L’ultimo gradino prima dell’Alto Livello: intervista ad Alessandro Troncon

Il ct della nazionale U20 parla con OnRugby a poche settimane dal Mondiale Juniores: problemi e prospettive del nostro movimento

COMMENTI DEI LETTORI
  1. franzele 9 Maggio 2014, 08:26

    Ma c’è ancora Ascione?
    Anche Tronky predica quello che predichiamo tutti, riformare tutta l’idea di sport in Italia, auguri…

    • Nicola79 9 Maggio 2014, 09:06

      Le parole di Troncon al riguardo sono dure, ma vere. Sono l’educatore di una Under 10 in provincia di Brescia, quest’anno hanno iniziato a giocare con noi cinque bambini (su 14…) che non hanno mai fatto sport in precedenza. Il gap motorio con i loro coetanei, ma anche con i ragazzi dell’under 8 più “sgamati”, durante i loro primi allenamenti era imbarazzante. Sia chiaro, non sto dando colpe a nessuno. Capisco che spesso i genitori non abbiano risorse per iscrivere i ragazzi ad alcuno sport (non solo risorse economiche, ma anche di tempo, energia e voglia) soprattutto ad un’età in cui i bambini sono piuttosto “volubili” e lo sport che gli piace un anno potrebbe non piacergli l’anno successivo. Però quando la colpa è “di nessuno” è proprio l’intero concetto di sport e del suo valore che andrebbe riconsiderato in ambito “sociale”, proprio come dice Troncon. E questo passa anche da noi, passa anche dal saperci proporre ai genitori come ambiente sano e sicuro a cui affidare i propri figli per cercare di attirarli in età il più precoce possibile, per cercare di avvicinare i bambini al rugby come prima scelta e non perchè “scartati” da altri sport (altra verità drammatica).
      Detto questo la mia vittoria più grande quest’anno è stata vedere un paio di quei cinque ragazzi “nuovi” crescere dal punto di vista motorio e mentale, integrarsi nel gruppo dei “vecchi” e iniziare a dare il loro contributo di energia e passione a tutta la squadra.

  2. maz74 9 Maggio 2014, 08:37

    Certo che Ascione sostiene che i problemi sono dopo l’U20 e mi stupirei del contrario dato che lui è uno dei responsabili del settore giovanile azzurro.
    L’altra cosa interessante detta da TRONCON è sicuramente sulle Accademie e velatamente ha detto che è meglio lavorare con i singoli club.

    • mezeena10 9 Maggio 2014, 10:25

      sarebbe bello metterli a confronto..vedere come si sbugiardano uno con l’ altro..

      • burger 9 Maggio 2014, 17:44

        Troncon dice cose ovvie, non mi sembra esser convinto della linea di formazione federale.
        Cerca gia’ scuse per l’ennesima debacle sapendo di rimanere a piedi a fine mondiale, insomma cerca occupazione presso un club.

  3. malpensante 9 Maggio 2014, 08:55

    Stavolta per me è record: non c’è una parola su cui sia d’accordo. A partire dalla follia che il problema dello sport agonistico italiano (di quelli piccoli ancora di più) sia quello di incrementare la logica professionistica. Anche se il mito vero resta Ascione.

    • mezeena10 9 Maggio 2014, 10:20

      concordo mal!
      la cosa appena fastidiosa è vedere espresso un concetto e due righe dopo l’ esatto opposto..
      quando si dice avere le idee chiare..
      con tutto il rispetto per l’ uomo e il grandissimo giocatore Troncon!
      mah!

    • Rabbidaniel 9 Maggio 2014, 10:31

      Perché non fa esercizio di astrazione, lui è stato un predestinato dall’U11 e pensa che la via sia quella.

    • ginomonza 9 Maggio 2014, 11:34

      nMal,Mez,Rabbi le solite critiche distruttive senza proporre niente.
      Poi non palla di logica ma di traguardo professionistico: ora si può riuscire o meno ma in tutti i campi c’ è un traguardo che si vorrebbe raggiungere sia nel lavoro sia nello sport.
      Su Ascione non mi sembrerebbe molto d’accordo e per chi dice che non parla di tecnici in genere le risposte dipendono dalle domande e non mi sembra sia stata fatta alcuna : io per esempio l’ avrei fatta espressamente

      • mezeena10 9 Maggio 2014, 14:39

        gino la mia era una constatazione piu che una critica vera e propria!
        vero anche che preferirei gli facessero domande piu dirette, non accomodanti, non sviolinanti, magari con un confronto fra le varie parti (ad es ascione e troncon)..
        tipo il faccia a faccia dei politici di tutto il mondo (tranne l’italia ovviamente!)

    • fabiogenova 9 Maggio 2014, 13:56

      Be’, sull’ida di puntare maggiormente sui club, rispetto a quanto è stato fato ultimamente, penso si possa essere d’accordo

  4. conan 9 Maggio 2014, 09:00

    Mi sta bene che un giocatore di qualità sia inserito in un ambiente di alto profilo, cioè le accademie, se le riteniamo tali. Però il problema più grosso è che questi ragazzi una volta entrati a far parte delle accademie, sanno che fino all’U20 ci arrivano per inerzia. Questo non aiuta certo alla competizione.
    Le accademie dovrebbero essere molto più aperte e chi no arriva a certi standard deve ritornarsene a casa. In questo modo anche quelli non inseriti nelle accademie sanno si poter ambire ad entrare nell’elite.

  5. crosby 9 Maggio 2014, 09:00

    In Italia di fronte ad un problema che non si risolve, non è mai colpa di nessuno.
    In un Paese normale, si prende il responsabile e gli si da’ tempo 3 anni per raggiungere l’obiettivo condiviso.
    Se lo manca di poco, si può accettare di continuare a dare fiducia.
    Se lo manca completamente: va a casa!
    Ascione serve a Gavazzi per i voti che gli porta in sede di elezioni: non lo lasciera’ mai a piedi.
    Ma tenersi Ascione significa ottenere ZERO CRESCITA!

  6. Stefo 9 Maggio 2014, 09:21

    Ovviamente secondo Troncon un problema dei formatori e dei tecnici non c’e’?
    Concordo anche con diverse cose che ha detto ma su questa ha saltato pie’ pari…i ragazzi saranno anche in ritardo per altri motivi ma non menzionare tra i problemi il problema dei tecnici e’ abbastanza particolare.

    Sulle Accademie cerca di restare in equilibrio tra il dire che il lavoro dei e coi club e’ importante e supportare le Accademie come sono…esercizio di equilibrio molto difficile ed infatti non gli riesce molo bene.

  7. Katmandu 9 Maggio 2014, 09:38

    Beh alla fine della fiera per molti aspetti ha ragione ma secondo me quello che manca in italia è un sistema formativo (rugbystico) funzionale all’alto livello. Le accademie non penso sian il male assoluto ma vi chiedo senza di esse siam sicuri che i club sono in grado di fare il lavoro che fanno i club esteri? Non lo so per me no, e mettiamoci su pure il fatto che non sempre i campionati giovanili son così provanti il gioco è fatto, insomma questi a 18-19 anni possono tranquillamente giocare in premier top 14 o in CL uno come appiah o mbanda fanno fatica a trovare spazio in eccellenza… Facciamoci un esamino di coscenza

    • tony 9 Maggio 2014, 12:45

      @Kat come diceva un mio amico il problema è ovunque quindi anche nei club, solo che la cura accademie per vari motivi non è stata efficace.

  8. gsp 9 Maggio 2014, 10:11

    Mi sembrano tutti concetti di buon senso. Però vediamo come ‘la presa di coscienza generale’ si traduce in pratica.

    • mezeena10 9 Maggio 2014, 10:23

      anche tu gsp allineato e coperto!? 😉

      • gsp 9 Maggio 2014, 10:34

        Beh non mi aspettavo niente di dirompente. Le solite cose che scriviamo tutti giorni; linee guida chiare, maturitá tattica, cercare di attrarre gli ‘atleti’ migliori, concentrare un pò per alzare il livello (tutti daccordo tranne @mal), tecnici più preparati, allargare i numeri cosí devono sudarsi academia, nazionali e contratti.

        Il problema è fare e fare con un minimo di approccio strategico e standardizzato. Ed iniziare a fare.

        Poi magari certi aspetti sono ulteriormente migliorabili, ma visto il punto di partenza di oggi mi accontento di fare le cose bene, invece che non farle finchè non sono perfette.

        • gsp 9 Maggio 2014, 11:01

          E per chiarire, io penso che ad oggi l’approccio strategico non c’è, e non si è ancora iniziato a fare.

    • Stefo 9 Maggio 2014, 10:40

      gsp fare tanti commenti di buon senso ogni tanto si traduce anche in dire tante banalita’ o cose comunque ovvie, il problema qua e’ che dice certe cose ma poi in parte le smentisce e non c’e’ mai una vera proposta in alcuna delle sue risposte su cio’ che si potrebbe o dovrebbe cambiare a parte il discorso sull’attivita’ motoria in eta’ giovanile che va beh si torna al discorso buon senso o cosa ovvia.
      Facciamo un esempio dice: “due giocatori di alto livello in un contesto mediocre inevitabilmente sono portati ad adattarsi, viceversa due giocatori calati in un contesto di qualità dovranno lavorare per mettersi al passo dei compagni e potersi confrontare con loro. Per questo è importante che il sistema non sia chiuso ma aperto. E’ un principio dell’apprendimento, nulla di più.” pero’ poi difende il sstema di accademie attuali che e’ tutto tranne che aperto ed e’ staccato dalla realta’ e per difenderlo usa di nuovo frasi di buon senso che lette cosi’ estrapolate dal resto uno dice “buon senso”.
      A me alla fine dell’intervista il senso che ha lasciato e’ che non e’ per niente convinto che il sistema attuale vada bene ma che non possa o voglia dire alcune cose finendo per diventare un po’ un bicchier d’acqua come intervista…opinione personalissima per carita’.

      • gsp 9 Maggio 2014, 11:00

        Stefo il problema è che certe cose pur essendo ovvie e banali a volte sono giuste. Ma lo sono come principi.

        Come tutti sappiamo il problema è sempre nei dettagli e nella pratica. E nelle interviste giornalisti e blogger non chiedono mai nei dettagli e non scavano mai. Fosse stampa generalista sarebbe comprensibile, ma questa è stampa di settore.

        Sulla contraddizione io non CE la vedo tanto. Nel senso che nell’ultimo paragrafo dice che ci vogliono i club per formare tutti ed allargare i numeri e la qualitá, e strutture per accentrarli per alzare il livello e dargli una preparazione più avanzata che non puoi fare per tutti.

        Poi sulle accademie ne abbiamo parlato mille volte. C’è il problema dell’accademia italiana oggi vs il concetto di accademia in generale.

        Ti dirá che il sistema accademie di oggi fa schifo? Non te lo so dire. Ma ho la sensazione che anche I giocatori pro della sua generazione vedano quelli di oggi un attimino più preparati a livello tecnico. Ma i livelli di investimenti non sono giustificati dai risultati, ed I cambiamenti sono troppo lenti. Opinione mia.

        • Stefo 9 Maggio 2014, 11:44

          Secondo me sono oggi piu’ preparati fisicamente ma su questo influisce che in generale la preparazione atletica e fisica dei giocatori di oggi non e’ neanche conforntabile con quella di anni fa.
          Tecnicamente io di mm come Troncon per esempio in Italia non ne vedo proprio, piloni come Lo Cicero o andando piu’ indietro Cuttitta neanche…quelli di oggi sono tutti migliori atleticamente ma non tecnicamente.
          Sul buon senso-ovvieta’…io da uno nella sua posizione magari qualche proposta in piu’ me l’aspetterei in un’intervista ma forse ho pretese eccessive.

          • Giovanni 9 Maggio 2014, 16:39

            Si e no, San: indubbiamente dei “picchi” che c’erano 15-20 anni fa (quelli che hai citato tu, più Dominguez, Vaccari, Properzi, Checchinato, ecc.) se ne vedon meno, ma il livello medio generale mi sembra sicuramente più alto d’allora. Per dire, io ricordo che nelle prime 3-4 edizioni del 6N scendevano in campo per la Nazionale, senza offesa per alcuno, in ogni partita almeno 4-5 elementi che con quel livello del torneo non c’entravano nulla. Al giorno d’oggi c’è sicuramente più profondità e qualità, anche se in alcuni ruoli siamo ancora un po’ troppo corti.

          • Stefo 9 Maggio 2014, 20:18

            Mah Giovanni non sono molto convinto, io direi che il livello medio generale piu’ alto l’Italia l’ha avuto nell’ultima fase del rugby dilettantistico o finto dilettantistico che dir si voglia quando e’ stata cresciuta una generazione intera di ottimi giocatori anche grazie al fatto che c’era un campionato italiano di buon livello.
            Non dimentichiamo poi che e’ in quel sistema di club che nel mondo dilettantistico o finto dilettantistico dell’epoca teneva botta che sono stati formati da giovani giocatori come Bergamauro, Festuccia, Perugini, Bortolami, Ongaro che non sono un prodotto del sistema moderno.
            Oggi come oggi io vedo un livello medio atletico nettamente superiore (e ci mancherebbe anche altro) ma il livello tecnico non mi sembra mediamente cosi’ superiore, anzi ho i miei seri dubbi al riguardo.

          • San Isidro 10 Maggio 2014, 03:14

            @Giovanni, guarda che quello sopra non sono io, ma @Stefo…

  9. Machete 9 Maggio 2014, 10:18

    Ascione continua a credere che il gap tecnico non sia tra i 16 e 20 anni
    Troncon invece afferma a 17-18 anni il bagaglio tecnico e tattico deve essere già molto consistente
    quando si dice avere le idee chiare…..!!

    • Gabriele 9 Maggio 2014, 12:43

      continua afar credere……. molto diverso . Cosi va a giustificare la sua presenza

  10. Rabbidaniel 9 Maggio 2014, 10:26

    Lo sport italiano è in declino, mediamente, in molte discipline, anche storiche. Il problema è prima di tutto strutturale e culturale. Lo sport a scuola è spesso una cenerentola. Se a ciò aggiungiamo che il rugby è ancora roba per pochi in molte regioni le deduzioni sono molto semplici.
    Troncon dice cose condivisibili, ma non vedo come far coesistere il sistema accademia pensato in FIR e il lavoro dei club.

    • malpensante 9 Maggio 2014, 11:29

      Lo sport italiano è tutto più o meno governato come il rugby: pompare l’eccellenza anche farlocca e far finta che dietro ci sia qualcosa. Siamo i campioni del mondo di accademie, laboratori, centri di eccellenza (lo siamo stati anche per il doping ufficializzato e pagato coi soldi pubblici). Investiamo sulle medaglie e ce ne sbattiamo di un paese di obesi e di malati, far praticare ai ragazzi uno sport qualsiasi è un lusso o comunque un calvario, a scuola si insegna religione ma non l’educazione, tanto meno motoria. Genny ‘a carogna dovrebbero farlo presidente del CONI, non è un deviante, è esattamente il modello di sportivo che produce la politica del CONI. Gomblotti, scosciate e fresconi sono la ricetta di Rai Sport, scommesse e risultati truccati il nostro mondo pro, costosissimi allevamenti di polli sperando che in mezzo ci sia il gallo le nostre “filiere” di alto livello. In generale, noi del rugby non siamo neanche il peggio.

      • fabiogenova 9 Maggio 2014, 14:34

        Mal, anche se al XXV Aprile hai perso la voce solo con gli Ospreys (io anche con Cardiff Blues e Benetton), ti quoto in pieno. Lo sport in italia è lo specchio della società disgregata che abbiamo di fronte; nessuna predisposizione al sacrificio, scelte spesso facili e semplicistiche, logiche di affermazione dell’individuo legate al “basta che se ne parli”; ed ecco che “Genny a carogna” diventa davvero, come dici tu, l’immagine della gestione sportiva nel Belpaese. Io lavoro a scuola e so bene quanto poco vale Educazione fisica nel palinsesto dell’offerta formativa (perché di palinsesto si tratta, ormai) e della pressoché assoluta mancanza di considerazione dello sport nella crescita morale ed intellettuale del ragazzo; quando i miraggi dell’affermazione individuale vanno nella direzione della “furbizia” e non del sacrificio i risultati sono quelli che lo sport italiano mutua dalla società davvero disgregata. Platone creò dal nulla una scuola filosofica che insegnava la Bellezza del pensiero a patire da un ginnasio che era appunto legato all’educazione fisica. Nessuno poteva accedere alle alte sfere del pensiero, allo studio della metafisica, alla profondità dei modelli ideali senza una preparazione prima di tutto fisica; gli inglesi, tutto sommato, non hanno declinato da quest’idea, noi certamente no. Sono spesso critico nei confronti della FIR perché temo di capire le logiche che spesso la muovono, ma non penso affatto che questa federazione sia peggio delle altre che in questo momento fanno affondare lo sport nella misura in cui lo intendono sempre più come un prodotto che deve cadere dall’alto.

  11. tony 9 Maggio 2014, 10:31

    A parte il ritardo accumulato sotto l’aspetto tecnico con l’avvento del professionismo ,.è vero che mediamente tra i ragazzini italiani le capacità motorie sono inferiori a quelle dei loro colleghi di altri paesi, ma anche a quelle delle generazioni anni 60/80 dove i ragazzini praticavano anche liberamente attività motorie….ricordo ai miei tempi facevamo un po’ di tutto:calcio,rugby,atletica,pallavolo,ci menavamo…:-),andavamo ad angurie e ciliege nei campi:-),andavamo a nuotare nelle cave :-).Adesso se non c’è la mammina che li accompagna a qualche corso salvo poi criticare l’istruttore, i ragazzini passano il loro tempo con telefonini e compiuter..cambiati i tempi.

    • Katmandu 9 Maggio 2014, 10:45

      @tony ho fatto molte delle cose che mi hai sopraelencato anche se son un 84 ma detto ciò non credo che la colpa sia solo dei ragazzi “smonati” perché come ci son qua ci son pure oltr’alpe, oltremanica e oltreoceano quello che son cambiati son i metodi educativi, insomma io ho una figlia di 3 anni che grazie a dio non vuol più vedere il passeggino, ma prova a fare un giro per la piazza del paese e guarda quante mamme (soprattutto quelle over 35) hanno un figlio di 5-7 anni dentro il passeggino col ciuccio in bocca… Poi detto questo, bisogna mettere in conto che il modo di fare sport professionale é cambiato parecchio negli ultimi anni, le risorse son limitate e all’estero se si investe sullo sport si investe per determinati motivi, qua lo si faceva per evadere le tasse (non tutti ovvio) ma soprattutto all’esero han reso lo sport una professione cosa che da noi difficilmente viene ritenuta tale
      Per farti un esempio pratico son uscito con un mio amico ciclista qualche tempo fa e alla domanda di una vecchia “nini che lavoro che te fa?” alla risposta il ciclista la vecchia gli ha chiesto “no intendee con che lavoro te vive?” in questo siam molto in dietro

    • Stefo 9 Maggio 2014, 10:45

      tony e’ vero quello che dici ma la societa’ e’ cambiata non solo in Italia ma anche negli altri paesi quindi non si puo’ ridurre tutto a questo perche’ e’ comunque una problematica comune a tutto il mondo occidentale per lo meno…anche altrove ormai se non c’e’ qualcuno che porta i bambini ai corsi o agli allenamenti non fanno attivita’ fisica (non sport ma attivita’ fisica) come succedeva 20-30-40 anni fa…

      • tony 9 Maggio 2014, 12:04

        @St certo ho un po’ semplificato, certo la problematica è molto più ampia e meriterebbe di essere approfondita, anche su vari altri aspetti.

  12. Gabriele 9 Maggio 2014, 12:41

    ma ascione cosa ci fa li ? non capisce niente

  13. 6nazioni 9 Maggio 2014, 13:17

    troppo rispetto x tronky x scrivere come la penso,leggendo il titolo:
    prospettive nessuna
    problemi tantissimi nelle giovanili dei club e solo tanta buona volontà’.

    Una domanda x il ct : perche’ non vengono chiamati in nazionale i ragazzi
    che vincono il campionato italiano sia u.20 che u.18.

  14. barry 9 Maggio 2014, 14:06

    6nazioni sei uno dei più sfigati che conosca insieme ai tuoi amici che vorrebbero sentire che le accademie non servono a nulla …..niente neanche Troncon è con voi neanche se vengono i tanto desiderati tecnici stranieri vi diranno bugie. I tuoi u18 li hai visti in che campionato giocano? prova a confrontare una partita di campionato con una del mondiale u20. Un campionato ridicolo e penoso!!!Tutti dicono e diranno(esperti) che bisogna far allenare e giocare i bravi con i bravi .
    Ma è tempo perso anche a risponderti

    • 6nazioni 9 Maggio 2014, 15:01

      @barry ma i ragazzi (*) credi che giocano in nuova zelanda?
      le leggi le formazioni del campionato di eccellenza?
      informati quanti sono i ragazzi del 94/95 che giocano, vedi quanti ne
      vengono convocati.
      Il campionato u.18 italiano cosa centra con il campionato mondiale u.20?
      Sono le scelte sbagliate del sistema delle (*H/P) che non formano un tubo,
      si spendono milioni di euro x formare cosa……….. le sedie dei dirigenti fir.

      • grama 9 Maggio 2014, 19:34

        Io penso che una nazionale U.20 debba schierare i migliori giocatori italiani U.20.
        Io penso che, per esempio, nella squadra che ha vinto il campionato nazionale U.20, qualche elemento che merita la nazionale ci deve essere per forza.
        E vanno convocati! Se non altro, per gratificare questi ragazzi.
        Nulla togliendo ai convocati.

  15. San Isidro 10 Maggio 2014, 02:30

    “l’Argentina è sempre stata forte a livello giovanile. Oggi forse si sono un po’ allontanati dalle Nazioni più forti, ma l’anno scorso avevano un ottimo gruppo e sono in preparazione da un mese e mezzo. Giocheranno tre test contro il Sudafrica, arriveranno pronti ad affrontare il Mondiale”…infatti i Pumitas stanno facendo un tour in SA…
    E noi quando ci svegliamo? Abbiamo fatto le convocazioni tre giorni fa! Mah…dove vogliamo andare?

  16. rango 10 Maggio 2014, 12:14

    Ascione ha ragione, il vero gap è dopo i vent’anni. Fino ai 16-17, forse anche 18 anni le nostre selezioni reggono abbastanza bene il confronto, magari non con i migliori ma con le celtiche sì.

    Ma Ascione è una di quelle persone che io definisco TECNICAMENTE intelligenti, cioè è di quelli che fanno ragionamenti assolutamente sensati, ma partono da premesse sbagliate (tipo Giuliano Ferrara, per dire).

    Così, quando capisci/dimostri che le premesse sono sbagliate, vedi che il ragionamento fa acqua da tutte le parti.

    Quindi Ascione ha torto, perché il vero gap LO VEDI a vent’anni, ma SI FORMA PRIMA, perché non si lavora abbastanza su skills, intensità, qualità motorie.
    E quindi il lavoro federale dovrebbe concentrarsi sul favorire la crescita di quegli aspetti fin da ragazzini. Attraverso quali vie? Come detto da Stefo e da altri, i tecnici prima di tutto. E parlo dei tecnici dei club, che spesso non hanno la percezione di cosa sia alzare il livello (ma di questo se volete parliamo un’altra volta).

    Peraltro, che Ascione e i suoi siano, in fondo, consapevoli del fatto che il gap si forma prima, lo si vede dalla scelta di abbassare il momento in cui entrano in gioco le accademie (prima U18, poi U16, ormai insistono anche sulle selezioni U14, che poi vuol dire 13 anni… una pazzia).

    Ecco la famosa premessa sbagliata: i club non sono capaci, lasciate fare a me (mi sembra di sentire i vari Berlusconi, Renzi…). Ma poi i tecnici delle accademie mica sono necessariamente più bravi di quelli nei club, anzi di solito hanno lavorato nei club fino all’altro giorno, e sono stati cooptati.

    Però la scorciatoia ai loro occhi funziona, perché una caratteristica dei tecnicamente intelligenti è che non riescono a uscire dalla gabbia “ideologica” in cui si sono infilati, che ha una sua coerenza logica. E infilano nella “gabbia” anche le organizzazioni di cui fanno parte.

    L’unico mio consiglio ai club (esperienza personale, fatevene quel che volete, eh!): fregatevene delle accademie e dei centri di formazione, continuate a guardarvi in giro, cercate di seguire gli esempi migliori, costruite un progetto tecnico di crescita; poi mettere ottimi allenatori/educatori in U12 e U14, che sono le età critiche.
    E buoni allenatori in U16 e U18, che non rovinino ciò che viene fatto prima. E alleantori di alto livello a 20 anni, perché la formazione del giocatore continua, come dimostrano le accademie irlandesi, che sfornano sì talenti a vent’anni ma sono concentrare a costruire, con calma e perseveranza, ottimi giocatori a 24.

    • rango 10 Maggio 2014, 12:56

      prima che qualcuno fraintenda: un “tecnicamente intelligente” non è affatto stupido, anzi, è molto “intelligente”, ma viene bloccato nella qualità del suo ragionamento dall’irrigidimento sulle premesse. Se queste sono giuste, il suo ragionamento è da applausi. Se sono sbagliate, spesso gli applausi partono lo stesso, perché il ragionamento è elegante e preciso.
      Hai due modi per capire che la falla c’è, e non dovresti applaudire:
      – qualcosa non ti torna, e allora cerchi di indagare le premesse; quando capisci, invece di applaudire ti metti a discutere (ma in genere la discussione non va molto lontano, per via della rigidità di cui dicevo sopra)
      – i risultati non sono conseguenti alle intenzioni, ed è il caso in questione; attenzione che non basta guardare ai fatti, perché le azioni spesso sono coerenti (per esempio Franco è molto bravo, secondo me, e non sto scherzando, perché cerca di costruire un modello assolutamente coerente con il suo quadro, e ha ragione su molti punti, che purtroppo diventano spesso inessenziali se provi a vederli associati a premesse diverse).
      Sono i risultati che non tornano, e da qui nasce la necessità di aggiustare continuamente il modello, cambiando spesso le regole; con la barra principale sempre nella direzione voluta, che è quella coerente con le premesse: ci pensa la federazione.

      • 6nazioni 10 Maggio 2014, 14:04

        @rango il tuo e’ un bel discorso ma i risultati sono sconfortanti,prendiamo le
        ultime due edizioni del 6n.u20 solo sconfitte alcune anche pesanti credo l’unico
        risultato sia un pareggio con l’irlanda.
        Giovani pronti x l’alto livello Campagnaro?
        Adesso c’e’ un ragazzo Lazzaroni del mogliano,che promette bene, in due anni
        2 giovani,ti sembra questo il metodo di spendere una valanga di euro e ritrovarti
        peggio dell’avvento delle (*).
        Io credo che bisogna voltare pagina e cambiare sistema del ns settore giovanile,
        e non sono certo io ha decidere quale sia il migliore, ma bisogna CAMBIARE.

        • rango 10 Maggio 2014, 14:40

          appunto, sono d’accordo: se guardiamo i risultati capiamo che il sistema che sta davanti alle premesse non funziona. Può essere che il modello di formazione sia sbagliato, e che le premesse siano giuste. È quello che pensano in Fir, e negli ultimi anni hanno spostato la loro idea dell’alto livello sempre più giù verso i piccoli (da Tirrenia, alle accademie U18, ai centri di formazione U16, alle selezioni U14…) fregandosene dell’attività dei club.
          Personalmente penso che siano sbagliate le premesse (—> gli unici in grado di fare l’alto livello sono i federali). Se cambi le premesse, e ammetti che il lavoro nei club è cruciale almeno fino all’U19, ovviamente devi rivedere anche il modello di costruzione dell’atleta che ne consegue (magari non devi cambiare proprio tutto, ma insomma…).

  17. rugbymiomalgrado 12 Maggio 2014, 16:07

    Il Sig. Troncon….bla bla bla…non mi pare abbia ben presente che tipo di 6nazioni ha fatto…. lui si è fatto prendere dal panico e lo ha trasmesso ai ragazzi …lui non ha visto il caos che spesso regnava in campo…Adesso a bocce ferme e con onestà, lo sa benissimo che di più non può ottenere, magari poteva allargare l’orizzonte e valutare altri ragazzi o rivalutare quelli che ha “scartato”! I ragazzi hanno lavorato tantissimo (quasi tutti…) in accademia e nelle squadre di appartenenza, un buon allenatore è capace di capire a che punto sono e quindi fa gruppo e motiva …non deve dare la responsabilità della poca maturazione di questi ragazzi e alla non frequentazione dei campetti della parrocchia…ma dove vive?…ma che ragionamenti? DEVE LAVORARE LUI!!!!!!! Sono pienamente d’accordo con chi afferma che ci deve essere una forte collaborazione con i club. Il rugby Italiano crescerà quando ci sarà onestà di coscienza di chi ha le varie responsabilità e quando si toglieranno un po’ di soldi al calcio!

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Sei Nazioni under 20 2024: la classifica finale

Inghilterra e Irlanda imbattute, solo un punto le separa al termine del Torneo

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Italia U20, Massimo Brunello amaro: “Sconfitta semplicemente inaccettabile”

Il capo allenatore non fa sconti nell'analisi della gara persa contro il Galles dopo essere stati in vantaggio di 15 punti

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Sei Nazioni U20: Italia bella a metà, vince il Galles 27-15

Dopo un buon primo tempo, gli Azzurrini soffrono la reazione dei dragoni che segnano quattro mete e portano a casa la vittoria

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Sei Nazioni U20: la preview di Galles-Italia

Si gioca a Cardiff l'ultima partita del Sei Nazioni di categoria: obiettivo terza vittoria consecutiva