Blocco retrocessioni e aumento a 12 squadre: parola ai tecnici di Eccellenza

Le parole di Marcato, Frati, Manghi, Brunello e Dalla Nora sulla riforma del campionato

petrarca rovigo rugby eccellenza

ph. Tommaso Del Panta

E’ dei giorni scorsi la notizia della riforma dei campionati nazionali, che prevede il blocco delle Retrocessioni dall’Eccellenza alla Serie A e dalla Serie A alla Serie B in vista dell’ampliamento a dodici squadre del massimo campionato nazionale e a trenta squadre per la seconda divisione. Per quanto riguarda il massimo campionato nazionale, abbiamo chiesto ad alcuni tecnici se e in che modo il blocco delle retrocessioni (risposta 1) e l’aumento a 12 squadre (risposta 2) influenzeranno il torneo.

 

 

Andrea Marcato (head coach Petrarca Padova)

1) Tutte le squadre potranno giocare a viso aperto, schierando la miglior formazione e quindi senza problemi di turnover in vista delle sfide decisive per la salvezza. Negli altri anni capitava magari che le squadre in lotta per la salvezza preservassero il miglior XV per le sfide chiave della stagione, considerando difficilmente conquistabili i punti contro le formazioni più quotate. Ora, senza l’obiettivo della salvezza, vedremo forse più spesso formazioni che si avvicinano a quella tipo.

2) Con 12 squadre, una divisione 6+6 con doppio girone potrebbe forse aiutare ad aumentare il livello di interesse di tutta la stagione. Senza contare che a quel punto nella seconda parte di campionato la lotta salvezza e la lotta playoff sarebbero davvero toste.

 

 

 

Filippo Frati (head coach Viadana)

1) Tutte le squadre, noi comprese, si sono rinforzate puntando molto sui giovani e continuando percorsi di collaborazione con le seconde squadre come noi con i Caimani. Certo, inutile nascondere che ciò è dovuto anche al budget a disposizione, ma comunque è un aspetto positivo.

2) Ho sempre pensato e detto che la formula a 12 squadre è quella più congeniale, perché darebbe continuità di gioco da ottobre a maggio. Per quanto riguarda l’abbassamento del livello, se assistere a partite che terminano con più di 40 punti di scarto significa competere ad un livello basso, allora lo sono anche Premiership, Top 14 e Pro12. Ovunque si verificano gap importanti, ma non è quello l’indice del livello. Il livello dipende principalmente da noi allenatori, da che tipo di rugby proponiamo e da cosa facciamo per portare i nostri giocatori ad un livello superiore. Se alcune partite finiranno con differenze di punti alti pazienza, succede ovunque: la differenza punti tra le prime e le ultime non varia dall’Eccellenza alla Premiership, i numeri sono identici. I London Welsh nel 2015 hanno finito la Premiership con neanche una vittoria, ma nessuno si è interrogato se fossero troppe 12 squadre.

 

 

Roberto Manchi (head coach e DG Rugby Reggio)

1) Molto dipenderà da come le società interpretano il blocco. Se è visto come un momento per valorizzare i propri giovani, avere meno pressione e dare spazio al buon gioco, allora sarà un aspetto sicuramente valido. Se invece sarà un discorso legato esclusivamente a logiche di budget e risparmio, allora non è la strada giusta. Pur avendo una rosa già molto giovane, abbiamo preso con noi diversi ragazzi proprio per vederli crescere e lanciarli, anche se le nostre ambizioni sono certamente diverse e il nostro non sarebbe comunque stato un campionato per non retrocedere. Comunque, se l’anno di blocco permette alle società di pensare anche fuori dal campo, di strutturarsi e sistemare i conti per creare un gruppo solido di club che intendano il professionismo come professionalità del metodo di lavoro, allora ben venga la scelta che permetterà di avere in futuro un campionato più solido. Ma ripeto, dipende tutto da come ognuno interpreta questo blocco.

2) La stagione 2018/19 significa tra un anno. Purtroppo siamo poco abituati alla programmazione e sarebbe bello poter dire che tutti programmeranno sul campo questa stagione con un occhio alla prossima. Ma a volte è difficile farlo proprio per situazioni contingenti: il nostro torneo viene dopo Nazionale e Pro12, siamo a fine luglio e abbiamo saputo tre mesi fa del blocco e la scorsa settimana quando avremmo iniziato. In questo modo è dura programmare, ma anche in generale creare un prodotto Eccellenza che abbia appeal. Comunque, per tornare alle 12 squadre ben venga avere altri 60 giocatori che si testano a questo livello. Anche perché la qualità media, che vi siano 8, 10 o 12 squadre, dipende sempre da che giocatori hai a disposizione.

 

 

Massimo Brunello (head coach Calvisano)

1) Sicuramente può influenzare in positivo, dando più spazio ai giovani e maggior consapevolezza di poter rischiare qualcosa in più senza il rischio di avere effetti negativi. Anche la lotta playoff sarà più dura perché potendo giocare senza la pressione della retrocessione le squadre saranno meno abbordabili. L’aspetto negativo è che certamente toglie suspense a certe partite, ho letto della proposta suggerita da Andrea Cavinato di inserire uno spareggio e direi che poteva essere interessante: per esempio tra l’ultima di Eccellenza e la terza migliore della Serie A per giocarsi un posto nel massimo campionato.

2) Quando si allarga un torneo è chiaro che la qualità si disperda, non c’è niente da fare. Anche in questo caso vi sono cose positive e negative: si giocherà di più, vi saranno due squadre in più in cui potranno andare i giovani dei settori giovanili e delle Accademie, che avranno maggiori possibilità di trovare spazio in Eccellenza e misurarsi con squadre competitive. L’aspetto negativo è che si troveranno di fronte squadre con una grossa differenza non parlo solo tecnica o fisica, ma anche di budget; formazioni che magari si basano quasi esclusivamente sul settore giovanile e altre che possono invece rivolgersi all’esterno.

 

 

Federico Dalla Nora (head coach Mogliano)

1-2) L’aumento a dodici squadre significa dare a più giocatori la possibilità di mettersi in mostra, e in generale aumentare il gruppo di atleti coinvolti nel massimo campionato italiano. Le due nuove formazioni dovranno poi strutturarsi per competere, quindi ci saranno anche più addetti ai lavori che studiano il rugby in base ai propri obiettivi e alle risorse che troveranno sulla loro strada. Aumentando il numero di giocatori a disposizione si rischia però di abbassare il livello generale del torneo: servirà un po’ di pazienza, anche se credo che in linea di massima l’aumento da 10 a 12 non dovrebbe certo stravolgere l’intero campionato.

Per quanto riguarda invece quest’anno, ci sarà da gestire una situazione un po’ particolare e nuova. Non so se in definitiva l’esclusione delle retrocessioni sarà un bene per l’economia generale del torneo.

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