Under 20: il punto di Massimo Brunello

Abbiamo parlato con il capo allenatore della selezione giovanile dopo i primi due raduni stagionali

Massimo Brunello

Under 20 Massimo Brunello Ph. Massimiliano Carnabuci

Coadiuvato dai fidi scudieri Mattia Dolcetto e Agustin Cavalieri – i due assistenti che hanno coordinato il lavoro sul campo -, Massimo Brunello, capo allenatore della Selezione Under 20 italiana, ha appena concluso un paio di settimane caldissime, con un doppio raduno – tra Parma e Treviso – che ha permesso all’ex Calvisano di visionare da vicino 48 atleti, testandone lo stato di forma ed iniziando a tracciare la strada che il gruppo dovrà percorrere nei prossimi mesi, con vista su Sei Nazioni e Mondiale di categoria. Lo abbiamo raggiunto per commentare con lui il ritorno in Nazionale, con ruolo da capo allenatore, dopo cinque anni.

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Come ha trovato i ragazzi dopo il Lockdown?

Chiaramente non al top a livello fisico, anche se già abbastanza bene da quel punto di vista – alla luce del periodo molto particolare che hanno vissuto -, sul quale peraltro c’è tempo per lavorare al meglio nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Per quanto concerne il profilo mentale, invece, li ho visti veramente carichi. Tutti entusiasti e attenti.

Quanto è stato importante poter vedere da vicino un gruppo così ampio di atleti (48)? Questa del doppio raduno è stata una soluzione estemporanea – dettata dalle contingenze -, o crede si possa ripetere in futuro?

Difficilmente potremo avere nuovamente raduni che ci consentano di aver a disposizione, seppur su due tornate, così tanti giocatori. Il nostro intento, tuttavia, è tenere sotto osservazione tutti i potenziali atleti che possono aspirare alla nazionale Under 20. L’obbiettivo è quello di avere una base ampia, che nel corso del percorso di lavoro possa avere una crescita il più possibile omogenea. Tra Parma e Treviso abbiamo avuto a che fare con 48 elementi, e ce ne sono diversi altri che per infortunio o per altri motivi non sono riusciti ad essere coinvolti, ma sono nei nostri pensieri, e saranno visionati molto attentamente.

Si è parlato moltissimo di ‘gruppo emergenti’ in queste settimane, con raduni ad hoc per questi 20/25 ragazzi giovani a ridosso del livello della nazionale, con lo staff della seniores. Come si porrà la sua figura, in relazione con questa nuova “creatura” che pare possa coinvolgere nel corso dell’anno anche ragazzi in età buona per il suo team?

In questo momento la gestione di questo gruppo emergenti è un qualcosa di competenza diretta dello staff della nazionale maggiore, in sintonia con Stephen Aboud, responsabile dell’alto livello giovanile. Io, ovviamente, sarò a disposizione per ogni genere di indicazione e/o informazione necessaria al loro lavoro in tal senso..

Abbiamo già visto all’opera, anche a livello internazionale Under 20, diversi 2001. Che ci può dire, invece, sull'”anno piccolo”? Come ha trovato i 2002?

Li ho trovati, come ho detto prima, carichi e con molto entusiasmo di entrare a far parte della nazionale Under 20. Abbiamo visto i loro primi passi in raduno, in queste due settimane, con piacere. Ma non è il caso di sbilanciarci su di loro. Oggettivamente, allo stato attuale, ancor più dopo tutto quello che è successo, è molto presto per dare giudizi tecnici o trarre particolari conclusioni a questo livello, nel bene o nel male, sull’annata dei 2002.

Quale deve essere l’obiettivo nel breve termine di questi ragazzi? Esiste la possibilità che a ottobre si giochino i recuperi del Sei Nazioni anche per l’Under 20?

L’obbiettivo primario e non negoziabile è quello di farsi trovare migliorati a livello fisico già dalla prossima convocazione. Ogni momento di lavoro fisico, tecnico e tattico, da qui in avanti, è fondamentale per crescere e permetterci di essere realmente competitivi quando inizieranno i Test veri e propri sul campo. Per quanto riguarda le competizioni siamo ancora in attesa di capire meglio come si svilupperà la nostra annata. Non sappiamo ancora nulla di ufficiale.

Parlando invece di Massimo Brunello, come è stato, per lei, tornare (era già stato responsabile tecnico della Under 18, nonché assistente della Under 20) ad indossare i panni del selezionatore dopo diversi anni di successo come capo allenatore di club? Quanto cambia il lavoro, sia nel quotidiano che sul medio/lungo periodo?

Devo dire che tornare a lavorare per la federazione è sempre molto stimolante, soprattutto con ragazzi di questo tipo che hanno motivazioni enormi e ti trasmettono energia ed entusiasmo contagiosi.

Il tipo d’impegno cambia perché qui si lavora principalmente per la formazione del giocatore dentro un progetto a lungo termine, all’interno di un percorso preciso. Quindi con obbiettivi di medio/lungo termine.

Nel club invece, al lavoro per quanto concerne la formazione dei giovani, va aggiunta la capacità di gestione anche di elementi più maturi, e l’impellenza del risultato domenicale e del traguardo fondamentale a fine stagione, che sia scudetto, playoff o salvezza. Stiamo dunque parlando di due cose diverse, che richiedono anche un approccio diverso.

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