Carter, Giteau, Mtawarira e tanti altri: basta rugby?

Alcuni mitici giocatori del passato potrebbero aver chiuso senza saperlo la loro carriera

ph. Sebastiano Pessina

Rugby e campionati fermi in tutto il mondo, e grandi carriere che potrebbero essere arrivate alla conclusione senza nemmeno averlo previsto. L’emergenza sanitaria in corso ha portato a sospendere campionati ogni latitudine quando questi erano ancora in corso, con tanti grandi campioni che avevano già ammesso di volersi ritirare a fine stagione e che dunque potrebbero aver disputato i loro ultimi minuti da professionisti senza saperlo.

Sono nomi di assoluto valore tecnico alcuni di quelli che entrano in questo conto, e partiamo da Francois Louw: il 34enne flanker, fresco vincitore della Coppa del Mondo 2019, dal nove anni è impegnato con Bath nel campionato inglese, e dopo aver chiuso la carriera internazionale a inizio marzo ha anche annunciato che si sarebbe fermato al termine della stagione. Bath poi non è più scesa in campo dal momento dell’annuncio, col campionato fermato, e quindi il suo ultimo match potrebbe essere stato quello del 7 marzo contro Exeter. Poco prima, a febbraio, era arrivato anche il momento di Ben Franks. Il pilone, due volte Campione del Mondo con gli All Blacks, ha deciso di fermarsi a 36 anni, alla seconda stagione con i Northampton Saints. Anche lui è sceso in campo nell’ultima partita prima della sospensione, una vittoria contro Worcester, entrando dalla panchina. Alla lista si aggiunge, per rimanere nel Regno Unito, anche James Hook: uno dei più forti giocatori gallesi di sempre (81 caps coi Dragoni tra il 2006 e il 2015) aveva in programma di chiudere questa stagione con i suoi Ospreys, e a gennaio aveva annunciato il ritiro, da vedere se ci ripenserà visti i “soli” 34 anni.

Leggi anche: I primi propositi di ritiro di James Hook

Passiamo ora all’altro capo del mondo: la stagione 2020 della Top League giapponese è stata annullata, e questo potrebbe portare via con se due straordinari protagonisti del nostro sport. Andando per anzianità, il primo è Matt Giteau: il formidabile trequarti australiano a settembre compirà 38 anni, e nella sua carriera ha giocato (benissimo) in tre continenti. Brumbies e Wester Force in Australia, Tolone in Europa, e dal 2017 Suntory Sungoliath in Giappone. Il suo contratto scade al termine di questa stagione, che potrebbe dunque essere stata l’ultima. Da sottolineare un dato interessante: se Giteau smettesse, non ci sarebbe più in attività nessun giocatore della finale Mondiale del 2003. L’ultimo prima di lui è stato George Smith che ha chiuso dopo la scorsa stagione con Bristol, dunque potrebbe effettivamente terminare un link con una delle più belle partite di sempre. Nel video seguente, gli highlights della sfida tra Kobelco Steelers e Suntory Sungoliath, quando Giteau e Carter si sono sfidati ancora una volta a gennaio 2020 (l’ultima?):

In quella finale non c’era, ma di soddisfazioni se n’è comunque prese tante: parliamo di Dan Carter, che i 38 anni li ha appena compiuti. Il fenomenale mediano d’apertura neozelandese era da poco tornato in campo coi Kobelco Steelers dopo essere stato fermo a lungo per un infortunio al collo, e al pari di Giteau non ha firmato niente per la prossima stagione. L’intenzione sembra quella di smetterla col rugby giocato, verrà rispettata?

Chiudiamo l’immaginario viaggio volando negli Stati Uniti, dove due “grandi vecchi” del rugby mondiale avevano firmato un contratto per la singola stagione 2020 prima che al MLR fermasse le operazioni: Ma’a Nonu e Tendai Mtawarira. L’ex All Black ha giocato a San Diego, il Campione del Mondo 2019 a Washington, e il loro futuro in campo è ammantato di dubbi.

Insomma, l’emergenza sanitaria in corso potrebbe avere chiuso diversi capitoli importanti della storia del rugby, costringendo alcuni giocatori dall’aurea mitica a smettere per sempre con questo sport. I tanti condizionali usati sinora danno però la speranza che, almeno per qualcuno, la voglia di continuare possa prevalere.

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