Le Zebre via da Parma? Roma ci pensa, ma non sa dove metterle

Il 14 marzo scade il termine per trovare i privati necessari per tenere i bianconeri in Emilia. Ma la capitale ci prova. Forse.

 

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Il primo a parlare apertamente della possibilità che la capitale accolga le Zebre dopo il possibile ma assolutamente non certo addio a Parma non è né un giocatore e neppure un tecnico. Neppure un addetto ai lavori. Il primo a parlarne è un politico. Strano, direte voi. Però Paolo Masini è direttamente interessato alla questione essendo l’assessore allo sport di Roma Capitale e alla Gazzetta dello Sport (pagine romane) dice chiaramente che quella di accogliere la franchigia federale è una «opportunità sulla quale la città può puntare. Roma d’altronde ha già deciso di puntare molto sul rugby, attraverso il rapporto costruito negli anni con la federazione. Si creerebbe una opportunità di crescita professionale per i nostri giocatori. E dal punto di vista turistico sarebbe un’occasione d’oro». Poi si lancia: «Penso proprio che siamo in grado di dire sì alla franchigia». 

 

Tutto bene e tutto bello, OnRugby ha sempre sostenuto l’ipotesi-Roma sin dalla nascita delle Zebre, ma rimane il problema impianti. Dove si gioca? Dove ci si allena?
La risposta un po’ immediata per tutti è il Tre Fontane, struttura che sembra essere uscita definitivamente dalle pastoie burocratiche di una lotta fatta a colpi di carte bollate, denuce, controdenuce e ricorsi in ogni grado di giudizio e di tribunali.
Ora la gestione sembrerebbe affidata in via definitiva (usiamo il condizionale perché questa vicenda ci ha abituato a continui colpi di scena, ma davvero la cosa dovrebbe essere definitiva) a un consorzio che comprene la Nuova Rugby Roma che ne prenderà possesso da maggio/giugno. Ma qui si dovrebbero praticare anche altri sport e ci sarebbe da costruire parecchio per le esigenze di una squadra di rugby di alto livello destinata ad ospitare squadre importanti e i loro tifosi. C’è il tempo necessario? Ci sono i soldi? A oggi non si sa.
Qualcuno dice: lo stadio Flaminio. Quello che molti tifosi sentono ancora come la vera “casa” della nazionale è però in condizioni pietose, abbandonto a se stesso da anni, senza contare che si tratta di una struttura fin troppo grande con i costi di gestione che ne conseguono. E qui ci si può giocare, ma giocare e allenare?
Insomma, Roma sì. Ma dove?

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