamo continuare a raccontarcela, 60 milioni, 60000 all’Olimpico, e così via.
se per questo il grande rugby c’è stato/c’è pure a Roma…e concordo con Paolo sul fatto che i numeri in una grande realtà metropolitana alla fine ci sarebbero…
Aggiungo: forse una valutazione sulla celtic va fatta su un periodo un po’ più
lungo dei 4 anni e cercando di capire come sarà la Celtic domani e se il lavoro di rivoluzione sul settore giovanile ha senso: non si può guardare solo un’ aspetto dell’insieme.
Quello è il vero punto di domanda attuale. La nostra questione, riguardante la tassa annuale d’iscrizione, va considerata come solo una parte del più ampio contesto riguardante la vicenda dele franchigie gallesi.
Hai perfettamente ragione, bisogna continuare col progetto celtic però andando a migliorare il progetto. I dirigenti FIR sono in grado di farlo?
Secondo me no per molteplici motivi:
1) spesso sono mossi più da interessi personali che non per il movimento (un esempio l’accademia di Remedello (BS) a 5 km da Calvisano è il classico esempio di un’accademia ad personam che non una struttura necessaria);
2) la preparazione di molti dirigenti e tecnici FIR non è all’altezza del livello che si vuole raggiungere.
Bisognerebbe snellerire l’organigramma federale ed investire soldi in manager stranieri super qualificati, anche pagati molto bene, ma lasciando loro la possibilità di progettare e programmare un lavoro per i prossimi 4 anni. Ma questo non avverrà mai
concordo sul punto 1…
Qualunque cosa accadrà (le squadre italiane restano, aumentano, diminuiscono, spariscono: tutte queste eventualità sono state prospettate in tempi recenti e a questo punto non vedo perché privilegiarne una piuttosto dell’altra) resta che non vi sono certezze: non capisco perché un imprenditore dovrebbe investire sull’incerto e, ancor di più, perché un giocatore professionista dovrebbe vincolarsi ad una squadra dal dubbio futuro. Credo sarebbe auspicabile che il Presidentissimo, dall’alto della sua carica guadagnata sul campo, dicesse qualcosa di definitivo o in alternativa che se ne stesse zitto perché non mi sembra che possa fare una bella figura chi un giorno dice che l’Italia avrà tre squadre in Celtic ed il giorno dopo dice che non ce ne sarà nessuna
Giustamente non pagare la tassa?Paolo quanto ha portato l’Italia in termini di contratti TV in questi 4 anni?Scusa Paolo ma gioustamente qualche settimana fa a chi parlava di lega con rumeni, georgiani e altri tu hai risposto con una logica ferrea ma indiscutibile: posto che commercialmente sarebbe quello che sarebbe, perche’ dovrebbe l’Italia andare ad aiutare rumeni, georgiani che la tallonano?
Ora di grazia va ben essere tifosi ma da un giornalista mi aspetterei un po’ di analisi oggettiva ed obiettiva o che almeno applichi gli stessi metri di giudizio di caso in caso se no son discorsi da tifoso.
Bene perche’ Galles, Irlanda e Scozia dovrebbero aiutare l’ITalia GRATUITAMENTE?Che pro hano queste ad avere l’Italia nella CL se commercialmente non porta nulla nel tavolo com’e’ stato fino ad oggi? Come ha scritto hrpo qualche settimana fa si vuole il giocattolo a spese degli altri…quando l’ITalia protera’ al tavolo non dico gli stessi identici soldi ma quqlcosa di simile allora si potra’ parlare di tassa ingiusta ma finche’ i diritti TV vengono venduti per un tozzo di pane con ufficializzazione 7 giorni prima dell’inizio del torneo direi che e’ meglio star zitti.
Stefo non solo è giusto ma doveroso che ci chiedano di pagare la FEE.
Quanti italiani seguono la loro squadra?
che contratti abbiamo portato al board della CL?
Se come dice Paolo non si deve pagare significa che non abbiamo grandi vantaggi dalla CL? ma se non abbiamo vantaggi perchè non ce ne veniamo via?
Tranne Peano ( che però scriveva in latino strambo) in Italia la Logica è assente
Ciao Stefo, il mio discorso sulla lega con romeni, georgiani eccetera era di natura esclusivamente tecnica: se giochi con chi è più forte di te alla lunga ti migliora. Non ho mai parlato di soldi.
Per l’Italia cacciare 3 milioni ogni anno significa dare 300mila euro a ogni squadra avversaria, come se gli pagassimo un giocatore forte o due ottimi. Va bene tutto ma essere cornuti e mazziati mi pare troppo
Paolo allora i cornuti e i mazziati devono essere loro?Devono affrontare spese in piu’ di 4 partite in piu’ per squadra, aiutare l’Italia ad avere un campionato pro vero e proprio senza che l’Italia porti nulla?
Il punto cruciale Paolo e’ questo, se l’Italia non porta soldi con contratti TV perche’ gli altri dovrebbero aiutarla?Posso andare a ripescare il tuo post, tu hai scritto perche’ l’Italia dovrebbe aiutare rumeni georgiani ecc che la tallonano?Il discorso tecnico che fai per l’Italia lo puoi fare anche per gli altri, a che pro i celti dovrebbero accettare l’Italia se questa commercialmente non porta alcun vantaggio come avvenuto ad oggi?Ripeto se l’Italia assicurasse 2 milioni di euro all’anno di dirtti TV allora se ne potrebbe parlare se no e’ volere il giocattolo a spese degli altri.
La posizione dei celtici la capisco però la trovo di retroguardia. Per quattro anni vi abbiamo pagato, ora basta: tanto è vero che la cifra su cui stanno trattando ora è circa la metà di quella finora sborsata. Stai parlando di un tuo partner nel Sei Nazioni, alla fine
Come mai all’epoca del diniego-Dondi, Gavazzi era riuscito a convincerli a farci entrare gratis e dopo qualche anno abbiamo dovuto pagare. Cosa era cambiato nel frattempo?
Paolo che ci debba essere uno sconto concordo ma l’entita’ dello sconto e’ sulla base di quanto l’Italia porta in altra maniera. Una partnership funziona se da questa partnership tutti ne traggono un beneficio.
Sono 300.000 € per ogni squadra, che però hanno trasferte molto più lunghe e costi da sostenere, ma ti ricordo che le Zebre stanno spendendo cifre molto vicine a quella per alcuni giocatori che francamente non li meritano (Bortolami, Perugini, M. Bermasco, Orquera, ecc…).
Per riequilibrae i 300.000 dati al celtici basterebbe rivedere certi contratti anacronistici e il risparmio sarebbe molto superiore.
mi sembra che nella stagione attuale li meritino eccome ‘sti soldi, tutti quelli che tu hai citato nessuno escluso. Tra l’altro se brunello li ha RI-chiamati in nazionale non è perchè stanno demeritando. Non penso si possa costruire nessun tipo di franchigia senza giocatori di esperienza internazionale e loro lo sono.
Pienamente daccordo. E dopo il mondiale queste cifre caleranno fisiologicamente.
Ciao.
Una trasferta costa massimo sui 10000/15000 euro. Non vado a spanne perché lavoro nel settore. Se anche spendessero € 40000 in più all’anno il ricavo sarebbe comunque di gran lunga positivo.
Meglio prendersi cura del campionato interno. Se ben organizzato, con regole certe e programmazione lungimirante, in capo a qualche anno cominceremo a vedere buoni risultati qualitativi e numerici.
Saluti PR-WSM
Io faccio una provocazione.
E se Gavazzi giocasse un bluf ovvero io non pago più iscrizione al pro12 e faccio saltare il campionato. Il Galles va in Premiership cosa fanno Irlanda e Scozia ? Non credo che Irlanda anche loro senza programmazione si divertano ad imbastire un campionato nuovo di zecca senza programmazione.
Sbaglio ?
è possibile. Per l’Irlanda la scomparsa del Pro12 sarebbe un disastro forse peggiore che per l’Italia
Se muore il Pro12 e’ un disastro per tutte le union su questo non c’e’ discussione, le alternative a disposizione di ciascuna di loro poi saranno da vedere, probavile che nel caso le 3 celtiche vadano a capo chino dagli Inglesi a chiedere aiuto.
Tieni presente che The Guardian aveva parlato di approccio inglese alle province irlandesi. Quindi, se oltre al Galles, venissimo meno anche noi, loro avrebbero un’alternativa (almeno sulla carta, poi nella pratica andrebbe sempre visto se e come la cosa si potrebbe realizzare), noi no.
Le Irlandesi dovrebbero essere “proprietà” più o meno della IRFU come le due Scozzesi
Ok, ma, a quanto pare, l’approccio ci sarebbe stato. E se poi cominciasero a suonare le sirene della Premiership per i principali giocatori irlandesi, un po’ come avvenuto per Sexton con la Francia?
Scusa ma tu credi che le tutte le squadre inglesi accettino di farsi da parte e di rinunciare agli introiti del nuovo contratto con BT per far posto a Galle Irlanda e Scozia ?
no teorub le squadre di Champiosnhps hanno gia’ detto che non vogliono le gallesi, non dico che gli inglesi accetterebbero dico che se salta il Pro12 parte la corsa a salvare il salvabile e trattare con i club di Premier e’ la via piu’ logica visto che per loro fare una B&I League in caso vuol dire far fuori la ERC che e’ il loro obiettivo principale al momento.
Che alternative hanno le celtiche?Nessuna delle 3singolarmente puo’ fare il professionismo da sola…quindi o vanno testa china dagli inglesi o dai francesi.
Stefo dai non dirmi che andando a capo chino da inglesi e francesi dopo aver creato una realtà che andava a contrastare il loro campionato gli dicano di si mi sembra a me inverosimile….anzi godono nel vedere i loro avversari crollare dopo che li hanno dominati in HC per lunghi anni.
@ teorub una B&I League avrebbe un giro di soldi enorme, possibilmente piu’ del T14, che i propietari di Premier ricchi non ne sarebbero entusiasti non ci metterei la mano sul fuoco anzi.
I proprietari di Premier poi devono far fuori la ERC e se salta il Pro12 possono ricattare come vogliono le 3 celtiche…l’alternativa sono i francesi e basta.
Un torneo British & Irish League sarebbe molto spettacolare, ma difficilmente sostenibile:
1) un torneo a 20 squadre (12 inglesi, 4 irlandesi, 4 gallesi e 2 scozzesi) sarebbe difficile da gestire con gli impegni già esistente dei test matchs e 6N;
2) un torneo del genere vorrebe dire la chiusura defintiva di una competizione europea;
3) la gestione delle retrocessioni come avviene? Retrocedono solo i club inglesi? Non esiste negli altri paesi un campionato del livello della Championship inglese e le squadre minori irlandesi, gallesi e scozzesi non possono sostenere nè la qualità nè i costi di un salto di categoria;
4) noi italiani non veniamo giustamente considerati, ma i francesi? Non penso che stiano a guardare ed a quel punto ci sarebbe un serio rischio per il 6N.
Sono convito che tutto rimmarrà così com’è e che le regions gallesi strapperanno condizioni migliori alla federazione e tutto si calmerà
maz anche io sono convinto le Regions e la WRU troveranno un accordo anche perche’ le Regioni stesse parlano di RCC e basta sapendo che WRU di sicuro ma probabilmente anche RFU non daranno il benestare e che vuol dire tribunale con ricorsi vari…ed onestamente io non vedo perche’ la RFU dovrebbe dare l’ok mettendosi contro quelli del rugby championships…il mio e’ un discorso pour parler se vogliamo, nel caso saltasse come potrebbero salvarsi dal disastro ed andare testa china da inglesi e francesi e’ l’unica opzione.
Giovanni l’approccio alle irlandesi è sempre per la coppa. Che rimane L’unico pallino degli inglesi e non della federazione.
Che poi una lega Anglo celtica abbia potenzialitá enormi è fuor di dubbio, ma non si fa in 3 mesi (ultime parole famose).
Per le potenzialità vale per gli altri quel che vale per noi: in teoria. Di sicuro c’è che le tre celtiche non erano in grado/non volevano imbarcarsi in un vero campionato pro e che le motivazioni di allora non son cambiate oggi, anzi. Anche una macchina ben rodata e produttiva come quella irlandese rischierebbe grosso e dovrebbe in qualche modo stravolgere l’intera filiera e organizzazione. Lo faranno solo se dovessero essere costretti: dovranno pur giocare con qualcuno. Ma di certo con enormi rischi.
Eh mal solo in teoria…la B&I League sarebbe un portento commercialmente, che pero’ richiederebbe una revisione di come si fanno le cose certo…non credo tanto la filiera ma la gestione delle rose, di certo il player welfare program dovrebbe essere rivisto.
Il potenziale è sicuramente enorme (quello davvero), ma la vedo come te e al primo scricchiolio di una delle nazioni partecipanti, rischierebbe di venir giù tutto. Pensa al Galles tutto retrocesso, o alla Scozia. O a una delle Irlandesi. Con i costi delle rose e la caccia al top player, la differenza come in Francia la farebbero i soldi e i privati possono pure splafonare, una federazione no. A meno che non diventi un baraccone con tanto di contributi interni alla lega e prime scelte, ma a quel punto è roba da Houston e non da Limerick.
@gsp, @Stefo, @maz74, @teorub: scusatemi, ma allora, se tutti i vostri ragionamenti e le eccezioni che state sollevando sono validi (B&I championships non fattibile, WRU e Regions che si accordano, problema retrocessioni, coppe che esploderebbero, ecc.) mi spiegate perchè, come ricordato da Paolo nell’articolo, quando Gavazzi trovò l’accordo con le celtiche bloccato da Dondi non era prevista alcuna tassa annuale e, quando poi la cosa si è realizzata anni dopo, invece si? C’è qualcosa che mi sfugge riguardo questo punto: ho capito che le celtiche possono fare a meno di noi, ma un loro indebolimento presta il fianco al “saccheggiamento” anglo-francese (in parte già in atto). Non converrebbe loro, dopo essersi fatti due conti, accordarci uno sconto e tenersi noi?
@ giovanni: l’accordo di Gavazzi era nel periodo iniziale della CL, ricordati che questa e’ nata nel 2001 e che nei primi anni ci furono diversi cambiamenti di numeri di squadre e format prima di trovare la quadra…momenti diversi, situazioni diverse.
Giovanni chiariamo una cosa: l’ucista dell’Italia non so come potrebbe indebolire la lega, il Pro12 vive o muore su come si risolve la questione gallese.
Sullo sconto, come detto sopra concordo ma l’entita’ dello sconto e’ commisurata a quanto l’Italia porta in altra maniera.
@Stefo: mi sono espresso male: non volevo affatto intendere che una nostra uscita indebolirebbe la CL, ma che è già di suo in fase di indebolimento, vuoi per le diatribe interne alle Unions (vedi Galles), vuoi per la maggiore potenza economica altrui, specie del Top14, che sta attirando più di un giocatore. In questa situazione di partenza, tornare a 10 squadre o aggiungere un paio di franchigie proprie, siamo sicuri sarebbe per loro più conveniente che tenersi noi e rinunciare magari ad 1-2 milioni di euro, avendo già considerato un ipotetico sconto? Voleva essere questo il senso di ciò che ho scritto prima.
Dimenticavo una cosa perchè non interviene IRB in questo casino europeo ? Qua non ci stanno rimettendo solo i club ma l’intero movimento europeo e credo che ormai la cosa sia molto ma molto chiara. A un anno dall’inizio del WRC si rischia di avere solo 2 squadre europee all’altezza vedi Inghilterra (ma ne siamo sicuri ?) e Francia (sperando che non abbiano problemi di natura psicologica) e il resto a scatafascio Italia in primis, Scozia, e Galles che non si sa che fine faranno i giocatori importanti, Irlanda forse i più furbi riusciranno a cavarsela.
Che tristezza si vuole evolvere il rugby ma qui si rischia se non si è già sulla strada giusta di involvere il tutto e di ritornare a misero sport di nicchia che rivive solo quando arrivano le squadre dell’emisfero australe durante il mese di novembre.
Sad very sad
😉
Scusa Paolo, mi suona un po strano che tu dica che Palazzani ed Esposito non sono novità… Magari non sono sorprese (anche se io non li vedevo cosi scontati) ma sul fatto che siano delle novità mi pare abbastanza oggettivo.
Ciao albe, il senso delle mie parole è proprio quello che scrivi tu
Allora se l’Italia ha dimostrato nel tempo (3anni e mezzo) di non produrre benefit una “tassa d’iscrizione” mi pare il minimo da pretendere, ora nel caso in cui riuscissimo a strappare un contratto vantaggioso per la trasmissione TV o magari piazzare un main sposor allora avrebbe piena ragione Gavazzi, dall’altra parte però il board celtico non penso possa permettersi un torneo a 8 senza le regions gallesi e con squadre storiche tipo Pontypridd a sostituire le regions nel torneo e senza le superstar gallesi che andrebbero in francia o in inghilterra diciamo he verrebbe un torneo a due velocità con Irlandesi e Scozzesi a massacrare con le seconde squadre le gallesi, anche perchè il galles qualcuno in Celtic deve mandare per il discorso che comunque ha firmatonun contratto per far vedere le squadre Gallesi
Comunque per finire Tv non deve pretendere più soldi ma bensì garanzie certe sul futuro, che a mio modo di vedere son ancora più preziose
Condivido il senso Kat, però non credo che Irlandesi e Scozzesi si straccerebbero le vesti se Zebre e Benetton decidessero di non partecipare più. Sportivamente parlando intendo. Magari è fantarugby, ma inserendo una squadra in più a testa colmerebbero il vuoto, probabilmente migliorando il livello generale (anche con clubs di seconda fascia gallesi). Tanto più che come dici tu, noi non portiamo ne contratti TV ne sponsors.
Space non sono d’accordo, perchè anche loro farebbe molta fatica a a creare un’altra compagine a testa che sia competitiva, tenendo presente che già oggi Connact ed Edimburgo sono sullo stesso livello di Zebre e Benetton e soprattutto in una situazione storica dove la crisi economica esiste anche da loro e diversi giocatori big stanno seriamente valutando di andare in Inghilterra o Francia.
Space per l’Irlanda spazio per un’altra franchigia non c’e’ onestamente, intanto si dovrebbe rivedere la suddivisione. Oggi come oggi sono le 4 Provincie-branches della IRFU creare una quinta vorrebbe dire rivedere questo sistema osa non facile. Soldi poi per una quinta realta’ non ce ne sono.
Scozia non so bene ma credo che anche loro la spesa di una terza franchigia se li evitino.
@maz e @stefo in effetti ho parlato per assurdo: solo per dire che, sportivamente non credo che irlanda e scozia (soprattutto i primi) avrebbero alcun rimorso a perdere degli avversari che non li fanno crescere a livello sportivo (competitività) e che non contribuiscono (prospettivamente con sponsor e TV) al benessere e crescita della lega.
Per intenderci (sempre per assurdo): dovessero andare via le gallesi non credo che sarebbero Zebre e Benetton l’ago della bilancia che farebbe sopravvivere o meno la celtic. Anche se ne andassero, magari subentrerebbero due club gallesi che coprirebbero adeguatamente gli spot nostri. Poi il discorso di una sostenibilità e produttività di una lega a 9 squadre ovviamente sarebbe tutto da calcolare.
Onestamente poi Maz, non credo che al momento le Zebre siano al livello di connacht o edimburgo.
La classifica dice questo e poi stanno crescendo e ho visto alcune partite e rispetto all’anno scorso sono molto di più in partita e alcune volte perdono le partite per poco e per errori individuali
Maz concordo sulla classifica ma credo che come potenzialità, profondità e risorse (non solo economiche) le Zebre non siano ancora allo stesso livello. Non lontane ma non ancora lì.
Space, hai ragione dal momento che Connact è un’officina dove modellano i giovani irlandesi e paradossalmente lavora in funzione delle altre tre franchigie e per la nazionale.
La vera differenza tra Zebre e Connact è che la prima ha una serie di giocatori importanti in fase di conclusione della carriera e senza un ricambio alle spalle, mentre la seconda ha l’80% di giocatori giovani
Tipo parks?
Poi dovresti anche considerare che il lavoro fatto su 2 squadre non è quello che puoi fare su 4.
Di giovani le zebre ne sfornano in continuazione. Critica irricevibile.
Sulle aree metropolitane. Hai visto come è andata e Monza, roma sará anche meglio perchè i numeri rugbistici, potenzialitá, centralitá rispetto ad altre aree rugbistiche che hanno rivalitá meno sentite aiuterá.
Ci saranno le partite con 2mila spettatori, ma quelle di cartello possono fare numeri che Treviso e viadana non possono, anche un pò per dimensione stadi.
gsp, il punto è se i giovani che sfornano le zebre sono dello stesso livello di quelli che sforna connacht….
gsp oggi siamo in disaccoro un po’ su tutto, ma è anche bello così.
Non ho detto che le Zebre non hanno giovani, ma se puntualmente giocano Bortolami, Bergamasco, Perugini, Orquera e ti dico anche meritatamente oggi, vuol dire che non hanno molte alternative e qui che sta la vera differenza con il Connact, che al contrario ha qualche vecchio volpone, ma utilizza moltissimi giovani nel 15 titolare e aggiunge 2/3 senatori per aiuitare questi giovani.
Per quanto riguarda le realtà metropolitane ci sono dei deficit difficilmente colmabili:
1) assenza totale di strutture e non solo lo stadio ma anche dei centri sportivi di livello professionale (in Italia che io sappia ce ne sono solo tre Treviso, Padova e Viadana);
2) bisogna allestire una squadra importante e vincente per attrarre il pubblico e sottrarlo parzialmente al calcio (presente pesantemente nelle città metropolitane) ed allora ci vogliono molti soldi;
3) ci vuole un’organizzazione degli eventi, sui massmedia, in generale simile a quella del calcio, che nell’attuale rugby è paragonabile all’organizzazione della serie C di calcio.
Maz, sinceramente la presenza di centri sportivi è il crtierio più inutile. Se invece mi parli di stadio allora il problema è più serio e se ne può discutere.
Io dibatto sulla questione aironi proprio perchè mi sembra sia sfuggita la lezione principale. Cittá come viadana, ma anche calvisano, non possono fare la celtic perchè non hanno indotto per sostenerla. Si può fare se c’è un benefattore, ma se quello manca è finita. Ma era anche evidente nel report che fece deloitte pre celtic che la sostenibilitá è nelle cittá.
Tu parli e la butti in politica, che forse pure ha giocato in ruolo. Il fatto evidente è che gli aironi avevano messo insieme un bando irrealistico ed inostenibile, come certificato dai problemi economici giá dal primo anno.
Viadana e calvisano non hanno le spalle per la celtic (non è un’offesa), cittá come Treviso e Prato forse, le Grandi cittá hanno molte più possibilitá di farcela.
Tanto per sapere, le scozzesi quanti soldi portano alla CL?
Non credo che i celtici si straccerebbero i capelli senza italiane, però credo che tutto sommato gli dispiacerebbe. Avere due squadre italiane nel torneo credo sia vantaggioso per trovare un main sponsor.
Gavazzi ha ragione a fare la voce grossa. Questo è il momento migliore, dato che senza gallesi e senza Italiane la CL scomparirebbe.
Credo anche che come in tutte le trattative per trovare un accordo le parti se debbano incontrare. Io dico che 1mln a stagione sia più che accettabile per entrambi.
L’italia potrebbe vedere diminuire il contributo se miracolosamente riuscisse a trovare un main sponsor. Quello sarebbe un grande colpo per tutti.
Ok sto sognando…
magners irlandese, rabodirect olandese..
la voce grossa la puoi fare se nel tuo piattino della bilancia metti qualcosa, non certo portando il nulla assoluto!
concordo con hro e stefo, è volere il giochino a spese degli altri!
Credo sia già dimostrata la capacità di Gavazzi di saper gestire certe situazioni; molti si affannano a sottolineare la inopportuna ruvidezza di alcuni modi dell’imprenditore bresciano che, nel merito, ha saputo però contornarsi di risultati oggettivamente aprezzabili, sia nella vita privata che nella sua esperienza di dirigente FIR, e se i conti si fanno alla fine mi sembra ci siano non pochi risultati positivi nel suo medagliere personale a farci essere ottimisti. Se poi l’esempio, come si dice, viene dall’alto non è che gli uomini del rugby inglese e francese si stiano dimostrando così maestri di tattica politica. Ora, che la situazione PRO12 sia complessa è sotto gli occhi di tutti, ma proprio questa criticità può assegnare all’Italia una posizione di vantaggio inaspettata. Aggiungo che se l’esperienza celtica ha effettivamente permesso una crescita tecnica dei giocatori che vi hanno partecipato in questi anni, con conseguente vantaggio anche per la nazionale azzurra (ciò emerge anche dai risultati delle sfide internazionali a cui assisitiamo ultimamente, sempre più spesso caratterizzati da margini di scarto ridotti, insomma basta imbarcate), solo una condizione paritetica ad ogni effetto potrebbe determinare anche una crescita psicologica e di mentalità vincente. Come sottovalutare, infatti, la sudditanza mentale con la quale si debba affrontare un club che deve essere pagato per poterlo sfidare? Un maestro di tennis si paga per le sue lezioni, ma dubito qualche allievo possa minimamente pensare di batterlo. Quante volte negli ultimi mesi Zebre e Benetton non hanno vinto le proprie sfide per solo pochi punti, quasi mancasse quella determinazione e sicurezza che solo in un rapporto paritetico tra competitor si può sperare di coltivare, senza voler tirare in ballo il tema arbitraggio dove la sudditanza psicologica non è certo aspetto secondario! Se le posizioni celtiche sotto il profilo economiche sono lecite, altrettanto lecita è la posizione italiana che con un ingresso paritetico vorrebbe salvaguardare anche l’imparzialità nei fatti della competizione che vorrebbe affrontare, quale significato etico possa avere sotto il profilo sportivo una partecipazione in una gara dove alcuni competitor debbano patire un gap di posizione determinato dal vulnus psicologico di dover pagare per parteciparvi? In qualunque disciplina sportiva il gesto tecnico senza una adeguata mentalità vincente non può permettere il raggiungimento di successi.
Riferito a @dagoberto , Concordo totalmente sulla Tua linea di pensiero….come concordo con quanto espresso da @Paolo nel suo articolo di apertura…..
@ Dagoberto sul teorico hai ragione anche se secondo me esageri un po’, pero’ ti domando che vantaggi ha portato la partecipazione italiana alle altre celtiche ad oggi senza la tassa?Come puoi pretendere di essere socio paritetico quando il tuo apporto -senza tassa- e’ bene o male ininfluente?
Scusa ma se io ti dico mettiamo su una societa’ tu ci metti tutto il capitale ed io la mia bella faccia (che non e’ neanche tanto bella va beh) e voglio essere socio paritario cosa mi risponderesti?
dai come se i giocatori soffrissero “un gap di posizione determinato dal vulnus psicologico di dover pagare” per partecipare al campionato..
mah!
Ricordo ancora quando ero giovanotto e il fine settimana si aveva in programma una sfida con un club di quelli blasonati, quelli con il ricco palmares, quelli con le pareti dei corridoi della club house pieni di foto in bianco e nero che ricordavano la storia del rugby.
Sul senso di rivalsa e sul fatto che sul campo si era, comunque, 15 contro 15 puntava il nostro coach per alimentare la giusta dose di grinta da mettere sul campo, ma quando si oltrepassava l’ingresso del plesso sportivo che ci avrebbe ospitato bastava la vista delle evidenti differenze sia strutturali che estetiche ed organizzative che ci aspettavano come monito ad esaltare le evidenti differenze di status per farci ritornare alla mente chi fossimo e da dove venissimo e la sudditanza psicologica ci accompagnava inevitabilmente anche in campo dove durante gli 80′ minuti sarebbe stato abile alleato dei nostri avversari nell’aspro confronto. Chi pensa che le colorate scenografie sempre più presenti all’ingresso delle squadre in alcuni campi storici del rugby gallese e scozzese, in particolare, ma anche irlandese (pensate al Munster che quando gioca in casa è circondato da una cornice umana completamente rossa) siano mero folklore, sbaglia e un esempio eclatante del loro effetto sugli avversari si è visto nell’ultimo 6N dove una nazionale italiana pimpante e gasatissima come non mai dopo la vittoria sulla Francia si fece freddare incantata dal fascino delle cornamuse e dell’atmosfera da braveheart che incontrò al Murrayfield. La competizione, oggi più che mai, si gioca non solo sul piano sportivo e le complicazioni psicologiche ricoprono sempre più un ruolo significativo, ancora più in contesti economici dove la globalizzazione mette i paesi occidentali in raffronto anche culturale tra loro.
Circa il fatto che una competizione tra paesi celtici sia meno interessante sotto il profilo mediatico e di sponsorship, rispetto a un coinvolgimento più articolato e maggiormente esterofilo, non credo sia in discussione, anzi, se fossi nel board del PRO12, visto le dichiarate difficoltà economiche, cercherei di estendere il coinvolgimento a qualche team del PRO D2 francese; 4 team irlandesi, 3 gallesi, 2 scozzesi, 2/3 italiane e 2 francesi, un TOP 14 celticolatino! Ovviamente, in trattiva tutti bluffano e esaltano gli aspetti che maggiormente possono rafforzare la propria posizione al rialzo, indipendentemente dalle condizioni reali, ma ciò non può valere solo ed esclusivamente per i british. Ai posteri ardua sentenza.
Dago scrivi cose abbastanza corrette, Gavazzi è un ottimo imprenditore abituato a trattare con fornitori e clienti e questo penso sia un vantaggio non indifferente, anche se ogni tanto un po’ di astuzia politica ci vuole, ma il problema secondo me non è Gavazzi, ma la marmaglia dirigenziale autoreferenziale che ha intorno.
Forse è giusto non pagare o pagare meno, concordo che spesso la sudditanza pscicologica degli arbitri svantaggia Benetton e Zebre, ma non concordo quando la estendi ai giocatori. Secondo me non c’è alcun legamente tra il pagamento dalla fee di ingresso con l’atteggiamento die giocatori, la differenza è la testa, la predisposizione a combattere per 80 minuti, a rimanere sempre concentrato ed in partita. Spesso si perdono le partite per errori di superficialità
Avete mai pensato al motivo per il quale un imprenditore italiano, o un qualsiasi brand che voglia investire in Italia possa essere invogliato a gettare i propri soldi sul mercato PRO12?
Se gli interessa il mercato Celtico sponsorizzerà Treviso o Zebre, forse solo se la sua base è in Italia, altrimenti busserà alle porte dirette dei Celts.
Se invece gli interessa il mercato italiano, dirigerà i suoi soldini su altri sport che abbiano un più ampio spettro territoriale (calcio, basket, pallavolo …).
Saluti PR-WSM
E’ vero, ma perchè alla base manca una linea professionale in federazione, non c’è un piano marketing, non c’è un piano di comunicazione, o almeno c’era con il vecchio accordo con RCS (il maggior strumento italiano della comunicazione) che ti aveva portato a visibilità importanti sui giornali e sulle TV, ma poi hanno deciso in federazione di fare tutto da soli (forse per giustificare alcuni stipendi?) ed il risultato si è visto (l’ultimo evento organizzato da RCS furono gli All Blacks a Milano con un risultato incredibile), oggi non c’è nessuna visibilità e quindi latitano gli sponsors.
Latitano gli sponsor per la nazionale?
infatti non l’ han riempito l’ olimpico l’ anno scorso per i tuttineri! comunicazione o meno la differenza la fanno le grandi squadre..figuriamoci i campioni del mondo!
il lavoro del presidente, se mi posso permettere, dovrebbe essere proprio quello di cercare sponsor ed imprenditori disposti ad investire, creando le condizioni giuste per farli entrare (anche politiche, quindi deve parlare anche con i sigg. di Roma).
L’Italia anche se è un paese in difficoltà in questo momento, intendo dire economica, ha un potenziale enormemente maggiore rispetto al Galles, alla Scozia e Irlanda.
Se si pensa unicamente a redistribuire i soldi che si ricavano al 6N e a chiedere sconti per entrare nell’elite del rugby europeo nella migliore delle ipotesi si rimane dove si è.
Devo dire con tutta franchezza, che mi piace lo spirito del vecchio presidente Dondi, che pensa in grande, che sogna i campionati mondiali in italia ben sapendo che ora l’Italia è all’anno zero.
Poniamoci obbiettivi ambiziosi, lavoriamo per costruire un rugby più forte e compentivo in europa.
Siamo all’anno zero perché ha pensato in grande, ma non un rugby grande, solo una nazionale, una FIR e un Dondi grandi. Se porti un bambino a mangiare la pizza e lo metti sul seggiolone riesce a stare a tavola, ma non è un adulto, è un bambino sul trespolo. E, di sicuro, da solo non ci può tornare fino a che non sarà grande abbastanza.
Metafora eccezionale.
Paolo, siccome qualcosa, dal punto di vista economico, al board celtico va portato e siccome a livello di diritti Tv ecc. il nostro movimento non può portare nemmeno un fico secco io avrei trovato una soluzione per non far pagare l’ obolo alla F.I.R., sempre che a te stia bene, te fai il main sponsor della CL , che si chiamerebbe On Rugby.it Pro 12 e ci metti metà della somma, ricavandola da una parte dei soldi che ti entano dalle varie sponsorizzazioni presenti qui sul sito, l’ altra metà ce la metto io perchè senza la CL tutti i miei sabati sarebbero completamente in balia delle..insulse!! 🙂 Che ne dici? Si può fare? 😉
Basta che non ci tocchi poi a pagarti la birra, ho idea che sia più conveniente pagare il Pro12.
Effettivamente tutto dipende se c’ è o meno mia moglie nei paraggi!!
Se Gavazzi sente del pericolo insulse mi sa che passa alla CL senza se e senza ma ed a qualsiasi costo 🙂
La cl umanitaria.
Le insulse utilizzate dalla FIR come minaccia: “Signori del board CL, cancellateci la tassa annuale o ve le scateniamo contro!”. Loro: “By Jove: the insulses!!! What a threat from italians…!” 😀
Una trattativa è sempre un gioco delle parti: Gavazzi minaccia di uscire per avere più peso al tavolo.
Una vittoria della nazionale in Galles sistemerebbe tutto (sognare non costa niente).
Concordo al 100% con quello che scrive maz74; credo che la situazione di oggi certifichi come l’ingresso ni Celtic League sia stato gestito malissimo dalla FIR, che avrebbe avuto il dovere di usarlo come volano per tutte le altre attività. Oggi ci troviamo se possibile in una situazione peggiore di 4 anni fa: stiamo cercando di capire se faremo la Celtic League, ma nel frattempo il nostro campionato nazionale è stato ridotto ai minimi termini come qualità, quindi un piano B è oggettivamente un salto nel buio, vista anche la situazione economica. Alla fine ci si accorderà per una riduzione del fee e si faranno altri 4 anni di celtic, anche IRL/SCO/WAL hanno ben poche alternative e preferiranno incassare poco dall’Italia che mandare tutto a monte, e tutti diranno di avere ottenuto qualcosa.
@gsp: dal lato sponsor e comunicazione, da parte della FIR, quello che è mancato è stato proprio l’agganciare Nazionale e franchigie in un pacchetto unico che avrebbe reso il rugby più popolare ed appetibile. Forse lo faranno i prossimi 4 anni. Per me risulta incredibile che Adidas e Glen Grant siano passati dagli Aironi alla Nazionale (e a Treviso) e non siano rimasti anche sulle maglie delle Zebre…fatti dare 1000 euro ma almeno hai due marchi importanti sulla maglia che fanno da biglietto da visita.
Nello zoo ovale di Parma, il Puma razzolava ben prima delle Zebre. Sia original che original demi farlocco. 🙂
Più che Puma mi risulta che fosse Cingi&Campari. Che poi, sempre a quanto risulta a me, di sponsor tecnici che diano veramente soldi…e non solo un po’ di materiale aggratis non mi sembra ce ne siano. Ecco l’esperienza Aironi/Adidas poteva essere un buon inizio, anche se grattando sotto la superficie qualche magagna magari la si troverebbe.
d&F: demi farlocco. 🙂
Anche Gavazzi, comprensibilmente, non si sa di che morte si morirà. L’obolo alle celtiche mi sembra sia indiscutibile, nel principio non nei termini che possono essere meno onerosi, finché il Pro12 non sarà un evento anche per il movimento italiano. Se le Zebre, poi, divenissero un minimo private si sposterebbero soldi sulla formazione e non sarebbe male. Il problema è sempre quello, creare un pubblico e un’affezione che attraggano investimenti. Ovviamente si pensa che in una città grande le cose sarebbero più facili, ma la storia del rugby italiano lo configura più come un fenomeno, generalizzando, di provincia che di metropoli. Il caso Pretoriani è lì a dimostrarlo, per dire che l’occasione c’era stata (e meno male che poi è rientrata Treviso).
Rabbi, la storia del rugby italiano prova anche la provincia non può fare il professionismo.
Prova di sicuro il contrario: Milano e Roma non possono fare il professionismo. Ma probabilmente nessuno, tanto meno se non un professionismo fasullo, finanziato dalla FIR. Che può forse aver avuto senso per la Celtic, nessuno per il domestic.
cioe’ prova che la provincia puo’ fare il professionismo da 8mln a stagione? che dici mal?
Non girare la frase: ho detto che Milano e roma non possono fare il professionismo nel rugby. Prova provata, con Berlusconi a Milano, e per chi se lo ricorda quando Roma si chiamava Algida ed era ricca sfondata. Magari se scrivo Andy Haden a qualcuno torna la memoria. Bene, se allora volevi vedere un pubblico da grande squadra sotto l’appennino, andavi a L’Aquila. Pure a Colleferro e Frascati c’era più gente a vedere la B. E guarda che di gente allo stadio allora il rugby ne tirava.
@mal, che nomi che hai tirato fuori: Algida Roma, Andy Haden…non ho vissuto quei tempi perchè non ero nato, ma quante gloriose storie ho sentito…
comunque la Rugby Roma negli anni ’90 il suo pubblico assai numeroso (con picchi fino 5.000 persone a volte) lo faceva…
@Rabbi, è vero che la storia del rugby italiano configura il nostro sport più in provincia che in metropoli…ma la tradizione del rugby nelle grandi città è ancor più antica di quello giocato fuori…la prima squadra di rugby in Italia è stata fondata a Milano nel 1910, la Lazio è la società di rugby più antica d’Italia (1927), le squadre di rugby nelle grandi città sono datate fine anni ’20/inizio anni ’30 (Rugby Roma, Lazio, Amatori Milano, Rugby Milano – l’ASR per intenderci – Bologna, CUS Firenze – che all’epoca era GUF Firenze)…che poi il rugby sia più sentito in provincia è un altro discorso, ma la storia e la tradizione del rugby italiano passano in primis nelle grandi aree urbane…qui a Roma c’è tanta storia ovale da vendere, diverse piazze con la loro identità e il loro prezioso passato, ma stiamo a Roma, è tutto molto più dispersivo, anzi il rugby a Roma assieme ad altre discipline è soltanto uno dei vari sport minori che brulicano sotto il grande seguito popolare del calcio…
quanto ai Pretoriani, il progetto non stava in piedi, ma sarebbe stato bello (io ho firmato pura la petizione per riammettere i Pretoriani!!!)…
“e meno male che poi è rientrata Treviso”…frase da tifoso che però ci sta…
“lascia un po’ di amaro in bocca non vedere Valerio Bernabò”…verissimo!