5 mete spettacolari del 2018

Sì, è una classifica. Attenzione: contiene un tributo alla carriera di un giocatore che di mete ne ha segnate parecchie

imhoff racing 92

ph. Reuters

Non ha difettato di spettacolo, questo 2018 che va chiudendosi nel giro di poche ore. Tantissime mete segnate, decine di mete bellissime nel solo rugby internazionale, per non parlare dei campionati domestici che dispongono del materiale necessario a sfornare classifiche e best of per ogni singola giornata disputata.

Non può dunque che essere arbitraria la scelte di 5 mete in particolare, segnate nell’anno solare 2018, elette a migliori marcature dell’anno. Alcune entreranno negli annali, altre si perderanno come particelle di sodio nelle moderne acque minerali, ma mentre l’anno volge al termine, godiamoci il piacere di quel brivido che abbiamo vissuto mentre le abbiamo viste accadere.

#5 – Un etto di magia figiana, grazie

Qualcuno ha inserito Semi Radradra nel XV dei migliori giocatori del 2018: un motivo potrebbe essere questo passaggio cieco dietro la schiena per la meta del Tolone contro La Rochelle nelle ultime giornate del Top 14 della scorsa stagione. La palla viaggia dalle mani di Ma’a Nonu a quelle di Radradra, che arriva lanciato a prendere un mezzo buco esterno nella parte centrale del campo. Mentre la difesa collassa su di lui, il figiano si esprime in un pezzo base del suo repertorio, servendo ancora Nonu per il loop senza nemmeno vederlo. Il tutto si conclude con Facundo Isa che serve JP Pietersen, al quale basta fermarsi e sostanzialmente svenire oltre la linea di meta, mentre la difesa degli avversari, in ritardo, capitombola oltre la linea laterale.

#4 – L’insostenibile difficoltà di stendere Stander

Il Sei Nazioni 2018 è stato stupendo. Per questo siamo tutti contenti che finisca l’anno e arrivi quello nuovo: ci si avvicina a un altro torneo. La vittoria dell’Irlanda a Twickenham dello scorso 17 marzo è stato uno dei momenti più alti della squadra di Schmidt, fondamentale per ottenerla la meta di CJ Stander. Dalla touche vinta non senza sforzo da O’Mahony, il pallone va al centro del campo dove Johnny Sexton imbastisce una delle sue situazioni preferite, il loop con il primo giocatore al suo fianco. Stavolta, però, Sexton non riceverà mai il passaggio di ritorno: Furlong trattiene sui polpastrelli l’ovale quel tanto che basta per mandare fuori giri la difesa e consentire ad Aki di perforarla. Il centro di origine neozelandese è poi eccezionale nel fare il passaggio più difficile al suo interno per CJ Stander, e il numero 8 di Munster, lanciato a piena velocità a 15 metri dalla linea, è inarrestabile quanto un carro blindato: si porta tutti gli avversari in groppa fino a schiacciare alla base del palo.

#3 – Effervescente Montpellier

Il Montpellier non è una delle squadre più frizzanti del Top 14: imbottita di ex internazionali dalle molteplici provenienze, la squadra del milionario Mohed Altrad è una collezione di figurine che da diverse stagioni continua a raccogliere molto meno di quanto seminato. Certe volte, però, si concede sprazzi di brillantezza equivalenti all’abbeverarsi ad una fresca sorgente di montagna dopo una settimana su un’isola deserta. Ne è un esempio questa meta di inizio stagione, segnata dal sudafricano Serfontein: un contrattacco brillante, l’offload di Galletier, quindi il piede utilizzato con intelligenza in una frazione di secondo. Bravi, bene, bis.

#2 – Birichini Blacks

In una lista delle migliori mete dell’anno non potevano mancare gli All Blacks. Anche se quest’anno hanno perso un insolito numero di partite (ben due!) per i loro standard, i tuttineri hanno dato spettacolo in tantissime apparizioni. Difficile scegliere una meta in particolare, ma questa segnata da Beauden Barrett contro l’Australia a Yokohama, nel terzo episodio della Bledisloe ha tantissimi ingredienti caratteristici delle meraviglie compiute dai neozelandesi. In primis, è la perfetta esecuzione di un piano prestabilito, come da miglior tradizione. Poi ci sono le capacità al limite del sovrannaturale di due giocatori unici al mondo, Beauden Barrett e Rieko Ioane, che quest’anno di mete ne avrebbe segnate ben 11 a livello internazionale e che qui si tramuta in assistman. E poi c’è tutta la birichineria degli All Blacks: tenete i vostri occhi fissi sul comportamento di Liam Squire, il terza linea dal lato chiuso.

#1 – Finn Russell, veggente

 In Dune, romanzo fantascientifico di culto di Frank Herbert, l’umanità ha imparato a viaggiare nello spazio grazie alla spezia, una droga che consente ai piloti della Gilda spaziale di avere visioni del futuro che consento loro di guidare le astronavi senza schiantarsi in asteroidi, pianeti e quant’altro. Non sappiamo se Finn Russell sia riuscito a fare un giro su Arrakis prima di scendere in campo a Twickenham, ma l’intuizione con cui pesca Huw Jones con quel passaggio è prodotta da uno squarcio spaziotemporale in cui il 10 della Scozia riesce a vedere per un attimo nel futuro. Eccezionali gli altri 14 a farsi condurre con tanta prontezza, e a concludere l’azione contro una difesa che evidentemente non si arrende mai e fa tutto quanto il possibile per fermare qualcosa di inarrestabile. La meta la segna poi Sean Maitland all’angolino, servito ancora dal pilota dell’astronave del Cardo.

Premio alla Carriera: Juan Imhoff, 22/12/2018 v Perpignan

Celebriamo con questo video il raggiungimento del traguardo delle 100 mete segnate da professionista di Juan Imhoff, l’ala argentina del Racing 92. Per farlo, vediamo la centounesima, segnata prima di Natale contro Perpignan. Talento unico, Imhoff si conferma nella circostanza un predatore con un istinto per la marcatura corroborato da una grande fame per oltrepassare la linea: il numero 11 calcia per sé stesso e poi batte la concorrenza addirittura di due compagni di squadra per andare a riprendersi con pervicacia l’ovale e portarlo oltre la linea. Imhoff è il primo giocatore argentino a superare il traguardo delle 100 mete, ottenuto in Champions Cup nel match contro i Leicester Tigers dei suoi. Speriamo di poterlo rivedere con la camiseta dei Pumas.

Lorenzo Calamai

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