Hartley, la rivelazione shock: non ricordo nulla delle celebrazioni

Così il capitano inglese, uscito per concussion nel corso del match contro la Francia

COMMENTI DEI LETTORI
  1. giobart 22 Marzo 2016, 13:40

    E’ normale con una botta del genere, fortuna che è solo un commozione, spero si riprenda in fretta.

  2. Ladywolf1964 22 Marzo 2016, 13:43

    Personalmente mi ha colpito che fosse riuscito a partecipare alle celebrazioni! Davvero un brutto colpo, gli auguro di cuore che non ci siano conseguenze

  3. sonnyrollins 22 Marzo 2016, 13:46

    fortunatamente le concussion adesso sono rilevate, trattate e monitorate con più cura, possono diventare un problema per questo sport.

    Attualmente mettere male la testa durante un placcaggio può davvero avere conseguenze gravi, un segnale importante ed uno stimolo per gli educatori ad insegnare le tecniche corrette con attenzione, pazienza e precisione dai primi anni del minirugby.

    Certo che il fatto di avere una rubrica sul “Sun” non depone bene, anche prima della concussion non depone bene…

    • Hullalla 22 Marzo 2016, 13:54

      Mettere male la testa sui placcaggi e’ sempre stato molto pericoloso.
      Chi forse se lo era dimenticato e’ il caso che ci ripensi.

    • matteol 22 Marzo 2016, 15:24

      Errore dovuto a errata tecnica del placcaggio.
      Allenando il minirugby ho pensato ad una cosa però..bisogna insistere sulla tecnica già da piccoli, ma se iniziassimo dai 10-12 anni invece che dai 7-8?
      1) togli l’impatto fisico: si gioca sullo spazio e sulla distribuzione come fanno gli anglosassoni con il tag rugby,
      2) dai 10 anni in su c’è più possibilità di lavoro analitico: tieni fermi tu 20 bambini di 8 anni a coppie a fare giochi di tecnica del placcaggio da fermi.. 20-30″ di attenzione tra tutti.. poi se uno è portato farà meno fatica sicuramente..

      • rasca 22 Marzo 2016, 15:43

        Sicuramente la tecnica è determinante, ma non va dimenticato che il nostro sport negli ultimi 10 anni è cambiato radicalmente.
        Tristemente, oggi sui campi si assiste ad una guerra di energumeni che vanno a velocità elevatissime e che inevitabilmente, per quanto si possa padroneggiare la tecnica, finiranno per avere scontri inattesi.
        Quindi puoi allenare finché vuoi chi vuoi, ma il margine di errore con l’ingrandirsi dei fisici e l’aumentare della velocità sarà sempre più basso.
        E negli anni a venire queste cose chiederanno il conto agli atleti.
        In tutto questo la cosa peggiore è che la tecnica sta andando a farsi benedire, le partite noiose sono all’ordine del giorno…

        • matteol 22 Marzo 2016, 16:33

          Verissimo che i fisici sempre più enormi determinano una maggior probabilità di incidenti, ma non mi sembra nemmeno che ci siano tutti sti placcaggi curati nemmeno nell’alto livello..

        • reda 22 Marzo 2016, 16:37

          il problema è che è più facile prendere un ragazzo, gonfiarlo in palestra e dirgli “va’ a sbattere più forte che puoi” che insegnargli a placcare! il problema è grosso: con la velocità del gioco attuale o il placcaggio è un gesto automatico o sarai sempre in ritardo, e da lì a farsi male è un attimo!

      • Nicola79 22 Marzo 2016, 18:02

        Alleno anche io, un’under 10. Il placcaggio, purtroppo, non è solo un gesto tecnico. Come sicuramente ti avranno insegnato ai vari corsi è un gesto che ha in sè una forte componente affettiva (paura del contatto con l’avversario, con il terreno, paura del confronto diretto 1v1, ecc). Con l’educazione sportiva della scuola e dell’età dell’infanzia italiana (cioè nulla) quelle paure le devi fare superare più presto possibile… se inizi a fare “contatto” a 12 anni devi recuperare troppo il fretta il gap affettivo, secondo me.

        • matteol 22 Marzo 2016, 21:54

          Come da corso 🙂
          Lo so Nicola..è una guerra l’educazione motoria a scuola..manca tutto ai ragazzi che arrivano a fare qualsiasi sport, però la componente affettiva si può curare anche con giochi complementari e propedeutici: il contatto con il terreno, con altri bambini, ecc, senza inserire il placcaggio..
          Così non è tempo perso secondo me, poichè è effettivamente ciò che andrebbe sviluppato a scuola, senza la componente tecnica. Quella poi viene avviata dall’under 12.
          Anche perchè a mio parere:
          1) lo stesso tempo che uso in allenamento per il placcaggio con tutti i rischi del caso lo impiego per migliorare le capacità coordinative e l’affettività (c’è un sacco di roba),
          2) “conservo” maggiormente il bambino,
          3) punto su altre qualità tecniche di cui mancano la maggior parte dei giovani italiani,
          4) creo migliori basi motorie e coordinative per il futuro degli atleti.

          E’ un’idea, ma sarebbe interessante provarla secondo me!

        • matteol 22 Marzo 2016, 22:04

          contropartita di tale cosa:
          1) servirebbero molti più tecnici preparati (alla FIR non piace)
          2) premesso che da educatore non è una bella considerazione, ma non è la motivazione principale, non sarebbe più lo sport da ultima spiaggia che è al momento il rugby.

      • pesopiuma 22 Marzo 2016, 21:29

        Assolutamente d’accordo.
        Il fatto che i giocatori stiano diventando dei buoi, porta non solo ad avere un gioco più noioso, ma anche al fatto che lo scontro è sempre più al limite sia delle possibilità fisiche che del regolamento.
        Inoltre ci sono sempre più giocatori che sbagliano regolarmente il lato in cui mettere la testa sul placcaggio (es. a caso: Halfpenny…).

        • Chicco 23 Marzo 2016, 11:58

          Io credo che non sia un errore di tecnica, ma una cosa fatta in modo consapevole. Mi spiego meglio: ho fatto qualche allenamento di football americano quando facevo l’università, per curiosità e per vedere le differenze con il nostro rugby. Una di queste è proprio la tecnica di placcaggio. Lì ti frapponi con il corpo e metti la testa dal lato sbagliato, proprio per dare più impatto al placcaggio. Ovviamente hai un casco e delle protezioni alle spalle…il rugby ha mutuato questa tecnica di placcaggio. Così cerchi di “stoppare” l’avversario con più veemenza, a costo di rimetterci la testa. Se ci fate caso, molto spesso accade vicino alle aree di meta, magari in bandierina, dove il placcaggio con la tecnica “classica”,significherebbe subire l’impatto e subire una meta certa. Il caso di Halfpenny è emblematico: essendo non molto pesante, compensa cercando di frapporsi con il corpo durante il placcaggio, mettendo la testa dal lato sbagliato. In questo modo cerca di non subire il placcaggio, mettendo però a repentaglio la sua salute.

  4. cassina 22 Marzo 2016, 14:14

    La mia paura è che finisca come il football dove l’opinione pubblica in USA conincia ad essere confraria….

    l’immagine del giocatore sventuto con gli occhi aperti è proprio triste,

    non saprei onestamente quali correttivi adottare però …..

  5. Dusty 22 Marzo 2016, 14:14

    Non mi stancherò mai di dire che l’uso del casco protettivo come quelli in uso o come certi prototipi visti qualche volta sui siti potrebbe ridurre i casi di infortunio.

    • gsp 22 Marzo 2016, 14:19

      ciao Dusty, hai per caso delle statistiche che si possono vedere?

    • Stefo 22 Marzo 2016, 15:17

      Purtroppo Dusty qualsiasi ricerca fatta al riguardo sui caschi smentisce completamente quello che dici…se vuoi guardare ce ne sono di fatte in NZ, SAF, Ing tutte concludo che il casco in termini di concussion serve a niente ma ha solo valore per ferite superficiali

  6. matteopagni 22 Marzo 2016, 14:50

    Ciao Dusty,
    L’utilizzo del caschetto non ha alcuna incidenza sulla riduzione del danno da concussion (dati NZRU). In alcuni paesi (es. Giappone) un tempo strenui sostenitori dell’utilizzo del caschetto, negli ultimi anni si è cercato di invertire la tendenza a causa del senso di protezione che a livello inconscio porta, soprattutto i più giovani, ad azioni più rischiose.
    Unico strumento esterno che effettivamente riduce l’incidenza non solo del danno, ma anche del numero di concussions, è il paradenti (dati NZRU).

    • Stefo 22 Marzo 2016, 15:18

      Giusto matteo, di ricerche al riguardo ce ne sono anche su prototipi di caschi piu’ “spessi” ma i risultati non supportano la tesi che aiutino.
      Giusto anche il discorso sul senso di finta maggior sicurezza che porta ad agire in maniera ancora piu’ rischiosa.

  7. Thunderstruck 22 Marzo 2016, 16:04

    Qualcuno mi sa spiegare perchè non obbligano il caschetto ad ogni rugbista? Aspettano che uno crepi invece di avere una semplice commozione cerebrale?

    • Stefo 22 Marzo 2016, 16:11

      Il caschetto non serve per le concussion, ci sono ricerche su ricerche fatte da Unions ma anche commissionate da IRB/WR…il caschetto serve solo pertagli e cose superficiali non concussion.

      • Thunderstruck 22 Marzo 2016, 16:18

        Beh ma sarebbe meglio del nulla totale, Stefo… Dato che non credo dia particolare fastidio e, nel caso, ci sarebbe solo da fare un pò d’abitudine, io lo obbligherei senza se e senza ma. Che non vuol dire eliminare le concussion, ma insomma…
        Il rugby è uno sport con impatti sempre più violenti e fatti da atleti sempre più potenti e massicci. Solo che la testa rimane sempre la stessa…
        Qualcosa va fatto.

        • Stefo 22 Marzo 2016, 16:30

          Thunder sono state fatte ricerche, in termini di concussion non serve, al masismo serve er cose superficiali. Alcune ricerche hanno addirittura concluso che dando un senso di falsa maggior sicurezza i giocatori tendono a prendere rischi maggiori.
          Questo Thunder non lo dico io ma ricerche fatte al riguardo.

          • Thunderstruck 22 Marzo 2016, 17:11

            Sì, ho letto poco fa che già ne avevi parlato sopra.
            Sta di fatto che non si può attendere la fatalità e, al di là dell’incidente che a volte è involontario e altre molto meno, nemmeno si può pensare che quando accade si fa uscire un giocatore che potrebbe esser grave e al massimo l’altro si prende 10 min.
            Occorre una forma di prevenzione che va oltre le raccomandazioni o l’inasprimento della sanzione.
            Una protezione, anche maggiore, va messa. Magari in punti nevralgici e vitali.

          • Thunderstruck 22 Marzo 2016, 17:18

            George North, ad esempio, ragazzo per il quale stravedo, ha 23 anni e con già almeno 3 concussion terribili. Già gli han detto che un’altra potrebbe creargli grossi danni che poi possono presentarsi anche finita l’attività agonistica. Un pò come i pugili.
            Non è possibile affidarsi solo al fato e nemmeno si può aspettarsi che per puro ed eroico machismo uno voglia rimanere in campo o far finta di nulla.
            Bisogna obbligare i rugbisti a pensare di più alle conseguenze degli impatti, fatti e subiti, e quindi a prendere provvedimenti con protezioni ad hoc.
            Ricordo che questo tema è stato sollevato da un giocatore ritiratosi da poco e che soffre di epilessia causata da quei traumi. Ma non ricordo il nome…

          • Stefo 22 Marzo 2016, 17:39

            Thunder guarda sulle concussion con me sfondi una prota aperta, putroppo pero’ il problema delle protezioni non e’ cosi’ semplice e non e’ che se ne stiano a girarsi i pollici.
            Per me al momento in termini di prevenzione si puo’ far poco quello che si dvee fare e’ senza dubbio ripensare i protocolli per il ritorno al gioco di chi subisce una concussion al momento torppo brevi. Quello che c’e’ da cambiare poi e’ vero e’ la cultura ma questo e’ un altro discorso ancora…qua durante la senir cup quindi a livello giovanile un arbitro ha spedito fuori un gocatore perche’ temeva avesse avuto una cincussion (a livello giovanile spetta all’arbitro fare questa scelta non c’e’ l’assesment come nel professionismo) dovevi vedere il dottore della squadra che dava di matto ed attaccava l’arbitro affermando che poteva continuare a giocare…

  8. mamo 22 Marzo 2016, 18:44

    Ciclicamente, spesso, ne parliamo qui in OnRugby.
    Io rimango della mia opinione, senza ipocrisia e, se volete, con ottusa crudezza.
    Già avete detto che le attuali protezioni servono a poco, anzi a niente, per la concussion.
    C’è chi auspica l’ingresso nel Rugby dei caschi tipo Football e io, ottuso, sono contrario.
    Se ci dotassimo dei Caschi rigidi, dovremmo pensare di attutire i colpi alle spalle, poi allo sterno e quindi alle cosce: come nel Footbal, appunto dove, peraltro il problema Concussion esiste eccome.
    A quel punto cambierebbe tutto, i movimenti e anche le regole.
    Io non sono pronto, nel senso che non sarebbe, a mio avviso, più Rugby ma un’altro Sport.
    C’è anche chi vorrebbe limitare i contatti se non vietarli: una sorta di Touch.
    Anche in questo caso io non sono pronto ma il fatto che non lo sia non vuol dire che le proposte siano sbagliate, forse sono sbagliato io che, pur avendo preso una riga idi tranvate in testa (decenni or sono) continuo a pensare che questo è il Rugby ed è questo lo sport che amo.
    Quanto ai placcaggi sbagliati, con la testa messa a cazzo, ai voglia a spiegarlo; è una frazione di secondo, un gesto magari dettato da un movimento inaspettato. Non credo di sia proprio nulla da fare se non sperare di avere il culo che non capiti.
    Tutto qui, se volete banale.

    • Thunderstruck 22 Marzo 2016, 19:07

      Io condivido ciò che dici limitatamente al fatto di non obbligare degli atleti ad usare accessori totalmente innaturali e d’impiccio per il rugby. Come concordo sul non vietare dei contatti che fan parte della dinamica delle azioni stesse (anche se alcuni colpi son davvero gratuiti e pericolosissimi, ma insomma…capitano anche in altri sport). Credo però che, prima o poi (magari purtroppo a causa di un evento tragico, che accadrà) arriveremo inevitabilmente ad una maggiore tutela di parti del corpo vitali come lo è la testa e spero che la tecnologia possa portare presto ad una protezione tanto leggera ed aderente quanto efficace a livello di materiali (gel…kevlar etc…) senza che ne venga inficiata l’essenza del rugby.

      • mamo 22 Marzo 2016, 19:19

        Lo spero anch’io “aderente, leggera e efficace”: cosí sí, un sí convinto.

        • sentenza 22 Marzo 2016, 23:45

          Leggera ed efficace è fattibile e già esistono, che sia pure “aderente” nel senso di non ingombrante sarà un pò difficile. Ve dovete rassegnà….

  9. CarloMartello 22 Marzo 2016, 19:45

    Purtroppo credo che ci sono alcuni “rischi” che fanno parte del gioco … Dico gioco in senso lato … Altrimenti nonostante caschi e tute dovremmo mettere il limitatore alle moto da corsa / macchine sportive ma cambierebbe la natura dello sport … Dovremmo vietare di andare veloce agli sciatori che rischiano l’osso del collo … È così via. Ci sono dei rischi che (almeno con l’attuale tecnologia) non possono essere evitati completamente e fanno parte del gioco.

  10. matteopagni 22 Marzo 2016, 23:18

    Ciao di nuovo,
    per approfondire un po’ posso rimandarvi qui:
    http://www.amicidicosimo.it/pages/sicurugby.html. Benché sia un sito ormai un po’ obsoleto (benché non lo sia la realtà dalla quale origina), in questa pagina potete trovare i link aggiornati a tutti (o quasi) i programmi che nel mondo si occupano di prevenzione degli infortuni nel rugby.

    Su queste stesse pagine, nel corso del 2012, uscirono una serie di articoli sull’argomento di cui riporto qui i link:

    http://www.onrugby.it/2012/10/09/salute-e-sicurezza-rugby-ready-solo-un-primo-passo-nella-giusta-direzione/

    http://www.onrugby.it/2012/10/10/nellemisfero-sud-dove-la-sicurezza-nel-rugby-e-un-obbligo/

    http://www.onrugby.it/2012/10/15/rugby-e-sicurezza-nella-nazione-arcobaleno-il-caso-sudafricano/

    http://www.onrugby.it/2012/10/23/placcaggi-mischie-e-sicurezza-come-vanno-le-cose-in-australia/

    http://www.onrugby.it/2012/11/13/rugby-e-sicurezza-a-milano-incontro-con-richard-skelly/

    In particolare di questo incontro ho a disposizione dei video che, seppure di scarsa qualità ed incompleti, coprono una gran parte dell’incontro del Giuriati. Colgo anzi l’occasione per chiedere a chi di voi dovesse avere del materiale migliore di farsi avanti!

    Se siete interessati contattatemi su [email protected]

  11. Stormtunder 23 Marzo 2016, 02:01

    Io credo che una soluzione moto più efficace e salutare per tutti i giocatori di rugby sia una lotta al doping fin dai primi anni di attività, insomma dai 14-15 in su. Evitando così di vedere in giro per il campo prosciutti come North che per 80 minuti sfrecciano come Bolt. Protezioni e quant’altro porterebbero il rugby a non essere più rugby, e a quanto pare non limiterebbero gli incidenti ma li accentuerebbero. Negli anni ante professionismo nemmeno le seconde e i piloni pesavano come Rogers o North o altri. Lo spettacolo ad alti livelli era assicurato e la salute pure. Se uno vuole vedere i manzi vada a Pamplona a farsi incornare, ma quello che sta diventando ora il rugby non è più rugby già ora.

    • sentenza 23 Marzo 2016, 02:17

      Sai che allora bisogna invertire un certo motto olimpico con “più lento, più basso, più debole”? Dopo di sicuro è competitivo non solo il rugby italico ma lo diventiamo un pò tutti.

      • malpensante 23 Marzo 2016, 08:58

        Che ne diresti di “più pulito, più sano, più onesto”? E non parlo solo di doping, parlo di ragazzi di 13 anni pompati di palestra e integratori senza che nemmeno abbiano la barba.

        • San Isidro 23 Marzo 2016, 14:48

          concordo…

          • sentenza 23 Marzo 2016, 15:41

            Non cambia che anche senza doping per vincere bisogna essere più veloci, più forti e più abili degli altri. Perchè non esiste gente pesante e forte non dopata che nelle collisioni provoca danni uguali a quelli dopati? Le concussion le hanno e le causano solo i dopati?

            I casi sono solo 2: se si mantengono le collisioni bisogna introdurre protezioni adeguate, oppure al contrario se non si vogliono le protezioni bisogna eliminare le collisioni. A voi la scelta.

  12. Stormtunder 23 Marzo 2016, 17:40

    E=mc2, in parole povere l’energia è uguale alla massa moltiplicata per la velocità al quadrato. Ergo la velocità incide in maniera maggiore, rispetto alla massa, per la crazione di energia. Ora dimmi come un atleta non dopato di 110 kg possa correre per 80 minuti alla velocità di un centometrista. Elimina il doping ed avrai sì comunque giocatori grandi e grossi (magari no),ma questi non saranno in grado, se volessero gestirsi per tutto l’arco della partita, di muoversi come dei missili terra-aria in giro per il campo. Si avrebbe molta meno velocità nel ripiazzamento delle difese e lo spettocolo ne guadagnerebbe. La salute dei giocatori pure, anche se non subissero cuncassion.

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