Il XV del Sei Nazioni 2022 secondo OnRugby

Francia e Irlanda hanno dominato il Torneo e la formazione dei migliori riflette questa egemonia

Gregory Alldritt in Francia-Inghilterra del Sei Nazioni 2022 – ph. FRANCK FIFE / AFP

Francia e Irlanda hanno dominato il Sei Nazioni 2022. Pertanto, senza l’esigenza di dover distribuire in maniera democratica i premi alla fine del Torneo, è a queste due squadre che spetta la stragrande maggioranza delle posizioni nel XV dei migliori giocatori di questa edizione.

Entrambe le squadre che hanno egemonizzato la competizione hanno sistemi di gioco complessi, che rendono l’insieme del collettivo più forte della somma delle sue parti, ma al tempo stesso possiedono individualità uniche, che con le loro giocate sanno trasformare gli episodi chiave di partite giocate sul filo del rasoio.

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A un anno e mezzo dalla Rugby World Cup, pertanto, Francia e Irlanda risultano le due squadre meglio posizionate per competere. Per le altre, comunque, c’è tempo di crescere ancora e trovare la giusta strada, anche se Scozia, Galles e Inghilterra appaiono momentaneamente avvitate sulle loro magagne. Paradossalmente, tra queste, l’Italia è quella che può andare avanti più serenamente.

Non sorprenderà gli attenti tifosi degli Azzurri vedere che in diverse posizioni sul campo, i giocatori italiani hanno saputo essere all’altezza dei migliori della competizione.

Sei Nazioni 2022 – il XV del Torneo

15 – Melvyn Jaminet (Francia)
Giova sempre ricordare che l’estremo della nazionale più forte d’Europa giocava in ProD2 fino a un pugno di mesi fa, e che in nazionale ha esordito solo lo scorso giugno. Qualche mese più tardi, Melvyn Jaminet è nella Top 5 dei migliori al mondo nel ruolo. Ha due doti principali: un gioco al piede micidiale e un enorme sangue freddo. In più, è il piazzatore che a una squadra serve per diventare grande: una sentenza dal tee, sia per potenza che per precisione. Menzione d’onore per Hugo Keenan, autore di un grandissimo Torneo. Un giocatore che, semplicemente, non commette errori. In aria è imbattibile.

14 – Darcy Graham (Scozia)
L’ala di Edinburgh è una delle note più liete di un Sei Nazioni della Scozia partito fortissimo e finito nel grigiore. Il classe ’97 è stato eccezionale nella vittoria della Calcutta Cup, recupero del pallone finale compreso, e forse il migliore in campo della sconfitta a Cardiff della seconda giornata, con la stupenda meta in uno contro uno con Louis Rees-Zammit. Poi, però, è rimasto solido anche nei turni successivi, sempre con prestazioni positive. Impressiona di lui il rapporto forza per superficie. Degne di nota anche le prestazioni di Damien Penaud (3 mete in 4 partite) e Andrew Conway, favoloso contro Galles e Inghilterra per gli irish.

13 – Gael Fickou (Francia)
“Ho seguito tutta la sua carriera da quando l’ho visto giocare a Madrid in un torneo under 18 nel 2002. Scrissi un articolo che si intitolava Ho visto il futuro del rugby francese. Ha debuttato in nazionale maggiore 18 mesi dopo. Adesso ha più o meno 60 caps e ha solo 27 anni. Non mi ha deluso. È molto professionale, un gran leader e una grande capacità di parlare con gli altri giocatori, a volte in modo duro, altre con delicatezza.”
Facciamo che affidiamo a queste parole di Shaun Edwards, intervistato da Danny Cipriani per il Daily Mail, la sintesi delle motivazioni per cui Fickou è stato il secondo centro migliore del Sei Nazioni 2022. Ci limitiamo ad aggiungere la menzione a Garry Ringrose, giocatore fondamentale per l’Irlanda di Andy Farrell, tanto da giocare per 380 minuti su 400 disponibili.

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12 – Jonathan Danty (Francia)
C’è chi ha il doppio playmaker e chi preferisce la sostanza. Fabien Galthié è di questa seconda scuola, avendo selezionato Jonathan Danty per fare coppia col sergente Fickou in mezzo al campo. Danty è stato utilizzato soprattutto come ariete per caricare la difesa: è uno dei giocatori con più cariche fra i trequarti. Calcolando che non si tratta di un giocatore che si trova mai a contrattaccare dalla profondità e che ha giocato meno di 300 minuti, le sue 28 cariche diventano tante (Chris Harris 28 in 346 minuti, Brex 29 in 395, Slade 31 in 400 per fare dei paragoni con giocatori assimilabili). Giocatore di quantità che si è guadagnato il ruolo di taglialegna in una linea di funamboli.

11 – Gabin Villiere (Francia)
La maglia numero 11 è una delle più contese, con James Lowe, Monty Ioane, Josh Adams e Gabin Villiere tutti degni di ottenerla. Adams ha sofferto le magagne della propria formazione ma si è confermato un giocatore di livello elitario in ogni partita. Ioane è il più efficace ball carrier dell’Italia e anche se non è riuscito a segnare è in vetta alle classifiche statistiche offensive più rilevanti. James Lowe ha segnato 3 mete e confermato di essere uno dei migliori attaccanti del Torneo. Le performance di Villiere, però, sono quelle più complete: per lui 3 mete, 14 placcaggi, 11 placcaggi rotti e una presenza fisica costante, senza risparmiarsi al breakdown.

10 – Jonathan Sexton (Irlanda)
L’apertura irlandese batte la concorrenza di Marcus Smith per la maglia numero 10. Smith è stato il miglior marcatore del Sei Nazioni con 71 punti ed è stato a lungo sulla bocca di tutti. Ha un presente esaltante e un futuro ancor più roseo, ma passa anche dalle sue mani l’attacco totalmente asfittico dell’Inghilterra, che non esalta peraltro le sue caratteristiche individuali. Quale sistema invece fa brillare uno dei diamanti più antichi del Torneo? Quello irlandese, che quando è pilotato da Johnny Sexton raggiunge vette di qualità altissime. La sua caratteristica più luminosa è sempre stata l’imprevedibilità. La varietà della manovra offensiva irlandese gli permette di raggiungere nuovi picchi.

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9 – Antoine Dupont (Francia)
Ci si stanca quasi di leggerlo, questo nome, sempre inserito in ogni lista di qualsivoglia premio. Tanto che a volte vedendolo giocare si è più attenti alle pecche che ai pregi. Però Dupont è talmente straripante che risalta agli occhi di chiunque. Ha giocato un Torneo in progressione, partendo senza troppi acuti e finendo con una prestazione magistrale contro l’Inghilterra. Ha avuto l’onore di alzare al cielo un Grande Slam agognatissimo. Menzione d’onore per Jamison Gibson-Park, eccellente per tutto il Sei Nazioni ad eccezione forse della gara contro la Francia, e per Ali Price, in grande spolvero nel finale della competizione.

8 – Gregory Alldritt (Francia) – MVP
Sei Nazioni clamoroso del terza centro francese. Sembra impossibile la quantità di lavoro che si sobbarca questo giocatore fatto di un materiale unico. È l’unico avanti fra i primi 7 giocatori per numero di palloni portati a contatto nel Torneo, ed è primo con 65. Il secondo giocatore di mischia è Tadhg Beirne, che ha toccato 20 palloni in meno. Il tutto mettendoci anche 53 placcaggi, ottavo migliore della competizione. Senza di lui la Francia è letteralmente persa. La sua solidità in mostra nelle due occasioni in cui assorbe le guardie vicine al punto d’incontro con un pick and go e serve un compagno per andare in meta: Villiere contro l’Italia, Penaud contro l’Inghilterra. Per noi Alldritt è il miglior giocatore del Sei Nazioni 2022.

7 – Josh van der Flier (Irlanda)
Negli ultimi 12 mesi Josh van der Flier è riuscito a salire l’ultimo gradino di maturazione ed è diventato una delle terze linee più forti del Vecchio Continente. Un giocatore che in campo sa fare tutto, che abbina intelligenza e ferocia. Un grande ball carrier e un ottimo difensore, con il vizio della meta (2 in questa edizione). Merita la maglia battendo al fotofinish altri due grandi interpreti, Michele Lamaro (miglior placcatore del Sei Nazioni con 86, solo Jonny Gray ha fatto più placcaggi di lui in una singola edizione) e Hamish Watson (70 placcaggi consecutivi senza errori in questa edizione, l’ultima volta che ne ha sbagliato uno è stato 354 placcaggi fa).

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6 – Caelan Doris (Irlanda)
Flanker lato chiuso o numero 8 all’occorrenza, il classe ’98 si è preso definitivamente il proprio posto in nazionale. Farrell sembra considerarlo a questo punto un insostituibile. Oltre a essere un giocatore di eccezionale quantità, ha una sensibilità e un’intelligenza per il gioco estremamente sviluppate. Basta vedere la sua qualità nel portare il pallone a contatto: impossibile che un placcaggio lo centri in pieno, ha un gioco di piedi vicino all’avversario che gli consente di evadere sempre. Favoloso. Gran Sei Nazioni anche per Courtney Lawes, il giovane Rory Darge e Giovanni Pettinelli.

5 – Paul Willemse (Francia)
Il granitico giocatore francese è il Massiccio Centrale del pack del XV de France. Sempre nel cuore dell’azione tocca un numero limitato di palloni (23 in tutto il torneo, fra cariche e passaggi), ma il suo gigantesco lavoro nell’area del contatto, in attacco e difesa, è ciò che ha permesso alla Francia di cambiare marcia negli ultimi due anni. Pazzesco ricordare le sue prime esperienze in nazionale, quando sembrava solo un energumeno di livello mediocre. Ecco quanto cambia il modo in cui una squadra viene disegnata intorno ai propri interpreti. Menzione speciale per Federico Ruzza, autore di un ottimo Sei Nazioni, e non solo per il primato in rimessa laterale.

4 – Will Rowlands (Galles)
Applausi per un giocatore arrivato tardi al rugby internazionale ma che con il duro lavoro è riuscito a ritagliarsi il suo spazio. Rowlands ha giocato un grande Torneo, riempiendo il vuoto lasciato dall’infortunio di Alun Wyn Jones. In una squadra che ha faticato ad imporsi fisicamente in ogni partita, il suo contributo da ball carrier è stato spesso uno dei pochi continuativamente positivi. A livello statistico, in 4 partite e uno scampolo (con l’Italia), ha messo su 42 cariche e 49 placcaggi, a sottolineare il suo contributo su entrambi i lati del campo. Da citare anche Cameron Woki, Tadhg Beirne e Maro Itoje, tutti brillanti interpreti in maglia numero 4.

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3 – Tadhg Furlong (Irlanda)
Ancora una volta il pilone irlandese del Leinster dimostra di essere lo standard a livello internazionale per il ruolo di pilone destro. Nessuno meglio di lui, anche se Ellis Genge se lo è portato a spasso per 60 minuti in mischia chiusa (regolarmente?) nella penultima giornata del Sei Nazioni. Delle sue caratteristiche sappiamo già tutto, ma quello che salta più all’occhio di questo Torneo è la sua capacità di agire da punta del pod di avanti, portando il pallone fin quasi a contatto, prima di lanciare il trequarti in asse all’ultimo istante, con no-look perfetti che fissano la difesa in maniera celestiale.

2 – Dan Sheehan (Irlanda)
Diventato tallonatore titolare in corsa a causa dell’infortunio a Ronan Kelleher, Sheehan è stato straripante. Un portatore di palla eccezionale (44 cariche in poco più di 3 partite), con mani morbide (17 passaggi, secondo fra le prime linee dopo Furlong) e 39 placcaggi. La competizione per la maglia numero 2 dell’Irlanda nei prossimi anni sarà ferocissima.

1 – Ellis Genge (Inghilterra)
Il solo fatto che Eddie Jones lo abbia schierato tatticamente come estremo in Francia-Inghilterra per fargli giocare i palloni calciati nella profondità dai francesi dimostra le qualità atletiche e d’impatto di questo pilone. Anche se il suo dominio in mischia ordinata contro l’Irlanda pare sia stato illegale, ha giocato un Sei Nazioni davvero stellare, affermandosi finalmente come uno dei più forti nel ruolo in Europa. Baby Rhyno ha forse raggiunto la maturità. Menzione d’onore per il francese Cyril Baille e per Andrew Porter dell’Irlanda, che fino all’infortunio è stato un vero portento.

Lorenzo Calamai

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