Il rugby sempre più veloce, tra infortuni fisici e ostacoli mentali durante il recupero

La stagione in corso non ha certo risparmiato i nostri giocatori. Basta pensare all’ecatombe azzurra del Sei Nazioni…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. sentenza 11 Aprile 2016, 09:27

    Ma gli infortuni sono causati dalla sola velocità o dagli scontri a velocità sempre maggiori? Bisognerebbe sapere quanti sono in percentuale gli uni, quelli puramente muscolari, e gli altri. E per questi ci sono ovvie prevenzioni, proprio quelle che si usano anche in miniera…

  2. boh 11 Aprile 2016, 10:06

    sentenza, di giocatori che si infortunano mentre stanno correndo, mi sembra di vederne pochi…ssimi. di giocatori che rimangono a terra dopo uno scontro, tutti… la statistica ad occhio è accettabile.

    • sentenza 11 Aprile 2016, 12:53

      E ovvio che era una domanda retorica, per dire che anche mettendo un limite di velocità, o di peso, finchè restano gli scontri l’unica via è quello dell’equipaggiamento protettivo adeguato. Non risolverà tutto ma parecchiotto si.

    • Hullalla 11 Aprile 2016, 13:23

      Parisse si e’ rifatto il crociato correndo da solo e alzi la mano chi non conosce di persona almeno un giocatore che si e’ infortunato correndo da solo o cadendo da solo, indipendentemente dall’argomento di questa discussione.

      • Giovanni 11 Aprile 2016, 15:45

        In USA le chiamano “fratture da stress”, causate cioè non da un evento traumatico (impatto con un avversario, ricaduta scomposta dopo un salto, ecc.) ma dall’accumulo di fatica nel corso di una o più stagioni consecutive tirate al massimo (tantissime partite senza turnover o quasi, allenamenti troppo pesanti, incontri troppo ravvicinati, ecc.). Mi sbaglierò, ma ho un po’ la sensazione che qualcosa del genere sia accaduto a Zanni: troppe stagioni consecutive senza soste o alleggerimenti e adesso ne sta risentendo.

  3. fracassosandona 11 Aprile 2016, 10:12

    diciamo che le fratture traumatiche non le puoi prevedere né prevenire…
    il calendario di questa stagione è cosa nota a tutti da tempo, a me non preoccupano gli infortuni ma una forma atletica che non sembra mai essere stata al livello di quella degli avversari in nessun periodo della stagione… (qualcuno si ricorda della famosa partenza lanciata? preannunciata dal sempre valido Casellato? ecco, direi che gli Scarlets l’hanno fatta e ora non ne hanno più per andare fino in fondo… quando è stata dominante Treviso quest’anno? per lo meno le Zebre hanno avuto un breve momento di forma tra novembre e gennaio…)
    visto che Crowley non si porta neanche un assistente sul piano tecnico mi piacerebbe che pretendesse almeno un capo preparatore atletico di sua fiducia…

    • robrossi 11 Aprile 2016, 11:53

      In effetti la partenza lanciata di Treviso, fra settembre e ottobre, c’è stata: senza nazionali hanno perso di 5 con Munster, di 3 con Edinburgo e Ospreys. Visto com’è andata dopo è stata una partenza lanciata…

    • sentenza 11 Aprile 2016, 12:49

      Secondo me invece si possono prevenire molte fratture, se non tutte. Indovina come. Quelle al volto di sicuro, così come i tagli. E anche le distorsioni della caviglia. Quelle del ginocchio invece è molto difficile. Strappi e stiramenti sicuramente non serve l’imbottitura, forse più l’alimentazione, ma non è detto. Basta vedere quanto incidono e quanto costano per capire se conviene usare protezioni o no, anche come costo.

      • Hullalla 11 Aprile 2016, 13:25

        Se si esagera pero’ e’ meglio chiamarlo football americano…

        • sentenza 11 Aprile 2016, 13:39

          Per me no, la differenza col football è nella meccanica e4 nelle regole. Se gli scontri e le collisioni sono uguali o simili e hanno conseguenze uguali o simili anche le protezioni devono essere uguali o simili.
          Poi se il problema è mantenere una distinzione anche visiva per non “confondersi” agli occhi dei profani, benissimo si usino protezioni apposite “da rugby” e non “da football”, l’importante è che siano efficaci. Io non a caso avevo messo il casco “morbido” da boxe-arti marziali col parazigomi che di fatto è l’attuale caschetto rinforzato dove serve. Che sicuramente costa un decimo di un Riddell (il problema vero mi pare quello, più che il pericoo di confondersi) e pesa pure molto meno. E tra l’altro è facile che sia anche più efficace di un Riddell, che fa cagare, serve giusto per i tagli e manco sempre.

  4. fr78it 11 Aprile 2016, 10:12

    Credo che a medici e preparatori dovrebbe essere richiesta una soluzione non una spiegazione! E che si dovrebbe far pesare di più la loro responsabilità!
    Il loro compito è formare l’alteta dandogli la struttura necessaria a competere a questi livelli sia come fisicità e che come velocità.
    Io non voglio pensare che negli altri paesi usino sostanze che qui da noi non vengono usate, e non voglio pensare che sia sempre sfortuna!
    Credo che i tanti, troppi infortuni palesino un inadeguatezza della preparazione fisica.

    • Dusty 11 Aprile 2016, 10:29

      vedendo la partita di Wasp contro Exeter non ho potuto fare a meno di pensare quanto siamo distanti da quel rugby. Vista l’intensità di gioco, la prestanza atletica, la reattività dei giocatori ti chiedi come fanno. Poi vedi anche che fra i titolari c’è un italiano di 36 anni che gioca a quel livello e allora pensi che da noi il rugby è a livello dilettantistico sotto ogni punto di vista. Non solo i giocatori ma anche chi li prepara, li supporta e li segue nella preparazione fisica e mentale a partite così importanti.,

      • fedter 11 Aprile 2016, 11:23

        Hai perfettamente ragione. Ribadisco che non è un problema di soldi ma di mentalità. Fare una preparazione atletica mirata e utile costa (in tempo e soldi) la stessa cifra di farla male o peggio malissimo…quindi il problema sta sempre nel ‘manico’ 😀

    • fedter 11 Aprile 2016, 11:21

      Quoto. I problemi restano due, e assolutamente legati, PROGRAMMAZIONE e PREPARAZIONE ATLETICA. Il rugby è lo sport, più di ogni altro, dove ad essere allenata deve essere la capacità di RESISTENZA ALLA FORZA (cioè, semplicisticamente, la capacità di esprimere elevati gradienti di forza/potenza per un tempo prolungato)!! Se non si capisce questo non si può fare nulla. Non è un problema di soldi ma di idee e capacità di metterle in pratica. Questi fattori devono venire prima della tecnica dato che è impossibile ragionare (esprimere un gioco bello e tecnico) se non si hanno le energie nemmeno per camminare.

      • fr78it 11 Aprile 2016, 14:40

        …giusto per mettere altra carne al fuoco: vedendo l’ultimo 6N under 20 ho trovato spaventosa la differenza fisica e atletica tra l’italia e gli altri.
        Forse sarebbe interessante un articolo che ci spiegasse come lavorano questi ragazzi in gran bretagna e francia e come lavorano in Italia. Cioè i carichi di lavoro in termini di tempo dedicato, di strutture impiegate etc… giusto per capire ed avere una tara per spiegare il gap che ci separa in un’età cruciale per la formazione di un atleta.

  5. mauro 11 Aprile 2016, 11:18

    I traumi ossei o muscolari trovano ragione in una carenza di preparazione fisica, muscoli poco reattivi o troppo stanchi sono la porta d’ingresso degli infortuni. Se non sei preparato, o preparato male, non reggi il ritmo, il muscolo dopo un po’ non è più in grado di resistere alle sollecitazioni imposte e, conseguentemente, le articolazioni sono a rischio. La muscolatura odierna di un rugbista viene ingrossata per essere in grado di sopportare tutte le sollecitazioni, dovrebbe essere una specie di imbottitura antintrusione ed in grado di sostenere lo scheletro in tutte le situazioni. Spesso non funziona per carenza di preparazione e su questo purtroppo noi siamo tra i messi peggio.
    C’è poi l’aspetto psicologico: chiunque abbia subito una frattura importante sa come reagisca la psiche, anche per anni in una persona normale. Per me un esempio potrebbe essere Zanni, robocop prima dell’infortunio, poco incisivo da quel giorno in avanti.
    Ecco forse il problema più grosso, in generale, è quest ultimo.
    Per noi italiani entrambi.

    • sentenza 11 Aprile 2016, 13:07

      Questa della preparazione è un’altra cosa che lascia perplessi. A parte che non è detto che basti la preparazione fisica a evitare fratture o tagli, io non direi.
      La preparazione atletica dovrebbe essere se non uguale molto simile in tutto il mondo. Non è che noi siamo stati isolati o non abbiamo avuto coach stranieri che conoscono i metodi degli altri, oppure invece quando arrivano qui non applicano gli stessi metodi?
      La differenza la può fare il tempo a disposizione, ma dovrebbe essere scontato che se siamo “professionisti” anche noi c’è tutto il tempo che si vuole e che necessita, non è che i giocatori devono andare al lavoro 8 ore e poi si allenano nel tempo che resta e se hanno voglia. Oppure invece è proprio così e il professionismo è solo di facciata come lo era una volta il dilettantismo?

    • Giovanni 11 Aprile 2016, 15:51

      Entrambi abbiamo parlato di Zanni: telepatia. 🙂 L’aspetto psicologico conta: il postumo di un infortunio grave può condizionarti per lungo tempo. La paura che, rifacendo certi movimenti o scaricando il peso su un determinato muscolo, l’evento possa ripetersi, può rimanere dentro come un tarlo.

      • mauro 11 Aprile 2016, 17:50

        è anche una semplice reazione riflessa del tuo fisico, una specie di autoprotezione

  6. pignatta 11 Aprile 2016, 11:38

    Bernabò non è entrato nel secondo tempo venerdì? O ricordo male?

  7. Danthegun 11 Aprile 2016, 13:28

    Forse sono un pò fuori dalla discussione ma una cosa che io ritengo possa essere utile ai giocatori, sopratutto delle celtiche, per rientrare in forma, potrebbe essere quello di giocare le prime partite ad uno intensità più bassa di quella del pro12 per poi rientrare in piena forma nel campionato Pro.
    Allora si potrebbe pensare, come per il meccanismo dei Permit Players che vanno a sostituire i giocatori di Pro 12, anche un sistema di Dismissed (nel senso di dimesso dall’infermeria) Player, che prima di tornare disponibile per la propria squadra celtica può fare qualche partita con una squadra di eccellenza per riprendere confidenza con impatti, tempi di gioco, ecc.
    Sarebbe più facile se ci fosse un collegamento diretto tra squadre di eccellenza e franchigie celtiche ma basterebbe dire che le squadre di eccellenza che rinunciano a Permit Players possono beneficiare nella stagione dei Dismissed Players.

    • mauro 11 Aprile 2016, 14:04

      ricordo che una delle richieste della Benetton era quella di avere una seconda squadra partecipante all’Eccellenza, se non ricordo male, ove far trnsitare speranze da testare, rientranti da infortuni, ecc.

      • sentenza 11 Aprile 2016, 19:25

        Speranze da testare su quanto resistono agli infortuni?

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