Federico Mori: “A Bordeaux per crescere come atleta e persona. Italia resta capitolo aperto”

Abbiamo parlato con il quarto azzurro in Top14

Mori

Federico Mori ph. Massimiliano Carnabuci

Dopo che la notizia del suo possibile trasferimento a Bordeaux era nell’aria da qualche giornata, ieri nel tardo pomeriggio, il club girondino ha ufficializzato l’approdo in Top14 di Federico Mori (contratto biennale), trequarti azzurro classe ’00. Un trasferimento, quello di Mori – che non aveva trovato un accordo per il rinnovo del contatto federale -, che diventa così ufficialmente il quarto italiano nel massimo campionato transalpino assieme a Sergio Parisse (Tolone), Pietro Ceccarelli (Brive) e Paolo Garbisi (Montpellier), concretizzatosi poche ore fa, ma la cui genesi è ormai lontana diverse settimane.

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“Questa possibilità è nata appena prima l’inizio dell’estate, ormai diverse settimane fa”, racconta Federico Mori – già a Bordeaux -, raggiunto da OnRugby.

“Ho capito che si sarebbe concretizzata quando Bordeaux ha formalizzato in maniera sempre più dettagliata la proposta, negli ultimi tempi. C’era stato un interessamento anche da parte di Perpignan (club neopromosso in Top14, ndr), ma i girondini sono stati quelli che più hanno insistito per portarmi a giocare nel massimo torneo transalpino”, prosegue Mori.

Tutto ciò sarebbe successo a prescindere dalla vicenda dell’addio di Paolo Garbisi, a sua volta in uscita dal contratto federale?

“Sinceramente, penso sarebbe andato in porto a prescindere. Chi mi segue legalmente ne sa di più, ma non credo abbia inciso più di tanto la vicenda di Paolo (Garbisi, ndr) sul  mio caso specifico. L’interesse e la proposta di Bordeaux, come detto, c’era da tempo”.

Non ci saranno problemi con gli azzurri?

“Ho parlato con una figura nei ranghi federali, e in tal senso non mi è stato detto nulla di negativo in termini assoluti. Insomma, non mi sento escluso per questa scelta. C’è sempre la possibilità di giocare in azzurro – anche nei prossimi -, che peraltro è il mio sogno da quando ero bambino. Ho avuto l’opportunità di esordire con la selezione azzurra, un team al quale vorrei dare ancora tanto. Magari portando l’esperienza che acquisirò in questa nuova realtà”.

Come è stato l’impatto con Bordeuax?

“Più che positivo. Si sono dimostrati subito molto professionali e disponibili, tra visite mediche e possibilità di visitare nel dettaglio il centro sportivo. Una struttura semplicemente spettacolare, con ogni tipo di macchinario di cui un atleta possa avere bisogno”.

Quali sono gli obiettivi che ti sei posto?

Ho scelto di intraprendere questo percorso, dopo tanti discorsi ed altrettante valutazioni con la mia famiglia, per una crescita personale, in campo e fuori. Non è stato affatto semplice prendere questa decisione, perché ci sono tanti fattori che subentrano, visto che si cambia nazione e per certi versi anche vita. Di certo, non è stato quello economico a fare la differenza, anzi non l’ho nemmeno guardato, se devo essere sincero. Volevo cogliere l’occasione per migliorare come uomo e come atleta, mettendomi alla prova – quando avrò spazio – in un torneo durissimo come il Top14, ed ogni singolo giorno in allenamento, al fianco di grandissimi campioni. Nei prossimi giorni parlerò in maniera più approfondita con il nostro staff, per entrare maggiormente nelle questioni tecniche, dopo la prima presentazione che c’è già stata”.

Cosa ti porterai dietro da questi anni a Parma?

“Tutte cose positive. Non sono andato via perché sono stato male a Parma, anzi. In Emilia ho trascorso mesi importantissimi, trovandomi benissimo con la squadra, con tutto lo staff (Michael Bradley, Fabio Roselli e Andrea Moretti) che mi ha dato un mano importante per fare uno step nella mia carriera, e pure in città. Così come mi sono trovato alla grande con Franco (Smith, ndr) in Nazionale, ed anche nei pochi ma intensi mesi a Calvisano in Top10”.

Matteo Viscardi

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