80° minuto: dalla Namibia al Canada, le differenze in casa Italia pensando al Sudafrica

I dati degli azzurri dopo due partite. All’orizzonte gli Springboks: i numeri per provare l’impresa

Ph. Sebastiano Pessina

La nazionale Italiana è scesa in campo contro il Canada per il secondo appuntamento del mondiale Giapponese. L’ultima delle partite abbordabili, prima delle due sfide-incubo contro Sudafrica e Nuova Zelanda, arrivava dopo una partita da minimo input ma massimo output contro la Namibia, che aveva permesso all’Italia di entrare nella seconda giornata da prima in classifica del proprio girone.

A differenza della prima gara, la vittoria con il Canada è stata sottolineata da grande soddisfazione e raccontata come la riscossa dopo un inizio considerato troppo soft. Dal punto di vista numerico, invece, è difficile vedere particolari differenze tra le due gare. Una delle possibili interpretazioni potrebbe essere legata alle sensazioni create dal vedere la Namibia segnare per primi e ripetutamente all’esordio, altrimenti la più marcata differenza
numerica è nella mancanza di cinismo dei Canadesi. Nonostante, infatti, si sia parlato di un approccio più calmo e calcolatore alla gara da parte della nazionale Italiana, in realtà gli indici EPM medi sono molto simili, se non addirittura a favore dell’ultima partita (.48 contro il Canada, .47 contro la Namibia).

Allo stesso modo, la critica contraria alla prestazione difensiva contro la Namibia è rimasta positivamente impressionata dalla fase difensiva contro il Canada. I Nordamericani hanno attaccato avanzando 5 volte in meno (35 contro 40), riuscendo, però a fine partita, ad avere il doppio dei line break (4 contro 2) e dei difensori battuti (7 contro 4) rispetto a quanto fatto dagli africani.

Hayward/Morisi
La principale curiosità tattica nella partita con il Canada è data dalla volontà di sperimentare Jayden
Hayward come primo centro al posto di Luca Morisi. I due giocatori sono in realtà molto diversi l’uno dall’altro sia per caratteristiche intrinseche che per attitudine verso il gioco. Nonostante, infatti siano entrambi molto creativi, il primo è un giocatore più elusivo, forte tatticamente e con un ottimo piede, mentre il secondo è un giocatore più fisico e atletico oltre che un difensore più solido.

Ovviamente la principale domanda della vigilia era se questo cambio fosse stato scelto per provare una variazione tattica in vista del match con il Sudafrica, inserendo un playmaker esterno, che non fosse particolarmente limitato dalla rush defense che gli Springboks hanno utilizzato contro la Nuova Zelanda, ma che invece potesse creare incertezze nel triangolo allargato avversario oppure se fosse soltanto un cambio essenzialmente indirizzato ad inserire un giocatore creativo e imprevedibile come Minozzi, dando allo stesso tempo un turno di riposo aggiuntivo ad un giocatore come Morisi proprio in previsione di un utilizzo usurante nella terza partita.

IMG 1: Mappa degli eventi di Jayden Hayward in fase di possesso e di placcaggio contro il Canada

Come si può vedere nell’IMG 1, se ci si fosse atteso un impatto particolarmente creativo di Hayward si potrebbe rimanere delusi, soprattutto per l’uso del piede per mettere pressione al triangolo allargato avversario, completamente assente dalla sua performance, come allo stesso modo sono assenti gli eventi più o meno significativi nella metà campo offensiva. La distribuzione è limitata a tre soli passaggi, ma di qualità, visto che generano due attacchi avanzanti (66%). Il dubbio legato alla fase difensiva non sembra segnare particolari problemi, visto che ha chiuso la gara con 5 placcaggi fatti su 6 tentati, rimanendo quindi su numeri simili alla prestazione di Morisi contro la Namibia (IMG 2).

IMG 2: Mappa degli eventi di Luca Morisi in fase di possesso e di placcaggio contro la Namibia

Offensivamente, invece, la performance di Morisi nella partita d’esordio è numericamente più ricca,
soprattutto per quanto riguarda la distribuzione, con 7 passaggi totali di cui 5 nella metà campo
offensiva. Ovviamente questi dati non sono legati soltanto ai due singoli giocatori, ma alle diverse prestazioni della squadra nel suo complesso. Contro la Namibia, infatti, l’Italia ha passato 141 volte (49.4% dei possessi) mentre contro il Canada soltanto 114 volte (42.5% dei possessi).

Questa differenza può ben spiegare la variazione quantitativa in quanto a passaggi, mentre con più difficoltà può spiegare la differenza qualitativa. Morisi infatti crea solo 2 attacchi avanzanti (28.5%), che pur generando a loro volta un clean break, sono distanti dai numeri registrati da Hayward.

Chiavi tattiche per il SAF
Passando dalle performance individuali a quelle di squadra, un grande focus della partita contro il Sudafrica inevitabilmente sarà legato alla capacità della nazionale di ostacolare il tipico gioco multifase stretto degli Springboks. Contro il Canada l’Italia ha dovuto difendere 33 attacchi portati nei 30 metri centrali di campo (31%
degli attacchi totali). Soltanto una piccola parte di questi sono stati portati dal Canada nella metà campo difensiva (7, il 21%), con però una altrettanto elevata efficacia, visto che 3 (43%) sono avanzanti e 2 (29%) battono il primo difensore. Nella metà campo offensiva, però, l’efficacia Canadese scende decisamente con soltanto 7 attacchi
avanzanti (27%), 1 difensore battuto (4%) e 1 clean break (4%).

IMG 3: Mappa degli attacchi del Canada nei 30 metri centrali del campo

Di contro, il Sudafrica contro la Nuova Zelanda, è sembrato subire particolarmente attacchi larghi rapidi, come quelli che hanno portato ai buchi continuativi di Reece. La nazionale Italiana contro il Canada ha attaccato nei trenta metri esterni di campo 52 volte (44% degli attacchi totali, IMG 4.1), avanzando 37 volte (71%). La fascia sinistra nella direzione d’attacco è stata più utilizzata, sia quantitativamente (32 volte, 61%), sia, anche se di poco, qualitativamente, con 23 attacchi avanzanti (72%), al contrario della fascia destra che ha visto soltanto 20 attacchi di
cui 14 avanzanti (70%).

IMG 4.1: Mappa degli attacchi italiani nei 30 metri esterni di campo

Anche negli eventi che hanno portato a battere un difensore o a creare un line break la fascia sinistra d’attacco è dominante con 9 difensori battuti (69%) e 1 line break (IMG 4.2). Grandi protagonisti di questo gioco offensivo largo sono stati Jake Polledri con 2 difensori battuti e 1 line break e, soprattutto, Braam Steyn con 5 difensori battuti (38%). La ricerca di questi giocatori lontano dalle linee centrali di collisione sarà fondamentale per le speranze di gioco offensivo degli italiani.

L’innesco creativo a questi attacchi può essere ispirato anche dal giocatore che andrà a completare la terza linea: considerando Sergio Parisse inamovibile, quantomeno per peso specifico e, appunto per visione e skills, Negri potrebbe utilizzare la capacità di leggere la partita offensivamente per aver un vantaggio su Mbanda. Il giocatore nato in Zimbabwe, infatti, ha passato 4 volte, creando 2 attacchi avanzanti, 3 difensori battuti e 2 line break, avanzando una candidatura per una squadra che abbia voglia di giocare a viso aperto con il Sudafrica. Il flanker delle Zebre, invece, è risultato il primo non mediano per intensità contro i Canadesi (EPM = .88), il “segugio” ideale per una tattica che voglia difendere a oltranza rimanendo attaccati al risultato.

In conclusione, alla fine di questa seconda giornata mondiale, l’Italia porta a casa un’altra partita “pratica”, con il secondo più alto punteggio e la migliore differenza punti della storia della federazione alla competizione iridata. Non compie grandi passi avanti nella gestione del gioco, soprattutto difensivo, ma, di contro, non era così incredibilmente negativa la prestazione contro la Namibia. La gara più importante è alle porte, come al solito il bilancio del quadriennio e della gestione O’Shea si potrebbe decidere in larga parte in questi 80 minuti. Gli azzurri ci arrivano, e questa è una buona novità, nel migliore dei modi e non hanno niente da perdere.

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