Italia femminile, verso un lungo 2020: intervista ad Andrea Di Giandomenico

Con il CT delle azzurre abbiamo ripercorso i Test Match di novembre, dando uno sguardo anche al prossimo anno

andrea di giandomenico italia femminile

ph. Sebastiano Pessina

MILANO – È un coach Di Giandomenico come sempre equilibrato, analitico e fiducioso quello che OnRugby ha incontrato stamattina alla presentazione della Milano Rugby Week, evento che vedrà lo Stadio Mari di Legnano ospitare fra il 21 e il 23 febbraio 2020 sia il Pro14, con il match tra Zebre Rugby e Munster, sia (dal suo punto di vista) il terzo turno del Sei Nazioni Femminile quando a scontrarsi sul terreno di gioco lombardo saranno Italia e Scozia.

Coach, cominciamo subito dall’argomento più caldo: l’operazione alla spalla della capitana Manuela Furlan, che la costringerà a saltare il Sei Nazioni.
Ero ovviamente a conoscenza di questa cosa e anche a Isabella Locatelli toccherà la stessa sorte: va così (ammette con ironia, ndr), l’anno scorso abbiamo avuto ragazze con infortuni alle ginocchia e quest’anno invece tocca alle spalle, fa parte del gioco. Sono dispiaciuto, ma non preoccupato. Adesso è importante che possano recuperare per essere poi in campo al 100% a settembre del 2020, quando vi sarà da lottare per la qualificazione alla prossima Coppa del Mondo. Affronteremo il Sei Nazioni con altre ragazze e questo ci va comunque benissimo, perché consentiremo loro di confrontarsi con la ribalta internazionale riuscendo dal nostro punto di vista ad allargare la base, che è uno dei nostri obiettivi. Fra l’altro iniziamo ad avere qualità e quando saremo al completo avremo quei “problemi di abbondanza” che a ogni allenatore piace avere.

Hai già pensato a quale giocatrice che potrebbe assumere i gradi da capitana?
A gennaio prenderemo una decisione. Manuela comunque rimane la nostra capitana, anche se sono tante le ragazze all’interno del gruppo che hanno dimostrato di avere doti da leader. Valuteremo chi potrà farlo nel Sei Nazioni. È necessario avere una figura di riferimento, ma io di guide nella nostra squadra ne vedo già tante.

Ora facciamo un passo indietro tornando a novembre: che idea ti sei fatto del Giappone che ci ha fermato sul pareggio a L’Aquila?
Avevamo incontrato le nipponiche due anni fa in Coppa del Mondo e sapevamo che sarebbero cresciute in questo periodo, anche perchè nel Sol Levante gli investimenti sul rugby sono cresciuti a tutti i livelli.

Abbiamo faticato all’inizio a rispondere alla loro velocità e ai loro ritmi, ma poi ci siamo sistemate. C’erano tante giocatrici nuove in campo, questo però non deve passare come un alibi, e il fatto di non aver perso in una partita dove avremmo potuto anche farlo ci ha aiutato. È chiaro però che si è fatta un’analisi per capire in quali aree del gioco si poteva e si potrà migliorare.
Io comunque sono soddisfatto.

È chiaro che i risultati fanno sempre piacere e ci si allena per arrivare a quelli però, ripeto, abbiamo un anno lungo all’orizzonte e in certi momenti bisogna anche pensare al percorso di crescita dove ovviamente ci saranno momenti più brillanti e momenti meno positivi.

Contro l’Inghilterra, già a partire dalla formazione messa in campo da loro, si era capito quanto ci rispettano e quanto ci vedano come una squadra di alto livello. Cosa ti aspettavi dal Test?
Se guardiamo al risultato queste parole potrebbero sembrare inadeguate, mentre in realtà però sono state loro a volere una partita contro di noi e ogni anno devo dire che con lo staff tecnico inglese riusciamo a scambiarci idee, opinioni e sensazioni positive.

A livello di gioco, sul campo, le ragazze sono riuscite a mantenere uno standard adeguato anche se è chiaro che poi ci sono dei cali fisici legati alla differenza di potenza con le nostre avversarie. Nei primi tempi dei confronti riusciamo sempre a fare bene ed è li che dobbiamo iniziare a migliorare controllando maggiormente la disciplina e andando a segno ogni qualvolta ci si presenta l’opportunità di marcare.

Michele Cassano

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