A che gioco vuole giocare l’Italia di Crowley?

Le prospettive potrebbero essere molto più rosee di quanto suggeriscono i recenti risultati. Uno sguardo ai numeri

A che gioco vuole giocare l'Italia di Crowley?

A che gioco vuole giocare l’Italia di Crowley? (Ph. Sebastiano Pessina)

Per la settima volta nelle ultime otto edizioni del Sei Nazioni l’Italia non ha raccolto neanche una vittoria nel Torneo, ma la nazionale del 2023 è sembrata migliore delle sue precedenti versioni. Qual è, dunque, il livello di questa squadra azzurra? È la domanda suggerita da alcune promettenti statistiche, elaborate da Opta, sulla rivoluzione in corso nel rugby nostrano. Numeri che vanno scovati e interpretati al di là del pur fondamentale risultato delle gare, e ci raccontano di una rinnovata fiducia nel gioco offensivo degli Azzurri, che restituisce aspetti su cui lavorare con ottimismo per ottenere finalmente i grandi risultati sognati da tutto il movimento italiano, in un futuro che potrebbe essere più prossimo di quanto sembri a prima vista.

A che gioco vuole giocare l’Italia di Crowley?

Innanzitutto è bene citare lo scarto medio nel punteggio delle partite dell’ultimo Sei Nazioni degli Azzurri, -12, che è stato il migliore degli ultimi 10 anni, da quel -7,2 del 2013. Poi un interessante dato sulla tenuta fisica e la tenacia agonistica degli Azzurri, che nel torneo da poco concluso hanno vinto i secondi tempi contro Galles e Inghilterra e pareggiato con la Francia. Statistica su cui vale la pena soffermarsi considerando che l’Italia ha spesso peccato proprio in questo aspetto del gioco, ricordiamo infatti che aveva perso i secondi tempi di tutte le partite del Sei Nazioni 2022, 2021 e 2020 a eccezione di quello di Italia-Francia nel 2020, finito in parità; anche se non bisogna dimenticare che il parziale riguarda match a volte già compromessi.

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Ma c’è molto di più, l’Italia nello scorso Sei Nazioni ha dimostrato di voler basare il proprio gioco su principi offensivi di attacco diretto e veloce, palla in mano, strutturandosi per mettere i propri ball carrier nelle migliori condizioni per la sfida nell’uno contro uno: è stata infatti prima tra le squadre del torneo per velocità delle ruck in attacco, 3.02 secondi, ed è riuscita a mantenere il possesso dell’ovale il 52,2% del tempo di gioco, arrivando seconda in questa particolare classifica. Ha inoltre scelto il gioco aperto più di tutte le sue avversarie, il 92% delle volte, e di uscire dai propri 22 con la palla in mano ben il 56% delle occasioni in cui ne aveva la possibilità.

Ma i dati che palesano il desiderio degli Azzurri di giocare un rugby offensivo, palla in mano, non si limitano a questi: l’Italia è stata prima per passaggi effettuati, 981, e Garbisi e Brex in particolare hanno evidenziato la qualità delle giocate italiane, classificandosi tra i migliori giocatori del torneo per passaggi che hanno determinato una rottura della linea difensiva; invece riguardo ai portatori di palla, per quanto concerne le terze linee, Lamaro e compagni sono risultati i primi tra i pari ruolo nell’evitare i placcaggi avversari, 21%, e soprattutto Cannone, tra i numeri 8, è quello che ha battuto più avversari diretti, 11. Non da meno Capuozzo che è stato uno dei migliori del torneo a battere i difensori nell’1 contro 1, tra i giocatori che hanno disputato almeno 80 minuti in campo.

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Menzione particolare va inoltre alla rimessa laterale dell’Italia, non sempre un punto di forza negli anni passati. Gli uomini di Crowley hanno infatti vinto l’89% delle touche, con Ruzza vero trascinatore in campo: basti pensare che il padovano ha conquistato l’ovale 40 volte da saltatore, più che doppiando il secondo in classifica, l’inglese Chessum con 18, e guida questa particolare classifica anche nella Challenge Cup in corso (37) dopo aver vinto la classifica della scorsa (39), dimostrandosi quindi uno dei migliori specialisti in Europa.

Guardando poi alla difesa, anche in questo basilare aspetto del gioco, gli Azzurri hanno saputo imporsi in diverse statistiche collettive, come quella dei placcaggi dominanti, in cui hanno fatto registrare il miglior risultato, 55, ma anche individualmente, come con Menoncello che, quando schierato centro contro Irlanda e Galles, ha fatto registrare ben il 100% di placcaggi riusciti, 20 su 20; ma anche con Fischetti, che ha portato ben 10 placcaggi dominanti sui 56 totali del pilone dei London Irish.

Ne esce il ritratto di una squadra volitiva, che cerca e mantiene il possesso dell’ovale per segnare punti, per riversarsi in attacco, senza dimenticare le fasi di conquista, anzi, né la difesa, avanzante anche questa, come a rimarcare il desiderio di irrompere nel territorio avversario con una struttura però, senza ingenuità ma con spregiudicatezza. È quasi scontato dire che Lamaro e compagni soffrano della poca esperienza ai massimi livelli e che questi numeri non raccontano tutto quello che c’è da dire sulla Nazionale italiana ma di certo rappresentano fondamenta sane su cui costruire.

Pietro Lagorio

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