Cosa aspettarsi da Paolo Garbisi al Montpellier

Un tentativo di risposta ad alcune delle domande più calde degli ultimi giorni

Paolo Garbisi Montpellier

Paolo Garbisi con la maglia azzurra: l’anno prossimo giocherà a Montpellier – ph. Sebastiano Pessina

La notizia che Paolo Garbisi è passato dal Benetton al Montpellier ha fatto un discreto rumore, da quanto è stata inaspettata.

Una vera e propria esplosione la sua, passato in un batter d’occhio dal battere il Galles nel Sei Nazioni under 20 a essere il titolare della nazionale, a vincere il primo trofeo internazionale di un club italiano, a giocare nel Top 14. Durata del viaggio: 16 mesi.

Tralasciando i dettagli contrattuali, supposti debiti morali e quant’altro, è il momento di guardare avanti e provare a rispondere ad alcune delle domande che sono spontaneamente emerse dopo la pubblicazione della notizia e che hanno a che fare con la possibilità del 21enne azzurro di avere minutaggio e rilevanza in un contesto ancor più grande di quello vissuto finora.

Quanto spazio potrà avere il 10 Azzurro?

Non fatevi ingannare dal fatto che abbia firmato un contratto espoir, come si chiamano coloro che fanno parte delle squadre giovanili francesi: Paolo Garbisi sarà il prossimo anno un membro della prima squadra di uno dei club più importanti del Top 14.

Arriva in un club che ha già un mediano di apertura importante: è Handré Pollard, il numero 10 campione del mondo con il Sudafrica.

Tuttavia possiamo aspettarci che Garbisi abbia un discreto ammontare di spazio. L’anno scorso il Montpellier ha impiegato 4 diversi mediani di apertura: Pollard a inizio campionato, prima che si infortunasse gravemente; Alex Lozowski, che però ha lasciato il club per ritornare ai Saracens; Johan Goosen, che ritornerà in Sudafrica per giocare lo United Rugby Championship con i Bulls; Louis Foursans-Bourdette, giovane del 2002 che ha avuto spazio per gli infortuni dei compagni ma che non sembra davvero in grado di rubare spazio al mediano di apertura italiano. In emergenza il ruolo è stato ricoperto anche dall’estremo Anthony Bouthier.

In un campionato tosto come il Top 14, con a fianco l’importanza che hanno gli incontri della Champions Cup, pensare di giocare tutta la stagione con un solo titolare è impensabile. Per questo il Montpellier ha pensato di attrezzarsi con due giocatori capaci di mantenere alto il livello, uno dei quali viene peraltro da un infortunio pesante come la rottura del legamento crociato.

Pensiamo poi che il massimo campionato francese inizierà il prossimo 4 settembre, mentre Handré Pollard sarà prevedibilmente impegnato nel Rugby Championship con il Sudafrica. La competizione dell’emisfero sud andrà avanti fino al 2 ottobre: l’inizio di stagione sarà fondamentale per Garbisi per dimostrare di poter essere all’altezza della situazione.

Potremo vederlo in altri ruoli?

Nelle dichiarazioni di presentazione apparse sul sito ufficiale del club francese, Philippe Saint-André ha detto: “con la partenza di Alex Lozowski e Johan Goosen avevamo veramente bisogno di un giocatore come lui, capace di giocare come numero 10, 12 o 15”.

Nonostante questa suggestione, è legittimo aspettarsi di non vedere Paolo Garbisi rivestire altri ruoli oltre a quello di mediano di apertura, che gli appartiene più di altri. Più probabile, se necessario, vedere Pollard che si sposta a 12 al suo fianco che il contrario, viste le caratteristiche fisiche dello Springbok.

Tutto sommato però, le motivazioni che inducono allo scetticismo su un cambio di ruolo di Garbisi hanno a che fare con l’identità di gioco di Montpellier: una squadra molto fisica, abrasiva, con una forte componente sudafricana che ne influenza la filosofia di gioco.

Il numero 12 principale della formazione è Jan Serfontein, un giocatore non particolarmente noto per le sue doti di distribuzione, ma anzi la vera e propria essenza del crash ball 12, il primo centro di sfondamento.

Ad estremo il Montpellier usa due tipi di giocatori: il ragioniere dalla pedata lunga, come Anthony Bouthier e Johan Goosen, o il contrattaccante rapido, come Vincent Rattez e Gabriel N’gandebe. Paolo Garbisi ha uno skillset simile a quello dei primi due, ma il suo impiego il quel ruolo non potrebbe che essere un ripiego, visto che le sue doti migliori sono quelle del regista e del playmaker, una funzione che il numero 15 del Montpellier solitamente non assume mai, neanche da secondo distributore del pallone.

Quali i pro e i contro dell’operazione?

Per Garbisi il trasferimento in Francia apre tante possibilità. Ovviamente che il solo passare al campionato più competitivo del mondo lo renda un giocatore migliore è eccessivo, ma sicuramente è la piattaforma attraverso la quale trasformarsi da talento in crescita a una definitiva stella. Un bene per lui e per la nazionale italiana, al di là del fatto che Montpellier possa essere una destinazione particolare, che in questi anni non ha fatto brillare davvero la stella di nessuno dei tanti talenti galattici che vi sono approdati, apparendo più di qualche volta un club disfunzionale in diversi aspetti. Nonostante le due Challenge Cup vinte e la finale di Top 14 raggiunta negli ultimi anni, la squadra di Saint-André si è fatta conoscere di più per i risultati deludenti rispetti alle ambizioni e agli euro spesi sul mercato.

L’altra vera faccia della medaglia è quella di un giocatore che sarà sicuramente soggetto a pressioni maggiori, ma anche più usurato e meno conservato rispetto a quanto accaduto finora, e a disposizione dello staff tecnico della nazionale maggiore solamente nelle finestre indicate dalle norme internazionali.

Ma il vero problema sembra essere il colpo che subisce la competitività del Benetton in questo modo. La squadra biancoverde contava di rilanciarsi sull’onda dell’entusiasmo dato dalla vittoria della Rainbow Cup. Se è vero che un giocatore solo non può essere determinante, è altrettanto vero che in pochi mesi i Leoni sono passati dall’avere in rosa i due numeri 10 della nazionale a doversi affidare a uno fra Tomas Albornoz, Joey Caputo e Edoardo Padovani (Rhyno Smith non ha mai giocato apertura ad alto livello).

È questa situazione che potrebbe potenzialmente minare le ambizioni del Benetton il prossimo anno e incidere sulla crescita della squadra e dei giocatori che ne fanno parte.

Lorenzo Calamai

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