Rassie Erasmus ha lottato silenziosamente per la propria salute durante la Rugby World Cup

L’ex Munster non ha voluto che i media distogliessero l’attenzione dalla squadra, mantenendo privata la faccenda

Rassie Erasmus

Rassie Erasmus (ph. Sebastiano Pessina)

Vedendolo così, nell’ormai celebre discorso alla squadra a ridosso della finale Mondiale 2019 – vinta dal suo Sudafrica 32-12 ai danni dell’Inghilterra di Eddie Jones -, e oltremodo brillante nel guidare il suo team al successo iridato in terra nipponica, non lo avremmo mai detto.

Eppure, Rassie Erasmus, capo allenatore degli Springboks nell’ultimo biennio, sino alla rassegna giapponese, nel corso del 2019 – periodo Mondiale compreso – ha dovuto affrontare una dura battaglia per la propria salute, perdurata sino al marzo del 2020.

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In un’intervista al giornale sudafricano ‘Rapport’, Johan Theron, il medico dell’ex coach di Munster, ha  infatti rivelato come Erasmus sia appena guarito da una rara malattia autoimmune non cancerogena – potenzialmente anche fatale -, che lo ha colpito nel 2019, costringendolo alla chemioterapia per tutta l’annata, anche durante la Coppa del Mondo.

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“Un trattamento che aveva indebolito Rassie (Erasmus, ndr). Tanto che, ad un certo punto, aveva dubitato davvero di poter continuare nella sua posizione di allenatore degli Springboks”, ha spiegato lo stesso Theron, svelando così un retroscena molto particolare sulla cavalcata del Sudafrica al trionfo iridato.

Una situazione confermata, a Sport24, da un portavoce della SARU, la federazione sudafricana.”Rassie è stato curato per una grave malattia nel 2019, da cui si è ripreso. Ha ringraziato le persone per le loro preoccupazioni, ma ha voluto mantenere la questione privata”, la spiegazione al portale della Rainbow Nation, da cui è emerso come il CT abbia voluto che tale faccenda rimanesse ‘nascosta’ per non rovinare la preparazione dei suoi giocatori in vista del Mondiale.

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