Il rugby italiano visto dall’azzurro più grande: intervista a Sergio Parisse

Il capitano azzurro si racconta a OnRugby. Tra professionismo, scelta celtica, accademie e molto altro

COMMENTI DEI LETTORI
  1. geo 18 Gennaio 2016, 08:38

    In primis un grande uomo.

    • grasso 18 Gennaio 2016, 09:06

      Guarda io non lo conosco, quindi non parlo della persona, ma di sicuro un giocatore incredibile con le idee molto chiare.

      • geo 18 Gennaio 2016, 10:17

        Hai ragione non lo conosco nemmeno io. Dico grande uomo per il fatto che ha sempre detto le cose che pensava senza mai nascondersi in dichiarazioni in “politichese” visto il ruolo che ricopre.

        • xnebiax 19 Gennaio 2016, 00:59

          È davvero un signore: corretto, rispettato, rispettoso, sicuro e intelligente.
          Privatamente com’è poi non lo so, ma emana un’aura di rispetto, sincerità e competenza in ciò che dice e fa.

  2. Eva P. 18 Gennaio 2016, 09:04

    Un’intervista illuminante su una marea di aspetti, che conferma ancora una volta quanto Sergio non sia solo un grande giocatore e un ottimo atleta, ma un uomo con la testa sulle spalle, intelligente e capace, uno di quelli che sarebbe FOLLIA non ascoltare.
    Ha detto cose interessantissime su tanti argomenti, ma da mamma rugby lasciatemi commentare prima di tutto quello che mi ha piu’ colpito, e cioè il discorso sulla formazione dei giovani (e giovanissimi): le risposte alle domande 5 e 6 (sulla formazione dei ragazzi nelle squadre di club) e 20 (sulle Accademie) sono quasi fantascientifiche, se confrontate con la profonda differenza che c’è nel nostro movimento. Le parole chiave sono quasi umilianti, nella loro semplicità: programmazione e pianificazione, partendo dal basso…

  3. Stefo 18 Gennaio 2016, 09:10

    “Il sistema francese, credo sia una strada che ha senso in competizioni come Sei Nazioni, tournée di giugno e novembre, ma per un Mondiale ci sono tanti altri aspetti da valutare. Il primo è riconoscere i nostri sforzi in considerazione del fatto che un Mondiale tra preparazione, amichevoli e la competizione in sé dura quattro mesi.”
    E speriamo che le plemoiche al riguardo siano finite con questa speigazione a proova di…

  4. LiukMarc 18 Gennaio 2016, 09:11

    Ok, noi del blog siamo una manica di appassionati che dice la propria, ma almeno lui qualcuno di degnerà di ascoltarlo spero…

  5. Stefo 18 Gennaio 2016, 09:13

    “Ad oggi forse la vera domanda è: serve continuare a giocare questo campionato celtico? E’ produttivo? Abbiamo fatto un salto di qualità tale da dire che ne è valsa la pena? Queste sono le domande a cui rispondere. E bisogna anche avere l’umiltà di dire di no. Quindi o si progredisce o si cambia.”
    Chissa’ che ora che lo dice anche Parisse di porsi le domande e valutare bene con calma e serenita’ la cosa, se qualcuno smette di vivere nel dogma “o la celtic o la morte”.

    • mistral 18 Gennaio 2016, 09:42

      giustissima domanda e risposta condivisibile, ma prima ancora dice “E la scelta l’ha fatta il movimento, le società si sono dovute adeguare”… come se “movimento” e “società” fossero due entità ben distinte e fra loro separate… il movimento (se intende la FIR) “è” al momento l’unica espressione delle società (o no?)… forse dovrebbe nascere una organizzazione alternativa alla federazione, sufficentemente autorevole e economicamente autosufficente per poter dire la sua… far nascere dei club “professionistici” antagonisti, su un progetto che tenga conto delle effettive realtà e potenzialità del territorio, e poi se “roma” ci sta bene, altrimenti ciccia… utopia?

      • Stefo 18 Gennaio 2016, 09:52

        mistral la Lega c’era, i primi a farla saltare son stati alcuni club per le loro liti ed interessi di orticello…io non credo neanche al rapporto “antagonistico” tra le due realta’, penso che debbano lavorare insieme con un bilanciamento dei rispettivi interessi.

        Il discorso di Parisse poi per me verte su altre cose, il costo sportivo (oltre che finanziario) dell’avventura celtica e di come sia necessario ormai fare un bilancio della cosa e ben ponderare se ha senso andare avanti…cose che alcuni di noi scrivono da anni sentendosi dire dopo ogni sporadica vittoria di una delle due franchigie “visto che la CL serve”.

        • pippuzzo 18 Gennaio 2016, 10:30

          A me la domanda che si fa Parisse sembra legittima. Che la risposta sia scontata e cioè che si debba tornare indietro non lo sembra altrettanto. Di sicuro l’approccio italiano alla celtic è stato raffazzonato economicamente e giuridicamente e questo ha influito negativamente anche sul piano sportivo. Partecipare a qualcosa che è di alto livello non è sbagliato, come ci stiamo partecipando sì. Questa stagione avrebbe dovuto essere quella giusta per rilanciare l’idea Dogi, con Treviso in piena crisi sportiva e di idee, e porre fine all’anomalia italiana. Purtroppo non succederà e la soluzione ideale di due franchigie legate al territorio (magari con correttivi che facciano rimanere le zebre una franchigia di formazione) non andrà in porto. Ecco, se non si riesce a correggere questa anomalia (ma ce ne sono altre), allora tanto vale tornare indietro. Ma i dirigenti rimarranno quelli attuali, in gran parte ritenuti inadatti alla bisogna.

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 11:08

            Io non so quale sia la risposta ma so che serve un’analisi ed una valutazione e possibilmente la messa sul piatto di 1 o 2 idee alternative.

        • mistral 18 Gennaio 2016, 11:14

          quindi i club (alcuni, ma forse di riferimento) hanno interessi da orticello, il “movimento” non riesce a esprimere soluzioni adeguate, l’antagonismo tra queste due realtà (club e “movimento”) non esiste o non deve esistere… ma nel contempo i risultati (sportivi, di pubblico, economici) tendono al segno meno (escluso gli spatuss degli 80.000 a san siro una-tantum e dei 50 e + mila due volte all’anno all’olimpico (con biglietti diversamente omaggiati, ma questa è un’altra storia)… secondo me finchè (e l’ho già detto) il rugby italiano non esce dalla palude del finto professionismo dilettantesco, o del dilettantismo finto professionale, la strada continuerà ad essere in salita, e la base sorretta da masochisti volontari idealisti, fino a quando il ricambio generazionale ne determinerà la fine per inedia…

          • Mr Ian 18 Gennaio 2016, 11:42

            Più che valutare la Celtic, dovremmo iniziare da una profonda autocritica, abbiamo approcciato bene alla Celtic? le nostre idee di sviluppo sono adeguate alla Celtic? Abbiamo lavorato bene e per il bene del movimento in questi anni?
            Io penso che, seppur pagando profumatamente, dovremmo ringraziare il board celtico che ci tengono ancora in considerazione.
            Ma pensate come sarebbe stato un eventuale campionato solamente nazionale in questi anni di vacche grasse? uno continuo dividere sold a destra e manca….
            Stiamo ancora vivacchiando sulle spalle di chi ci ha permesso di giocare regolarmente coi grandi e ancora non si è capito

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 11:48

            mistral che ci sia bisogno di un cambio di marcia e di una revisione e’ ovvio, chi e come la possa guidare piu’ difficile.

  6. LiukMarc 18 Gennaio 2016, 09:17

    “Piuttosto le Accademie dovrebbero esistere in ogni singolo club, anche perché poi si rischia che psicologicamente il ragazzo pensi che quello sia lo step prima delle nazionali;[…]. Parlando con i giocatori che ne hanno fatto parte, alcuni hanno riscontrato delle difficoltà: essere costretti a lasciare il proprio club per allenarsi altrove per poi tornare a giocarci nel weekend fa perdere il senso di appartenenza”.
    Sarebbe da scriverlo sui muri della nuova sede Fir

  7. giorgio66 18 Gennaio 2016, 09:22

    sono d’accordo su tutto……..parlo di quello che Parisse ha detto sulla questione dei settori giovanili e formazione ……se oggi un giocatore delle giovanili di buone prospettive “rinuncia” alla convocazione dell’Accademia ESCE dai radar delle nazionali giovanili e conseguentemente o seguira’ un tortuoso e difficile cammino per affermarsi o dopo un po’ , tristemente, smette……la Federazione ha tante colpe, ma anche i Clubs ne hanno , rimanendo inerti, e mancando TOTALMENTE di programmazione tecnica, fisica etc….

  8. socceria 18 Gennaio 2016, 09:30

    Mi sa che Sergione ce lo scordiamo a fine carriera, in Italia non ci metterà più piede, ed anche un eventuale “Sergino”, che giocherà sicuramente per i francesi….

  9. ginomonza 18 Gennaio 2016, 09:50

    Con tutto il rispetto non aiuterà il Rugby italiano !

    • Stefo 18 Gennaio 2016, 09:56

      gino lui esprime la sua opinione e pone delle domande e degli argomenti, non pensi che il rugby italiano abbia disperatamente bisogno di un momento di riflessione e confronto? Se c’e’ una cosa che non ha aiutato il rugby italiano e’ stato l’appiattimento della discussione, l’assenza di idee diverse su cui discutere, di un sistema di valutazione dei progetti messi in piedi serene e super partes.

      • ginomonza 18 Gennaio 2016, 10:04

        Stefo tu sai bene come la penso sul PRO 12 fin dai tempi di rugby1823 vecchia versione!
        Ho solo espresso la mia opinione sul futuro di Parisse e a quanto ho letto e capito non mi sembra abbia parlato di un suo possibile impegno per il rugby italiano !
        Che poi questo rugby si debba interrogare non ho il minimo dubbio,
        anzi solo certezza!

        • Stefo 18 Gennaio 2016, 10:06

          Chiedo umilemnte sucsa gino, devo aver frainteso il post allora, pensavo dicessi che quanto detto da PArisse non aiuta il rugby italiano…di nuovo scusa.

          • ginomonza 18 Gennaio 2016, 10:14

            Nessuna scusa tutto ok 😉

          • gsp 18 Gennaio 2016, 11:39

            nelle parole del sommo filosofo Carletto Mazzone, “Si, baciateve pure…”.

          • ginomonza 18 Gennaio 2016, 14:53
  10. Stefano S. 18 Gennaio 2016, 10:25

    Santo subito! 🙂

  11. Hrothepert 18 Gennaio 2016, 11:14

    Sulla questione Pro12 totalmente in disaccordo con Parisse, un campionato professionistico italiano non è pensabile, come livello, come numero di giocatori all’ altezza e come risorse economiche adeguate; non tutti i giocatori in Italia sono del livello suo, di Castro, Masi, Ghiraldini, Bergamasco e Bortolami, che ad un certo punto se ne vanno in clubs stranieri di prima fascia a giocare con frequenza e a guadagnare bene (domanda: lui perchè all’ epoca non è rimasto a giocare in Italia?).
    Senza il Pro12 adesso si che saremmo ritornati al livello di Georgia e Romania!!
    Certo che dopo le vittorie Zebrate contro La Rochelle e Worchester il tempismo per “sparare sulle franchigie del Pro12 non poteva essere più..sbagliato!!
    Su tutto il resto grande Parisse.

    • mistral 18 Gennaio 2016, 11:22

      politicamente (se avesse mire federazionali) si, il momento non poteva essere peggiore, ma una sana riflessione critica è proprio quando non si è in emergenza che si dovrebbe fare… reinvestire in una azienda quando sei in crisi nera è difficile, devi farlo quando il budget (un minimo almeno) te lo permette, e senza indebitarti troppo (mi rifersco alle tasse di ingresso e mantenimento della CL di cui più nessuno parla e non si sa se esistono ancora o meno)…

      • Hrothepert 18 Gennaio 2016, 11:29

        Ripeto la domanda: perchè lui ad un certo punto ha salutato il Bel Paese e se ne è andato a giocare tra i frogs?

        • mistral 18 Gennaio 2016, 11:44

          per poter giocare al “suo” livello e per soldi, è chiaro, come hanno fatto, stanno facendo e faranno molti altri… quello che dovrebbe poter fare ogni giocatore professionista… se invece si pensa che il sistema del “posto sicuro” accademico sia meglio, allora va bene il sistema di crescita italiano… il plus che Parisse ha portato in nazionale è innegabile, se rimaneva a Treviso o in qualsiasi altra franchigia o eccellente non avrebbe mai potuto esprimere in pieno il proprio talento…

          • mistral 18 Gennaio 2016, 11:51

            e aggiungo: quanti giocatori francesi vedi in giro per il mondo?… nessuno; quanti inglesi?.. ben pochi; quanti gallesi, irlandesi, scozzesi, australiani, sudafricani, neozelandesi (ed italiani) vedi nel campionato francese ed inglese?… parecchi di più, e forse un motivo c’é…

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 11:57

            mistral v edi per me tu fai lo stesso errore di hro…ragioni per ideologia assoluta, questo e’ buono e quello e’ cattivo per ideologia.
            La realta’ e’ che non esiste un modello che vada bene per tutti ed ogni realta’ deve trovare il proprio modello.
            L’esempio dei giocatori che tu dici…possoribartartelo facilissimamente…fosse cosi’ bono il sistema francese non avrebbe bisogno di andare ad importare i giocatori stranieri, evidentemente quel modello non aiuta la crescita e lo sviluppo dei propri giocatori…questo diventa ancor piu’ ovvio nel momento che si guarda al numero di praticanti che ha, ed al fatto che non si tratta di una NAzione con una popolazione limitata.

            Quando si smettera’ di copiare modelli altrui senza rielaborarli guardando alle proprie peculiarita’ sara’ sempre troppo tardi!

          • ginomonza 18 Gennaio 2016, 12:06

            Mistral forse hai ragione su quanti francesi o inglesi sono all’estero però mi chiederei quanti 6N hanno vinto negli ultimi anni i francesi e inglesi?
            Ci sarà una ragione anche lì,io penso!

          • mistral 18 Gennaio 2016, 12:12

            scusa stefo, dov’è un altro sistema che permette di reggere due campionati professionsitici, uno da 14 e l’altro da 16, oltre ad un semi-professionistico Fed1 territorialmente così esteso? … c’è spazio per tutti, non è questione di ribaltare niente, probabilmente nella verde irlanda il sistema semi-statale funziona meglio, forse in australia hanno raggiunto il massimo della crescita, forse in sudafrica la rivoluzione politica e le quote razziali obbligatorie spingono tanti ad emigrare finchè possono capitalizzare le proprie competenze, e chissà cos’altro ancora… l’argentina ha scelto una strada, di soldi nessuno ne parla ma ne girano sicuramente, ed alla fin fine tutto si riduce a questo, c’est l’argent qui fait la guerre… e per cortesia, piantala di darmi dell’ideologizzato, se non ti piace quello che penso non sei costretto a commentarlo (e viceversa naturalmente 😉 )…

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 12:22

            mistral quindi alla fine scrivi anche tu che ogni movimento deve trovare il suo sistema, e non esiste un sistema assoluto che debba essere preso da modello che valga per tutti?Che e’ il mio punto.

          • Hrothepert 18 Gennaio 2016, 12:57

            Stefo, non è che io dica che è il sistema assoluto, ma io voglio che chi ne è contrario mi illustri delle alternative, con la dovuta argomentazione, altrimenti son capaci tutti dire “Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare!!”.

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 13:15

            Hro ok, ma se ogni volta che un PArisse o ex giocatore di alto livello (come avvenunto in questi anni sempre di piu’) dice che si sta sacrificando piu’ dei soldi e che servirebbe fare un’analisi costi-benefici seria si dice che e’ non e’ cosi’ che il Pro12 sta portando solo del bene (sulla base di 2-3 vittorie qua e la’) mi sembraq si sia un po’ chiusi al confronto…

          • mistral 18 Gennaio 2016, 13:24

            stefo, su questo credo siamo d’accordo, ma il mio ragionamento era in dialogo con hro, sul perchè parisse non era rimasto in italia, e poi ho forse estremizzato il ragionamento, ma è innegabile che i campionati professionistici francesi e inglesi attirino più che non altri… che poi sia il sistema “migliore” non lo so, è un sistema equilibrato tra esigenze federali e leghe di club, ma solo perchè le leghe hanno dei budget quasi equivalenti (in francia addirittura superiori) alle federazioni… gli altri sistemi a trazione federale li trovo adatti a realtà con maggior senso “nazionale” di quello italiota, vanno bene probabilmente in irlanda, in argentina…

          • Hrothepert 18 Gennaio 2016, 13:33

            Forse sarebbe più costruttivo ragionare su come vengono spesi i soldi, come spenderli meglio, come rendere le franchigie più organiche al sistema ed il sistema più funzionale alle stesse che dire Pro12 si-Pro12 no.
            Pensare che il sistema delle franchigie sia l’ unico giusto sarà anche sbagliato ma anche pensare che irlandesi, gallesi, scozzesi ed, adesso, anche argentini siano tutti dei coglioni che è l’ unico che sono riusciti a scovare per garantirsi un livello professionistico adeguato mi pare un po’ presuntuoso.
            Poi tutto dipende da cosa si vuole per il movimento, se ti basta ritornare ai livelli della vecchia coppa FIRA, va bene anche ritornare al domestic come elitè del movimento, però dubito che contro Romania e Georgia riuscirai a portare 60.000 parrucconi allo stadio!!

          • mistral 18 Gennaio 2016, 13:41

            hro, ma forse è proprio di questo che si parla: i 60.000 una-tantum (parrucconi o meno) contano come il due di picche, vengono e poi vanno con la stessa facilità a vedere altri spettacoli sportivi… il difficile è avere mediamente 10.000-15.000 spettatori allo stadio in un campionato nazionale… e gli unici che ce la fanno sono inglesi e francesi da un lato, irlandesi e gallesi dall’altro (e neanche sempre)… poi ci sono i diritti tv, che la fanno da padrone… e poi l’intelligenza e la capacità di mediazione di chi dovrebbe gestire il tutto.. ed in questo, in italia, non è che si brilli, e non solo nel rugby…

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 13:52

            @hro come sempre ti ribatto con un punto, l’ITalia non e’ la Scozia, Galles, Irlanda, Argentina…non e’ neanche al punto in cui le 3 celtiche ernao quando hanno formato la lega…non ha la stessa bse e sviluppo, e se si pensa di risolvere il tutto partendo dall’alto io non so cosa dire.
            Capitolo Argentina, peggior esempio non potevi epscarlo, ha fatto esattamente l’opposto, e’ partita dalla base, ci ha investito quel poco che aveva l’ha resa solida e forte cosi’ come il suos viluppo, accettando di non avere un campioanto pro in casa andando di esportazione, ha accettato anche di non essere al tavolo dei grandi ma di costruire su un periodo medio lungo per arrivarci…solo ora che ha tutto il resto in ordine fa il salto successivo. La UAR ha fatto un percorso diametralmente oppsoto all’Italia…proprio per quello non son coglioni. Vuoi copiare il loro modello?Allora copi tutto perche’ non non sono coglioni ma se copi solo l’ultimo passaggio stai cercando di adattare qualcosa senza averne i presupposti e dimostrami che non e’ cosi’.
            Secondo un qualsiasi progfgetto, qualsiasi deve passare attraverso un processo di analisi, controllo e revisione. Le proposte alternative non le si vuole neanche ascoltare.

            @mistral, l’Italia non e’ ne carne ne pesce nel rugby, non ha la struttura di base e sviluppo di chi fa un modello a franchigia statale/parastatale, ma non ha mai avuo neanche l’interesse di pubblico di una francia e un’~Inghilterra infatti a parte poche mosche bianche al passaggio al proffessionismo di privati ne abbiam visti pochi investirci (e gli spazi per farli c’erano). Per questo e’ difficile capire chi possa trainare il movimento furoi dalla palude e come per me.

          • mistral 18 Gennaio 2016, 14:12

            stefo, forse è difficile semplicemente perché, parlando di rugby , storia e valori compresi, l’italia non è “nazione”…

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 14:20

            Idea interessante e stuzzicante ma servirebbe un articolo apposito 😉

          • Hrothepert 18 Gennaio 2016, 14:26

            Stefo, lo so che l’ Italia non è la Scozia, l’ Irlanda, il Galles e nemmeno l’ Argentina e conosco anche, io forse più di altri, il gap che c’ è in termini di rugby di base e formazione, ma se anche le celtiche hanno deciso di “uccidere” il loro domestic semi pro perchè non farlo anche noi, ridimensionando il campionato nazionale a torneo dilettantistico “spinto” ed in funzione delle franchigie ed investire le risorse risparmiate nella base e nella formazione.
            In quanto all’ Argentina, è tutto vero ciò che tu hai elencato, ma non ti ha colpito il fatto che, alla fine del percorso virtuoso che hanno compiuto, anche loro abbiano sentito la necessità di dotarsi di una franchigia, in stile celtico, per rimanere agganciati al livello dei migliori?

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 14:52

            hro ma non si puo’ ignorare tutto cio’ che c’e’ dietro e dire “fammo e franchigie anche noi” e pensare di stare facendo lo stesso degli altri cacchio!
            Le franchigie non sono una casa che vive staccata da tutto, se le fai senza avere le basi per farlo stai facendo qualcosa di compeltamente diverso dagli altri…non e’ che siccome l’ITalia e’ nel Pro 12 con le franchigie sta facendo le stesse cose di Irlanda, Galles e Scozia.
            E’ questo il vero problema, pensare che si stia anche solo lontanamente facendo cio’ che fanno gli altri perche’ si gioca in Pro12…non e’ cosi’, il “sistema rugby” non e’ fatto solo dalle franchigie e se le fai senza il resto stai facendo qualcosa di diverso.

          • Hrothepert 18 Gennaio 2016, 15:07

            Sono completamente daccordo con te e quindi da ciò si evince che il problema non sono il Pro12 e le franchigie, il problema è tutto il resto del movimento, una base in cui si è investito poco o niente ed un campionato domestic che si è voluto mantenere semi pro per far contente quelle “4” piazze attaccate al campanile, i loro presidenti squattrinati, ed i tifosi imbevuti di nostalgico campanilismo.

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 15:40

            Mah hro se una gallina pensa di essere un falco e si lancia da un dirupo avra’ un problema o no?

          • mistral 18 Gennaio 2016, 16:13

            con quella di carlo s. questa è la migliore battuta della giornata… 🙂

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 16:16

            grazie mistral non sapevo come emtterla giu’ se non con una battuta 😉

    • Stefo 18 Gennaio 2016, 11:27

      Hro bene tu dici che i risultati zebrati sono la prova assoluta della validita’ del Pro12…allora le 24 sconfitte di rimbalzo di Treviso o gli ottimi risultati degli azzurri negli ultimi 3-4 anni cosa sono?La dimostrazione di una presa di posizione per aprtito rpeso ed ilr ifiuto ad un’analisi super partes ed oggettiva della cosa…

      • Stefo 18 Gennaio 2016, 11:29

        Se poi dall’analisi costi (non solo economici)-benefici uscira’ che il Pro12 e’ la miglior strada possibile o la meno peggio amen, ma io non capisco come ci possa vivere nella certezza senza un minimod i un’analisi super partes ed oggettiva.

      • Appassionato_ma_ignorante 18 Gennaio 2016, 13:46

        Apprezzo molto il punto di vista di Stefo. Probabilmente la verità sta in mezzo: da un lato c’è del vero nel fatto che la Celtic abbia aiutato a crescere, dall’altro c’è del vero nel dire che se per questa crescita si toglie il senso di appartenenza proveniente dal basso, bisogna fermarsi e vedere come conciliare le cose. Tutti i grandi sistemi e movimenti sono nati da una spinta dal basso verso l’alto, non viceversa.

    • gsp 18 Gennaio 2016, 11:36

      Hro, l’analisi seria costi/benefici, ed un report con i contro, e che non faccia sconti, e’ piu’ che dovuto.

      Dove non sono daccordo con Sergio e’ sul fatto che purtroppo quei club e quella situazione dei club non c’e’ piu’, anche, e per me soprattutto, per ragione extra-rugbystiche.

      Altra cosa, con le selezioni per me non vai da nessuna parte. nel senso che tra Calvisano e Rovigo, e la selezione dei migliori dell’eccellenza non e’ detto che la seconda faccia una figura migliore. perche’ anche se si alza il tasso tecnico si azzerano quasi i meccanismi di squadra che nel rugby di oggi sono fondamentali.

    • pesopiuma 18 Gennaio 2016, 11:55

      A me non sembra che Parisse dica no alla Celtic (anzi dice che i suoi compagni che giocano a Treviso e Parma ne beneficiano), ma piuttosto propone di aprire una riflessione sulla sua utilità, oggi come oggi, per come è strutturata la nostra partecipazione al Pro12, rispetto alla crescita globale movimento rugbystico italiano.
      Mi sembra che ciò che dica lui sia che è primario ridare centralità ai club ed al loro ruolo di traino e formazione.
      Anche l’esempio argentino lo dimostra. Lì la centralità dei club è scontata, e non verrà certo sminuita dalla presenza di una franchigia nel Super Rugby.

      • Stefo 18 Gennaio 2016, 11:58

        “Secondo me si è intrapresa una strada che non ha portato frutti importanti, ha fatto perdere forza ai club e questo personalmente è un peccato. Oggi mi sarebbe piaciuto avere un Super 10 come l’avevo lasciato, ma con dieci squadre toste e due o tre competitive anche in Europa. C’è un vantaggio economico? No. Sportivo? Non sembra. Bisogna valutare e fare delle scelte, assumendosene la responsabilità. Poi c’è un discorso anche per le Accademie.”

        • pesopiuma 18 Gennaio 2016, 14:24

          Si, ma dice anche “si è scelto di far partecipare due franchigie al torneo celtico e ciò ha portato benefici in termini di qualità: c’era la necessità di confrontarsi durante la stagione con realtà di livello superiore. Non ho vissuto il Pro12 dall’interno, ma parlando con i ragazzi di Zebre e Treviso è un’esperienza positiva a livello rugbistico. Ma tutto ha un prezzo e sono stati necessari dei sacrifici”.
          E poi, rispetto al modello argentino…”c’è un diverso approccio nei confronti del club, che ha la priorità. Poi certo, ci sono le selezioni regionali e quant’altro. Non so se con l’entrata nel Super Rugby lo perderanno, ma a pelle dico di no, perché il club è una grande filosofia. A livello nazionale è vero che i risultati sono arrivati soprattutto per i molti giocatori che hanno fatto esperienze di primo livello in Europa, ma all’ultima World Cup hanno giocato anche ragazzi provenienti dal domestic”.
          Per questo la sua critica mi sembra sia più rivolta al come si è affermato l’ingresso nel Pro12 delle franchigie, piuttosto che al Pro 12 di per sé…

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 21:54

            pesopiuma segui bene il discorso, da le attenuantie tutto poi chiude con la frase che io ti ho riportato, quella e’ la sua chiusura.
            Sull’argentina fa un discorso di argentina dove pero’ non manca di chiudere con i “ragazzi rpovenienti dal doemstic”

      • LiukMarc 18 Gennaio 2016, 12:05

        Infatti magari una franchigia in Pro12 e contemporaneo re-investimento nei club (in fondo ci son 4 milioni che avanzano) potrebbe essere una buona via di mezzo

        • gsp 18 Gennaio 2016, 12:10

          Liuk, il reinvestimento nei club, per me, e’ uno spreco totale. con 4mln non fai nulla dandoli all’eccellenza.

          Potresti reinvestire sulla formazione del club. Ma perche’ investire nei club d’eccellenza, se ci sono altri club, che non fanno l’eccellenza, ma che formano meglio, con meno e da anni?

          • LiukMarc 18 Gennaio 2016, 12:20

            Si gsp, hai ragione, il discorso sarebbe comunque cosi vasto che ho cercato di sintetizzarlo in due parole. Più che re-investire nei club sarebbe re-investire nel nostro campionato. Imo i punti – oltre al marketing, che serve eccome – sono due: formazione (come giustamente dici, non necessariamente di eccellenza, ma si apre anche il discorso accademie) e infrastrutture, che mancano anche nel nostro caro Galles del nord-est.
            Questione annosa e davvero lunga, ma era per dire che con una sola franchigia in Pro12 non si perderebbe il beneficio di avere un alto livello “internazionale” di club ogni settimana, e si avrebbero risorse da re-investire sul territorio

          • gsp 18 Gennaio 2016, 12:27

            secondo me una in CL non basta. anzi, ad averne una sarebbe meglio non averne e ti spiego perche’.

            e’ vero che non abbiamo giocatori e risorse per fare la terza frachigia, ma i posti in una sola franchigia sarebbero pochi, e non ci sarebbe sbocco per i giocatori dell’eccellenza che stanno iniziando ad emergere.

            gia’ oggi, oltre a non esserci spazio per giammarioli e mbanda per esempio, non c’e’ nemmeno spazio per cristiano e ferrarini che sono due discreti giocatori che il pro12 possono farlo. e ‘vero che ci sono i SAF in terza e sono troppi (ma uno e’ nazionabile, un altro e’ stato rotto tutta quasi la stagione). ma un numero di stranieri sostenibile ci vorra’ sempre, rimpiango le regole della prima celtic per certi versi.

            si dira’ che i nostri possono andare all’estero, ma purtroppo non e’ cosi’. senza aver fatto un po’ di vetrina in CL e nazionale difficilmente i nosttri troverebbero spazio all’estero, anche per il deficit di formazione. ed essere nazionali con buone carriere neanche basta. abbiamo visto com’e’ andata per McLean e DeM l’anno scorso, e per Venditti quest’anno.

            Pero’, ti do ragione, il problema costi e’ serissimo, come avere un budget adeguato per il marketing.

          • gsp 18 Gennaio 2016, 12:29

            la parte su vetrina ed estero si riferisce a ruoli specifici, forse ad esclusione delle prime linee.

          • pesopiuma 18 Gennaio 2016, 14:26

            Concordo, una sola franchigia è inutile. Sarebbe un tappo.
            Avrebbe senso solo se la struttura dei club fosse più competitiva (come in Argentina, guarda un po’…), ma non lo é…

          • LiukMarc 18 Gennaio 2016, 17:21

            Be, ad oggi due non ne riusciamo a tenere come si deve (in maniera competitiva intendo), e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. In tutti gli anni di Celtic/pro12, una delle italiane è finita ultima e solo in un anno una è finita nelle prime 7.
            Poi ok, sarebbe un tappo, ma per me la soluzione parallela sarebbe proprio riportare il domestic ad un livello più che accettabile e competitivo. Com’era 10 anni fa.

  12. ginomonza 18 Gennaio 2016, 12:03

    Io lo lascerei ai francesi visto che ha sposato la capitale e il rugby francese.
    Qualcuno ha obbiettato che Dominguez non era sufficientemente italiano perché ha vissuto in Italia solo 5 anni e allora Parisse che ne ha vissuto solo due?
    Su questa base VS che è al quarto anno e’ più italiano di lui!

    • giorgio66 18 Gennaio 2016, 12:36

      ma se non ricordo male il papa’ di Parisse e’ italiano emigrato a suo tempo in Argentina e ( ma potrei sbagliare..) anche la mamma…lui e’ nato li’, ma non sarebbe la stessa situazione di altri equiparati…

      • gsp 18 Gennaio 2016, 12:44

        ciao giorgio, perche’ sarebbe diverso per altri equiparati? chi siamo noi per giudicare?

        ogni giocatore va valutato individualmente come attaccamento. ci sono giocatori nati e cresciuti in italia che se ne sbattono, ed altri che sono da 3 anni, e nemmeno italiani, vogliosi di ripagare l’opportunita’ che hanno avuto in italia e non altrove.

        lasciamo alle regole stabilire chi puo’ giocare in nazionale e chi no. se non vanno bene cambiamole ma eviterei di giudicare casi singoli.

      • malpensante 18 Gennaio 2016, 14:42

        Parisse non è solo un italiano: è il Capitano, la bandiera del rugby italiano e possiamo andarne giustamente fieri. Anche i bronzi di Riace, i templi di Agrigento e i ponti sull’Alta Velocità a Reggio Emilia non sarebbero italiani. Nemmeno Garibaldi e il pomodoro, da cui la pizza. Che due palle. Parafrasando il sommo filosofo contemporaneo: italiano è chi italiano fa (bene).

  13. giorgio66 18 Gennaio 2016, 12:39

    se non erro suo padre ex-giocatore, emigro’ li con moglie al seguito….sono di L’Aquila, se non sono in errore lui e’ italianissimo…poi se cresce in Argentina ovvio che lingua e cultura incidano sul suo modo di essere…..e’ un po’ quello che capit’ a tanti italo-americani…ma il sangue e’ sangue

    • ginomonza 18 Gennaio 2016, 12:51

      Se sei umano il sangue e’ rosso! 😉

      • Hrothepert 18 Gennaio 2016, 13:02

        Il vostro…si, il mio è..blu!!! 😀

        • giorgio66 18 Gennaio 2016, 13:54

          risposta unica anche per GSP….. intendo dire che PARISSE volenti o nolenti e’ italiano di sangue al 100%….con questo non sminuisco nessuno , ma intendo dire che se un giocatore ha uno o entrambi i genitori italiani , se sceglie la ns bandiera c’e’ un nesso di sangue che lo lega direttamente…viceversa, ma questa e’ un ‘opinione personale, non amo chi per convenienza o permanenza diventa italiano….capisco che le reole lo permettono , ma a me non piacciono….per capirco non mi e’ piaciuto nemmeno Camoranesi Campione del Mondo, argentino 100%, ma col bisnonno italico…..io ho un figlio che gioca a rugby, italiano per mia parte ma colombiano per mamma, lui sceglie di essere Italiano perche’ e’ nato ee cresciuto qui, potrebbe giocare per la Colombia se volesse un domani ma il nesso e’ l’appartenenza diretta data dai genitori noi dagli stra avi inventati a convenienza….

          • ginomonza 18 Gennaio 2016, 14:29

            giorgio66
            non te la prendere troppo a cuore!
            Fortunatamente il rugby è più avanti della nostra società!
            Magari le regole sono un po’ labili ma parlare di sangue,oggi non vale troppo!
            Oggi uno nasce in Italia studia e si forma in Italia poi vince il nobel per gli USA che ovviamente se lo tengono!
            Non discuto Parisse come giocatore ,però diciamo che mi sento un po’ tradito da lui perché nelle sue interviste sui siti italiani e non afferma che vuol restare nel rugby che lui ama ma non vedo traccia che ciò che ha acquisito lo metta a disposizione del nostro rugby!
            Speriamo sia un bluff quello che dice,speriamo!

          • giorgio66 18 Gennaio 2016, 14:42

            ginomonza, hai ragione sul concetto, io intendo dire che per appartenere ad una nazione,o hai i genitori, almeno uno, di quella nazione o ci nasci; al netto di queste due situazioni, credo che ognuno dovrebbe essere orgoglioso del paese che “veramente” rappresenta in quanto persona. Che poi per convenienza il Mondo vada verso la direzione dei propri interessi e tutto sia giustificato, sono ahime’ d’accordo….per cio’ che riguarda Parisse, lui ama il Rugby e se per aiutare questo sport deve o dovra’ farlo in Francia e non in Italia la colpa non e’ sua ma di chi si ostina a non capire che con Gavazzi e questa mentalita’ non si potra’ mai e poi mai progredire.

        • mauro 18 Gennaio 2016, 14:42

          si e con qualche petalo di rosa bianca… 😉

  14. parega 18 Gennaio 2016, 13:22

    immagino gia’ quello che potrebbero dire i dirigenti fir dopo aver letto quest’articolo……..
    che pensi a giocare….diranno

    • Hrothepert 18 Gennaio 2016, 13:36

      …che, tra l’ altro, per ora è il suo compito!!!

      • ginomonza 18 Gennaio 2016, 13:53
        • il carogna 18 Gennaio 2016, 14:40

          e che non venga ancora a rompere con sta inutile storia di assicurazioni, salute dei giocatori e altre stupidate del genere, giusto ?

          • Hrothepert 18 Gennaio 2016, 14:59

            No, @il carogna, non confondiamo “il culo con le quarant’ ore”, quello gli compete, come atleta, come capitano della nazionale e come esponente di spicco degli atleti del Rugby italiano, qui si disquisiva sul suo intervento circa le franchigie ed il modello Pro12 come vertice del movimento rugbystico italiano.

          • il carogna 18 Gennaio 2016, 18:18

            dal commento alla frase di parega non lo avevo capito.
            Scusa il sarcasmo.

  15. Maxwell 18 Gennaio 2016, 13:51

    Anzitutto un piccolo consiglio alla @redazione…… forse è meglio che articoli così lunghi vengano spezzettati in 2 o 3 giorni.
    CL.
    Ripeto che volendo ci possono essere 2-4 soluzioni diverse ma non ne voglio parlare….. trovo inutile ripetere sempre le stesse cose, forse se mettessero sotto gli esperti 3 Topic fissi “eccellenza”,”accademie” e ” CL” si eviterebbe l’essere ripetitivi.
    Diciamo che se G. dovesse essere rieletto il problema non si pone neanche, quindi discuterei il “come”.
    Personalmente farei delle 2 squadre una FORTE FORTE e una development.
    1 Zanusso e Lovotti
    2 D’Apice Manici
    3 Chistolini e Ceccarelli ( sperando in Ferrari e Filippo )
    4-5 Biagi Geldenhuis e farei tornare Furno
    678 VS Jacopino Zanni Minto Barbieri ( non possono essere diventati tutti e 3 contemporaneamente delle schiappe)
    9 Violi e Gori
    10 due fra Canna Padovani e Haimona
    Etc etc etc
    Problema 1 dove si fa.
    Problema 2 soldi ( dividi gli 8 M diversamente… 5,5 e 2,5.
    Rosa insufficiente ( sistema di PP semifissi con 3-400.000 di premio per le società di eccellenza ) e 4-6 stranieri coi controcaxxi
    Questa squadra può competere anche in Champions e giocarsi tranquillamente i PO .
    2° squadra come il Connacht attuale.
    15 sudafricani ( loro NZ) sotto i 23 anni e 25 ragazzi di belle speranze.
    Lotta per il terzultimo posto.
    Avere 2 squadre medie non serve a niente IMHO, una che si abitui a vincere, a lottare per i primi posti e concorrenza interna, l’altra di giovani che vogliono emergere.

    • Maxwell 18 Gennaio 2016, 13:56

      P.S.
      Per competere in Champions intendo il non raccogliere 6-9 mete alla volta.
      1-3 vittorie in casa e bd in trasferta.

    • Stefo 18 Gennaio 2016, 14:09

      @Maxwell lo riepto ancora un’altra volta, il Connacht non e’ development team da ormai 3 stagioni…il resto della storia non lo ripeto ma basta continuare a parlare di Connacht franchigia di sviluppo perche’ non lo sono piu’.

      • Maxwell 18 Gennaio 2016, 14:12

        Infatti la development era italiana…… io ho scritto Connacht attuale.
        😉 🙂 🙂

        • Stefo 18 Gennaio 2016, 14:19

          Secondo te una development italiana equivarrebbe al Connacht attuale?

          • Maxwell 18 Gennaio 2016, 14:27

            15 sudafricani U.23 e 25 eccellenti sarebbero una development. Il Connacht l’ho preso solamente come paradigma del n° di stranieri, sul fatto che non rispetta il 4+1.
            Se sei d’accordo direi di andare avanti sulla carne di quello che ho scritto e non sulla pignoleria di un ossicino…… 🙂

          • LiukMarc 18 Gennaio 2016, 14:42

            Nemmeno la top italiana equivarrebbe – ora come ora – al Connacht attuale temo

          • Stefo 18 Gennaio 2016, 14:44

            Io punto per me e’ che bisogna smettere di prendere ad esempio gli altri magari sbagliando, e pensare a cio’ che si e’…questa e’ carne o ossicini?

          • malpensante 18 Gennaio 2016, 15:19

            Cassoeula.

          • gsp 18 Gennaio 2016, 15:35

            Ieri coq au vin da paura. m’e’ bastato per pranzo e cena. vatti a fidare di sti francesi.

  16. enricalvisano 18 Gennaio 2016, 15:37

    “Ricordo quando giocavo in Super 10, c’era interesse attorno alle partite”.
    Non penso ci sia altro da aggiungere.

    • Camoto 18 Gennaio 2016, 17:29

      Scusate OT
      @enri mi racconti qualcosa in più di come hanno giocato i trequarti di Calvisano contro Montpellier.
      Ho visto che Buscema ha sostituito Castello al 49 Vlaicu è rimasto in campo e Susio a posto di De Jager al 58
      Come si sono risistemati in campo. Chiesa è andato a estremo? E hanno giocato meglio nel primo o nel secondo?
      Grazie
      Mi riscuso di nuovo per l’OT.

  17. pippuzzo 18 Gennaio 2016, 17:15

    Metto qua le immagini della vittoria delle zebrette.
    https://www.youtube.com/watch?v=OawyxM1O080
    Molto bella la meta bianconera e molto brutta la prima dei warriors.

    • LiukMarc 18 Gennaio 2016, 17:27

      Grazie. Mamma mia che meta si son presi (la prima di Worcester intendo)… Poi bel buco di Haimona sul calcio di punizione

      • Camoto 18 Gennaio 2016, 17:30

        Anche la seconda lascia un po’ a desiderare

        • LiukMarc 18 Gennaio 2016, 17:31

          Si ok, un buco difensivo non si nega a nessuno (purtroppo) ma la prima davvero da mani nei capelli, quasi si fossero scordati che c’era un altro pezzo di campo

        • Camoto 18 Gennaio 2016, 17:39

          Hai ragione. Comunque sulla nostta ancora grande Berryman. Finora miglior ala delle celtiche.

  18. pippuzzo 18 Gennaio 2016, 17:41

    Bè sulla prima avranno da parlare. La sensazione è che la cazzata la faccia Beyers, perchè non puoi lasciare Chisto a coprire tutti q. Sulla seconda mi sembra sia Pratichetti a raddoppiare sull’uomo sbagliato e a lasciare il buco, molto ben preso dal loro centro peraltro.

  19. pippuzzo 18 Gennaio 2016, 17:41

    Bè sulla prima avranno da parlare. La sensazione è che la cazzata la faccia Beyers, perchè non puoi lasciare Chisto a coprire tutti quei metri sulla chiusa. Sulla seconda mi sembra sia Pratichetti a raddoppiare sull’uomo sbagliato e a lasciare il buco, molto ben preso dal loro centro peraltro.

  20. Jager 18 Gennaio 2016, 20:01

    Diciamo che i punti salienti sono il bilancio sull’ aventura celtica e formazione Sul primo punto chiaramente non poteva sbilanciarsi , ma a me pare di capire che non la considera un esperienza positiva , sul secondo punto sottolinea la necessità che la formazione avvenga nei club ( quindi in un certo senso boccia le accademie , e implicitamente sotto intende la centralità del domestic rispetto alla celtic )
    Che dire un giudizio piuttosto critico sul “sistema” rugby italiano , soprattutto se questo viene dal più importante talento degli ultimi 20 anni , se non addirittura il più grande di sempre , unico rugbista italiano ad avere riconoscimento internazionale . Speriamo che il prossimo presidente le prenda in cosiderazione

  21. faduc 18 Gennaio 2016, 21:07

    Quel poco che si è potuto vedere, c’è un Jacopo Sarto forse troppo spremuto, un turno di riposo non gli farebbe male. Ha giocato tanto e bene in questa prima fase della stagione

  22. 6nazioni 18 Gennaio 2016, 21:38

    onore al capitano, e’ unico

    • 6nazioni 18 Gennaio 2016, 22:55

      miglior giocatore del TOP14
      complimenti al ns Capitano.
      ITALIANO di sangue Abruzzese… altro che mulini bianchi e biscottini.
      GRANDE SERGIO

  23. Camoto 18 Gennaio 2016, 22:09

    https://rugbymeet.com/news/champions_cup/champions_cup_tolone_ha_anche_il_fattore_c
    Scusate per la concorrenza ma sto pezzo ci sta.
    Sempre convinto, per vissuto personale, che maturare tardi dal punto di vista atletico è una delle realtà.

    • fabrio13H 18 Gennaio 2016, 23:48

      Ottimo articolo! Tra l’altro tocca alcuni punti che sono tra i motivi per cui ho sempre sostenuto che possano esservi delle eccezioni al percorso, da troppi dato come imprescindibile, Eccellenza-Pro12-Nazionale. Come caso limite ricordo che non più di 2-3 anni fa l’apertura di Tonga giocava in serie A in una squadra sarda. Casi limite a parte, le motivazioni scritte nell’articolo da Francesco Pierantozzi per riconsiderare atleti italiani dei campionati anche minori per la Nazionale, mi sembrano assai efficaci, e questo senza pensare, come fa qualche utente del forum, che in Eccellenza o in A ci sia pieno di enormi talenti. Ho ben presenti i risultati delle nostre nelle coppe internazionali. Il fatto è che probabilmente vi è un certo numero, non grandissimo, di giocatori italiani che non hanno (ancora?) raggiunto il livello internazionale (e che spesso non lo raggiungono più) per vari motivi anche legati allo status semi-dilettantistico del rugby italiano.

      • fabrio13H 18 Gennaio 2016, 23:56

        …ma che avrebbero il talento per reggere il livello internazionale, ovviamente considerando come obiettivo primario il raggiungimento di quello che è il nostro livello internazionale quando le cose funzionano piuttosto bene; diciamo il livello delle Zebre di queste settimane e non il livello delle prime 7-8 nazionali del mondo, per il quale possiamo per ora sperare di avere solo alcuni giocatori, tenendo anche conto che ormai infortuni e rinunce sembrano all’ordine del giorno.

  24. fabiogenova 18 Gennaio 2016, 23:25

    Parisse appena eletto miglior giocatore del Top 14. Orgoglioso di lui!

  25. Giovanni 19 Gennaio 2016, 00:39

    Complimenti a Sergio. Chissà se stavolta il presidente federale trova il suo numero e riesce a chiamarlo per congratularsi, come non avenne a giugno dopo la vittoria nel Top14…

  26. andrease 19 Gennaio 2016, 00:53

    Io condivido in toto l’opinione e le parole di Sergione.
    Molto interessante il discorso ampio sui giovani e le giovanili farcito dell’esperienza d’oltralpe.
    Il discorso sul Pro12 e la nostra situazione casalinga è un bello spunto di riflessione. Ha espresso la sua idea e ha fatto bene primo perchè siamo in democrazia e secondo perchè ci ha fornito il punto di vista di uno che nell’alto livello ci vive e non si limita, come la maggior parte di noi, a parlarne guardando dal basso.
    E sulle accademie ha solo ragione, anche xchè succede la stessa cosa anche in altri sport. Quindi è proprio il concetto di sradicamento che non funziona.

  27. xnebiax 19 Gennaio 2016, 00:55

    Un Signore.
    Lo vorrei allenatore ma pure presidente della FIR.

  28. Sergio Martin 19 Gennaio 2016, 02:21

    Sono sicuro che off records avrà detto: “Ah, Roberto, poi salutami @San Isidro. Lo leggo sempre, anche se di rugby argentino ne capisco più io…”.

  29. abelinatoarrogante 19 Gennaio 2016, 08:03

    quando dai piani alti (o alticci) della fir hanno fatto la genialata premondiale di far uscire le polemiche sui “premi meritocratici” per mettere le mani avanti e cercare di far terra bruciata intorno a qualche “senatore” ingombrante avevo fatto notare (insieme a molti altri per fortuna) che i Motivi della frizione erano altri, legati più ai “rovinati” in azzurro nell’ultimo lustro che alle sole palanche.
    “Si è parlato solo di gettoni e questione economica, perché questo fa più rumore. Sul piatto c’era ben altro, questioni ben più importanti come la tutela assicurativa e la salute. Un giocatore ha l’obbligo di pretendere di essere tutelato e quando non c’è chiarezza è normale impuntarsi.”
    grazie Capitano per averci dato le conferme e grazie redazione per questa intervista piena di spunti vitali per il futuro del rugby nostrano….qualcuno, nell’attico della palazzina, dovrebbe vergognarsi oggi anche più di ieri…peccato che l’alternativa continui a nascondersi

  30. mezeena10 19 Gennaio 2016, 10:04

    grande capitano, idee chiare, pensieri mai banali, leader totale..
    sicuramente appena smetterà ci sarà la fila per “sfruttare” le sue competenze, sul campo e fuori..
    clonate Parisse!

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