Fare l’arbitro di rugby, un vero lavoraccio

Marco Pastonesi ci racconta storie e aneddoti legati a una figura criticata e imprescindibile. A partire dal tardo XIX secolo…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. M. 28 Maggio 2013, 16:29

    Ottimo articolo! Rendiamo onore a una figura sempre più maltrattata senza la quale non si potrebbe giocare, perché a rugby l’arbitro è pienamente un attore del gioco. E ultimamente una delle tante cose che dovrebbero distinguere il nostro meraviglioso sport, il concetto di “rispetto” va perdendosi, si veda il caso della finale e degli insulti a Barnes…

  2. poros 28 Maggio 2013, 17:40

    Ok il rispetto. Ci mancherebbe. Tuttavia sulla competenza c’è da lavorare, molto.
    Anche sull’applicazione delle regole, sui metri di giudizio, sulle priorità. Più si alza i livello e la posta in gioco, più da fastidio vedere risultati condizionati dagli arbitraggi.

    • mistral 30 Maggio 2013, 12:01

      si potrebbe anche ribaltare il concetto, da fastidio vedere arbitraggi condizionati dal risultato… forse dovremmo tutti fare un passo indietro, nella stagrande maggioranza dei casi l’arbitraggio è un fattore oggettivo, come la situazione metereologica o le condizioni del campo, sta all’intelligenza di tutti gli attori (arbitri e giocatori in primis, ma anche tecnici, dirigenti e pubblico) non soggettivizzarlo troppo… poi è chiaro che l’errore ci sta, (di dolo non parliamone neanche, sarebbe veramente fuori luogo), ma sono situazioni limite e limitate…

  3. malpensante 28 Maggio 2013, 17:58

    Bello! Prima o poi ci farai un libro?

  4. capricorn_tm 29 Maggio 2013, 09:38

    Mi ricorderò fino a che campo il mio primo torneo internazionale. Bingham Cup a Manchester nel 2012. Gioco con i Francesi del Lione contro I ragazzi di Montreal.

    A metà del primo tempo mi arriva la palla sulla lina di scrimmage, vedo un buchino, mi catapulto dentro.

    L’arbitro fa un passo leggermente di lato e si trova sulla mia linea… Lo mando a rotolare due metri più in la. Tutti si fermano, guardano l’arbitro in terra e poi guardano me. Metto la palla a terra di fronte all’arbitro che si alza e pigolo “I’m sorry…”

    Lui fa un sorrisone, alza il braccio e fa “Scusate per l’iterruzione gentlemen, mischia qui, introduzione Montreal e, per informazione di tutti, io sono quello con la maglietta bianca.”

    Un signOre.

  5. davide p. 29 Maggio 2013, 21:38

    l’arbitro del rugby: la soluzione di un equazione impossibile ai più.

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