Facciamo ordine nel Mondiale dell’Italia

Non ci raccontiamo storie: la partita con il Sudafrica era quasi ingiocabile in partenza, gli Azzurri hanno fatto il possibile finché sono rimasti in 15

rugby world cup 2019 italia

ph. Sebastiano Pessina

Tanto inchiostro, cartaceo e digitale, è stato versato dal momento del fischio finale della partita fra Italia e Sudafrica, una sconfitta netta per gli Azzurri che ha molto probabilmente sancito l’uscita dell’Italia dalla Rugby World Cup 2019, anche questa volta incapace di superare la fase a gironi.

I giudizi dati agli Azzurri attraversano tutto lo specchio del possibile: da chi sostiene che con il cartellino rosso comminato a Andrea Lovotti l’Italia abbia gettato al vento i quarti di finale fino a chi trova nella sconfitta contro il Sudafrica l’evidenza di un fallimento totale su tutti i piani. Adesso che il mondiale prosegue per la propria strada, e che la polvere sollevata dalla battaglia di Shizuoka si è posata, possiamo provare a mettere in ordine una volta per tutte i pezzi del puzzle, e ricostruire una narrazione coerente di quanto accaduto.

– Leggi anche: Azzurri: sospensione di tre match per Andrea Lovotti e Nicola Quaglio

Dal 10 maggio del 2017 sappiamo che le nostre speranze di passare il turno sono appese a un filo. Da quando, cioè, il sorteggio di Kyoto ci ha giocato il brutto scherzo di metterci nello stesso girone di All Blacks e Springboks. E se ancora l’onda lunga della vittoria sul Sudafrica di Firenze illudeva qualcuno, anche quel qualcuno veniva bruscamente riportato alla realtà già dal 35-6 inflittoci proprio dal Sudafrica a Padova nel novembre di due anni fa.

Ecco perché nessuno, per questo motivo e per i risultati della nostra nazionale nel contempo, può far finta di non sapere che quella a cui andava incontro l’Italia era una sfida impari, una sorta di voto di sacrificio, un David contro Golia ma senza neanche la fionda.

Certo, Conor O’Shea, Sergio Parisse e tutti gli altri hanno messo la partita nel mirino, hanno espresso fiducia e dichiarato che si poteva fare, giocando la partita della vita. Sicuramente non avrebbero alzato le mani in partenza, dichiarandosi sconfitti ancor prima di scendere in campo.

Per 42 minuti l’Italia ha fatto il possibile, per quanto nelle proprie capacità. Ha giocato una partita ad un livello forse anche superiore al proprio: ha ridotto al minimo il numero di errori individuali, ha attuato un piano di gioco inusuale, fuori dalle proprie corde, cercando di non passare per i punti d’incontro in fase di possesso. Abbiamo giocato meglio del solito con i piedi, vincendo anche le poche fasi di ping pong tattico dell’incontro.

La nazionale ha subito in maniera drammatica lo scontro fisico, è stata involontariamente agevolata dalla mancata contesa delle mischie ordinate, è stata graziata in qualche occasione da un Sudafrica che ha commesso errori madornali, come spesso succede alle squadre molto più forti che si trovano ad affrontarne una di livello inferiore. E in fondo era quello che speravamo accadesse, era il granello di sabbia nella macchina sudafricana che gli Springboks si sarebbero messi da soli tutto ciò a cui si aggrappavano le speranze dei nostri.

Proprio quando le cose sembravano inaspettatamente volgere in nostro favore, con quell’attacco che potenzialmente avrebbe potuto dare un appiglio al sogno di riaprire la partita, il patatrac. 

Il fallo di Andrea Lovotti non deve diventare un alibi, il soldato di fanteria il capro espiatorio su cui accanirsi: possiamo serenamente dirci che in praticamente qualsiasi universo parallelo in cui Vermeulen non è stato messo sottosopra dalle nostre prime linee, l’Italia avrebbe comunque perso la partita e non di poco. Nonostante questo, e al netto dunque del cartellino rosso, cosa possiamo rimproverare agli Azzurri?

L’unico neo della loro prestazione è stato quello di non riuscire a mettere punti sul tabellone nelle due occasioni in cui sarebbe stato possibile nel primo tempo. Allargando il cerchio, ci piacerebbe vedere la determinazione e l’attitudine che i giocatori hanno espresso per tutto l’arco degli 80 minuti, anche contro l’evidenza degli eventi, in maniera più continua: da un punto di vista di approccio questa era una partita facile da percepire e preparare mentalmente come una finale, fare lo stesso con qualche gara del Sei Nazioni è più complesso, ma potrebbe regalarci maggiori soddisfazioni.

Attendersi più di questo significa essere in qualche modo scollati dalla realtà del nostro rugby, non avere coscienza del livello della nostra nazionale. Per questo motivo non ha ragione né chi incolpa la stupidata del 42′ di aver infranto un sogno, né chi ha interpretato questa partita come un verdetto definitivo, come se fosse stata questa gara a sancire lo stato dell’arte del movimento ovale italiano.

Intanto, per fare un bilancio di questa esperienza mondiale bisognerà aspettare il 12 ottobre, quando ci ritroveremo nuovamente sul divano a tifare per gli Azzurri in una sfida impossibile. Dal fischio finale di quella gara in poi potremo tracciare una linea e dare dei verdetti conclusivi. Per il momento, ci teniamo stretto il cuore e l’abnegazione di questa Italia, che nel bene e nel male ha dato tutto quello che poteva dare.

Lorenzo Calamai

Per essere sempre aggiornato sulle nostre news metti il tuo like alla pagina Facebook di OnRugby e/o iscriviti al nostro canale Telegram.
onrugby.it © riproduzione riservata

Cari Lettori,

OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.

Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.

item-thumbnail

Le sedi dei Test Match delle Autumn Nations Series dell’Italia: in attesa degli All Blacks

Prima Argentina e poi Georgia, poi il gran finale contro la Nuova Zelanda

24 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Italia, Marzio Innocenti: “Samoa, Tonga e Giappone partite complicate”

Il presidente federale ha parlato di Nazionale e delle prossime Summer Series

21 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Italia, Gonzalo Quesada: “Ora il difficile è confermarsi, in estate avremo partite impegnative”

Il ct azzurro: "Ho imparato e comunico in italiano anche per rispetto: sono io a dovermi adattare, non viceversa"

20 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Italia, Niccolò Cannone: “È un momento importante per il nostro rugby, non abbiamo mai smesso di crederci”

Intervistato durante la nuova puntata del nostro Podcast, l'Azzurro ha rimarcato il duro lavoro che c'è dietro i successi della nazionale

11 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Autumn Nations Series: Italia-Argentina verso lo “Stadio Friuli” di Udine

La prima partita dei test autunnali degli Azzurri dovrebbe giocarsi nella città friulana

6 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Tommaso Menoncello: “Sonny Bill Williams è sempre stato il mio idolo. Andrea Masi mi ha insegnato molto”

Il trequarti del Benetton è il più giovane giocatore a vincere il premio di "Best Player of Six Nations"

5 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale