FIR-azienda con più managerialità, ma a corrente alternata

Il presidente annuncia novità nella struttura FIR, ma il discorso non riguarda la spina dorsale tecnica

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Le conferenze stampa a volte sono caotiche, specie quando sono informali. Quella concessa martedì a Milano dal presidente federale Alfredo Gavazzi appartiene sicuramente a questa categoria. Informale perché sono più incontri che non vere e proprie conferenze, fatte a tavola, mentre si mangia e questo da una parte aiuta l’interazione, mentre da un’altra possono diventare un po’ più dispersive, a volte anche schizofreniche nel loro andamento, con argomenti che vengono affrontati, poi messi da parte quindi ripresi magari solo per un minuto e poi abbandonati nuovamente.
Questo per dire che a volte i collegamenti con le proprie sinapsi sono overbooking oppure non immediati e quando vai via hai sempre l’impressione di non aver fatto tutte le domande che avresti voluto. Oppure di non aver fatto i collegamenti giusti che ti avrebbero indirizzato a porre questioni più rilevanti.
Poi c’è da mettere i conto anche l’abilità di chi ti sta davanti in quel momento, la capacità di portare la discussione su argomenti in cui è più ferrato o ha argomentazioni più forti. Un discorso questo che vale in un po’ tutte le interviste, quale che sia l’interlocutore.

 

Ad ogni modo rimangono i ragionamenti a mente fredda. E dopo la conferenza stampa di martedì ce n’è uno che mette assieme due punti toccati dal presidente federale, solo apparentemente lontani tra loro: Gavazzi ha infatti detto che vuole trasformare la FIR in un’azienda:”voglio che la FIR diventi un’azienda, è uno sforzo importante. Le federazioni sportive hanno una impostazione diversa: le aziende hanno centri di costo e responsabili per ognuno di essi, nelle federazioni sportive non è così”.
Si potrebbe obiettare che non necessariamente il modello-azienda è applicabile per una qualsiasi istituzione, perché – nel caso specifico – le federazioni sportive hanno delle caratteristiche che le rendono diverse dalle altre, ma un po’ di sana managerialità male non può certo fare. Anzi, è auspicabile.
Il fatto però è che la magerialità e il modello-azienda, se lo si vuole applicare, bisogna farlo su tutti gli aspetti dell’istituti interessati, anche quelli che meno hanno a che fare con i soldi, almeno non in via diretta. Che comunque nessun settore campa di aria.

 

Uno di questi aspetti è quello tecnico, che è il secondo punto toccato dal nostro ragionamento. Il presidente Gavazzi ha detto che ci saranno importanti novità in merito: “(il nuovo allenatore della nazionale, ndr) non sarà solo un nuovo commissario tecnico, ma un vero director of rugby. Sarà straniero e sempre dall’estero arriveranno un tecnico per calci e skills e il responsabile della struttura delle nazionali giovanili. Gli altri due assistenti saranno italiani”. Va bene, nulla da dire, poi però dice anche che altri cambiamenti nella struttura fedrale non ci saranno perché “sul lato tecnico in Italia non c’è una persona che possa sostituire Franco Ascione. Oggi lui si occupa anche del livello di base ma ci dovrà essere un responsabile specifico”. All’attuale reponsabile dell’intera area verrà quindi tolta una incombenza ma il ruolo non viene toccato.
Una decisione simile si scontra con quei principi di managerialità di cui sopra, perché Franco Ascione ricopre quel ruolo ormai da quanto? Oltre 10 anni, a stare stretti, e in una federazione improntata ai principi aziendali il faro devono essere i risultati. Un CdA di una qualsiasi azienda nomina un amministratore delegato che porti risultati e dividendi, se non lo fa viene cambiato.

 

Anche ammesso che davvero in Italia non ci sia nessuno che possa sostituire Franco Ascione la domanda da porsi è un’altra: i principi, la filosofia e le decisioni prese e applicate hanno portato risultati tangibili e positivi? C’è differenza tra il movimento Italia nel biennio 2007-2008 (per fare un esempio) e quello attuale? C’è stata una crescita? E l’eventuale crescita, anche qui ammesso e non concesso che ci sia stata, è commisurata alle risorse economiche investite? Gli obiettivi raggiunti sono in linea con quanto pianificato?
Una federazione-azienda dovrebbe rispondere a domande così, che valgono per Franco Ascione o chiunque vada ad occupare qual ruolo, fosse pure Graham Henry, Harry Potter o Paolo Wilhelm.

 

Segnaliamo infine che sul lato tecnico potrebbero esserci novità anche nelle direttive federali per quanto riguarda la conduzione delle franchigie. Ricordiamo infatti che negli scorsi anni il presidente federale ha imposto una guida tecnica italiana per Zebre e Benetton Treviso, considerate un palestra per far crescere i nostri tecnici. A una nostra precisa domanda se su questo fronte potevano esseerci dei cambiamenti il presidente FIR martedì ha detto che “il Benetton Treviso ha chiesto di poter eventualmente ricorrere a un tecnico straniero. Ne stiamo parlando, vedremo”.

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