I test-match di tutti: il novembre internazionale passato ai raggi X

Tra squadre ben costruite e altre ancora in fase di costruzione: vediamo come si sono comportate le prime quindici del mondo

ph. Sebastiano Pessina

Tantissime partite, tantissime mete e ovviamente tantissimo spettacolare. Si chiude un altro novembre internazionale, l’ultimo prima della Coppa del Mondo 2015. E proprio il Mondiale dietro l’angolo ha reso le partite ancora più importanti, tra squadra già collaudate ed altre che ancora presentano il cartello lavori in corso. Una cosa positiva? Noi ci siamo avvicinati, e non di poco, al secondo gruppo.

 

Nuova Zelanda: i più forti si sono confermati i più forti e a pochi mesi dall’appuntamento iridato sono ancora i favoriti d’obbligo. Dopo la kermesse americana, gli All Blacks hanno battuto Inghilterra, Scozia e Galles. Era il tour di Sonny Bill Williams, che soprattutto contro i Dragoni non ha brillato e subito la fisicità di uno splendido Roberts, e che per prendere il posto a Nonu dovrà fare un gran Super Rugby. Ma era anche il tour per capire un po’ di più  il dopo Carter, e a quanto pare le quotazioni di Barrett sono sempre più alte. Ma gli All Blacks sono gli All Blacks perché, paradossalmente, Carter, Cruden, Barrett e Slade possono andare in campo tutti insieme. La sfilza di premi IRB è il coronamento di una grande stagione, in cui a brillare sono stati moltissimi giocatori. In vista vittoria al Mondiale, forse da migliorare la mischia ordinata.

 

Sudafrica: quando giocano al meglio si capisce perché hanno battuto la Nuova Zelanda. Non appena non mettono pressione sul breakdown e contemporaneamente mettono il paraocchi e scelgono sempre la touche, diventano battibili sia sul piano del gioco che su quello mentale. Ma ai Mondiali certe scelte non verranno certe sbagliate. In chiave numero dieci, Pollard e Lambie molto bene. Le vere domande sono in prima linea, dove i du Plessis ormai sembrano essere stati superati da Strauss & Co. Botha ha detto basta con la casacchina verde, ma se c’è una cosa che al Sudafrica non manca sono i giovani. Per le Roux un tour discreto ma non eccezionale, meglio comunque di certe partite del Championship. Vermeulen di prepotenza sul podio dei migliori otto del mondo.

 

Irlanda: la squadra che esce meglio da questo novembre. Le sensazioni del Sei Nazioni sono state più che confermate e sono arrivate tre  vittorie di cui due prestigiosissime, contro Sudafrica e Australia. Due capolavori di una squadra in cui il mix vecchio-nuovo funziona perfettamente e dove il lavoro di Schmidt si fa vedere partita dopo partita. Rientreranno i tanti e importanti infortunati: carte in regola per confermarsi al prossimo Sei Nazioni, e per andare avanti al Mondiale.

 

Australia: per giudicare il lavoro di Cheika è presto, ma le sensazioni sono positive. Vittoria in Galles, sconfitta di poco in Francia e in Irlanda. Il gruppo Mondiale è comunque definito, il talento non manca e le idee sul XV ideale sembrano chiare. Resta da migliorare l’efficacia dei primi cinque, ma soprattutto riuscire ad avere back up di mischia consistente.

 

Inghilterra: contro All Blacks e Sudafrica sono arrivate due sconfitte di poco e a testa certamente alta. La solidità, l’intensità e i finisher al largo non mancano di certo. Nella testa di Lancaster il rebus è chi scegliere o eventualmente come far coesistere Farrell e Ford. “Ford shows he’s the boss but why did it take so long to give him job?” si chiede Rugby Paper dopo il match, non brillante, contro Samoa. Sarà più che altro il Sei Nazioni a dirci se questa Inghilterra potrà arrivare fino in fondo al Mondiale. Ora come ora, no.

 

Francia: la netta vittoria con Fiji e l’exploit di Thomas, la bella vittoria con l’Australia e la sconfitta contro l’Argentina. Anche per gli infortuni, la mediana è stata affidata a Lopez e Tillous-Borde, e rispetto alle ultime uscite Saint-Andre ha mischiato poco le carte. Del resto è bene iniziare a schiarirsi le idee, e ricordiamo che la pressione sul coach francese è molta. Ma ancora più importante sarà dare a questa squadra una precisa identità di gioco, che ancora in parte latita. Comunque, un gradino sotto tutte le britanniche. E per noi compagni del Pool D alla RWC non è certo un male…

 

Galles: la squadra che doveva forse dimostrare di più ha tirato fuori le unghie contro gli All Blacks. O almeno fino al minuto ’70, quando la marea nera è calata su Cardiff. Benino contro l’Australia, male con Fiji (anche se la partita è stata vinta), parziale riscatto contro i tuttineri. Gatland, criticatissimo dai media gallesi dopo aver tolto Webb per il calante Phillips, ha ritrovato una linea di trequarti e una terza linea solida e forte. E soprattutto un Biggar parecchio maturato. Resta forse da lavorare sulla tenuta mentale di questa squadra, che più o meno con molti di questi interpreti ha dominato l’altro ieri due Sei Nazioni.

 

Scozia (Glasgow): battute a parte, una piacevolissima sorpresa. Vittoria contro l’Argentina e Tonga, sconfitta a testa alta contro la Nuova Zelanda. Mina vagante del Sei Nazioni e se le cose continuano così seconda nel suo Pool Mondiale.

 

Argentina: Genova e Parigi hanno dato morale ad una squadra che ad Edimburgo l’aveva in parte perso. Comunque, la storica stagione della prima vittoria in Championship si chiude con due affermazioni importantissime, e con una squadra da cui emergono ogni anno grandi giocatori. Dopo Matera, ci sentiamo di fare il nome di Montero (e quel Facundo Isa…). E dal 2016 saranno ancora più tosti.

 

Giappone: due partite contro i Maori All Blacks, una conclusasi con una disfatta e l’altra con una sconfitta onorevole. Stesso esito la campagna europea contro Romania e Georgia. Al Mondiale sarà davvero dura, ma la squadra di Eddie Jones può togliersi delle soddisfazioni. E non dimentichiamo che nel paese la base è in crescita esponenziale.

 

Samoa: la sconfitta contro l’Italia, la vittoria contro il Canada e infine la sconfitta a testa alta contro l’Inghilterra. Ma soprattutto una squadra ai ferri corti con la Federazione. In ottica Mondiale gli equilibri potrebbero essere spostati proprio dal risolversi di questi problemi, e anche dagli eventuali ex All Blacks che sfrutteranno il nuovo regolamento IRB.

 

Tonga: un tour tutto sommato positivo. Una sconfitta contro la Scozia e poi due vittorie contro Georgia e Stati Uniti. L’unica squadra che può insidiare l’Argentina dal secondo posto nel Pool Mondiale.

 

Fiji: anche per i cugini isolani stesso discorso di Tonga. Un buon tour, in cui sono arrivate una vittoria contro gli States e due sconfitte, di cui una a testa più che alta contro il Galles. Vederli giocare è un piacere, ma viene da lanciare il telecomando per certe forzature non necessarie e certi errori veniali. Arriverà Nanai-Williams, e con lui forse altri. Potenzialmente, l’isolana che può crescere di più da qui al Mondiale.

 

Italia: bilancio positivo. Senza dubbio. Contro Samoa era importante vincere, contro il Sudafrica l’importante era uscire a testa alta comunque andasse, e così è stato. Resta l’amaro in bocca per la sfida di Genova, che andava vinta. Ma comunque a giugno parlavamo di mischia allo sfascio ed uno contro uno sbagliati, oggi di offload forzati e mancanza di cinismo. La crescita si misura anche dagli errori che fai, e quelli di queste tre settimane sono certamente più digeribili. Il gruppo, ha ripetuto Brunel, è più o meno questo. Facile che anche al Sei Nazioni Haimona andrà a dieci, e che pure nelle Zebre giocherà in questo ruolo. Benissimo Parisse, molto molto bene il contributo degli oltremanica. Vedremo se Tebaldi potrà tornare nel gruppo, anche se viene da pensare che agli Harlequines coprirà Care proprio quando giocheranno le nazionali. Un suo ritorno farebbe benissimo, anche perché la concorrenza stimola tutti a fare meglio. L’unica macchia mandare a casa Allan.

 

Georgia: i nostri compagni di girone iridato hanno riscattato contro Giappone un tour fino a lì di sole sconfitte.

 

Di Roberto Avesani

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