PRO 14: l’orgoglio non basta, l’Ulster piega il Benetton Treviso 14-21

Al mattino in genere smaltisco l’amarezza della sera, altri un po’ meno, ma è nella trevigianità delle persone che trattano la propria squadra come la propria moglie.
Mio parere personale: ieri abbiamo buttato via un’occasione per raccogliere lo scalpo di un Ulster molto sottotono (dimesso?). E’ stata una partita di chiaroscuri che alla fine ti lascia l’amaro in bocca, as usual.
Partiamo dalle cose negative:
– prima in assoluto, già citata ieri sera, far fare due mete a Trimble che sta recitando il “de senectute” da il senso della prestazione dell’ala che lo fronteggiava. Sarò fissato, sarò monotematico, ma il Benvenuti del primo anno di Celtic, quello della metà all’angolo dei popolari lato ingresso all’ultimo respiro della partita con gli Scarlets, l’abbiamo perso e non lo ritroveremo più. Questo è un mediocre attore che forse può andare bene per l’Eccellenza ma non merita il Pro14; in Francia non l’hanno ritenuto nemmeno meritevole del Pro D2… La sua corsa sa più di spot di quei giorni là che non da atleta di rugby.
– Hayward rientra dopo un anno passato a curarsi ed è l’unico a trovare i buchi ed a essere pericoloso gli altri nulla. Testa bassa, mai elusivi e con un handling da minatori.
– la seconda meta è un esempio dell’asinità di squadra, sembrava di vedere una partita di minirugby: tutti verso il pallone e gli altri liberi, il pallone passava di mano tra Trimble e il mediano di mischia (mi sembra di ricordare) e noi in 5 o 6 a rincorrere ora l’uno ora l’altro. Da sprofondare fino in Nuova Zelanda.
– Esposito: dopo Hayward il più pericoloso, nonostante venga regolarmente sbertucciato a destra e a manca. Io però gli farei vedere a rullo, per un paio d’ore, la meta di Fifita ieri. Quella dove dopo aver seminato quatro cinque avversari per il campo, viene falciato sulla linea di meta e lui, planando, tiene le gambe sollevate ben oltre il grounding, fino al termine della scivolata. Questione di predisposizione, di atteggiamento mentale, forse di training alle diverse situazioni.
– L’Head Coach. Non tutte le scelte, pur se obbligate, mi hanno convinto. In un altro contesto geografico la linea dei trequarti avrebbe visto esordire Zanon togliendo Sgarbi da secondo centro, un ruolo che gli sta come il vestito della prima comunione. La sua inattitudine a quel ruolo si è vista in più di una volta. e non basta la maggior disponibilità al placcaggio, visto che sono entrati dal centro molto spesso. Una coppia Sgarbi-Zanon o Allan-Zanon mi sarebbe sembrata più adatta.
– Non abbiamo piazzato i calci. A priori non critico la scelta e non sto con Bangkok che accumula i punti come se la partita proseguisse nella stessa direzione e non si creasse una sorta di sliding doors. Quella che mi permetto di segnalare come una necessità è di spiegare a Tebaldi che non sei ne A. Smith né W. Genia e non hai dietro di te né Read né Hooper. Per cui se la batti veloce e vai dalla parte dove sono schierati tutti i trequarti avversari, mi sorge il dubbio che sei in modalità “brain out of service”. Allora si, meglio i 3 punti. Anche questo fa parte dell’attitudine a stare in partita: qualunque scelta operi devo tornare con dei punti.
Di positivo segnalo:
– Steyn, finalmente in versione efficace. Per me è stato tra i migliori
– abbiamo conteso nei break down, ricavandone più di un tenuto. Autore molto spesso il sopracitato steyn.
– forse abbiamo imparato che per segnare bisogna correre e sostenere. Ieri metà semplice: allan corre, raccoglie il calcetto e fissa l’uomo scaricando su McKinley che lo sostiene con la giusta linea di corsa. Semplice, no? Anche quella di Esposito era circa la stessa cosa, ma Esposito non è un’ala “ignorante”. Quel genere di ala che, si diceva ieri sera con gli amici, serve come il pane.
Mi sembra di aver detto tutto, liberi di saltarlo visto la lunghezza alla San Isidro.