Il botta e risposta tra Steve Hansen e World Rugby

Il CT degli All Blacks aveva attaccato il governo mondiale (e a lato il Sei Nazioni) per lo scarso impegno con le nazioni del Pacifico

hansen all blacks

ph. Reuters

La partita tra All Blacks e Tonga, oltre a essere l’ultimo match per entrambe prima della Rugby World Cup 2019, è stata anche l’occasione per Steve Hansen di parlare in conferenza stampa della situazioni delle nazioni del Pacifico e delle loro tante e inevitabili difficoltà.

Come spesso è accaduto nel corso della sua gestione, Hansen ha approfittato del suo risalto mediatico per sottolineare alcuni punti critici nel sistema rugbistico mondiale: in questo caso, il CT si è soffermato sul potenziale inespresso di Fiji, Samoa e Tonga e del loro programma di Test Match internazionali, che non consente loro di confrontarsi con maggiore regolarità contro le avversarie di primo livello.

Secondo Hansen, l’idea della Nations Championship – il torneo proposto da World Rugby, ma poi ritirato per mancanza di consensi – avrebbe potuto migliorare la situazione per le nazioni pacifiche. “Il calendario ora come ora non permette loro di fare di più – ha detto il coach neozelandese – Abbiamo delle belle idee per far crescere il gioco, ma non abbiamo un’organizzazione sopra di noi che vuole essere abbastanza forte da dire ‘ok, questo è quello che faremo, ci sarà una calendario globale'”.

Oltre ad attaccare World Rugby, Hansen aveva qualcosa da dire anche verso il board del Sei Nazioni: “Il Sei Nazioni comanda l’intero programma di Test Match internazionale. Non vogliono cedere su nulla, e fino a quando non saranno pronti a farlo, non vedremo alcun miglioramento in quest’area”.

Infine, Hansen ha voluto sottolineare anche le grandi difficoltà nella gestione del gruppo a cui devono far fronte i CT di Fiji, Samoa e Tonga, visto che i rispettivi giocatori sono sparsi tra i club di tutto il mondo. “È già difficile per me, avendo i giocatori distribuiti tra cinque franchigie in Nuova Zelanda – ha detto Hansen – Posso solo immaginare quanto sia complicato quando i tuoi giocatori sono distribuiti in tutto il pianeta, non avendo poi molto tempo per prepararli a giocare insieme quando sono in nazionale”.

“A prescindere da quanto sia accaduto sabato – ha concluso – Tonga migliorerà con il passare del tempo nel corso del torneo”.

La risposta di World Rugby

World Rugby, nella giornata di domenica, ha risposto alle critiche di Hansen sul suo scarso impegno per far crescere le nazioni del Pacifico con una nota pubblicata dal Daily Telegraph. Il governo mondiale ha ricordato di aver erogato dei finanziamenti record da “60 milioni di dollari” per “sostenere le squadre al di fuori del Sei Nazioni e della SANZAAR per competere alla Rugby World Cup 2019”.

“120 dei 150 allenatori, oltre ai membri dei vari staff tecnici impegnati in queste squadre, sono stati identificati e pagati da World Rugby, mentre quello che stiamo facendo nelle Americhe, nel Pacifico e con i Fijian Drua (finanziati per 250mila dollari l’anno, ndr) sta assicurando un contesto che consente alle varie Federazioni di conservare e sviluppare i loro migliori talenti locali. Molti di questi giocatori saranno presenti in Giappone 2019”.

Tra gli allenatori il cui stipendio viene pagato anche da World Rugby, ha ricordato il governo mondiale, ci sono John McKee (Fiji), Kingsley Jones (Canada) e Phil Davies (Namibia).

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