La neopromossa in Top10 ha una struttura basata sul connubio tra università e rugby e tenterà di conservare la sua identità anche nel massimo campionato
Il modello CUS Torino: “Un rugby di matrice universitaria”
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Complimenti, progetto bellissimo, le Fiamme Oro senza vincoli di appartenenza. Interessante capire come approcceranno il Top 10: potrebbero fare un’infornata di studenti giocatori che vengono da Loughborough University o altre fucine di talenti offrendo loro un anno all’estero o un Master … ci potrebbero anche essere giocatori studenti sud africani interessati ad un anno in Italia…
Tra l’altro ho letto che pure un paio di “esterni” arrivati per tappare qualche buco in alcuni ruoli, alla fine sono stati “traviati” e si sono iscritti a dei corsi universitari… Modello che definire virtuoso è poco! In bocca al lupo per la massima divisione, credo che farò il tifo per loro l’anno prossimo👩🎓
veramente tanti complimenti per questo progetto bellissimo perchè coraggioso intelligente e ponderatamente ambizioso. bravi e un grandissimo in bocca al lupo alle sfide che vi attendono. vi seguirò con molta attenzione e piacere
l unico modello sostenibile di rugby in Italia
Bellissimo il progetto. Quando le idee sono intelligenti e virtuose, é un bell’andare.
Ricordiamoci che l’università e quindi i vari cus dove sono attivi, vivono una esistenza economica al top, per la percentuale che hanno dalle tasse universitarie, quindi possono rispetto ad altre società sportive fare anche molto di più!!
…ciò che l’articolo non evidenzia (e che D’Elicio con la consueta modestia subalpina sottace) è che sia l’Università sia soprattutto il Politecnico costituiscono eccellenza accademica, vivace sperimentazione scuola-lavoro, e al termine del percorso serbatoio di “manodopera” intellettuale per le aziende del nord-ovest, che fortunatamente non sono più solo Fiat e battilastra (anche se l’automotive è ancora un settore relativamente dominante)… la ricerca e sviluppo, la vicinanza al grande polo lombardo (vivere a Torino costa molto meno che a Milano e con i frecciarossa e simili basta un’oretta da centro a centro) ed anche al polo di sviluppo del Rhone-Alpes permettono di assorbire e far entrare nel mondo reale del lavoro molti neo-laureati… il connubio tra università e rugby non è certo nuovo, merito di D’Elicio e del CUS averlo “riscoperto” in modo innovante, con un duro lavoro ai fianchi di una realtà e di una opinione pubblica che come dicevo in altro post è ancora purtroppo estremamente suddita della pallatonda… certo, competere con rodigini, patavini etc etc sarà durissima, ma la testardaggine piemontese può farcela, ad maiora semper!…
molto bello, molto stimolante. Sarebbe d’uopo ripetere il modello anche presso altri atenei in territori vocati al rugby (Milano? Brescia? Genova?)
…a livello academico mi risultano numerosi progetti di scambio tra gli atenei del nord-ovest, Torino poi ha molte relazioni con le università francesi (doppia laurea) della Savoia e Alpi Marittime… alcuni giovani studenti hanno già potuto sviluppare competenze rugbistiche a Lione (Lou Universitè Rugby, campione europeo in Challenge e sfortunato in Top14) e Nizza… è un campo da esplorare e sviluppare, in alternativa al solito Erasmus da goga e bigoga a Barcellona e simili…
Molto bene: in bocca al lupo!