Le trenta atlete si presenteranno nella città emiliana venerdì, dove rimarranno sino a domenica
La nazionale delle ragazze: le convocate per lo stage di Parma
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Quant’è piccolo il mondo… Maria Magatti, nipote del mio prof di matematica e fisica al liceo (classico, ovviamente) Alessandro Volta di Como. A quanto mi ha riferito fonte sicura, la giovane ha iniziato a praticare rugby proprio mentre frequentava le aule vetuste e onuste di gloria dell’istituto. Saranno stati i valori della civiltà classica ad ispirarla.
ti contesto l’uso assoluto che fai del termine “liceo”…io ho fatto lo scientifico e ne vado fiero! e te lo dice uno che poi ha preso filosofia…
si scherza eh! mi hai fatto venire in mente certe rivalità scolastiche…
Veramente non intendevo fare uso assoluto del termine “liceo”. La risaputa rivalità tra classico e scientifico in un buco come Como (che un mio amico giornalista definisce “un cortile allargato”) è sempre stata piuttosto accesa, anche se alla fine l’unica differenza fra le due – così si diceva – era che al classico si studiava greco e allo scientifico, al suo posto, si faceva il calcolo infinitesimale. Non ho mai approfondito, ma secondo me siamo lì (i programmi oggi sono parecchio cambiati). Ma il fiore all’occhiello della città (o cortile allargato che dir si voglia) OVVIAMENTE era il vetusto liceo classico che non solo prende il nome da don Lisander (come A. Volta era conosciuto ai suoi tempi), ma fu anche istituto ove il fisico insegnò (trecento anni di storia, mica paglia!). Mi chiedo a Reggio Emilia come facciano: classico e scientifico sono riuniti in un unico istituto! Sembra un palese incitamento alla guerra intestina, cui i reggiani credo siano ormai abituati.
Da aggiungere sul liceo Volta di Como: occupa lo spazio di un vecchio chiostro appena dentro le mura. I corridoi e le aule non seguono alcuna logica o pianta geometrica. Certe aule le raggiungevi camminando su un ballatoio. Ricordo i busti in marmo, le lapidi commemorative (rigorosamente in latino), la biblioteca dell’Aula Benzi rivestita completamente in legno, con ballatoio e soffito a volta, le teche nei corridoi lunghe decine e decine di metri, che ospitavano centinaia e centinaia di campioni minerari, per non parlare di quelle che contenevano campioni biologici come serpenti e… un cervello umano (non scherzo). Un’aula di scienze (dagli arredi peraltro assai moderni) ospitava due scheletri umani (veri), mentre il museo del liceo (sempre chiuso) era lo scrigno che custodiva scherzi della natura: animali imbalsamati con più gambe, lo scheletro di un bimbo con due teste, e via discorrendo. L’accesso era quasi un’atto di iniziazione e avveniva rarissimamente e in gran segreto (la nostra classe lo visitò una sola volta). Un luogo molto particolare, direi. Eppure non ho affatto un brutto ricordo del Liceo Volta. Sarà che a una certa età determinate cose non ti fanno molto effetto…