Luca Morisi sta bene: “Tornerò presto”. Brunel non lo sostituisce

Il centro del Benetton Treviso dopo l’asportazione della milza freme per tornare. per lui, comunque, lungo stop e niente Sei Nazioni

COMMENTI DEI LETTORI
  1. frank 18 Novembre 2013, 09:53
  2. mezeena10 18 Novembre 2013, 10:03

    In bocca al lupo per una pronta guarigione guerriero dall animo gentile

  3. dogriccio 18 Novembre 2013, 10:26

    in bocca al lupo Luca!

  4. Fabrizio 18 Novembre 2013, 10:50

    Certo che pensavo, ma se invece della milza gli prendeva il fegato…. Porca miseria ragazzi….. Forza Luca non aver fretta e guarisci al meglio… La tua salute prima di tutto

  5. cassina 18 Novembre 2013, 11:22

    Amici del Blog, ripensando al comportamento dei giocatori delle Fiji di sabato (stratte al collo, placcaggi sempre alti o pericolosi, etc) mi chiedo se non sia il caso che IRB non intervenga presto per bloccare certi errori.
    Nel rugby ci si può fare male per carità ma eccedendo alla fine si passa dall’infortunio all’incidente grave invalidante.
    Tutti sappiamo che finita la partita e finita la carriera di un giocatore si torna alla vita di tutti i giorni. Un incidente invalidante per un ragazzo è una sconfitta per il nostro sport, certi comportamenti vanno bloccati in quanto tendono a non avere fine. Il rugby è divertimento e scontro fisico. Direi ai figiani di ammirare gli inglesi, squadra fisica che gioca divinamente. Guardatela la partita Inghilterra AB, niente atti di strangolamento o placcaggi demenziali, solo grandissimo rugby. Questo è il mio pensiero. Ripeto no ad un gioco che porti ad incidenti invalidanti che rovinino la salute al giocatore. Il rugby è divertimento poi arriva il lunedì e la vita continua, quella vera. Ciao

    • parega 18 Novembre 2013, 12:05

      strauotone …aggiungo che fossi presisente fir direi all’irb che nn ci giocherei contro fino a che nn cambino atteggiamento

    • kinky 18 Novembre 2013, 12:12

      Forza Luca, rimettiti in sesto al meglio che al mondiale ci devi arrivare in perfetta forma. Ovvio prima la salute e speriamo non cerchi di forzare il rientro. Esagerando meglio rivederlo in campo a Settembre ma con la condizione al 100%!!!

    • San Isidro 18 Novembre 2013, 22:43

      cassina, non c’è dubbio che il tuo sia un bel discorso, ma sai bene il tipo di gioco che fanno le varie squadre…gli isolani, grazie anche alla loro struttura fisica, giocano più sulla potenza degli impatti…e anche i Boks fanno un gioco molto duro…i Pumas sono una squadra passionale, che gioca con garra e aggressività, a volte ai limiti del regolamento, i francesi di certo non sono dei gentiluomini e se c’è da giocare sporco lo fanno…tendezialmente le nazionali anglosassoni sono quelle che fanno un bel rugby, “più pulito” diciamo, però ognuna ha le sue caratteristiche radicate nel loro modo di giocare…purtroppo dispiace per quello che è successo al povero Morisi, ma si sapeva che con gli isolani sarebbe stata durissima sotto quell’aspetto…e se alla fine il placcaggio del fijano era regolare, seppur caricato dall’eccessiva potenza fisica, purtroppo c’è poco da dire…ripeto, dispiace moltissimo per Luca, ma lui alla fine, seppur giovane, è un professionista con il Treviso, quindi la sua vita di tutti i giorni è il rugby, che chiaramente prenderà come divertimento, ma è il suo “lavoro” da qui ad altri anni in futuro…

    • carlo s 19 Novembre 2013, 09:20

      quotone @Cassina!!! Bravo. é ora di cambiare le regole e non permettere più che succedano incidenti come quello di Luca Morisi

    • Bob 19 Novembre 2013, 09:39

      Cassina il problema sai cos’è a parer mioè che quando dici “Nel rugby ci si può fare male per carità ma eccedendo alla fine si passa dall’infortunio all’incidente grave invalidante.” mi poteva stare bene nel caso in cui si fosse fatto male Gori sollevato da Qera (che si è preso un destro da Castrogiovanni,quindi quale dei due ha tenuto un comportamento maggiormente pericoloso? Chi commette il gesto o chi si fa vendetta personale?) purtroppo però l’incidente è avvenuto a seguito di un placcaggio pulito quindi come fai “a bloccare certi errori?” cavolo era pienamente tutelato dal regolamento…

  6. Hrothepert 18 Novembre 2013, 11:27

    Forza Luca e auguri di pronta guarigione.

  7. maxetere 18 Novembre 2013, 12:34

    Spero che il comportamento dei fijani venga in qualche modo segnalato e punito dall’IRB. Sabato si son visti dei placcaggi pensati proprio per fare male. Non ultima la spinta che un fijano ha dato ad un giocatore italiano, non ricordo il nome, a gioco fermo. E’ rimasto per terra per qualche minuto perchè l’ha colto di sorpresa.

  8. borghy 18 Novembre 2013, 12:37

    Dai Ceo!!!!!! tien duro!!!

  9. crosby 18 Novembre 2013, 13:00

    In bocca al lupo Morisi!
    Tralasciando per un attimo la gravità dall’infortunio al ragazzo, c’è un grosso problema anche nel sostituirlo come giocatore.
    E’ uno dei più forti centri italiani a disposizione.
    Se la nazionale ha comunque qualche opzione…nel reparto si può contare su Sgarbi, Benvenuti, Iannone, Canale, Garcia…la Benetton si ritrova senza più nessuno…con le partenze di Iannone e Benvenuti, La Grange tagliato….sono messi proprio male…
    Credo che per quanto si sistemi tutto Morisi ne avrà per almeno 1 anno…

    • crosby 18 Novembre 2013, 13:04

      Se non erro Semenzato ha avuto lui stesso problemi alla milza e sempre se non erro e’ rimasto fuori diversi mesi.
      Quando e’ tornato però ha vissuto il suo miglior periodo come giocatore…6 Nazioni formidabile e prestazioni da incorniciare.
      Auguro lo stesso a Morisi!!!

    • marcoma 18 Novembre 2013, 18:13

      La Benetton puo’ contare su Pratichetti, se non sbaglio non dovrebbe essere infortunato. A me sembra che ogni volta che gioca dimostra di valere molto piu di un Canale o Garcia per esempio…

      • San Isidro 18 Novembre 2013, 22:52

        Andrea Pratichetti lo vorrei stabile nel giro azzurro, ma finchè ci sono mi terrei stretti i vari Canale e Garcia che il loro lavoro lo sanno fare molto bene…

  10. Dagoberto 18 Novembre 2013, 15:13

    Vorrei affrontare un tema scivolosissimo, impopolare per il popolo del rugby e, anche, poco gestibile a livello di semplice e singolo appassionato, ma ritengo che almeno il pensiero del comune appassionato e/o amatore di questo affascinante, ma pericoloso sport, debba tenersi lontano da derive e certi eccessi immaginifici che si associano con troppa superficialità a questo sport. Partirei da una notizia di cronaca ricordando come la consegna delle maglie ai giocatori delle Fiji sia avvenuta la mattina prima della partita con l’Italia durante una messa, si proprio una messa svolta all’insegna della più rigorosa ortodossia cattolica (molti fijiani sono di religione cattolica) dove, non bastasse l’atmosfera di per se esageratamente spirituale e, aggiungo, anche un po’ fuori luogo in questo suo profanico allestimento, sono stati proposti passaggi che associavano la sconfitta alla morte, la vittoria come esemplificazione del proprio credo di vita. Insomma, chi non rimane affascinato dall’haka maori degli All Blacks, per cambiare scenario, chi non conosce l’aggressività, la ferocia e brutalità a cui si ispira la Ka Mate, la più violenta versione dell’haka per stimolare la determinazione dei giocatori in campo? Aspetti, questi, che hanno contribuito e contribuiscono al fascino di questo sport, ma se si desidera che la disciplina rugbistica possa emergere al di sopra di un più semplice spettacolo circense di basso livello e non me ne vogliano tutti coloro, artisti e atleti, che vi lavorano, non è forse necessario superare il modello che si ispira ancora all’immagine del nano sparato dal cannone, piuttosto che al domatore con la testa nelle fauci del leone? Nel rugby la situazione non è molto diversa, fintanto che si crederà che immagini e stereotipate situazioni dove violenza ed eccesso di agressività siano gli unici, i basilari valori a cui ispirarsi nell’interpretazione di questo sport, si ancorerà questa affascinante disciplina ai più biechi e radicati valori e sentimenti che l’uomo continua a nutrire nel più profondo della sua natura di mammifero intelligente. Il rugby, in realtà, sta crescendo, le regole stanno evolvendo verso forme di maggiore tutela della sicurezza degli atleti e della regolarità delle competizioni, bene, la tecnologia, a dispetto di cugini e discipline sportive meno virtuose, sta prendendosi i suoi giusti spazi, tutto, quindi, sembrerebbe proiettato verso un’evoluzione sempre più sportiva e meno viscerale di questa disciplina. Forse, allora, anche certi eccessi di esasperazione ancora troppo radicata nelle profonde, ma obsolete pieghe della storia del rugby dovrebbero, piuano, piano, essere lasciate ai semplici ricordi per permettere agli atleti di competere con la giusta e doverosa agressività, ma pur nel rispetto della tutela della salute reciproca. Ora, ironia della sorte, il placaggio subito da Luca Morisi sembrava anche tra quelli tecnicamente ineccepibili, a parte un fisiologico ritardo nella sua esecuzione, ma il giocatore era già partito prima che il giovane centro italiano lasciasse l’ovalve, ma sabato scorso si è assistito ad atteggiamenti e situazioni in capo ai giocatori fijiani ben oltre un sano e doveroso agonismo e questo la dice tutta della qualità della violenza con tale placaggio sarà stato portato, del tipo di eccessivo coinvolgimento emotivo con cui la squadra isolana è scesa in campo. Va bene l’esaltazione e la trans agonistica, va bene vedere l’avversario come il nemico del momento, ma dimenticarsi anche che si tratti comunque di uno sport giocato mi sembra decisamente eccessivo e ancor più poco elegante è poi duolersi, ipocritamente, per infortuni come quelli a cui abbiamo assistito.

    • Bob 19 Novembre 2013, 09:56

      Dago una domanda, non so se tu hai mai giocato a oppure no ma ti volevo fare una domanda: i giocatori Fijiani in campo domenica provenivano dalle più disparati parti del mondo (Giappone, Francia, Inghilterra, Nuova Zelanda…) in uno sport di squadra non si inventa nulla al momento, nemmeno gli All Black, se non si può far leva su organizzazioni di squadra molto allenate (giocano in differenti campionati con ideaa di gioco differenti tra loro) su cos’altro potranno mai far leva per ottenere prestazioni adeguate??? Io credo che la risposta sia tutta nella fisicità, ogni persona che ha giocato/allenato a rugby ha sempre sentito dire una frase molto rappresentativa del nostro sport: “se vogliamo vincere dobbiamo prima battere il nostro avversario nell 1vs1”, come fa una squadra non organizzata a vincere la sfida individuale se non con placcaggi durissimi e cariche furiose? Seconda cosa parli di coinvolgimento emotivo… be quello lo vedi dai campi di serie C fino alle nazionali in alcune partite di più e in altre di meno… quindi non puoi dare colpa ai giocatori di “sentire la partita”…

      • Dagoberto 20 Novembre 2013, 10:48

        Molti appassionati di questo sport non riescono ad uscire dall’equivoco che se non ci hai giocato non puoi capirlo veramente fino in fondo! Personalmente ritengo questo atteggiamento snobbistico, miope e anche un po’ presuntuoso, potrei farti diversi esempi di persone che hanno in questo ambiente un ruolo di rilievo e, anche, di guida mediatica senza aver mai praticato la disciplina, ma se ci rifletti potrai individuarli facilmente anche tu. Detto ciò, se ti può tranquillizzare, ho giocato come apertura quando la A era il massimo campionato nazionale fino a quando un brutto infortunio mi allontano dal rugby giocato. Quello che volevo dire non atteneva all’aggressività o alla violenza con cui si debba approcciare un incontro. Il rugby è sport di contatto e, va da se, che l’aggressività è un ingrediente dal quale non è possibile prescindere, ma facendo un esempio utilizzando il pugilato, sport centrato proprio sull’aggressività e la violenza , un conto e aggredire l’avversario prima, durante e dopo il match come faceva Cassius Clay anche a parole, un conto e farlo mordendo ed amputando un orecchio come ha fatto Mike Tyson in preda ad un raptus incontrollato di rabbiosa voglia di far male eppure il primo è ricordato ancora come una dei più grandi pugili della storia. Una competizione sportiva non ha la finalità di eliminare fisicamente l’avversario, ma di batterlo, di superarlo nello svolgimento delle pratiche permesse dalle regole del gioco, ripeto gioco! Il rugby, come la maggior parte degli sport di contatto, muove i suoi primi passi quando i tornei e le giostre dei cavallieri, violenti esercizi di sfida tra soldati armati del tardo medioevo che i cortigiani organizzavano, tra una guerra e l’altra, con il mero ruolo sociale di sfamare e, quindi, controllare la naturale e radicata violenza del popolo feudale (c’è da ricordare che in quei tempi era d’uso praticare le esecuzuioni di morte nelle piazze delle cittadine alla presenza di un folto pubblico che viveva ciò come una manifestazione, uno spettacolo a cui assistere con la propria famiglia!) incominciano a risultare desueti, fuori dal tempo. In tale contesto, le famiglie più facoltose, quelle che ora si potrebbero chiamere borghesi, incominciano ad introdurre e rendere comuni questi giochi di sfida, anche violenta, ma giocato senza armi che coinvolgevano anche il popolo abietto, almeno così era considerato all’epoca. Questi giochi di sfida sociale preserò così tanto piede e notorietà nell’occidente dell’epoca che incominciarono ad essere inclusi nei programmi didattici dei migliori college anglosassoni per il valore didattico che assegnavano al contesto competitivo che tali sfide rappresentavano per i futuri manager della società a cui questi istituti si rivolgevano, fino a diventare gli sport che conosciamo ora. Ecco il motivo della loro radicata violenza, giochi di sfida tra uomini che mettevono in competizione la loro capacità di sopraffazione altrui. Il tempo e l’evoluzione culturale ha fatto, poi, di questi giochi un’evoluta traduzione in competizioni regolate, di sport e discipline che permettevano, pur nella competizione e sopraffazione individuale, di salvaguardare ed individuare principi superiori da cui non derogare, uno su tutti l’incolumità vitale dei concorrenti. Ora, quindi, il punto non è essere o meno violenti, ma come, come considerare l’avversario, un concorrente da battere o da abbattere, anche fisicamente? L’esaltazione può anche essere un mezzo attraverso il quale incanalare energie e determinazione in modo efficace, ma non è possibile dimenticare il contesto in cui ci si muove che è quello di un gioco? Non siamo in guerra! La vita non è o tutto bianco, o tutto nero, spesso quello che caraterizza il quotidiano è un insieme di grigi, di svariate tonalità e anche parlando di violenza agonistica la differenza la fa la misura, quella che a me è parso mancare ai fijiani sabato scorso e certi esercizi esageratemente spirituali, forse, non aiutano a conservare quella capacità di rimanere entro quei limiti in cui una competizione sportiva, anche violenta, dovrebbe essere rappresentata; in fondo i rugbisti moderni, i professionisti, sono tra loro possibili concorrenti, ergo nemici sportivi, ma anche colleghi, complici di una giostra che li vede attori comuni nelle vesti vicendevolmente di vittime o oppressori e incidenti come quello capitato al giovane giocatore italiano, oltre a dessere deprecabile dal punto di vista etico ed umano, non fanno certo bene alla giostra e, quindi, neanche al movimento fijiano che dovrebbe fare buon uso e riflettere su quanto accaduto!

        • franzele 20 Novembre 2013, 18:52

          perdincibacco… si vede che hai giocato all’apertura, fossi stato un pilone te la saresti cavata con un paio di righe 🙂
          Quello è il loro modo di essere e di giocare, non credo che si possa modulare l’aggressività quando si gioca, o giochi aggressivo o è meglio che non giochi, per questo motivo ci sono le regole e gli arbitri.

          • Dagoberto 20 Novembre 2013, 23:45

            in due righe ;-), continuo ad essere convinto che convinzioni quali le tue siano pregiudiziali, ispirate, probabilmente anche in buona fede, da situazioni stereotipate che nella realtà un professionista ai massimi livelli, come un nazionale, può agevolmente gestire. Diversamente, sarebbe come dire che un pugile ho colpisce con la massima violenza o non sa colpire, chi usa il proprio corpo come strumento di contatto fisico ha piena consapevolezza del proprio corpo e sa moduare l’energia e l’agressività come e quanto accadrebbe dando un semplice pugno, pensiamo anche alla sensibilità che deve avere un judoca o un lottatore di lotta libera. Poi, altro indizio, passi un evento, un incidente di percorso, ma sabato tutta la partita è stata una sequele di atteggiamenti border line, non per nulla sono stati sanzionati ben 4 giocatori e dai e dai, l’incidente viene fuori. Io credo che i fijiani siano scesi in campo un po’ troppo esaltati, in particolare per un TM, forse la messa avrebbero fatto bene dedicarla ai tanti problemi nel mondo.

  11. San Isidro 18 Novembre 2013, 22:54

    Speriamo comunque di vederlo in campo in futuro…salta il 6N, ma dubito che prima di un anno lo rivedremo in nazionale…
    adesso anche Treviso rimane con un (altro) giocatore in meno…
    detto ciò, forza Luca!!!

  12. xnebiax 19 Novembre 2013, 01:17

    In bocca al lupo anche da parte mia.

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