Regole di comportamento femminile da tenere durante il Mondiale

Marco Pastonesi stila una goliardica lettera/dodecalogo dedicata all’altra metà di Ovalia. Che la RWC è una cosa seria

COMMENTI DEI LETTORI
  1. delipe 14 Ottobre 2015, 17:55

    Buonasera Marco Pastonesi,
    Sono sicuro che conosci questa frase di John Kirwan
    “La più bella vittoria l’avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli agiocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, ladisciplina e la capacità di soffrire. Questo è unosport che allena alla vita.” 
    Siccome girando nei campi d Italia ne vedo tanti di ragazzini, magari dovrebbero essere certamente di piu, mi sento tanto di ringraziare pubblicamente tutte quelle donne/mamme che credono a questa frase….e a tutte quelle che in futuro ci crederanno. 🙂
    Poiche proprio lo stesso John Kirwan l altro giorno in tv nel commentare l eliminazione dell Inghilterra ha detto un altra frase, negativa purtroppo, che mi ha colpitomolto, la riassumo per quello che ricordo non cambiandone il senso “E davvero brutto per l Inghilterra che nel suo mondiale, organizzato in casa, non abbia avuto un buon risultato….questo perche per loro e un brutto momento…molti ragazzini scelgono sempre di piu il calcio al rugb come sport….”
    Quindi semmai, caro dear Marco Pastonesi volessi tradurre in inglese, senz altro meglio di me, la frase iniziale di John Kirwan….potrebbe essere utile indirizzarla al paese di William Webb Ellis, che ne dici ? 🙂
    Grazie
    Cordialità

    • Silverfern 14 Ottobre 2015, 18:26

      Credo che se Pastonesi volesse fare una lettera seguendo il senso delle parole di Kirwan non avrebbe problemi a farlo, anche in italiano 😉
      Questa lettera è goliardia, non consigli (…quale donna li seguirebbe???)

      • fabiogenova 14 Ottobre 2015, 20:06

        soprattutto la terza…non è proprio il caso di strisciare a terra..

  2. Totalmente incompetente 14 Ottobre 2015, 19:03

    Buonasera.

    Penso che si possa prendere il pezzo di Pastonesi (o la sua traduzione), con il senso goliardico che certamente aveva…d’altra parte, posso attestare che le rugbiste sono tante e appassionate…potrebbero essere loro le protagoniste del pezzo!!

  3. Eva P. 14 Ottobre 2015, 19:41

    Lo sapevo che John Kirwan è un grande, e ha dimostrato di capire più lui gli italiani di tanti altri nostri connazionali.
    Eccomi. Presente. Mamma-rugby a rapporto, appena rientrata dall’allenamento del figliolo U10 sul “campo più bello del mondo”…
    A casa nostra, quando c’è la RWC:
    1) si parla solo di rugby, a colazione, a pranzo, a cena, e a volte anche nel sonno
    2) in TV si guarda solo rugby: partite, commenti, repliche, highlights e speciali
    3) quando c’è partita, si mangia davanti alla TV, e solo pizza, salame e patatine (che di cucinare non c’è tempo), si beve birra e si sparecchia la mattina dopo (forse)
    4) non si esce la sera, non si vedono amici né familiari, non esistono cinema, aperitivi o feste di compleanno
    5) si fa tardi a guardare la partita, anche se domani c’è scuola
    E guai a te se sgarri a una sola delle regole elencate sopra, figliolo!

  4. Giovanni 14 Ottobre 2015, 19:54

    In realtà il mondiale è terminato domenica scorsa. Io l’ho capito lunedì quando mi son chiesto “che partite ci sono oggi?”. No, non facciamo gli ipocriti: lo sappiamo tutti che è così. Ciò che andrà in onda nei prossimi tre weekend è una faccenda privata tra membri di un club, privato anch’esso. Un’appendice, insomma. E poi, scusate, cos’era che aspettavamo da ben quattro anni? Non certo le prodezze di coloro che possiamo puntualmente rivedere ogni dodici mesi nei due tornei principali e nelle finestre programmate dei test match. No, noi stavamo attendendo con ansia proprio loro, quelli che bramano l’appuntamento iridato come passerella per stupire il mondo. Coloro sui cui puntano quei riflettori da cui, forse solo di sfuggita, verrano illuminati di nuovo. Ecco il vero motivo per cui ci siamo eccitati per la vittoria dei nipponici sul Sud Africa: era ciò che sognavamo da lustri. Siamo sinceri, non proviamo tutti un po’ di nostalgia all’idea di non rivedere le grigie facce da minatori dei georgiani, che hanno appena terminato una giornata di duro lavoro nelle ruck, da cui fuoriescono coi volti ricoperti di polvere, che ne rende ancor più truci le sembianze ? E non è di gran lunga più affascinante assistere al mistico rituale che Goromaru offre agli dei del gioco, prima di catapultare il pallone tra i pali, piuttosto di quella inquieta danza di Biggar, che pare sia posseduto da un sinistro spirito maligno, quando si appresta a fare altrettanto? O non era forse piacevole vedere ondeggiare le zazzere scomposte ed assimetriche dei canadesi dai volti ottimisti, degni di giovani universitari il cui idealismo non sia ancora stato mortificato dal mondo adulto del lavoro? Per non parlare della magica follia dei figiani, che ci rapiscono proprio perchè contrappongono la loro libertà gioconda al nostro cinico pragmatismo occidentale. Ecco allora qual’è la vera essenza del mondiale ed ecco perchè le “piccole” ci mancheranno tutte. Tutte, tranne una: l’Uruguay. I sudamericani non appartengono a tutto ciò, loro sono una testimonianza del passato. Di più, loro rappresentano la cattiva coscienza di World Rugby. E gli organizzatori – diciamolo – si sono rivelati dei pacchiani, oltre che insensibili, ad averli dati in pasto alle fauci di squadroni superallenati ed ipervitaminizzati, in stadi traboccanti di folle morbose che sparavan loro addosso migliaia di flash, in nome del ricordo a tutti i costi. Avrebbero dovuto gentilmente accompagnarli fuori, farli accomodare sulle splendide carrozze della famiglia reale, fatte venire appositamente per loro, e condurre il corteo verso i prati meravigliosi di Cambridge, Oxford o Eton, dove avrebbero potuto praticare quel gioco – e non sport – a cui essi ancora appartengono, contro giovani come loro, che a quel gioco diedero vita, praticandolo su campi privi di steccati e tribune, dove chiunque può giungere in qualsiasi momento, aprire una seggiola piegevole da campeggio ed assistere alle evoluzioni di chi il rugby lo pratica ancora per divertimento. Possibile che abbia notato solo io quel numero 7 dalle gambe magre e sottili, dalla muscolatura normale che si piegava in mischia e vedeva ringhiare di fronte a sè dei bestioni enormi che, ad ogni ingaggio, catapultavano lui ed i suoi compagni metri e metri all’indietro e loro a spingere come dei disperati, pur sapendo che l’esito era già scritto da prima? Non rimandavano ad antichi giocatori francesi di 5 Nazioni dei primi anni 70, quei suoi baffi morbidi ed il caschetto troppo largo che gli scivolava sui lati della testa, costrigendolo ad aggiustarselo di continuo? No, quella uruguagia è una squadra venuta dal passato a ricordarci di quando si giocava il rugby e l’hanno costretta a confrontarsi con gente che ormai pratica un’altra disciplina, per la quale non è stato ancora coniato un termine adatto. Sembrava di rivedere i lusitani di due edizioni fa, con la differenza che allora esisteva ancora un flebile margine residuo per il romanticismo dei tempi che furono, mentre oggi contano solo i freddi calcoli della tecnologia. Era ovvio che la frustrazione della lotta impari avrebbe finito per far scattare in loro il nervosismo: così si spiegano i tafferugli coi figiani ed il rosso al loro giocatore più noto. “Ma come: non erano i buoni bisognosi di sostegno?”, avrà pensato il pubblico politically correct. Eh già: provate ad immaginare Rudolf Nurejev che, con le sue soavi piroette, fosse entrato sul ring ad affrontare Muhammad Alì. Sarebbe bastato un unico colpo a mandarlo giù. Ovvio che, appena si sarebbe riavuto, lo avrebbe aggredito in modo scomposto, ingiuriandolo di brutto. E a quel punto qualcuno a pensare “ma questa non è noble art!”. Lo scandalo è tutto e solo in chi ha voluto mischiare il passato con chi è proiettato nel futuro, facendo finta che, nell’era della globalizzazione, siamo ormai tutti un’unica cosa. Anche chi si occupa d’altro nella vita e vede ancora della poesia nel praticare un gioco, che non sia già ciò che per molti è un semplice impiego.

    • Andria 14 Ottobre 2015, 20:03

      Ma Giovanni hai scritto un post molto bello, davvero!
      Per quel che ti può servire lo condivido.
      In questo Rugby qui io mi sento molto uruguagio.

    • fabiogenova 14 Ottobre 2015, 20:08

      Poesia pura, Giovanni!!! Grazie davvero per questo tuo post!

    • Ladywolf1964 14 Ottobre 2015, 20:21

      Bellissimo pezzo davvero, mi ci ritrovo in pieno! bello quel rugby un pò d’altri tempi, scalcagnato, sanamente ignorante, un pò eroico e un pò cialtrone.
      Certo ora rimangono tutte le grandi, ma un pò troppo perfette, un pò troppo grandi, un pò plasticate.
      vedere il Giappone fare l’impresa, il carisma di capitan Gorgodze, i canadesi hipster con il loro spirito sportivo: è la poesia e la bellezza del rugby.
      Certo che continuerò a non perdere una partita, sempre tifando Galles, ma quello spirito è davvero un’altra cosa

    • Airone valle Olona 14 Ottobre 2015, 21:05

      Giovanni post bellissimo.
      Ti ringrazio per averlo scritto e condiviso.
      Parole belle belle, grazie ancora.

    • campes 14 Ottobre 2015, 21:33

      Complimenti Giovanni, una pagina di grande stile da stampare e conservare a portata di mano, per rileggerla più volte ed apprezzarne ogni singola frase per condividere la vera essenza del nostro sport.
      Grazie!

      (contrasta veramente tanto col contenuto goliardico dell’articolo di MP…

    • Sergio Martin 14 Ottobre 2015, 23:19

      Ariecco perchè amo questo blog! Un blog di giornalisti, poeti e filosofi! Bravissimo, Giová!

      • Giovanni 14 Ottobre 2015, 23:26

        …santi, eroi e navigatori. Grazie. 🙂

        • jock 15 Ottobre 2015, 10:21

          Complimenti. Ti sei ingozzato di sfogliatelle o di short bread, per raggiungere tali vette di lirismo?

          • Giovanni 15 Ottobre 2015, 14:25

            Delizie al limone 😉

    • Giovanni 14 Ottobre 2015, 23:30

      Grazie a tutti per gli apprezzamenti.
      @campes: ovviamente non intendevo contrappormi al grande Pastonesi. Ho postato qua solo perchè da ieri ci sono meno post sui mondiali e questo era l’unico generalista.

      • fracassosandona 15 Ottobre 2015, 09:57

        ciao gio’…
        due pezzi meravigliosi in due settimane… grande…

        attendevo fiducioso interventi come quelli di Eva P. (occhio a non confonderla con la più celebre EvaQ) e Ladywolf… la mia fiducia è stata ben riposta….

    • mamo 15 Ottobre 2015, 06:47

      Bello, godibile e sereno.

    • Hullalla 15 Ottobre 2015, 13:09
  5. davide p. 14 Ottobre 2015, 20:00

    rugby e birra sono protoni e neutroni dell’atomo, l’essenza, il nocciolo dell chimica, l’indiscusso duo inerte e perfetto la cui scissione genera malcontento e qualche scottatura; tutt’attorno in un balletto senza fine elettroni come donne impazzite.

  6. socceria 14 Ottobre 2015, 20:01

    Sono anni che provo ad inculcare il rugby alla mia ragazza, quest’anno sono riuscito per la prima volta a convincerla a venire a vedere il 6N (Ita-Wal); non che prima avessi insistito più di tanto, ci ero riuscito solo quando L’Aquila era in finale per tornare in Eccellenza; perchè comunque, lo stadio, il rugby, devono rimanere una cosa mia dove non devo avere rotture di scatole su quante birre bevo, quanto grido o quanto sia interessante o meno la partita! Beh dopo quella partitaccia (Ita-Wal) lei pensava solo a voler andare in giro per Roma, mentre io volevo vedere gli altri match sul megaschermo! Nulla di fatto, passeggiata per la capitale! Da allora non le ho più chiesto se volesse venire allo stadio con me o a vedere una partita in TV, che fosse pub o casa di amici. Però quest’anno le ho presentato un decalogo simile anche io, fatto da una sola regola! Quando ci sono le partite io non esisto, eccetto per spiegazioni di regole o gioco, per tutto il resto ci sentiamo dopo il terzo tempo!

  7. Ladywolf1964 14 Ottobre 2015, 20:35

    Gentile Marco Pastonesi,
    nel ringraziarla per lo spirito di servizio con il quale ha postato il pezzo, mi permetta da tifosa di aggiungere quanto segue:
    1) se volete birra patatine o altro, organizzatevi prima:non compiranno da soli il cammino magico dalla cucina alla TV, e non andremo a prendervele. Stiamo guardando la stessa partita;
    2) non spiegateci cosa sta succedendo in campo: sappiamo distinguere una mischia dall’esibizione delle maiorettes, e ricordiamo anche i nomi dei giocatori,
    3) la maglia della nazionale non vi sta come addosso al Capitano, rassegnatevi;
    4) non guardateci come se scopriste improvvisamente di aver vicino un serial killer assetato di sangue: i placcaggi anche duri piacciono anche a noi, non ci fanno impressione e non ci fa impressione il sangue. Spiace comunicare che le donne sono più feroci di voi, lo mascheriamo solo meglio;
    5) Non assumente un’espressione offesa di fronte ai commenti su Dan Carter, Bismarck Du Plessis o al making of del calendario Dieux du Stade 2016. Dubito che ce ne accorgeremmo.

    Cordialmente 🙂

    • Eva P. 14 Ottobre 2015, 21:10

      Grandissima.
      Quoto tutto (soprattutto il punto 5 🙂 , aggiungendo, per quanto mi riguarda, Leigh Halfpenny e Aaron Smith)

      • Ladywolf1964 14 Ottobre 2015, 21:31

        Halfpenny! concordo…
        Du Plessis l’ho incrociato l’anno scorso quando sono andata a vedere Italia Sudafrica a Padova, è davvero una bestia (nel senso migliore del termine)
        Poi vabbè, ci sarebbe anche da parlare di Jonny Wilkinson, che era tanto elegante…
        Comunque io e la mia collega abbiamo in ufficio i Dieux du Stade ed.2013 (mica invecchiano) nelle giornate un pò così fanno miracoli, prova 😉

  8. Katmandu 14 Ottobre 2015, 21:30

    Per quanto riguarda la convivenza uomo donna… riporto la frase che mi ha detto una volta un Senegalese col quale lavoravo
    “A casa mia moglie se ne sta zitta non mi fa nemmeno un’appunto, non perchè son mussulmano, ma perchè faccio tutto quello che vuole lei prima che me lo chiede”
    Quanta saggezza!

  9. jock 14 Ottobre 2015, 22:12

    Vorrei aggiungere: 13) Non fate come mia moglie che, dal primo mondiale in poi, siamo sposati proprio dal 1987, tournée estive, test match e sei nazioni compresi, quando torno dall’estero dove sono andato a tifare Italia, o dal pub qui sotto, ove mi sono rifugiato per evitare i punti dall’ 1) al 12), mi accoglie sorridendo, ironica, e mi chiede da, in cima alle scale: “Avete vinto, vero?”.

    • M. 15 Ottobre 2015, 09:42

      E’ vero, “Avete vinto”, con la maledetta seconda plurale… 🙂 Mai che ti dicessero “Abbiamo vinto”.

      • jock 15 Ottobre 2015, 10:16

        Proprio così, caro @M, e l’ unica eccezione è quando torno dal Monigo, in quel caso non mi scherza, perché sa che, ogni tanto, si vince. E poi, ho l’accortezza di mandarle qualche foto dagli spalti, per tenerla aggiornata e coinvolgerla.

        • fracassosandona 15 Ottobre 2015, 13:35

          e confermare l’alibi…

          • fracassosandona 15 Ottobre 2015, 13:36

            prima o poi scoprirà che tutte quelle foto dagli spalti te le giriamo noi e non le hai scattate tu 🙂

      • jock 15 Ottobre 2015, 16:46

        @fracasso, shhhht, cosa dici? Ma non eravamo d’accordo….

  10. Silverfern 15 Ottobre 2015, 08:14

    Grande Giovanni!
    Penso che la lettera di Pastonesi volesse proprio sollecitare questo tipo di risposte.
    Effetto ottenuto, mi sembra.
    E grandissima Ladywolf!
    Personalmente ho la grandissima fortuna di avere una moglie appassionata quanto me, sia per le partite allo stadio (entrambi abbonati a Viadana, e spesso in trasferta, in realtà per scoprire interessanti ristoranti) che per le partite alla tv.
    Anche perchè il rugby, come tutte le passioni, se condiviso è ancora più bello.

    • Silverfern 15 Ottobre 2015, 08:16

      errata corrige: volevo dire che le trasferte sono, in realtà, un pretesto per scoprire interessanti ristoranti.

  11. panda 15 Ottobre 2015, 11:49

    Complimenti per il bellissimo post sul mondiale.
    che nessuno mi tocchi l’ Urugay, ultima espressione di quello che considero il vero spirito del rugby, espressione di intelligenza, coraggio, poesia ed incoscienza.
    continuerò a guardare il mondiale dove l’ arroganza fisica e la violenza hanno sostituito l’ intelligenza e la fantasia.

  12. Hullalla 15 Ottobre 2015, 13:02

    Caro Marco,
    adesso pero’ devi scrivere il dodecalogo delle donne rugbyste, se vuoi sperare di cavartela, e non sara’ facile.
    Tradurre al volo qualcosa pescato in rete puo’ essere molto pericoloso… 😉

    • Hullalla 15 Ottobre 2015, 13:04

      PS: dovresti vedere la mia dolcissima meta’ allo stadio e poi cambieresti diversi punti del dodecalogo… 😉

  13. giobart 15 Ottobre 2015, 13:45

    Ahahahah bellissima! ahahah

  14. Emy 16 Ottobre 2015, 17:36

    Non rientrando nella categoria di donne del decalogo, mi attendo qualcosa sulle donne che guardano, seguono, amano e persino capiscono il rugby ben più di molti uomini. Grazie!

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